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Come riportato dalla GDS in edicola, dopo lo shock nel derby Pioli ha cambiato il Milan. Il tecnico ha tenuto la barra dritta dentro lo spogliatoio e la società ha spedito a Milanello il mental coach... Ibra. Ma Pioli gestisce lo spogliatoio in prima persona e lo fa con metodologia Ancelottiana. Non va mai allo scontro coi giocatori. Cerca di ricaricare le menti. Compattezza del gruppo come primo comandamento. In stagione si sono visti diversi moduli: dal solito 4-3-3 al 4-2-4 del secondo tempo di Genova al 4-2-3-1 di Dortmund. Dopo il disastro del derby, Calabria è stato ricollocato terzino, non più accentrato come visto a Roma. L'esperimento forse verrà ritentato nei mesi più tranquilli. Quest'anno si registra una massima applicazione contro le medio piccole: i rossoneri non hanno mai perso punti.
Tuttosport: C ’è chi cambia poco oppure mai e c’è chi, come Stefano Pioli, è in costantemente movimento con idee a volte forse anche troppo innovative che gli hanno spesso procurato delle critiche - in particolare da una parte dei tifosi social che lo avrebbero cambiato anche il giorno dello scudetto... -, ma che a conti fatti, vedi il 4-2-4 della mezz'ora finale di Marassi, lo hanno riportato dopo oltre 500 giorni in testa alla classifica in solitaria. Il coraggio delle sue idee tattiche ha pagato e dopo un derby perso nettamente, ha saputo voltare pagina, cambiare uomini e a volte assetto di gioco per trovare le opzioni giuste per risollevare la squadra e dare continuità a un progetto, nuovo, partito in estate. Pioli, che piaccia o no, soprattutto da quando è diventato allenatore del Milan ha mostrato un lato di sé che prima non era riuscito a far emergere. Il tecnico del biennio alla Fiorentina o quello che passò rapidamente dall’Inter, era definito un normalizzatore. Al Milan ha saputo trasformarsi, progredire. L’evoluzione del tecnico emiliano dal 2020 ad oggi è stata costante. Certo, non sempre ha prodotto risultati, basti pensare agli obiettivi sfumati nella scorsa annata cominciata da campioni d’Italia, ma Pioli - arrivato a quota 198 panchine col Diavolo - non si è fermato, è andato avanti, ha cercato, sempre con delle novità, di superare i vari momenti di crisi. Come ha ricordato lui stesso in una recente intervista a “Il Nuovo Calcio” è in perenne rinnovamento: «Certamente c'è stata un'evoluzione nel mio modo di proporre calcio e deriva dalla passione con cui affronti ogni giorno il campo, dalla curiosità che ti porta ad aggiornarti, a vedere tante cose. Sono vent'anni che alleno prime squadre - ha spiegato Pioli - e se penso come lavoravamo allora con il mio staff... Ci sono stati cambiamenti su qualsiasi aspetto, sulla parte tecnico-tattica, sulla preparazione fisica, sulla comunicazione, sul rapporto coi giocatori». Come detto, dopo il ko contro l'Inter, il Milan non è crollato. Ha accusato i colpi ricevuti, ma come Rocky non si è piegato e con gradualità ha reagito. Cambiando anche volto dopo quattro gare in cui Pioli aveva insistito sul solito undici con le novità a metà campo Loftus-Cheek (box-to-box) e Reijnders (un po' mezzala, un po' trequartista) e i terzini dentro al campo ad affiancare Krunic come mezzali aggiunte. Per esempio, la vittoria col Verona, faticosa, è arrivata col 3-4-3: senza i terzini titolari, Pioli si è inventato Musah quinto di destra e ha portato a casa una vittoria fondamentale per l'umore e la classifica. Il centrocampista americano è uno dei simboli del nuovo Milan trasformista perché è stato utilizzato da Pioli come esterno, come mezzala e come regista, lì dove il tecnico ha perso Krunic, rilanciando però Adli. Il francese, oggetto misterioso per tredici mesi, è stato plasmato in estate da centrocampista centrale e nelle ultime partite ha dato il suo contributo. Così come i vari attaccanti arrivati in estate che hanno permesso a Pioli di andare oltre Giroud e Leao, ruotando le pedine, schierando tridenti diversi con Pulisic e Okafor già determinanti (vedi Cagliari e Lazio), in attesa che scocchi la scintilla in Chukwueze e Jovic ritrovi una condizione brillante.
Tuttosport: C ’è chi cambia poco oppure mai e c’è chi, come Stefano Pioli, è in costantemente movimento con idee a volte forse anche troppo innovative che gli hanno spesso procurato delle critiche - in particolare da una parte dei tifosi social che lo avrebbero cambiato anche il giorno dello scudetto... -, ma che a conti fatti, vedi il 4-2-4 della mezz'ora finale di Marassi, lo hanno riportato dopo oltre 500 giorni in testa alla classifica in solitaria. Il coraggio delle sue idee tattiche ha pagato e dopo un derby perso nettamente, ha saputo voltare pagina, cambiare uomini e a volte assetto di gioco per trovare le opzioni giuste per risollevare la squadra e dare continuità a un progetto, nuovo, partito in estate. Pioli, che piaccia o no, soprattutto da quando è diventato allenatore del Milan ha mostrato un lato di sé che prima non era riuscito a far emergere. Il tecnico del biennio alla Fiorentina o quello che passò rapidamente dall’Inter, era definito un normalizzatore. Al Milan ha saputo trasformarsi, progredire. L’evoluzione del tecnico emiliano dal 2020 ad oggi è stata costante. Certo, non sempre ha prodotto risultati, basti pensare agli obiettivi sfumati nella scorsa annata cominciata da campioni d’Italia, ma Pioli - arrivato a quota 198 panchine col Diavolo - non si è fermato, è andato avanti, ha cercato, sempre con delle novità, di superare i vari momenti di crisi. Come ha ricordato lui stesso in una recente intervista a “Il Nuovo Calcio” è in perenne rinnovamento: «Certamente c'è stata un'evoluzione nel mio modo di proporre calcio e deriva dalla passione con cui affronti ogni giorno il campo, dalla curiosità che ti porta ad aggiornarti, a vedere tante cose. Sono vent'anni che alleno prime squadre - ha spiegato Pioli - e se penso come lavoravamo allora con il mio staff... Ci sono stati cambiamenti su qualsiasi aspetto, sulla parte tecnico-tattica, sulla preparazione fisica, sulla comunicazione, sul rapporto coi giocatori». Come detto, dopo il ko contro l'Inter, il Milan non è crollato. Ha accusato i colpi ricevuti, ma come Rocky non si è piegato e con gradualità ha reagito. Cambiando anche volto dopo quattro gare in cui Pioli aveva insistito sul solito undici con le novità a metà campo Loftus-Cheek (box-to-box) e Reijnders (un po' mezzala, un po' trequartista) e i terzini dentro al campo ad affiancare Krunic come mezzali aggiunte. Per esempio, la vittoria col Verona, faticosa, è arrivata col 3-4-3: senza i terzini titolari, Pioli si è inventato Musah quinto di destra e ha portato a casa una vittoria fondamentale per l'umore e la classifica. Il centrocampista americano è uno dei simboli del nuovo Milan trasformista perché è stato utilizzato da Pioli come esterno, come mezzala e come regista, lì dove il tecnico ha perso Krunic, rilanciando però Adli. Il francese, oggetto misterioso per tredici mesi, è stato plasmato in estate da centrocampista centrale e nelle ultime partite ha dato il suo contributo. Così come i vari attaccanti arrivati in estate che hanno permesso a Pioli di andare oltre Giroud e Leao, ruotando le pedine, schierando tridenti diversi con Pulisic e Okafor già determinanti (vedi Cagliari e Lazio), in attesa che scocchi la scintilla in Chukwueze e Jovic ritrovi una condizione brillante.
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