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Sconcerti dal CorSera sul KO del Milan, sul pareggio dell'Inter e sulla corsa al titolo:"Milan e Inter chiudono con dimostrazioni opposte. Il Milan cade nella partita più normale per perdere, porta cioè una squadra sperimentale contro quella più organizzata in campionato. Erano piccoli artifici già riusciti in precedenza, ma non erano mai stati spinti così a fondo, con debuttanti e invenzioni di ruoli. C’è stato il segno di un limite, il calcio è un’invenzione ma non un’allegria di idee, tutto deve avere un senso e un’esperienza. Sono cose che il Milan sa, altrimenti non avrebbe, da primo in classifica, acquistato più di tutti sul mercato. Se prendi è perché non hai. Ieri è stato quel festival. Le conseguenze saranno misurabili quando la squadra tornerà quella titolare, penso soprattutto ai rientri di Bennacer e Calhanoglu. La squadra ha cercato di essere comunque il Milan anche con un’anima inventata, non si è chiusa, è stata anzi travolta in contropiede. Forse questa è la lezione. Ci sono partite in cui occorre deludere e fermarsi con intelligenza davanti a un avversario quel giorno più forte. Gestire la propria dipendenza è la parte più vera della forza. Opposta è l’Inter. Nei tre mezzi campionati di Conte ha fatto una media tonda di 41 punti. Quello vale. Non è mai cresciuta, non ha mai cambiato passo. Non promette più niente. È quello che è, resta solo da vedere se basta. A Udine ha fatto la classica partita da Inter: molti cross, molti inserimenti sbagliati degli attaccanti su quell’ultimo passaggio. Un gioco antico, direi classico, molto riconoscibile. Questa è la differenza con il Milan. Una è sempre uguale a se stessa, l’altro è cresciuto di 18 punti e resta una variabile. A questo punto dipende anche dagli avversari. Non c’erano più fino a ieri, oggi sono tornati. La forza dell’Inter è che ha una base di punti assicurata. Quella del Milan è che non è chiaro quanto possa dare nell’insistenza delle gare. Ha già dato tanto ma può fare anche qualcosa in più. Nel frattempo è cresciuta tanto l’Atalanta, Ilicic, in questo inverno del calcio, ha l’effetto di Messi. Pessina è da Nazionale e non c’è dubbio che Mancini lo chiamerà. Se il calcio è completezza l’Atalanta è dentro quello spazio. La Juve è più una suggestione che una realtà profonda. Non mi sembra Pirlo il problema. C’è grande tecnica ma anche confusione di ruoli e di gestione. La forza si disperde. Vorrei però rivedere il Milan al completo, quella sua grazia nel gioco, quella fratellanza che non dura negli anni ma può dare abbastanza per vincere una volta. Direi che siamo pronti a ricominciare da capo".