Adani, Seedorf, Sacchi, Lippi, Zac e co sul Milan e sul derby

admin

Administrator
Membro dello Staff
Registrato
6 Agosto 2012
Messaggi
202,277
Reaction score
26,600
Tutta l'interminabile serie di dichiarazioni pre Milan - Inter da parte degli addetti ai lavori riportate dai quotidiani in edicola oggi 7 novembre

ADANI

Lele, non sarà facile per Calha, che già viene criticato da anni per non esprimersi al meglio nei big match...
«Vero, anche se con la Juve è entrato nell’azione del gol di Dzeko e Inzaghi l’ha forse tolto quando non doveva. Piuttosto mi concentrerei sul fatto che il Calhanoglu dell’Inter per ora non è al livello del Calhanoglu del Milan: non è ancora padrone dei tempi del gioco nerazzurro e non a caso nel suo ruolo di mezzala sinistra Inzaghi cambia spesso interpreti. Al Milan aveva creato una connessione speciale con Ibra ed era fondamentale nel piano di Pioli. Qui doveva raccogliere l’eredità tecnica di Eriksen, l’uomo delle giocate e delle pause di riflessione nell’Inter di Conte, ma sinora non ci è riuscito»

Ha citato Ibrahimovic, ci aggiungiamo Dzeko: da ex difensore, quale dei due bomber veterani è più difficile da marcare?

«Ibra ha una classe da pallone d’oro e un carisma unico. Quando ci giochi contro ti condiziona sempre e comunque e io lo so be- ne, visto che il primo gol in Italia lo segnò al Brescia con me in di- fesa. Come caratteristiche, però, Dzeko è più fastidioso, perché ti porta più in giro per il campo e poi si butta dentro all’improvviso per attaccare la porta».

Leao e Lautaro, invece, possono essere già considerati dei fuoriclasse?
«Il portoghese ha già giocate da top club, ma deve dimostrare ancora di essere continuo. Da Martinez pretendo 20 gol a campionato: oggi ha ancora il difetto di spendersi troppo in corse gene- rose, ma poco utili».

Viriamo sul piano tattico: dove il Milan può vincere?
«Sugli esterni alti. Pioli in due anni ha dato una tendenza molto moderna alla squadra. Il Milan gioca un calcio collettivo di dominio, dove tutti fanno tutto e occupano posizioni diverse. Ma nel derby in particolare può es- sere decisivo il movimento a entrare dentro il campo di Saelemaekers e Leao, per instaurare dubbi a Bastoni e Skriniar, creando così parecchie situazioni di uno contro uno Ibra-De Vrij».

Andiamo ora sulla panchina di Inzaghi: quale la chiave per il successo dell’Inter? «L’impostazione da dietro dei tre centrali. Un’eredità importante lasciata da Spalletti prima e Conte poi. Il Milan potrebbe essere costretto ad alzare la pressione con il trequartista, Krunic o Diaz che sia, per forzare il recupero palla, obbligando così a catena uno tra Tonali e Kessie a prendere Brozovic, il fulcro del gioco nerazzurro. Risultato? Barella o Calhanoglu liberi poi di ricevere palla ai 40 metri rossoneri e creare scompiglio tra le linee».

Al di là del risultato, si aspetta di vedere stasera i sette punti di distanza tra Milan e Inter?
«Partiamo dal dire che il Milan sta facendo qualcosa di straordinario, perché è una squadra gio- vanissima, che ha un’ossatura più recente rispetto a quella del- l’Inter. Pioli è stato bravissimo a crescere i talenti di Tomori, Tonali, Leao e gli altri e ha sempre Ibra come rifugio sicuro. Occhio però al percorso nerazzurro di Inzaghi, soprattutto in fatto di solidità: nelle ultime otto gare ha preso un solo gol su azione, quel- lo di Felipe Anderson con Di- marco a terra con la Lazio. Poi solo reti su palla inattiva, dove più che equilibrio serve attenzione. L’Inter sta migliorando ed è forse più completa del Milan, che ha anche più assenze. Pesantissima quella di Theo Hernandez».

Le due armi dalla panchina? «L’Inter ha qualcosa in più. Correa e Sanchez, che sono due titolari in più degli undici, possono spaccare la partita. Il Milan ha Bennacer, una sferzata di energia quando il fosforo può calare a metà campo».

Ultima domanda: oggi è più importante per il Milan o per l’Inter?
«Direi per l’Inter. Perdere e scivolare a -10 sarebbe problematico. E poi Inzaghi non ha ancora vinto uno scontro diretto...».


Seedorf

Clarence, il derby ha favoriti? «In questa Serie A vedo equilibrio, le grandi squadre sono vic ne più che mai. Il Milan impone il suo gioco e difende 15-20 metri più su. E’ un atteggiamento che dovrebbe adottare anche in Europa. All’Inter manca l’istinto killer, deve imparare a chiudere più in fretta le partite. Sette punti di distacco sono tanti, ma chi insegue ha sempre una motivazione in più per accorciare le distanze dalla vetta».

Ha seguito il Milan da commentatore Prime Video contro il Porto. Impressioni?
«Deve convincersi a pieno della propria forza, ma ci sono tanti giovani alla prima esperienza importante che vanno lasciati crescere. Hanno giocatori veloci co- me Leao ma non basta per giocare sulle ripartenze, in Champions l’avversario ti viene subito addosso. E se resti così “basso” dovresti difendere alla perfezione. Hanno un recupero palla veloce, in possesso sanno cosa fare e Pioli mi piace: in Europa serve essere più precisi e un approccio simile a quello che hanno in campionato. Se riesce a farlo il Salisburgo, per- ché non deve farlo il Milan?».

In A il Milan è padrone: perché questa differenza?
«In Italia ha una leadership sta- bile e consolidata. Si vede la sua voglia di comandare il gioco, anche se può essere esasperata ancora di più. Di nuovo, dipende da dove scegli di difendere: è un messaggio che lanci anche all’avversario. Rispetto alla Champions cambia la qualità: se in Europa sbagli qualcosa dietro, ti colpiscono sicuro, in campionato magari no. Si deciderà tutto a marzo-aprile, fin lì il Milan può impegnarsi a rafforzare una mentalità vincente».

Per lo scudetto ha già un vantaggio decisivo?
«No, ma deve assolutamente ambire al titolo. Dalla sua ha anche storia, tradizione, una maglia pesante per chi l’affronta, San Siro. Sono insieme da anni, è il momento per puntare allo scudetto e competere in Champions, dove deve provarci fino alla fine».

Tra i principali artefici della ricostruzione c’è il suo ex compagno Maldini. Sorpreso?
«No perché quello che io posso dire da esterno, Paolo lo ripeterà tutti i giorni all’interno. Nessuno meglio di lui conosce il club e co- sa manca per un prossimo step: è una fortuna per il Milan che ci sia. Ha portato solidità e chiarezza, adeguerà la sua strategia in base alle necessità ma identità, filosofia e ambizioni alla base non cambieranno».

Stupito almeno da Ibrahimovic, che a 40 anni continua a giocare al top?
«Nemmeno, perché si è sempre preso grande cura di sé. Al Milan in tanti hanno giocato così a lungo, Paolo, Cafu e Costacurta. De- terminante è che intorno ci sia una struttura capace di esaltarne le qualità».

Da ex giocatore e attuale dirigente: come si comporterebbe con Kessie?
«Ha il diritto di chiedere tutti i soldi che vuole, come il club ha il diritto di non accettare e mantenere la sua linea di equilibrio. Io credo che dovrebbe mettere al primo posto la carriera, poi cercare di ottenere il meglio anche da un punto di vista economico. Amo troppo lo sport per non dare senso alla professione, perché sia più lunga e più vincente possibile. Kessie ha fatto molto bene al Milan ma nel girone di Champions sono ultimi e non mi pare sia stato decisivo per vincere lo scudetto. Oggi ci sono pochi giocatori insostituibili. Credo che Kessie sia importante per il Milan e farebbe bene a valorizzare l’aspetto tecnico per la sua carriera prima dei soldi. Come club non puoi fare tanto, e allora lo la- sci andare e prendi un altro: mi auguro sia ridotta l’influenza degli agenti ma anche che alla fine lui scelga con criterio».

Tonali o Barella?
«Più avanti il secondo al momento. E’ maturo, per diventare un giocatore di prima fascia a livello internazionale deve solo fare un ultimo passo: approcciare tutte le partite da protagonista, da leader riconosciuto. Quando avrà anche questa continuità sarà completo. Tonali vada avanti così, con questa ambizione: è nell’età in cui i più forti iniziano a fare la differenza. Se lo farà già ora, a 21 anni, potrà ambire a diventare un top».

Continua a pagina 2
 

admin

Administrator
Membro dello Staff
Registrato
6 Agosto 2012
Messaggi
202,277
Reaction score
26,600
Sacchi, Lippi e Zaccheroni

Com’è l’Inter di Inzaghi rispeo a quella di Conte?
Sacchi: «Diversa soprattutto per il cambio in attacco, con Dzeko al posto di Lukaku».

Zaccheroni: «Non è cambiato così tanto, qualche smarcamento, qualche traiettoria diversa».

Lippi: «Forse quella di Conte aveva più rabbia e qualcosa in più nel recupero palla. È cambiato sicuramente il modo di attaccare. Lukaku era fenomenale, ma Dzeko sta facendo molto bene. Anche tanti gol».

Zaccheroni: «Lukaku ti porta via due uomini. Ma l’anno scorso otto giocate su dieci passavano da lui, ora c’è più partecipazione».

Pioli continua a evolvere il suo gioco. Sta crescendo?

Zaccheroni: «Ha avuto il coraggio di cambiare: rispetto all’anno scorso punta meno sulla spinta di Hernandez sulla sinistra, fa le cose migliori con il palleggio corto. La squadra si sposta collettivamente più per vie centrali, con passaggi brevi. Calabria affonda come Theo».

Sacchi: «In quattro partite di Champions il Milan ha giocato abbastanza bene soltanto con l’Atletico. Con il Porto fuori casa è stato messo sotto all’inizio e anche a San Siro ha faticato, ma Conceicao è bravo».
tt
Lippi: «Il Porto ha più esperiettnza internazionale».
Sacchi: «Pioli sta lavorando molto bene e si vede. Ma è tutto il calcio che sta cambiando. Una volta le piccole in trasferta si difendevano, aspettavano il contropiede, adesso giocano tutte».

Zaccheroni: «Il Milan in Europa soffre perché non riesce a fare pressing alto, ma Leao e Giroud non sono i tipi adatti».

Normale che Inter e Milan siano aggrappate a due totem non più giovani quali Ibra e Dzeko?

Lippi: «Ibra quando gioca è sempre importante».

Sacchi: «Ora più di prima. Gioca con la squadra, prima non lo faceva. Sta cambiando».


Barella-Tonali: sfida tra i centrocampisti del futuro?

Lippi: «Barella è già un top europeo del presente, fa tutto con e senza palla. Aggredisce, si inserisce, ha mentalità vincente. Lo faceva già a Cagliari».

Zaccheroni: «Tanta roba davvero. Si vede che gli piace, lotta con tutti, è sempre incazzato...».

Sacchi: «È già un campione e io lo so perché lo conosco bene da quando era nelle giovanili. Con il suo carattere ero sicuro che sarebbe riuscito».

Lippi: «Anche Tonali è un giocatore chiave, aggredisce, recupera, sta diventando sempre più importante nel Milan».

Zaccheroni: «Tonali sta crescendo, Barella è già su livelli altissimi. Tonali l’ho sempre sostenuto, anche nel momento difficile al Milan, perché ho sempre visto come ragiona in campo. Forse è ancora timido, deve prendere più iniziative perché ha tante idee».

Lippi: «Sì, non è ancora quello del Brescia, faceva tutto lui, centrale, mezzala, recuperava palla, difendeva, impostava, tirava».

Zaccheroni: «Non è ancora quello del Brescia, ma non s’immagina quanto pesi la maglia del Milan. Alcuni miei grandi giocatori si emozionavano».

Lippi: «Ha risentito del passaggio. Dal punto di vista caratteriale non è ancora Barella».


Pioli può far giocare assieme Tonali, Kessie e Bennacer?

Zaccheroni: «Kessie non è ancora lui. Lo seguivo già a Cesena, mi piaceva da impazzire».

Sacchi: «L’anno scorso, con il ve- ro Kessie, il Milan giocava sempre in dodici».

Uscendo dall’Europa il Milan può dedicarsi al campionato?

Lippi: «Le grandi squadre si sentono più forti quando giocano le coppe. Magari si paga qualcosa in quelle settimane, ma alla lunga l’orgoglio di giocare un torneo ti rende più forte».

Sacchi: «Per pagare, si paga. Ti portano via qualche punto ma danno maturità. Una brutta eliminazione però non aiuta».

Zaccheroni: «Il Milan ha due squadre e può fare turnover».

Sacchi: «Vero che giochi con 15/16 uomini, ma non è soltanto un fatto fisico. Anche mentale. C’è la tensione Champions».

Lippi: «Tensione gratificante».

Che derby vi aspettate?

Sacchi: «Che sia un derby bello, spettacolare. Spero la gente se ne vada se li vede giocar male».

Lippi: «Ma la gente è appena tornata e vuoi farla andar via?».

Zaccheroni: «Il Milan ha più collettivo, si aiutano di più». Sacchi: «Hai detto poco...»


Aldo Serena a Tuttosport

"Ibra? Non ha più la mobilità di un tempo, ovviamente. E' diverso rispetto a quando era più giovane. Ma sfrutta le sue doti attuali con l'esperienza accumulata. Può essere ancora decisivo"

"Vorrei fare i complimenti al Milan. Hanno svecchiato la rosa con un progetto sui giovani da far maturare. Ibra è un esempio. Se i giovani lo capiscono imparano e copiano. E poi c'è anche Giroud, un altro esempio da seguire"

"Ibra al mondiale? Perchè no? A questa età i programmi si fanno mese per mese ma il CT lo voleva già agli europei"

"Chi vince il derby? Chi non farà arrivare molti palloni a Ibra e Dzeko avrà più chance. Sono due registi offensivi. Il Milan dovrà avere un'intensità diversa rispetto a quella mostrata col Porto"

"Descrivere Ibra con una parola? Magico. Atleta superlativo con una tecnica unica".
 
Ultima modifica:

admin

Administrator
Membro dello Staff
Registrato
6 Agosto 2012
Messaggi
202,277
Reaction score
26,600
Sacchi, Lippi e Zaccheroni

Com’è l’Inter di Inzaghi rispeo a quella di Conte?
Sacchi: «Diversa soprattutto per il cambio in attacco, con Dzeko al posto di Lukaku».

Zaccheroni: «Non è cambiato così tanto, qualche smarcamento, qualche traiettoria diversa».

Lippi: «Forse quella di Conte aveva più rabbia e qualcosa in più nel recupero palla. È cambiato sicuramente il modo di attaccare. Lukaku era fenomenale, ma Dzeko sta facendo molto bene. Anche tanti gol».

Zaccheroni: «Lukaku ti porta via due uomini. Ma l’anno scorso otto giocate su dieci passavano da lui, ora c’è più partecipazione».

Pioli continua a evolvere il suo gioco. Sta crescendo?

Zaccheroni: «Ha avuto il coraggio di cambiare: rispetto all’anno scorso punta meno sulla spinta di Hernandez sulla sinistra, fa le cose migliori con il palleggio corto. La squadra si sposta collettivamente più per vie centrali, con passaggi brevi. Calabria affonda come Theo».

Sacchi: «In quattro partite di Champions il Milan ha giocato abbastanza bene soltanto con l’Atletico. Con il Porto fuori casa è stato messo sotto all’inizio e anche a San Siro ha faticato, ma Conceicao è bravo».
tt
Lippi: «Il Porto ha più esperiettnza internazionale».
Sacchi: «Pioli sta lavorando molto bene e si vede. Ma è tutto il calcio che sta cambiando. Una volta le piccole in trasferta si difendevano, aspettavano il contropiede, adesso giocano tutte».

Zaccheroni: «Il Milan in Europa soffre perché non riesce a fare pressing alto, ma Leao e Giroud non sono i tipi adatti».

Normale che Inter e Milan siano aggrappate a due totem non più giovani quali Ibra e Dzeko?

Lippi: «Ibra quando gioca è sempre importante».

Sacchi: «Ora più di prima. Gioca con la squadra, prima non lo faceva. Sta cambiando».


Barella-Tonali: sfida tra i centrocampisti del futuro?

Lippi: «Barella è già un top europeo del presente, fa tutto con e senza palla. Aggredisce, si inserisce, ha mentalità vincente. Lo faceva già a Cagliari».

Zaccheroni: «Tanta roba davvero. Si vede che gli piace, lotta con tutti, è sempre incazzato...».

Sacchi: «È già un campione e io lo so perché lo conosco bene da quando era nelle giovanili. Con il suo carattere ero sicuro che sarebbe riuscito».

Lippi: «Anche Tonali è un giocatore chiave, aggredisce, recupera, sta diventando sempre più importante nel Milan».

Zaccheroni: «Tonali sta crescendo, Barella è già su livelli altissimi. Tonali l’ho sempre sostenuto, anche nel momento difficile al Milan, perché ho sempre visto come ragiona in campo. Forse è ancora timido, deve prendere più iniziative perché ha tante idee».

Lippi: «Sì, non è ancora quello del Brescia, faceva tutto lui, centrale, mezzala, recuperava palla, difendeva, impostava, tirava».

Zaccheroni: «Non è ancora quello del Brescia, ma non s’immagina quanto pesi la maglia del Milan. Alcuni miei grandi giocatori si emozionavano».

Lippi: «Ha risentito del passaggio. Dal punto di vista caratteriale non è ancora Barella».


Pioli può far giocare assieme Tonali, Kessie e Bennacer?

Zaccheroni: «Kessie non è ancora lui. Lo seguivo già a Cesena, mi piaceva da impazzire».

Sacchi: «L’anno scorso, con il ve- ro Kessie, il Milan giocava sempre in dodici».

Uscendo dall’Europa il Milan può dedicarsi al campionato?

Lippi: «Le grandi squadre si sentono più forti quando giocano le coppe. Magari si paga qualcosa in quelle settimane, ma alla lunga l’orgoglio di giocare un torneo ti rende più forte».

Sacchi: «Per pagare, si paga. Ti portano via qualche punto ma danno maturità. Una brutta eliminazione però non aiuta».

Zaccheroni: «Il Milan ha due squadre e può fare turnover».

Sacchi: «Vero che giochi con 15/16 uomini, ma non è soltanto un fatto fisico. Anche mentale. C’è la tensione Champions».

Lippi: «Tensione gratificante».

Che derby vi aspettate?

Sacchi: «Che sia un derby bello, spettacolare. Spero la gente se ne vada se li vede giocar male».

Lippi: «Ma la gente è appena tornata e vuoi farla andar via?».

Zaccheroni: «Il Milan ha più collettivo, si aiutano di più». Sacchi: «Hai detto poco...»


Aldo Serena a Tuttosport

"Ibra? Non ha più la mobilità di un tempo, ovviamente. E' diverso rispetto a quando era più giovane. Ma sfrutta le sue doti attuali con l'esperienza accumulata. Può essere ancora decisivo"

"Vorrei fare i complimenti al Milan. Hanno svecchiato la rosa con un progetto sui giovani da far maturare. Ibra è un esempio. Se i giovani lo capiscono imparano e copiano. E poi c'è anche Giroud, un altro esempio da seguire"

"Ibra al mondiale? Perchè no? A questa età i programmi si fanno mese per mese ma il CT lo voleva già agli europei"

"Chi vince il derby? Chi non farà arrivare molti palloni a Ibra e Dzeko avrà più chance. Sono due registi offensivi. Il Milan dovrà avere un'intensità diversa rispetto a quella mostrata col Porto"

"Descrivere Ibra con una parola? Magico. Atleta superlativo con una tecnica unica".
.
 

admin

Administrator
Membro dello Staff
Registrato
6 Agosto 2012
Messaggi
202,277
Reaction score
26,600
.
Tutta l'interminabile serie di dichiarazioni pre Milan - Inter da parte degli addetti ai lavori riportate dai quotidiani in edicola oggi 7 novembre

ADANI

Lele, non sarà facile per Calha, che già viene criticato da anni per non esprimersi al meglio nei big match...
«Vero, anche se con la Juve è entrato nell’azione del gol di Dzeko e Inzaghi l’ha forse tolto quando non doveva. Piuttosto mi concentrerei sul fatto che il Calhanoglu dell’Inter per ora non è al livello del Calhanoglu del Milan: non è ancora padrone dei tempi del gioco nerazzurro e non a caso nel suo ruolo di mezzala sinistra Inzaghi cambia spesso interpreti. Al Milan aveva creato una connessione speciale con Ibra ed era fondamentale nel piano di Pioli. Qui doveva raccogliere l’eredità tecnica di Eriksen, l’uomo delle giocate e delle pause di riflessione nell’Inter di Conte, ma sinora non ci è riuscito»

Ha citato Ibrahimovic, ci aggiungiamo Dzeko: da ex difensore, quale dei due bomber veterani è più difficile da marcare?

«Ibra ha una classe da pallone d’oro e un carisma unico. Quando ci giochi contro ti condiziona sempre e comunque e io lo so be- ne, visto che il primo gol in Italia lo segnò al Brescia con me in di- fesa. Come caratteristiche, però, Dzeko è più fastidioso, perché ti porta più in giro per il campo e poi si butta dentro all’improvviso per attaccare la porta».

Leao e Lautaro, invece, possono essere già considerati dei fuoriclasse?
«Il portoghese ha già giocate da top club, ma deve dimostrare ancora di essere continuo. Da Martinez pretendo 20 gol a campionato: oggi ha ancora il difetto di spendersi troppo in corse gene- rose, ma poco utili».

Viriamo sul piano tattico: dove il Milan può vincere?
«Sugli esterni alti. Pioli in due anni ha dato una tendenza molto moderna alla squadra. Il Milan gioca un calcio collettivo di dominio, dove tutti fanno tutto e occupano posizioni diverse. Ma nel derby in particolare può es- sere decisivo il movimento a entrare dentro il campo di Saelemaekers e Leao, per instaurare dubbi a Bastoni e Skriniar, creando così parecchie situazioni di uno contro uno Ibra-De Vrij».

Andiamo ora sulla panchina di Inzaghi: quale la chiave per il successo dell’Inter? «L’impostazione da dietro dei tre centrali. Un’eredità importante lasciata da Spalletti prima e Conte poi. Il Milan potrebbe essere costretto ad alzare la pressione con il trequartista, Krunic o Diaz che sia, per forzare il recupero palla, obbligando così a catena uno tra Tonali e Kessie a prendere Brozovic, il fulcro del gioco nerazzurro. Risultato? Barella o Calhanoglu liberi poi di ricevere palla ai 40 metri rossoneri e creare scompiglio tra le linee».

Al di là del risultato, si aspetta di vedere stasera i sette punti di distanza tra Milan e Inter?
«Partiamo dal dire che il Milan sta facendo qualcosa di straordinario, perché è una squadra gio- vanissima, che ha un’ossatura più recente rispetto a quella del- l’Inter. Pioli è stato bravissimo a crescere i talenti di Tomori, Tonali, Leao e gli altri e ha sempre Ibra come rifugio sicuro. Occhio però al percorso nerazzurro di Inzaghi, soprattutto in fatto di solidità: nelle ultime otto gare ha preso un solo gol su azione, quel- lo di Felipe Anderson con Di- marco a terra con la Lazio. Poi solo reti su palla inattiva, dove più che equilibrio serve attenzione. L’Inter sta migliorando ed è forse più completa del Milan, che ha anche più assenze. Pesantissima quella di Theo Hernandez».

Le due armi dalla panchina? «L’Inter ha qualcosa in più. Correa e Sanchez, che sono due titolari in più degli undici, possono spaccare la partita. Il Milan ha Bennacer, una sferzata di energia quando il fosforo può calare a metà campo».

Ultima domanda: oggi è più importante per il Milan o per l’Inter?
«Direi per l’Inter. Perdere e scivolare a -10 sarebbe problematico. E poi Inzaghi non ha ancora vinto uno scontro diretto...».


Seedorf

Clarence, il derby ha favoriti? «In questa Serie A vedo equilibrio, le grandi squadre sono vic ne più che mai. Il Milan impone il suo gioco e difende 15-20 metri più su. E’ un atteggiamento che dovrebbe adottare anche in Europa. All’Inter manca l’istinto killer, deve imparare a chiudere più in fretta le partite. Sette punti di distacco sono tanti, ma chi insegue ha sempre una motivazione in più per accorciare le distanze dalla vetta».

Ha seguito il Milan da commentatore Prime Video contro il Porto. Impressioni?
«Deve convincersi a pieno della propria forza, ma ci sono tanti giovani alla prima esperienza importante che vanno lasciati crescere. Hanno giocatori veloci co- me Leao ma non basta per giocare sulle ripartenze, in Champions l’avversario ti viene subito addosso. E se resti così “basso” dovresti difendere alla perfezione. Hanno un recupero palla veloce, in possesso sanno cosa fare e Pioli mi piace: in Europa serve essere più precisi e un approccio simile a quello che hanno in campionato. Se riesce a farlo il Salisburgo, per- ché non deve farlo il Milan?».

In A il Milan è padrone: perché questa differenza?
«In Italia ha una leadership sta- bile e consolidata. Si vede la sua voglia di comandare il gioco, anche se può essere esasperata ancora di più. Di nuovo, dipende da dove scegli di difendere: è un messaggio che lanci anche all’avversario. Rispetto alla Champions cambia la qualità: se in Europa sbagli qualcosa dietro, ti colpiscono sicuro, in campionato magari no. Si deciderà tutto a marzo-aprile, fin lì il Milan può impegnarsi a rafforzare una mentalità vincente».

Per lo scudetto ha già un vantaggio decisivo?
«No, ma deve assolutamente ambire al titolo. Dalla sua ha anche storia, tradizione, una maglia pesante per chi l’affronta, San Siro. Sono insieme da anni, è il momento per puntare allo scudetto e competere in Champions, dove deve provarci fino alla fine».

Tra i principali artefici della ricostruzione c’è il suo ex compagno Maldini. Sorpreso?
«No perché quello che io posso dire da esterno, Paolo lo ripeterà tutti i giorni all’interno. Nessuno meglio di lui conosce il club e co- sa manca per un prossimo step: è una fortuna per il Milan che ci sia. Ha portato solidità e chiarezza, adeguerà la sua strategia in base alle necessità ma identità, filosofia e ambizioni alla base non cambieranno».

Stupito almeno da Ibrahimovic, che a 40 anni continua a giocare al top?
«Nemmeno, perché si è sempre preso grande cura di sé. Al Milan in tanti hanno giocato così a lungo, Paolo, Cafu e Costacurta. De- terminante è che intorno ci sia una struttura capace di esaltarne le qualità».

Da ex giocatore e attuale dirigente: come si comporterebbe con Kessie?
«Ha il diritto di chiedere tutti i soldi che vuole, come il club ha il diritto di non accettare e mantenere la sua linea di equilibrio. Io credo che dovrebbe mettere al primo posto la carriera, poi cercare di ottenere il meglio anche da un punto di vista economico. Amo troppo lo sport per non dare senso alla professione, perché sia più lunga e più vincente possibile. Kessie ha fatto molto bene al Milan ma nel girone di Champions sono ultimi e non mi pare sia stato decisivo per vincere lo scudetto. Oggi ci sono pochi giocatori insostituibili. Credo che Kessie sia importante per il Milan e farebbe bene a valorizzare l’aspetto tecnico per la sua carriera prima dei soldi. Come club non puoi fare tanto, e allora lo la- sci andare e prendi un altro: mi auguro sia ridotta l’influenza degli agenti ma anche che alla fine lui scelga con criterio».

Tonali o Barella?
«Più avanti il secondo al momento. E’ maturo, per diventare un giocatore di prima fascia a livello internazionale deve solo fare un ultimo passo: approcciare tutte le partite da protagonista, da leader riconosciuto. Quando avrà anche questa continuità sarà completo. Tonali vada avanti così, con questa ambizione: è nell’età in cui i più forti iniziano a fare la differenza. Se lo farà già ora, a 21 anni, potrà ambire a diventare un top».

Continua a pagina 2
.
 

admin

Administrator
Membro dello Staff
Registrato
6 Agosto 2012
Messaggi
202,277
Reaction score
26,600
up
Sacchi, Lippi e Zaccheroni

Com’è l’Inter di Inzaghi rispeo a quella di Conte?
Sacchi: «Diversa soprattutto per il cambio in attacco, con Dzeko al posto di Lukaku».

Zaccheroni: «Non è cambiato così tanto, qualche smarcamento, qualche traiettoria diversa».

Lippi: «Forse quella di Conte aveva più rabbia e qualcosa in più nel recupero palla. È cambiato sicuramente il modo di attaccare. Lukaku era fenomenale, ma Dzeko sta facendo molto bene. Anche tanti gol».

Zaccheroni: «Lukaku ti porta via due uomini. Ma l’anno scorso otto giocate su dieci passavano da lui, ora c’è più partecipazione».

Pioli continua a evolvere il suo gioco. Sta crescendo?

Zaccheroni: «Ha avuto il coraggio di cambiare: rispetto all’anno scorso punta meno sulla spinta di Hernandez sulla sinistra, fa le cose migliori con il palleggio corto. La squadra si sposta collettivamente più per vie centrali, con passaggi brevi. Calabria affonda come Theo».

Sacchi: «In quattro partite di Champions il Milan ha giocato abbastanza bene soltanto con l’Atletico. Con il Porto fuori casa è stato messo sotto all’inizio e anche a San Siro ha faticato, ma Conceicao è bravo».
tt
Lippi: «Il Porto ha più esperiettnza internazionale».
Sacchi: «Pioli sta lavorando molto bene e si vede. Ma è tutto il calcio che sta cambiando. Una volta le piccole in trasferta si difendevano, aspettavano il contropiede, adesso giocano tutte».

Zaccheroni: «Il Milan in Europa soffre perché non riesce a fare pressing alto, ma Leao e Giroud non sono i tipi adatti».

Normale che Inter e Milan siano aggrappate a due totem non più giovani quali Ibra e Dzeko?

Lippi: «Ibra quando gioca è sempre importante».

Sacchi: «Ora più di prima. Gioca con la squadra, prima non lo faceva. Sta cambiando».


Barella-Tonali: sfida tra i centrocampisti del futuro?

Lippi: «Barella è già un top europeo del presente, fa tutto con e senza palla. Aggredisce, si inserisce, ha mentalità vincente. Lo faceva già a Cagliari».

Zaccheroni: «Tanta roba davvero. Si vede che gli piace, lotta con tutti, è sempre incazzato...».

Sacchi: «È già un campione e io lo so perché lo conosco bene da quando era nelle giovanili. Con il suo carattere ero sicuro che sarebbe riuscito».

Lippi: «Anche Tonali è un giocatore chiave, aggredisce, recupera, sta diventando sempre più importante nel Milan».

Zaccheroni: «Tonali sta crescendo, Barella è già su livelli altissimi. Tonali l’ho sempre sostenuto, anche nel momento difficile al Milan, perché ho sempre visto come ragiona in campo. Forse è ancora timido, deve prendere più iniziative perché ha tante idee».

Lippi: «Sì, non è ancora quello del Brescia, faceva tutto lui, centrale, mezzala, recuperava palla, difendeva, impostava, tirava».

Zaccheroni: «Non è ancora quello del Brescia, ma non s’immagina quanto pesi la maglia del Milan. Alcuni miei grandi giocatori si emozionavano».

Lippi: «Ha risentito del passaggio. Dal punto di vista caratteriale non è ancora Barella».


Pioli può far giocare assieme Tonali, Kessie e Bennacer?

Zaccheroni: «Kessie non è ancora lui. Lo seguivo già a Cesena, mi piaceva da impazzire».

Sacchi: «L’anno scorso, con il ve- ro Kessie, il Milan giocava sempre in dodici».

Uscendo dall’Europa il Milan può dedicarsi al campionato?

Lippi: «Le grandi squadre si sentono più forti quando giocano le coppe. Magari si paga qualcosa in quelle settimane, ma alla lunga l’orgoglio di giocare un torneo ti rende più forte».

Sacchi: «Per pagare, si paga. Ti portano via qualche punto ma danno maturità. Una brutta eliminazione però non aiuta».

Zaccheroni: «Il Milan ha due squadre e può fare turnover».

Sacchi: «Vero che giochi con 15/16 uomini, ma non è soltanto un fatto fisico. Anche mentale. C’è la tensione Champions».

Lippi: «Tensione gratificante».

Che derby vi aspettate?

Sacchi: «Che sia un derby bello, spettacolare. Spero la gente se ne vada se li vede giocar male».

Lippi: «Ma la gente è appena tornata e vuoi farla andar via?».

Zaccheroni: «Il Milan ha più collettivo, si aiutano di più». Sacchi: «Hai detto poco...»


Aldo Serena a Tuttosport

"Ibra? Non ha più la mobilità di un tempo, ovviamente. E' diverso rispetto a quando era più giovane. Ma sfrutta le sue doti attuali con l'esperienza accumulata. Può essere ancora decisivo"

"Vorrei fare i complimenti al Milan. Hanno svecchiato la rosa con un progetto sui giovani da far maturare. Ibra è un esempio. Se i giovani lo capiscono imparano e copiano. E poi c'è anche Giroud, un altro esempio da seguire"

"Ibra al mondiale? Perchè no? A questa età i programmi si fanno mese per mese ma il CT lo voleva già agli europei"

"Chi vince il derby? Chi non farà arrivare molti palloni a Ibra e Dzeko avrà più chance. Sono due registi offensivi. Il Milan dovrà avere un'intensità diversa rispetto a quella mostrata col Porto"

"Descrivere Ibra con una parola? Magico. Atleta superlativo con una tecnica unica".
.
 

admin

Administrator
Membro dello Staff
Registrato
6 Agosto 2012
Messaggi
202,277
Reaction score
26,600
Tutta l'interminabile serie di dichiarazioni pre Milan - Inter da parte degli addetti ai lavori riportate dai quotidiani in edicola oggi 7 novembre

ADANI

Lele, non sarà facile per Calha, che già viene criticato da anni per non esprimersi al meglio nei big match...
«Vero, anche se con la Juve è entrato nell’azione del gol di Dzeko e Inzaghi l’ha forse tolto quando non doveva. Piuttosto mi concentrerei sul fatto che il Calhanoglu dell’Inter per ora non è al livello del Calhanoglu del Milan: non è ancora padrone dei tempi del gioco nerazzurro e non a caso nel suo ruolo di mezzala sinistra Inzaghi cambia spesso interpreti. Al Milan aveva creato una connessione speciale con Ibra ed era fondamentale nel piano di Pioli. Qui doveva raccogliere l’eredità tecnica di Eriksen, l’uomo delle giocate e delle pause di riflessione nell’Inter di Conte, ma sinora non ci è riuscito»

Ha citato Ibrahimovic, ci aggiungiamo Dzeko: da ex difensore, quale dei due bomber veterani è più difficile da marcare?

«Ibra ha una classe da pallone d’oro e un carisma unico. Quando ci giochi contro ti condiziona sempre e comunque e io lo so be- ne, visto che il primo gol in Italia lo segnò al Brescia con me in di- fesa. Come caratteristiche, però, Dzeko è più fastidioso, perché ti porta più in giro per il campo e poi si butta dentro all’improvviso per attaccare la porta».

Leao e Lautaro, invece, possono essere già considerati dei fuoriclasse?
«Il portoghese ha già giocate da top club, ma deve dimostrare ancora di essere continuo. Da Martinez pretendo 20 gol a campionato: oggi ha ancora il difetto di spendersi troppo in corse gene- rose, ma poco utili».

Viriamo sul piano tattico: dove il Milan può vincere?
«Sugli esterni alti. Pioli in due anni ha dato una tendenza molto moderna alla squadra. Il Milan gioca un calcio collettivo di dominio, dove tutti fanno tutto e occupano posizioni diverse. Ma nel derby in particolare può es- sere decisivo il movimento a entrare dentro il campo di Saelemaekers e Leao, per instaurare dubbi a Bastoni e Skriniar, creando così parecchie situazioni di uno contro uno Ibra-De Vrij».

Andiamo ora sulla panchina di Inzaghi: quale la chiave per il successo dell’Inter? «L’impostazione da dietro dei tre centrali. Un’eredità importante lasciata da Spalletti prima e Conte poi. Il Milan potrebbe essere costretto ad alzare la pressione con il trequartista, Krunic o Diaz che sia, per forzare il recupero palla, obbligando così a catena uno tra Tonali e Kessie a prendere Brozovic, il fulcro del gioco nerazzurro. Risultato? Barella o Calhanoglu liberi poi di ricevere palla ai 40 metri rossoneri e creare scompiglio tra le linee».

Al di là del risultato, si aspetta di vedere stasera i sette punti di distanza tra Milan e Inter?
«Partiamo dal dire che il Milan sta facendo qualcosa di straordinario, perché è una squadra gio- vanissima, che ha un’ossatura più recente rispetto a quella del- l’Inter. Pioli è stato bravissimo a crescere i talenti di Tomori, Tonali, Leao e gli altri e ha sempre Ibra come rifugio sicuro. Occhio però al percorso nerazzurro di Inzaghi, soprattutto in fatto di solidità: nelle ultime otto gare ha preso un solo gol su azione, quel- lo di Felipe Anderson con Di- marco a terra con la Lazio. Poi solo reti su palla inattiva, dove più che equilibrio serve attenzione. L’Inter sta migliorando ed è forse più completa del Milan, che ha anche più assenze. Pesantissima quella di Theo Hernandez».

Le due armi dalla panchina? «L’Inter ha qualcosa in più. Correa e Sanchez, che sono due titolari in più degli undici, possono spaccare la partita. Il Milan ha Bennacer, una sferzata di energia quando il fosforo può calare a metà campo».

Ultima domanda: oggi è più importante per il Milan o per l’Inter?
«Direi per l’Inter. Perdere e scivolare a -10 sarebbe problematico. E poi Inzaghi non ha ancora vinto uno scontro diretto...».


Seedorf

Clarence, il derby ha favoriti? «In questa Serie A vedo equilibrio, le grandi squadre sono vic ne più che mai. Il Milan impone il suo gioco e difende 15-20 metri più su. E’ un atteggiamento che dovrebbe adottare anche in Europa. All’Inter manca l’istinto killer, deve imparare a chiudere più in fretta le partite. Sette punti di distacco sono tanti, ma chi insegue ha sempre una motivazione in più per accorciare le distanze dalla vetta».

Ha seguito il Milan da commentatore Prime Video contro il Porto. Impressioni?
«Deve convincersi a pieno della propria forza, ma ci sono tanti giovani alla prima esperienza importante che vanno lasciati crescere. Hanno giocatori veloci co- me Leao ma non basta per giocare sulle ripartenze, in Champions l’avversario ti viene subito addosso. E se resti così “basso” dovresti difendere alla perfezione. Hanno un recupero palla veloce, in possesso sanno cosa fare e Pioli mi piace: in Europa serve essere più precisi e un approccio simile a quello che hanno in campionato. Se riesce a farlo il Salisburgo, per- ché non deve farlo il Milan?».

In A il Milan è padrone: perché questa differenza?
«In Italia ha una leadership sta- bile e consolidata. Si vede la sua voglia di comandare il gioco, anche se può essere esasperata ancora di più. Di nuovo, dipende da dove scegli di difendere: è un messaggio che lanci anche all’avversario. Rispetto alla Champions cambia la qualità: se in Europa sbagli qualcosa dietro, ti colpiscono sicuro, in campionato magari no. Si deciderà tutto a marzo-aprile, fin lì il Milan può impegnarsi a rafforzare una mentalità vincente».

Per lo scudetto ha già un vantaggio decisivo?
«No, ma deve assolutamente ambire al titolo. Dalla sua ha anche storia, tradizione, una maglia pesante per chi l’affronta, San Siro. Sono insieme da anni, è il momento per puntare allo scudetto e competere in Champions, dove deve provarci fino alla fine».

Tra i principali artefici della ricostruzione c’è il suo ex compagno Maldini. Sorpreso?
«No perché quello che io posso dire da esterno, Paolo lo ripeterà tutti i giorni all’interno. Nessuno meglio di lui conosce il club e co- sa manca per un prossimo step: è una fortuna per il Milan che ci sia. Ha portato solidità e chiarezza, adeguerà la sua strategia in base alle necessità ma identità, filosofia e ambizioni alla base non cambieranno».

Stupito almeno da Ibrahimovic, che a 40 anni continua a giocare al top?
«Nemmeno, perché si è sempre preso grande cura di sé. Al Milan in tanti hanno giocato così a lungo, Paolo, Cafu e Costacurta. De- terminante è che intorno ci sia una struttura capace di esaltarne le qualità».

Da ex giocatore e attuale dirigente: come si comporterebbe con Kessie?
«Ha il diritto di chiedere tutti i soldi che vuole, come il club ha il diritto di non accettare e mantenere la sua linea di equilibrio. Io credo che dovrebbe mettere al primo posto la carriera, poi cercare di ottenere il meglio anche da un punto di vista economico. Amo troppo lo sport per non dare senso alla professione, perché sia più lunga e più vincente possibile. Kessie ha fatto molto bene al Milan ma nel girone di Champions sono ultimi e non mi pare sia stato decisivo per vincere lo scudetto. Oggi ci sono pochi giocatori insostituibili. Credo che Kessie sia importante per il Milan e farebbe bene a valorizzare l’aspetto tecnico per la sua carriera prima dei soldi. Come club non puoi fare tanto, e allora lo la- sci andare e prendi un altro: mi auguro sia ridotta l’influenza degli agenti ma anche che alla fine lui scelga con criterio».

Tonali o Barella?
«Più avanti il secondo al momento. E’ maturo, per diventare un giocatore di prima fascia a livello internazionale deve solo fare un ultimo passo: approcciare tutte le partite da protagonista, da leader riconosciuto. Quando avrà anche questa continuità sarà completo. Tonali vada avanti così, con questa ambizione: è nell’età in cui i più forti iniziano a fare la differenza. Se lo farà già ora, a 21 anni, potrà ambire a diventare un top».

Continua a pagina 2
.
 
Alto
head>