Stadio: Milan e Inter insieme a San Siro, San Donato o Rozzano. Il caffè di ieri..

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Tuttosport Repubblica e CorSera in edicola riporta le news e il comunicato del Comune ampiamente riferite ieri su MW e aggiungono che il Milan, con tutta probabilità, costruiranno il nuovo stadio insieme. Dove, si vedrà. Ieri la "pace" con un caffè. Di seguito le news.

L ’incontro è durato poco più di mezzora, ma la svolta è rilevante. Inter e Milan hanno accettato di valutare la proposta del sindaco Giuseppe Sala di ristrutturare San Siro affidando i lavori a WeBuild, il colosso delle costruzioni della famiglia Salini. I nodi da sciogliere restano tanti, ma la strada intrapresa è questa al termine della riunione di ieri mattina a Palazzo Marino tra Sala, l’a.d. della parte economica dell’Inter, Alessandro Antonello, e il presidente del Milan, Paolo Scaroni.


Le scuse ad Antonello
C’era una coda di incomprensione sulla strada della ripresa della collaborazione sul tema stadio. Antonello lo ha affrontato subito facendo notare lo stupore dell’Inter per il sopralluogo di WeBuild a San Siro effettuato nei giorni scorsi dal Comune solo con il Milan, senza avvisare l’Inter. Scaroni ha chiesto scusa per il disguido. E il dialogo è ripartito, questa volta non più per un nuovo impianto a fianco del Meazza, come previsto nel 2019, ma per ammodernare l’attuale casa di Inter e Milan. Ora WeBuild predisporrà (gratuitamente) uno studio di fattibilità da consegnare in tre mesi. Nello stesso periodo «le squadre produrranno linee guida per una possibile ristrutturazione che porti alla disponibilità di uno stadio più moderno ed efficiente», si legge nella nota ufficiale diffusa dal Comune. I club «hanno ribadito la necessità di una tutela dell’eventuale perdita di disponibilità di capienza dello stadio durante i lavori». Per questo Scaroni aveva invocato una fideiussione di WeBuild che copra questo rischio. Restano numerosi punti interrogativi sulla tempistiche dell’intervento – da incastrare con la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali 2026 e la finale di Champions League (a maggio si saprà se la Uefa la farà giocare a Milano nel 2026 o 2027) – e sulla ripartizione del finanziamento tra pubblico e privato. Ma a Palazzo Marino sono convinti che la strada sia tracciata, anche se Inter e Milan si sono riservate il diritto di proseguire negli iter avviati a Rozzano e San Donato (Scaroni ha detto anche ieri a “Il Cittadino” che la priorità rossonera resta San Donato).

I club vogliono l’area
C’è un elemento nuovo che potrebbe risultare decisivo a favore della ristrutturazione di San Siro. I club hanno posto come «questione vincolante» che «lo stadio dovrà diventare di proprietà delle squadre». Quindi non più un diritto di superficie a 99 anni come era stato ipotizzato per “La Cattedrale”, ma direttamente la proprietà. E non solo per lo stadio, ma anche per i terreni circostanti: parcheggi e Parco dei Capitani. Questa è una circostanza decisiva per le proprietà perché consente di patrimonializzare subito in modo consistente, permettendo di avere in mano nuove garanzie finanziarie. Fondamentale in questi mesi di svolte annunciate. Suning potrebbe strappare condizioni migliori sull’allungamento della scadenza del prestito con Oaktree. Red Bird avrebbe carte più vantaggiose da giocare nelle trattative per la possibile uscita di scena di Elliott come controparte del “vendor loan”: l’hedge fund verrebbe sostituito da un nuovo soggetto entro la fine di giugno (negoziati in corso soprattutto negli emirati del Golfo e Arabia Saudita).

Repubblica in edicola: Inter e Milan vogliono la proprietà di San Siro. Qualora, naturalmente, decidessero di ristrutturarlo. Un’opzione, quella della riqualificazione del Meazza, sulla quale i club sono ancora freddi. Ma per la quale ci sono già due conditio sine qua non: la garanzia che la ristrutturazione dell’impianto promossa dal Comune di Milano sia compatibile con il calendario delle partite, e la certezza che la Scala del calcio entri, a medio termine, nel loro stato patrimoniale. È soprattutto di questi due nodi che si è parlato nell’atteso incontro di ieri tra il sindaco Sala, l’ad nerazzurro Antonello e il presidente rossonero Scaroni. Il vertice è servito per mettere nero su bianco il percorso da intraprendere per un’eventuale riqualificazione di San Siro. La società di costruzioni WeBuild (ex Salini Impregilo) che la scorsa settimana ha dato la sua disponibilità sul dossier restyling, entro tre mesi presenterà uno studio di fattibilità dettagliato. Se garantirà una rigenerazione della Scala del calcio in linea con le richieste dei club (tra cui la compatibilità dei lavori con campionati e concerti estivi), allora, forse, si andrà avanti. Ma, nel caso cada il tabù sulla ristrutturazione, i club non si accontenterebbero del diritto di superficie di 99 anni proposto da Sala. Non vogliono fare gli inquilini, seppur centenari. Lo scopo è diventare padroni di casa in una decina d’anni. Il come sarà oggetto di trattativa. Il punto di partenza è il valore del Meazza: per Palazzo Marino è 100 milioni, per i club meno, perché l’ipotesi di un trasloco delle partite a San Donato o a Rozzano (i due Comuni alle porte di Milano sui quali le squadre hanno messo occhi e milioni in alternativa) ne abbasserebbe il valore. Dopo l’incontro e le foto opportunity con Sala, Scaroni e Antonello sono andati a bersi un caffè: un ritrovato dialogo vis a vis per dirsi, dopo diverso tempo, che forse sarebbe anche il caso di rivalutare un’altra ipotesi ancora. Quella, cioè, della costruzione di una nuova arena insieme. Dove? Il tiro alla fune è aperto: il Milan vorrebbe portare l’Inter a San Donato, l’Inter vorrebbe portare il Milan a Rozzano. In mezzo c’è Milano che si gioca la sua ultima carta con la riqualificazione di San Siro: «Alla fine i tifosi è qui che vogliono stare», è l’idea di Sala.

Il CorSera in edicola su stadio e caffè tra Scaroni ed Antonello

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Altre news di giornata


—) Pagelle quotidiani Rennes - Milan 3-2. 22 febbraio.


—) Ibra toglie il velo. E' manager. E il futuro...


—) Stadio: Milan e Inter insieme a San Siro, San Donato o Rozzano. Il caffè di ieri..


—) Milan: non sai più difendere. Maignan: 0 rigori parati su 10.


—) Edicola: Milan, così non va. Serve di più.


—)
Milan agli ottavi di EL. Avversarie e sorteggio alle 12.
 

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L ’incontro è durato poco più di mezzora, ma la svolta è rilevante. Inter e Milan hanno accettato di valutare la proposta del sindaco Giuseppe Sala di ristrutturare San Siro affidando i lavori a WeBuild, il colosso delle costruzioni della famiglia Salini. I nodi da sciogliere restano tanti, ma la strada intrapresa è questa al termine della riunione di ieri mattina a Palazzo Marino tra Sala, l’a.d. della parte economica dell’Inter, Alessandro Antonello, e il presidente del Milan, Paolo Scaroni.


Le scuse ad Antonello
C’era una coda di incomprensione sulla strada della ripresa della collaborazione sul tema stadio. Antonello lo ha affrontato subito facendo notare lo stupore dell’Inter per il sopralluogo di WeBuild a San Siro effettuato nei giorni scorsi dal Comune solo con il Milan, senza avvisare l’Inter. Scaroni ha chiesto scusa per il disguido. E il dialogo è ripartito, questa volta non più per un nuovo impianto a fianco del Meazza, come previsto nel 2019, ma per ammodernare l’attuale casa di Inter e Milan. Ora WeBuild predisporrà (gratuitamente) uno studio di fattibilità da consegnare in tre mesi. Nello stesso periodo «le squadre produrranno linee guida per una possibile ristrutturazione che porti alla disponibilità di uno stadio più moderno ed efficiente», si legge nella nota ufficiale diffusa dal Comune. I club «hanno ribadito la necessità di una tutela dell’eventuale perdita di disponibilità di capienza dello stadio durante i lavori». Per questo Scaroni aveva invocato una fideiussione di WeBuild che copra questo rischio. Restano numerosi punti interrogativi sulla tempistiche dell’intervento – da incastrare con la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali 2026 e la finale di Champions League (a maggio si saprà se la Uefa la farà giocare a Milano nel 2026 o 2027) – e sulla ripartizione del finanziamento tra pubblico e privato. Ma a Palazzo Marino sono convinti che la strada sia tracciata, anche se Inter e Milan si sono riservate il diritto di proseguire negli iter avviati a Rozzano e San Donato (Scaroni ha detto anche ieri a “Il Cittadino” che la priorità rossonera resta San Donato).

I club vogliono l’area
C’è un elemento nuovo che potrebbe risultare decisivo a favore della ristrutturazione di San Siro. I club hanno posto come «questione vincolante» che «lo stadio dovrà diventare di proprietà delle squadre». Quindi non più un diritto di superficie a 99 anni come era stato ipotizzato per “La Cattedrale”, ma direttamente la proprietà. E non solo per lo stadio, ma anche per i terreni circostanti: parcheggi e Parco dei Capitani. Questa è una circostanza decisiva per le proprietà perché consente di patrimonializzare subito in modo consistente, permettendo di avere in mano nuove garanzie finanziarie. Fondamentale in questi mesi di svolte annunciate. Suning potrebbe strappare condizioni migliori sull’allungamento della scadenza del prestito con Oaktree. Red Bird avrebbe carte più vantaggiose da giocare nelle trattative per la possibile uscita di scena di Elliott come controparte del “vendor loan”: l’hedge fund verrebbe sostituito da un nuovo soggetto entro la fine di giugno (negoziati in corso soprattutto negli emirati del Golfo e Arabia Saudita).

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L ’incontro è durato poco più di mezzora, ma la svolta è rilevante. Inter e Milan hanno accettato di valutare la proposta del sindaco Giuseppe Sala di ristrutturare San Siro affidando i lavori a WeBuild, il colosso delle costruzioni della famiglia Salini. I nodi da sciogliere restano tanti, ma la strada intrapresa è questa al termine della riunione di ieri mattina a Palazzo Marino tra Sala, l’a.d. della parte economica dell’Inter, Alessandro Antonello, e il presidente del Milan, Paolo Scaroni.


Le scuse ad Antonello
C’era una coda di incomprensione sulla strada della ripresa della collaborazione sul tema stadio. Antonello lo ha affrontato subito facendo notare lo stupore dell’Inter per il sopralluogo di WeBuild a San Siro effettuato nei giorni scorsi dal Comune solo con il Milan, senza avvisare l’Inter. Scaroni ha chiesto scusa per il disguido. E il dialogo è ripartito, questa volta non più per un nuovo impianto a fianco del Meazza, come previsto nel 2019, ma per ammodernare l’attuale casa di Inter e Milan. Ora WeBuild predisporrà (gratuitamente) uno studio di fattibilità da consegnare in tre mesi. Nello stesso periodo «le squadre produrranno linee guida per una possibile ristrutturazione che porti alla disponibilità di uno stadio più moderno ed efficiente», si legge nella nota ufficiale diffusa dal Comune. I club «hanno ribadito la necessità di una tutela dell’eventuale perdita di disponibilità di capienza dello stadio durante i lavori». Per questo Scaroni aveva invocato una fideiussione di WeBuild che copra questo rischio. Restano numerosi punti interrogativi sulla tempistiche dell’intervento – da incastrare con la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali 2026 e la finale di Champions League (a maggio si saprà se la Uefa la farà giocare a Milano nel 2026 o 2027) – e sulla ripartizione del finanziamento tra pubblico e privato. Ma a Palazzo Marino sono convinti che la strada sia tracciata, anche se Inter e Milan si sono riservate il diritto di proseguire negli iter avviati a Rozzano e San Donato (Scaroni ha detto anche ieri a “Il Cittadino” che la priorità rossonera resta San Donato).

I club vogliono l’area
C’è un elemento nuovo che potrebbe risultare decisivo a favore della ristrutturazione di San Siro. I club hanno posto come «questione vincolante» che «lo stadio dovrà diventare di proprietà delle squadre». Quindi non più un diritto di superficie a 99 anni come era stato ipotizzato per “La Cattedrale”, ma direttamente la proprietà. E non solo per lo stadio, ma anche per i terreni circostanti: parcheggi e Parco dei Capitani. Questa è una circostanza decisiva per le proprietà perché consente di patrimonializzare subito in modo consistente, permettendo di avere in mano nuove garanzie finanziarie. Fondamentale in questi mesi di svolte annunciate. Suning potrebbe strappare condizioni migliori sull’allungamento della scadenza del prestito con Oaktree. Red Bird avrebbe carte più vantaggiose da giocare nelle trattative per la possibile uscita di scena di Elliott come controparte del “vendor loan”: l’hedge fund verrebbe sostituito da un nuovo soggetto entro la fine di giugno (negoziati in corso soprattutto negli emirati del Golfo e Arabia Saudita).

Repubblica in edicola: Inter e Milan vogliono la proprietà di San Siro. Qualora, naturalmente, decidessero di ristrutturarlo. Un’opzione, quella della riqualificazione del Meazza, sulla quale i club sono ancora freddi. Ma per la quale ci sono già due conditio sine qua non: la garanzia che la ristrutturazione dell’impianto promossa dal Comune di Milano sia compatibile con il calendario delle partite, e la certezza che la Scala del calcio entri, a medio termine, nel loro stato patrimoniale. È soprattutto di questi due nodi che si è parlato nell’atteso incontro di ieri tra il sindaco Sala, l’ad nerazzurro Antonello e il presidente rossonero Scaroni. Il vertice è servito per mettere nero su bianco il percorso da intraprendere per un’eventuale riqualificazione di San Siro. La società di costruzioni WeBuild (ex Salini Impregilo) che la scorsa settimana ha dato la sua disponibilità sul dossier restyling, entro tre mesi presenterà uno studio di fattibilità dettagliato. Se garantirà una rigenerazione della Scala del calcio in linea con le richieste dei club (tra cui la compatibilità dei lavori con campionati e concerti estivi), allora, forse, si andrà avanti. Ma, nel caso cada il tabù sulla ristrutturazione, i club non si accontenterebbero del diritto di superficie di 99 anni proposto da Sala. Non vogliono fare gli inquilini, seppur centenari. Lo scopo è diventare padroni di casa in una decina d’anni. Il come sarà oggetto di trattativa. Il punto di partenza è il valore del Meazza: per Palazzo Marino è 100 milioni, per i club meno, perché l’ipotesi di un trasloco delle partite a San Donato o a Rozzano (i due Comuni alle porte di Milano sui quali le squadre hanno messo occhi e milioni in alternativa) ne abbasserebbe il valore. Dopo l’incontro e le foto opportunity con Sala, Scaroni e Antonello sono andati a bersi un caffè: un ritrovato dialogo vis a vis per dirsi, dopo diverso tempo, che forse sarebbe anche il caso di rivalutare un’altra ipotesi ancora. Quella, cioè, della costruzione di una nuova arena insieme. Dove? Il tiro alla fune è aperto: il Milan vorrebbe portare l’Inter a San Donato, l’Inter vorrebbe portare il Milan a Rozzano. In mezzo c’è Milano che si gioca la sua ultima carta con la riqualificazione di San Siro: «Alla fine i tifosi è qui che vogliono stare», è l’idea di Sala.

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Come amano farsi prendere per il **** i milanisti, nessuno mai.
 

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L ’incontro è durato poco più di mezzora, ma la svolta è rilevante. Inter e Milan hanno accettato di valutare la proposta del sindaco Giuseppe Sala di ristrutturare San Siro affidando i lavori a WeBuild, il colosso delle costruzioni della famiglia Salini. I nodi da sciogliere restano tanti, ma la strada intrapresa è questa al termine della riunione di ieri mattina a Palazzo Marino tra Sala, l’a.d. della parte economica dell’Inter, Alessandro Antonello, e il presidente del Milan, Paolo Scaroni.


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C’era una coda di incomprensione sulla strada della ripresa della collaborazione sul tema stadio. Antonello lo ha affrontato subito facendo notare lo stupore dell’Inter per il sopralluogo di WeBuild a San Siro effettuato nei giorni scorsi dal Comune solo con il Milan, senza avvisare l’Inter. Scaroni ha chiesto scusa per il disguido. E il dialogo è ripartito, questa volta non più per un nuovo impianto a fianco del Meazza, come previsto nel 2019, ma per ammodernare l’attuale casa di Inter e Milan. Ora WeBuild predisporrà (gratuitamente) uno studio di fattibilità da consegnare in tre mesi. Nello stesso periodo «le squadre produrranno linee guida per una possibile ristrutturazione che porti alla disponibilità di uno stadio più moderno ed efficiente», si legge nella nota ufficiale diffusa dal Comune. I club «hanno ribadito la necessità di una tutela dell’eventuale perdita di disponibilità di capienza dello stadio durante i lavori». Per questo Scaroni aveva invocato una fideiussione di WeBuild che copra questo rischio. Restano numerosi punti interrogativi sulla tempistiche dell’intervento – da incastrare con la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali 2026 e la finale di Champions League (a maggio si saprà se la Uefa la farà giocare a Milano nel 2026 o 2027) – e sulla ripartizione del finanziamento tra pubblico e privato. Ma a Palazzo Marino sono convinti che la strada sia tracciata, anche se Inter e Milan si sono riservate il diritto di proseguire negli iter avviati a Rozzano e San Donato (Scaroni ha detto anche ieri a “Il Cittadino” che la priorità rossonera resta San Donato).

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C’è un elemento nuovo che potrebbe risultare decisivo a favore della ristrutturazione di San Siro. I club hanno posto come «questione vincolante» che «lo stadio dovrà diventare di proprietà delle squadre». Quindi non più un diritto di superficie a 99 anni come era stato ipotizzato per “La Cattedrale”, ma direttamente la proprietà. E non solo per lo stadio, ma anche per i terreni circostanti: parcheggi e Parco dei Capitani. Questa è una circostanza decisiva per le proprietà perché consente di patrimonializzare subito in modo consistente, permettendo di avere in mano nuove garanzie finanziarie. Fondamentale in questi mesi di svolte annunciate. Suning potrebbe strappare condizioni migliori sull’allungamento della scadenza del prestito con Oaktree. Red Bird avrebbe carte più vantaggiose da giocare nelle trattative per la possibile uscita di scena di Elliott come controparte del “vendor loan”: l’hedge fund verrebbe sostituito da un nuovo soggetto entro la fine di giugno (negoziati in corso soprattutto negli emirati del Golfo e Arabia Saudita).

Repubblica in edicola: Inter e Milan vogliono la proprietà di San Siro. Qualora, naturalmente, decidessero di ristrutturarlo. Un’opzione, quella della riqualificazione del Meazza, sulla quale i club sono ancora freddi. Ma per la quale ci sono già due conditio sine qua non: la garanzia che la ristrutturazione dell’impianto promossa dal Comune di Milano sia compatibile con il calendario delle partite, e la certezza che la Scala del calcio entri, a medio termine, nel loro stato patrimoniale. È soprattutto di questi due nodi che si è parlato nell’atteso incontro di ieri tra il sindaco Sala, l’ad nerazzurro Antonello e il presidente rossonero Scaroni. Il vertice è servito per mettere nero su bianco il percorso da intraprendere per un’eventuale riqualificazione di San Siro. La società di costruzioni WeBuild (ex Salini Impregilo) che la scorsa settimana ha dato la sua disponibilità sul dossier restyling, entro tre mesi presenterà uno studio di fattibilità dettagliato. Se garantirà una rigenerazione della Scala del calcio in linea con le richieste dei club (tra cui la compatibilità dei lavori con campionati e concerti estivi), allora, forse, si andrà avanti. Ma, nel caso cada il tabù sulla ristrutturazione, i club non si accontenterebbero del diritto di superficie di 99 anni proposto da Sala. Non vogliono fare gli inquilini, seppur centenari. Lo scopo è diventare padroni di casa in una decina d’anni. Il come sarà oggetto di trattativa. Il punto di partenza è il valore del Meazza: per Palazzo Marino è 100 milioni, per i club meno, perché l’ipotesi di un trasloco delle partite a San Donato o a Rozzano (i due Comuni alle porte di Milano sui quali le squadre hanno messo occhi e milioni in alternativa) ne abbasserebbe il valore. Dopo l’incontro e le foto opportunity con Sala, Scaroni e Antonello sono andati a bersi un caffè: un ritrovato dialogo vis a vis per dirsi, dopo diverso tempo, che forse sarebbe anche il caso di rivalutare un’altra ipotesi ancora. Quella, cioè, della costruzione di una nuova arena insieme. Dove? Il tiro alla fune è aperto: il Milan vorrebbe portare l’Inter a San Donato, l’Inter vorrebbe portare il Milan a Rozzano. In mezzo c’è Milano che si gioca la sua ultima carta con la riqualificazione di San Siro: «Alla fine i tifosi è qui che vogliono stare», è l’idea di Sala.

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L ’incontro è durato poco più di mezzora, ma la svolta è rilevante. Inter e Milan hanno accettato di valutare la proposta del sindaco Giuseppe Sala di ristrutturare San Siro affidando i lavori a WeBuild, il colosso delle costruzioni della famiglia Salini. I nodi da sciogliere restano tanti, ma la strada intrapresa è questa al termine della riunione di ieri mattina a Palazzo Marino tra Sala, l’a.d. della parte economica dell’Inter, Alessandro Antonello, e il presidente del Milan, Paolo Scaroni.


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C’era una coda di incomprensione sulla strada della ripresa della collaborazione sul tema stadio. Antonello lo ha affrontato subito facendo notare lo stupore dell’Inter per il sopralluogo di WeBuild a San Siro effettuato nei giorni scorsi dal Comune solo con il Milan, senza avvisare l’Inter. Scaroni ha chiesto scusa per il disguido. E il dialogo è ripartito, questa volta non più per un nuovo impianto a fianco del Meazza, come previsto nel 2019, ma per ammodernare l’attuale casa di Inter e Milan. Ora WeBuild predisporrà (gratuitamente) uno studio di fattibilità da consegnare in tre mesi. Nello stesso periodo «le squadre produrranno linee guida per una possibile ristrutturazione che porti alla disponibilità di uno stadio più moderno ed efficiente», si legge nella nota ufficiale diffusa dal Comune. I club «hanno ribadito la necessità di una tutela dell’eventuale perdita di disponibilità di capienza dello stadio durante i lavori». Per questo Scaroni aveva invocato una fideiussione di WeBuild che copra questo rischio. Restano numerosi punti interrogativi sulla tempistiche dell’intervento – da incastrare con la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali 2026 e la finale di Champions League (a maggio si saprà se la Uefa la farà giocare a Milano nel 2026 o 2027) – e sulla ripartizione del finanziamento tra pubblico e privato. Ma a Palazzo Marino sono convinti che la strada sia tracciata, anche se Inter e Milan si sono riservate il diritto di proseguire negli iter avviati a Rozzano e San Donato (Scaroni ha detto anche ieri a “Il Cittadino” che la priorità rossonera resta San Donato).

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C’è un elemento nuovo che potrebbe risultare decisivo a favore della ristrutturazione di San Siro. I club hanno posto come «questione vincolante» che «lo stadio dovrà diventare di proprietà delle squadre». Quindi non più un diritto di superficie a 99 anni come era stato ipotizzato per “La Cattedrale”, ma direttamente la proprietà. E non solo per lo stadio, ma anche per i terreni circostanti: parcheggi e Parco dei Capitani. Questa è una circostanza decisiva per le proprietà perché consente di patrimonializzare subito in modo consistente, permettendo di avere in mano nuove garanzie finanziarie. Fondamentale in questi mesi di svolte annunciate. Suning potrebbe strappare condizioni migliori sull’allungamento della scadenza del prestito con Oaktree. Red Bird avrebbe carte più vantaggiose da giocare nelle trattative per la possibile uscita di scena di Elliott come controparte del “vendor loan”: l’hedge fund verrebbe sostituito da un nuovo soggetto entro la fine di giugno (negoziati in corso soprattutto negli emirati del Golfo e Arabia Saudita).

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Milan agli ottavi di EL. Avversarie e sorteggio alle 12.

La mia maggior paura è lo stadio condiviso. Fondete le società a sto punto tanto ormai dell'amore per il club frega niente a nessuno.
 

Carlito

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L ’incontro è durato poco più di mezzora, ma la svolta è rilevante. Inter e Milan hanno accettato di valutare la proposta del sindaco Giuseppe Sala di ristrutturare San Siro affidando i lavori a WeBuild, il colosso delle costruzioni della famiglia Salini. I nodi da sciogliere restano tanti, ma la strada intrapresa è questa al termine della riunione di ieri mattina a Palazzo Marino tra Sala, l’a.d. della parte economica dell’Inter, Alessandro Antonello, e il presidente del Milan, Paolo Scaroni.


Le scuse ad Antonello
C’era una coda di incomprensione sulla strada della ripresa della collaborazione sul tema stadio. Antonello lo ha affrontato subito facendo notare lo stupore dell’Inter per il sopralluogo di WeBuild a San Siro effettuato nei giorni scorsi dal Comune solo con il Milan, senza avvisare l’Inter. Scaroni ha chiesto scusa per il disguido. E il dialogo è ripartito, questa volta non più per un nuovo impianto a fianco del Meazza, come previsto nel 2019, ma per ammodernare l’attuale casa di Inter e Milan. Ora WeBuild predisporrà (gratuitamente) uno studio di fattibilità da consegnare in tre mesi. Nello stesso periodo «le squadre produrranno linee guida per una possibile ristrutturazione che porti alla disponibilità di uno stadio più moderno ed efficiente», si legge nella nota ufficiale diffusa dal Comune. I club «hanno ribadito la necessità di una tutela dell’eventuale perdita di disponibilità di capienza dello stadio durante i lavori». Per questo Scaroni aveva invocato una fideiussione di WeBuild che copra questo rischio. Restano numerosi punti interrogativi sulla tempistiche dell’intervento – da incastrare con la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali 2026 e la finale di Champions League (a maggio si saprà se la Uefa la farà giocare a Milano nel 2026 o 2027) – e sulla ripartizione del finanziamento tra pubblico e privato. Ma a Palazzo Marino sono convinti che la strada sia tracciata, anche se Inter e Milan si sono riservate il diritto di proseguire negli iter avviati a Rozzano e San Donato (Scaroni ha detto anche ieri a “Il Cittadino” che la priorità rossonera resta San Donato).

I club vogliono l’area
C’è un elemento nuovo che potrebbe risultare decisivo a favore della ristrutturazione di San Siro. I club hanno posto come «questione vincolante» che «lo stadio dovrà diventare di proprietà delle squadre». Quindi non più un diritto di superficie a 99 anni come era stato ipotizzato per “La Cattedrale”, ma direttamente la proprietà. E non solo per lo stadio, ma anche per i terreni circostanti: parcheggi e Parco dei Capitani. Questa è una circostanza decisiva per le proprietà perché consente di patrimonializzare subito in modo consistente, permettendo di avere in mano nuove garanzie finanziarie. Fondamentale in questi mesi di svolte annunciate. Suning potrebbe strappare condizioni migliori sull’allungamento della scadenza del prestito con Oaktree. Red Bird avrebbe carte più vantaggiose da giocare nelle trattative per la possibile uscita di scena di Elliott come controparte del “vendor loan”: l’hedge fund verrebbe sostituito da un nuovo soggetto entro la fine di giugno (negoziati in corso soprattutto negli emirati del Golfo e Arabia Saudita).

Repubblica in edicola: Inter e Milan vogliono la proprietà di San Siro. Qualora, naturalmente, decidessero di ristrutturarlo. Un’opzione, quella della riqualificazione del Meazza, sulla quale i club sono ancora freddi. Ma per la quale ci sono già due conditio sine qua non: la garanzia che la ristrutturazione dell’impianto promossa dal Comune di Milano sia compatibile con il calendario delle partite, e la certezza che la Scala del calcio entri, a medio termine, nel loro stato patrimoniale. È soprattutto di questi due nodi che si è parlato nell’atteso incontro di ieri tra il sindaco Sala, l’ad nerazzurro Antonello e il presidente rossonero Scaroni. Il vertice è servito per mettere nero su bianco il percorso da intraprendere per un’eventuale riqualificazione di San Siro. La società di costruzioni WeBuild (ex Salini Impregilo) che la scorsa settimana ha dato la sua disponibilità sul dossier restyling, entro tre mesi presenterà uno studio di fattibilità dettagliato. Se garantirà una rigenerazione della Scala del calcio in linea con le richieste dei club (tra cui la compatibilità dei lavori con campionati e concerti estivi), allora, forse, si andrà avanti. Ma, nel caso cada il tabù sulla ristrutturazione, i club non si accontenterebbero del diritto di superficie di 99 anni proposto da Sala. Non vogliono fare gli inquilini, seppur centenari. Lo scopo è diventare padroni di casa in una decina d’anni. Il come sarà oggetto di trattativa. Il punto di partenza è il valore del Meazza: per Palazzo Marino è 100 milioni, per i club meno, perché l’ipotesi di un trasloco delle partite a San Donato o a Rozzano (i due Comuni alle porte di Milano sui quali le squadre hanno messo occhi e milioni in alternativa) ne abbasserebbe il valore. Dopo l’incontro e le foto opportunity con Sala, Scaroni e Antonello sono andati a bersi un caffè: un ritrovato dialogo vis a vis per dirsi, dopo diverso tempo, che forse sarebbe anche il caso di rivalutare un’altra ipotesi ancora. Quella, cioè, della costruzione di una nuova arena insieme. Dove? Il tiro alla fune è aperto: il Milan vorrebbe portare l’Inter a San Donato, l’Inter vorrebbe portare il Milan a Rozzano. In mezzo c’è Milano che si gioca la sua ultima carta con la riqualificazione di San Siro: «Alla fine i tifosi è qui che vogliono stare», è l’idea di Sala.

Il CorSera in edicola su stadio e caffè tra Scaroni ed Antonello

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Tuttosport Repubblica e CorSera in edicola riporta le news e il comunicato del Comune ampiamente riferite ieri su MW e aggiungono che il Milan, con tutta probabilità, costruiranno il nuovo stadio insieme. Dove, si vedrà. Ieri la "pace" con un caffè. Di seguito le news.

L ’incontro è durato poco più di mezzora, ma la svolta è rilevante. Inter e Milan hanno accettato di valutare la proposta del sindaco Giuseppe Sala di ristrutturare San Siro affidando i lavori a WeBuild, il colosso delle costruzioni della famiglia Salini. I nodi da sciogliere restano tanti, ma la strada intrapresa è questa al termine della riunione di ieri mattina a Palazzo Marino tra Sala, l’a.d. della parte economica dell’Inter, Alessandro Antonello, e il presidente del Milan, Paolo Scaroni.


Le scuse ad Antonello
C’era una coda di incomprensione sulla strada della ripresa della collaborazione sul tema stadio. Antonello lo ha affrontato subito facendo notare lo stupore dell’Inter per il sopralluogo di WeBuild a San Siro effettuato nei giorni scorsi dal Comune solo con il Milan, senza avvisare l’Inter. Scaroni ha chiesto scusa per il disguido. E il dialogo è ripartito, questa volta non più per un nuovo impianto a fianco del Meazza, come previsto nel 2019, ma per ammodernare l’attuale casa di Inter e Milan. Ora WeBuild predisporrà (gratuitamente) uno studio di fattibilità da consegnare in tre mesi. Nello stesso periodo «le squadre produrranno linee guida per una possibile ristrutturazione che porti alla disponibilità di uno stadio più moderno ed efficiente», si legge nella nota ufficiale diffusa dal Comune. I club «hanno ribadito la necessità di una tutela dell’eventuale perdita di disponibilità di capienza dello stadio durante i lavori». Per questo Scaroni aveva invocato una fideiussione di WeBuild che copra questo rischio. Restano numerosi punti interrogativi sulla tempistiche dell’intervento – da incastrare con la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali 2026 e la finale di Champions League (a maggio si saprà se la Uefa la farà giocare a Milano nel 2026 o 2027) – e sulla ripartizione del finanziamento tra pubblico e privato. Ma a Palazzo Marino sono convinti che la strada sia tracciata, anche se Inter e Milan si sono riservate il diritto di proseguire negli iter avviati a Rozzano e San Donato (Scaroni ha detto anche ieri a “Il Cittadino” che la priorità rossonera resta San Donato).

I club vogliono l’area
C’è un elemento nuovo che potrebbe risultare decisivo a favore della ristrutturazione di San Siro. I club hanno posto come «questione vincolante» che «lo stadio dovrà diventare di proprietà delle squadre». Quindi non più un diritto di superficie a 99 anni come era stato ipotizzato per “La Cattedrale”, ma direttamente la proprietà. E non solo per lo stadio, ma anche per i terreni circostanti: parcheggi e Parco dei Capitani. Questa è una circostanza decisiva per le proprietà perché consente di patrimonializzare subito in modo consistente, permettendo di avere in mano nuove garanzie finanziarie. Fondamentale in questi mesi di svolte annunciate. Suning potrebbe strappare condizioni migliori sull’allungamento della scadenza del prestito con Oaktree. Red Bird avrebbe carte più vantaggiose da giocare nelle trattative per la possibile uscita di scena di Elliott come controparte del “vendor loan”: l’hedge fund verrebbe sostituito da un nuovo soggetto entro la fine di giugno (negoziati in corso soprattutto negli emirati del Golfo e Arabia Saudita).

Repubblica in edicola: Inter e Milan vogliono la proprietà di San Siro. Qualora, naturalmente, decidessero di ristrutturarlo. Un’opzione, quella della riqualificazione del Meazza, sulla quale i club sono ancora freddi. Ma per la quale ci sono già due conditio sine qua non: la garanzia che la ristrutturazione dell’impianto promossa dal Comune di Milano sia compatibile con il calendario delle partite, e la certezza che la Scala del calcio entri, a medio termine, nel loro stato patrimoniale. È soprattutto di questi due nodi che si è parlato nell’atteso incontro di ieri tra il sindaco Sala, l’ad nerazzurro Antonello e il presidente rossonero Scaroni. Il vertice è servito per mettere nero su bianco il percorso da intraprendere per un’eventuale riqualificazione di San Siro. La società di costruzioni WeBuild (ex Salini Impregilo) che la scorsa settimana ha dato la sua disponibilità sul dossier restyling, entro tre mesi presenterà uno studio di fattibilità dettagliato. Se garantirà una rigenerazione della Scala del calcio in linea con le richieste dei club (tra cui la compatibilità dei lavori con campionati e concerti estivi), allora, forse, si andrà avanti. Ma, nel caso cada il tabù sulla ristrutturazione, i club non si accontenterebbero del diritto di superficie di 99 anni proposto da Sala. Non vogliono fare gli inquilini, seppur centenari. Lo scopo è diventare padroni di casa in una decina d’anni. Il come sarà oggetto di trattativa. Il punto di partenza è il valore del Meazza: per Palazzo Marino è 100 milioni, per i club meno, perché l’ipotesi di un trasloco delle partite a San Donato o a Rozzano (i due Comuni alle porte di Milano sui quali le squadre hanno messo occhi e milioni in alternativa) ne abbasserebbe il valore. Dopo l’incontro e le foto opportunity con Sala, Scaroni e Antonello sono andati a bersi un caffè: un ritrovato dialogo vis a vis per dirsi, dopo diverso tempo, che forse sarebbe anche il caso di rivalutare un’altra ipotesi ancora. Quella, cioè, della costruzione di una nuova arena insieme. Dove? Il tiro alla fune è aperto: il Milan vorrebbe portare l’Inter a San Donato, l’Inter vorrebbe portare il Milan a Rozzano. In mezzo c’è Milano che si gioca la sua ultima carta con la riqualificazione di San Siro: «Alla fine i tifosi è qui che vogliono stare», è l’idea di Sala.

Il CorSera in edicola su stadio e caffè tra Scaroni ed Antonello

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Altre news di giornata


—) Pagelle quotidiani Rennes - Milan 3-2. 22 febbraio.


—) Ibra toglie il velo. E' manager. E il futuro...


—) Stadio: Milan e Inter insieme a San Siro, San Donato o Rozzano. Il caffè di ieri..


—) Milan: non sai più difendere. Maignan: 0 rigori parati su 10.


—) Edicola: Milan, così non va. Serve di più.


—)
Milan agli ottavi di EL. Avversarie e sorteggio alle 12.
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Tuttosport Repubblica e CorSera in edicola riporta le news e il comunicato del Comune ampiamente riferite ieri su MW e aggiungono che il Milan, con tutta probabilità, costruiranno il nuovo stadio insieme. Dove, si vedrà. Ieri la "pace" con un caffè. Di seguito le news.

L ’incontro è durato poco più di mezzora, ma la svolta è rilevante. Inter e Milan hanno accettato di valutare la proposta del sindaco Giuseppe Sala di ristrutturare San Siro affidando i lavori a WeBuild, il colosso delle costruzioni della famiglia Salini. I nodi da sciogliere restano tanti, ma la strada intrapresa è questa al termine della riunione di ieri mattina a Palazzo Marino tra Sala, l’a.d. della parte economica dell’Inter, Alessandro Antonello, e il presidente del Milan, Paolo Scaroni.


Le scuse ad Antonello
C’era una coda di incomprensione sulla strada della ripresa della collaborazione sul tema stadio. Antonello lo ha affrontato subito facendo notare lo stupore dell’Inter per il sopralluogo di WeBuild a San Siro effettuato nei giorni scorsi dal Comune solo con il Milan, senza avvisare l’Inter. Scaroni ha chiesto scusa per il disguido. E il dialogo è ripartito, questa volta non più per un nuovo impianto a fianco del Meazza, come previsto nel 2019, ma per ammodernare l’attuale casa di Inter e Milan. Ora WeBuild predisporrà (gratuitamente) uno studio di fattibilità da consegnare in tre mesi. Nello stesso periodo «le squadre produrranno linee guida per una possibile ristrutturazione che porti alla disponibilità di uno stadio più moderno ed efficiente», si legge nella nota ufficiale diffusa dal Comune. I club «hanno ribadito la necessità di una tutela dell’eventuale perdita di disponibilità di capienza dello stadio durante i lavori». Per questo Scaroni aveva invocato una fideiussione di WeBuild che copra questo rischio. Restano numerosi punti interrogativi sulla tempistiche dell’intervento – da incastrare con la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali 2026 e la finale di Champions League (a maggio si saprà se la Uefa la farà giocare a Milano nel 2026 o 2027) – e sulla ripartizione del finanziamento tra pubblico e privato. Ma a Palazzo Marino sono convinti che la strada sia tracciata, anche se Inter e Milan si sono riservate il diritto di proseguire negli iter avviati a Rozzano e San Donato (Scaroni ha detto anche ieri a “Il Cittadino” che la priorità rossonera resta San Donato).

I club vogliono l’area
C’è un elemento nuovo che potrebbe risultare decisivo a favore della ristrutturazione di San Siro. I club hanno posto come «questione vincolante» che «lo stadio dovrà diventare di proprietà delle squadre». Quindi non più un diritto di superficie a 99 anni come era stato ipotizzato per “La Cattedrale”, ma direttamente la proprietà. E non solo per lo stadio, ma anche per i terreni circostanti: parcheggi e Parco dei Capitani. Questa è una circostanza decisiva per le proprietà perché consente di patrimonializzare subito in modo consistente, permettendo di avere in mano nuove garanzie finanziarie. Fondamentale in questi mesi di svolte annunciate. Suning potrebbe strappare condizioni migliori sull’allungamento della scadenza del prestito con Oaktree. Red Bird avrebbe carte più vantaggiose da giocare nelle trattative per la possibile uscita di scena di Elliott come controparte del “vendor loan”: l’hedge fund verrebbe sostituito da un nuovo soggetto entro la fine di giugno (negoziati in corso soprattutto negli emirati del Golfo e Arabia Saudita).

Repubblica in edicola: Inter e Milan vogliono la proprietà di San Siro. Qualora, naturalmente, decidessero di ristrutturarlo. Un’opzione, quella della riqualificazione del Meazza, sulla quale i club sono ancora freddi. Ma per la quale ci sono già due conditio sine qua non: la garanzia che la ristrutturazione dell’impianto promossa dal Comune di Milano sia compatibile con il calendario delle partite, e la certezza che la Scala del calcio entri, a medio termine, nel loro stato patrimoniale. È soprattutto di questi due nodi che si è parlato nell’atteso incontro di ieri tra il sindaco Sala, l’ad nerazzurro Antonello e il presidente rossonero Scaroni. Il vertice è servito per mettere nero su bianco il percorso da intraprendere per un’eventuale riqualificazione di San Siro. La società di costruzioni WeBuild (ex Salini Impregilo) che la scorsa settimana ha dato la sua disponibilità sul dossier restyling, entro tre mesi presenterà uno studio di fattibilità dettagliato. Se garantirà una rigenerazione della Scala del calcio in linea con le richieste dei club (tra cui la compatibilità dei lavori con campionati e concerti estivi), allora, forse, si andrà avanti. Ma, nel caso cada il tabù sulla ristrutturazione, i club non si accontenterebbero del diritto di superficie di 99 anni proposto da Sala. Non vogliono fare gli inquilini, seppur centenari. Lo scopo è diventare padroni di casa in una decina d’anni. Il come sarà oggetto di trattativa. Il punto di partenza è il valore del Meazza: per Palazzo Marino è 100 milioni, per i club meno, perché l’ipotesi di un trasloco delle partite a San Donato o a Rozzano (i due Comuni alle porte di Milano sui quali le squadre hanno messo occhi e milioni in alternativa) ne abbasserebbe il valore. Dopo l’incontro e le foto opportunity con Sala, Scaroni e Antonello sono andati a bersi un caffè: un ritrovato dialogo vis a vis per dirsi, dopo diverso tempo, che forse sarebbe anche il caso di rivalutare un’altra ipotesi ancora. Quella, cioè, della costruzione di una nuova arena insieme. Dove? Il tiro alla fune è aperto: il Milan vorrebbe portare l’Inter a San Donato, l’Inter vorrebbe portare il Milan a Rozzano. In mezzo c’è Milano che si gioca la sua ultima carta con la riqualificazione di San Siro: «Alla fine i tifosi è qui che vogliono stare», è l’idea di Sala.

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Altre news di giornata


—) Pagelle quotidiani Rennes - Milan 3-2. 22 febbraio.


—) Ibra toglie il velo. E' manager. E il futuro...


—) Stadio: Milan e Inter insieme a San Siro, San Donato o Rozzano. Il caffè di ieri..


—) Milan: non sai più difendere. Maignan: 0 rigori parati su 10.


—) Edicola: Milan, così non va. Serve di più.


—)
Milan agli ottavi di EL. Avversarie e sorteggio alle 12.
Tra un pò li aiuteremo anche a risolvere i loro problemi di bilancio, debiti e quant'altro oltre che apparecchiare la tavola per stuprarci più comodamente nei derby. Risvegliatemi da questo incubo.
 
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la situazione stadio riassunta:

"carta vince, carta perde, carta vince, carta perde, trova lo stadio, milano, san donato, rozzano, carta vince, carta perde, carta vince, carta perde.... dov'è lo stadio?"
 
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