Li c’è una contraddizione però.
Perché è vero quello che dici sugli sponsor, ma appunto per questa ragione un club piccolo/medio o una nobile decaduta avrebbe bisogno di un proprietario che possa fare la differenza pompando il suo denaro nel club, per portare appunto suddetto club al livello di quelle coi fatturati enormi (e magari poi arrivare ad avere anch’esso tale fatturato). L’FPF impedisce questo contributo mecenatistico dei presidenti, dunque di fatto cristallizza i rapporti di forza. Le prime annate sotto controllo dall’FPF sono state il 2012/2013 e il 2013/2014, guardacaso le annate che ci hanno visto sprofondare e che hanno visto nei vari campionati un dominio delle solite mai visto prima nella storia del calcio.
Diciamoci la verità, se l’FPF ci fosse stato nell’86 il grande Milan non sarebbe mai tornato * (dico tornato perché anche quello dal 1950 al 1973 fu un grande Milan, in quei 23 anni vincemmo sei scudetti, tre coppe italia, due Champions, due coppe delle coppe e una intercontinentale, firmerei col sangue per fare un periodo, chessò, 2024-2047 cosi). Magari con l’FPF dal 1986 avremmo vinto due o tre scudetti e forse una Champions Borussia Dortmund o Chelsea style (cioè da underdog), ma finita li. Altrochè otto titoli di campioni d’Italia, cinque da campioni d’Europa e tre da campioni del mondo in 25 anni (1986-2011).
L’unica speranza di rivedere un Milan anche solo ai livelli di quello del Gre-No-Li e poi di Nereo Rocco, lasciando stare quelli berlusconiani, è che l’FPF venga o abolito o molto ridimensionato.
*Anche perché sappiamo bene perché siamo stati presi da Berlusconi. Un FPF ante litteram avrebbe rappresentato un grosso freno alle sue ambizioni (da ottenere anche grazie ad un grande Milan) perciò è probabile che nemmeno ci avrebbe preso, e magari saremmo andati avanti con presidenti mediocri. Quindi l’FPF cristallizza le posizioni anche per questo, di fatto allontana i mecenati o comunque i vincenti dal calcio e sostanzialmente le speranze per chi è nella melma di risorgere diventano sempre più sottili. L’FPF ha creato il calcio dei Raiola, degli Elliot, dei De Laurentiis. Ed è un calcio dalle poche gioie e dai moltissimi dolori. O meglio, è un calcio che se sei nel ristrettissimo club degli eletti ti garantisce un’orgia continua di trofei e gloria, se ne sei fuori solo pane e acqua. Oppure l’occasionale puntatina al ristorante ma senza che diventi un’abitudine (abitudine che deve essere appannaggio solo di chi fa parte del suddetto club di “special ones”).