Pioli: è dura senza Ibra e Maldini.

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Tuttosport in edicola: che il girone di Champions sarebbe stato complicato, si era già capito il giorno dei sorteggi a Nyon, ma nessuno a latitudini rossonere pensava che si sarebbe trasformato in una via crucis. Allo stesso modo, ci stava di perdere a Parigi, ma non in quel modo. Per Stefano Pioli sono i giorni più duri: in questa stagione il Milan, ogni qual volta si è alzata l’asticella, è deragliato. È successo nel derby e poi lo stesso film si è ripetuto con Juve e Psg. Con il Napoli (al Maradona) all’orizzonte, c’è poco da stare tranquilli. Un nuovo stop aprirebbe ufficialmente la crisi, ma già ci siamo vicini. Sulla strada del ritorno da Parigi, c’è stato il chiarimento con Davide Calabria: il capitano ha detto a Pioli che le sue parole pronunciate in tv erano per scuotere e motivare la squadra. Ricostruzione buona per questa frase («Tutti i giorni andiamo a farci il **** a Milanello, ora chi non ci crede più può stare a casa») ma non per quanto detto analizzando la sconfitta: «Il problema è sia psicologico, sia tattico. Siamo stati sbilanciati, accettando l’uno contro uno contro questi giocatori». Critica tranciante verso la trasformazione tattica del Milan che con la Juve ha perso proprio perché Thiaw si è ritrovato come ultimo uomo su Kean e a Parigi si è fatto infilare in ripartenza da Mbappé e compagni come era già accaduto nel derby contro l’Inter. La difesa soffre e l’attacco non segna. L’astinenza già record nelle Coppe Europee ha conosciuto un altro capitolo ma, allargando l’orizzonte al campionato, la situazione non cambia, considerato che pure lì la squadra negli ultimi 180’ ha segnato solo un gol (peraltro contestatissimo) con Pulisic a Marassi, in coda a un match di grande sofferenza. Siccome quando piove, spesso poi grandina, al Parco dei Principi si è infortunato - addirittura mentre si riscaldava (!) - Luka Jovic. Gli esami strumentali a cui l’attaccante si è sottoposto al ritorno dalla Francia hanno evidenziato un affaticamento agli adduttori e la sua presenza a Napoli è da escludere (domenica tornerà Okafor, fuori in Champions sempre per un guaio muscolare), certo è che Olivier Giroud a 37 anni è costretto a giocarle tutte e non è un caso che non segni dal 1 settembre, mentre per quanto riguarda Leao, pure a Parigi (quando tutti attendevano una sua prestazione da primo della classe) ha fallito.

Una babele da governare
Toccherà a Pioli trovare la soluzione per invertire la rotta già dalla prossima partita, magari mantenendo un atteggiamento più prudente contro un Napoli pure lui mortifero quando prende in velocità gli avversari. Certo è che nel primo momento difficile della stagione sta facendo moltissimo rumore le assenze di un “lider maximo” nello spogliatoio quale era Zlatan Ibrahimovic e di un dirigente dal carisma e dalla statura morale di Paolo Maldini. Il Milan andato in campo a Parigi era una babele e questo non aiuta nei tempi di crisi (Marotta, per fare un esempio, è da sempre convinto che per fare bene nel nostro calcio serva un solido zoccolo duro di italiani nello spogliatoio). Fino all’ultima stagione, a tirare le fila a Milanello c’era Ibrahimovic, un “pitbull” che, da solo, serviva più di un plotone di motivatori. E, alle sue spalle, aleggiava Maldini. Il quale, a livello mediatico, era un formidabile ombrello in tempi di magra (memorabile la difesa di Pioli dopo il 4-0 subìto con la Lazio, quando il dt mise al muro la squadra). Ecco, a Parigi si è sentito il vuoto intorno all’allenatore visto che nessun dirigente ha pensato di metterci la faccia vista la portata della sconfitta unita alla situazione, diventata drammatica, nel girone anche perché solo il più inguaribile degli ottimisti potrebbe pensare che una squadra che non è riuscita a fare nemmeno un gol in Europa (l’altra è il Benfica) possa vincere almeno due delle prossime tre partite. Pioli nei suoi anni a Milanello ha dimostrato di avere sette vite, ma stavolta tutte le responsabilità cadranno senza filtro su di lui. Un problema che, una volta messo alla porta Maldini e non rinnovato il contratto a Ibrahimovic, era verosimile che prima o poi si ponesse nel corso della stagione. Certo è che nessuno pensava che la crisi sarebbe arrivata tanto presto, soprattutto dopo che, una volta perso il derby, il Milan era riuscito a centrare un bel filotto di vittorie.
 

Lineker10

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Tuttosport in edicola: che il girone di Champions sarebbe stato complicato, si era già capito il giorno dei sorteggi a Nyon, ma nessuno a latitudini rossonere pensava che si sarebbe trasformato in una via crucis. Allo stesso modo, ci stava di perdere a Parigi, ma non in quel modo. Per Stefano Pioli sono i giorni più duri: in questa stagione il Milan, ogni qual volta si è alzata l’asticella, è deragliato. È successo nel derby e poi lo stesso film si è ripetuto con Juve e Psg. Con il Napoli (al Maradona) all’orizzonte, c’è poco da stare tranquilli. Un nuovo stop aprirebbe ufficialmente la crisi, ma già ci siamo vicini. Sulla strada del ritorno da Parigi, c’è stato il chiarimento con Davide Calabria: il capitano ha detto a Pioli che le sue parole pronunciate in tv erano per scuotere e motivare la squadra. Ricostruzione buona per questa frase («Tutti i giorni andiamo a farci il **** a Milanello, ora chi non ci crede più può stare a casa») ma non per quanto detto analizzando la sconfitta: «Il problema è sia psicologico, sia tattico. Siamo stati sbilanciati, accettando l’uno contro uno contro questi giocatori». Critica tranciante verso la trasformazione tattica del Milan che con la Juve ha perso proprio perché Thiaw si è ritrovato come ultimo uomo su Kean e a Parigi si è fatto infilare in ripartenza da Mbappé e compagni come era già accaduto nel derby contro l’Inter. La difesa soffre e l’attacco non segna. L’astinenza già record nelle Coppe Europee ha conosciuto un altro capitolo ma, allargando l’orizzonte al campionato, la situazione non cambia, considerato che pure lì la squadra negli ultimi 180’ ha segnato solo un gol (peraltro contestatissimo) con Pulisic a Marassi, in coda a un match di grande sofferenza. Siccome quando piove, spesso poi grandina, al Parco dei Principi si è infortunato - addirittura mentre si riscaldava (!) - Luka Jovic. Gli esami strumentali a cui l’attaccante si è sottoposto al ritorno dalla Francia hanno evidenziato un affaticamento agli adduttori e la sua presenza a Napoli è da escludere (domenica tornerà Okafor, fuori in Champions sempre per un guaio muscolare), certo è che Olivier Giroud a 37 anni è costretto a giocarle tutte e non è un caso che non segni dal 1 settembre, mentre per quanto riguarda Leao, pure a Parigi (quando tutti attendevano una sua prestazione da primo della classe) ha fallito.

Una babele da governare
Toccherà a Pioli trovare la soluzione per invertire la rotta già dalla prossima partita, magari mantenendo un atteggiamento più prudente contro un Napoli pure lui mortifero quando prende in velocità gli avversari. Certo è che nel primo momento difficile della stagione sta facendo moltissimo rumore le assenze di un “lider maximo” nello spogliatoio quale era Zlatan Ibrahimovic e di un dirigente dal carisma e dalla statura morale di Paolo Maldini. Il Milan andato in campo a Parigi era una babele e questo non aiuta nei tempi di crisi (Marotta, per fare un esempio, è da sempre convinto che per fare bene nel nostro calcio serva un solido zoccolo duro di italiani nello spogliatoio). Fino all’ultima stagione, a tirare le fila a Milanello c’era Ibrahimovic, un “pitbull” che, da solo, serviva più di un plotone di motivatori. E, alle sue spalle, aleggiava Maldini. Il quale, a livello mediatico, era un formidabile ombrello in tempi di magra (memorabile la difesa di Pioli dopo il 4-0 subìto con la Lazio, quando il dt mise al muro la squadra). Ecco, a Parigi si è sentito il vuoto intorno all’allenatore visto che nessun dirigente ha pensato di metterci la faccia vista la portata della sconfitta unita alla situazione, diventata drammatica, nel girone anche perché solo il più inguaribile degli ottimisti potrebbe pensare che una squadra che non è riuscita a fare nemmeno un gol in Europa (l’altra è il Benfica) possa vincere almeno due delle prossime tre partite. Pioli nei suoi anni a Milanello ha dimostrato di avere sette vite, ma stavolta tutte le responsabilità cadranno senza filtro su di lui. Un problema che, una volta messo alla porta Maldini e non rinnovato il contratto a Ibrahimovic, era verosimile che prima o poi si ponesse nel corso della stagione. Certo è che nessuno pensava che la crisi sarebbe arrivata tanto presto, soprattutto dopo che, una volta perso il derby, il Milan era riuscito a centrare un bel filotto di vittorie.
Procede tutto secondo i piani. Pioli sta li come parafulmini, l'ha voluto e se lo merita.

Come ampiamente previsto.
 
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Tuttosport in edicola: che il girone di Champions sarebbe stato complicato, si era già capito il giorno dei sorteggi a Nyon, ma nessuno a latitudini rossonere pensava che si sarebbe trasformato in una via crucis. Allo stesso modo, ci stava di perdere a Parigi, ma non in quel modo. Per Stefano Pioli sono i giorni più duri: in questa stagione il Milan, ogni qual volta si è alzata l’asticella, è deragliato. È successo nel derby e poi lo stesso film si è ripetuto con Juve e Psg. Con il Napoli (al Maradona) all’orizzonte, c’è poco da stare tranquilli. Un nuovo stop aprirebbe ufficialmente la crisi, ma già ci siamo vicini. Sulla strada del ritorno da Parigi, c’è stato il chiarimento con Davide Calabria: il capitano ha detto a Pioli che le sue parole pronunciate in tv erano per scuotere e motivare la squadra. Ricostruzione buona per questa frase («Tutti i giorni andiamo a farci il **** a Milanello, ora chi non ci crede più può stare a casa») ma non per quanto detto analizzando la sconfitta: «Il problema è sia psicologico, sia tattico. Siamo stati sbilanciati, accettando l’uno contro uno contro questi giocatori». Critica tranciante verso la trasformazione tattica del Milan che con la Juve ha perso proprio perché Thiaw si è ritrovato come ultimo uomo su Kean e a Parigi si è fatto infilare in ripartenza da Mbappé e compagni come era già accaduto nel derby contro l’Inter. La difesa soffre e l’attacco non segna. L’astinenza già record nelle Coppe Europee ha conosciuto un altro capitolo ma, allargando l’orizzonte al campionato, la situazione non cambia, considerato che pure lì la squadra negli ultimi 180’ ha segnato solo un gol (peraltro contestatissimo) con Pulisic a Marassi, in coda a un match di grande sofferenza. Siccome quando piove, spesso poi grandina, al Parco dei Principi si è infortunato - addirittura mentre si riscaldava (!) - Luka Jovic. Gli esami strumentali a cui l’attaccante si è sottoposto al ritorno dalla Francia hanno evidenziato un affaticamento agli adduttori e la sua presenza a Napoli è da escludere (domenica tornerà Okafor, fuori in Champions sempre per un guaio muscolare), certo è che Olivier Giroud a 37 anni è costretto a giocarle tutte e non è un caso che non segni dal 1 settembre, mentre per quanto riguarda Leao, pure a Parigi (quando tutti attendevano una sua prestazione da primo della classe) ha fallito.

Una babele da governare
Toccherà a Pioli trovare la soluzione per invertire la rotta già dalla prossima partita, magari mantenendo un atteggiamento più prudente contro un Napoli pure lui mortifero quando prende in velocità gli avversari. Certo è che nel primo momento difficile della stagione sta facendo moltissimo rumore le assenze di un “lider maximo” nello spogliatoio quale era Zlatan Ibrahimovic e di un dirigente dal carisma e dalla statura morale di Paolo Maldini. Il Milan andato in campo a Parigi era una babele e questo non aiuta nei tempi di crisi (Marotta, per fare un esempio, è da sempre convinto che per fare bene nel nostro calcio serva un solido zoccolo duro di italiani nello spogliatoio). Fino all’ultima stagione, a tirare le fila a Milanello c’era Ibrahimovic, un “pitbull” che, da solo, serviva più di un plotone di motivatori. E, alle sue spalle, aleggiava Maldini. Il quale, a livello mediatico, era un formidabile ombrello in tempi di magra (memorabile la difesa di Pioli dopo il 4-0 subìto con la Lazio, quando il dt mise al muro la squadra). Ecco, a Parigi si è sentito il vuoto intorno all’allenatore visto che nessun dirigente ha pensato di metterci la faccia vista la portata della sconfitta unita alla situazione, diventata drammatica, nel girone anche perché solo il più inguaribile degli ottimisti potrebbe pensare che una squadra che non è riuscita a fare nemmeno un gol in Europa (l’altra è il Benfica) possa vincere almeno due delle prossime tre partite. Pioli nei suoi anni a Milanello ha dimostrato di avere sette vite, ma stavolta tutte le responsabilità cadranno senza filtro su di lui. Un problema che, una volta messo alla porta Maldini e non rinnovato il contratto a Ibrahimovic, era verosimile che prima o poi si ponesse nel corso della stagione. Certo è che nessuno pensava che la crisi sarebbe arrivata tanto presto, soprattutto dopo che, una volta perso il derby, il Milan era riuscito a centrare un bel filotto di vittorie.
Ragazzi ma realmente stiamo dimenticando i primi 5 mesi disastrosi del 2023? Lì c'erano tutti ed era peggio. La squadra è stata balorda, escluso qualche raro esempio, sempre e comunque. Cose da pazzi.
 

danjr

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Una babele da governare
Toccherà a Pioli trovare la soluzione per invertire la rotta già dalla prossima partita, magari mantenendo un atteggiamento più prudente contro un Napoli pure lui mortifero quando prende in velocità gli avversari. Certo è che nel primo momento difficile della stagione sta facendo moltissimo rumore le assenze di un “lider maximo” nello spogliatoio quale era Zlatan Ibrahimovic e di un dirigente dal carisma e dalla statura morale di Paolo Maldini. Il Milan andato in campo a Parigi era una babele e questo non aiuta nei tempi di crisi (Marotta, per fare un esempio, è da sempre convinto che per fare bene nel nostro calcio serva un solido zoccolo duro di italiani nello spogliatoio). Fino all’ultima stagione, a tirare le fila a Milanello c’era Ibrahimovic, un “pitbull” che, da solo, serviva più di un plotone di motivatori. E, alle sue spalle, aleggiava Maldini. Il quale, a livello mediatico, era un formidabile ombrello in tempi di magra (memorabile la difesa di Pioli dopo il 4-0 subìto con la Lazio, quando il dt mise al muro la squadra). Ecco, a Parigi si è sentito il vuoto intorno all’allenatore visto che nessun dirigente ha pensato di metterci la faccia vista la portata della sconfitta unita alla situazione, diventata drammatica, nel girone anche perché solo il più inguaribile degli ottimisti potrebbe pensare che una squadra che non è riuscita a fare nemmeno un gol in Europa (l’altra è il Benfica) possa vincere almeno due delle prossime tre partite. Pioli nei suoi anni a Milanello ha dimostrato di avere sette vite, ma stavolta tutte le responsabilità cadranno senza filtro su di lui. Un problema che, una volta messo alla porta Maldini e non rinnovato il contratto a Ibrahimovic, era verosimile che prima o poi si ponesse nel corso della stagione. Certo è che nessuno pensava che la crisi sarebbe arrivata tanto presto, soprattutto dopo che, una volta perso il derby, il Milan era riuscito a centrare un bel filotto di vittorie.
Paolo era la pietra su cui era costruita questa squadra. Scellerata la scelta di mandarlo via, scellerata. In un calcio sempre più malato, sapere che c’era Maldini mi dava motivi per continuare a seguire la squadra. Io spero tanto che torni o che gli venga affidato un ruolo centrale in FIGC
 

Gamma

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Ragazzi ma realmente stiamo dimenticando i primi 5 mesi disastrosi del 2023? Lì c'erano tutti ed era peggio. La squadra è stata balorda, escluso qualche raro esempio, sempre e comunque. Cose da pazzi.
Non sia mai, non dirlo.

Con Ibra il motivatore e Maldini in tribuna (conseguentemente Tonali out per squalifica, Zaniolo forse anche, Arnautovic rotto ecc.) saremmo a punteggio pieno sia in campionato che in CL. Magari Pioli sarebbe stato anche rinnovato per altri 3 anni a 5 mln eh, non sia mai ce lo rubi il Real.

I primi mesi del 2023 sono stati osceni, non si è trattato di perdere con il PSG, con l'Inter e con una Juve fortunata in 10 contro 11, si è trattato di prenderne 4 da Lazio e Sassuolo, ma ripeto, non diciamo eresie per favore, con i sopracitati saremmo già con l'ottava e la seconda stella sul petto.
 
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Non sia mai, non dirlo.

Con Ibra il motivatore e Maldini in tribuna (conseguentemente Tonali out per squalifica, Zaniolo forse anche, Arnautovic rotto ecc.) saremmo a punteggio pieno sia in campionato che in CL. Magari Pioli sarebbe stato anche rinnovato per altri 3 anni a 5 mln eh, non sia mai ce lo rubi il Real.

I primi mesi del 2023 sono stati osceni, non si è trattato di perdere con il PSG, con l'Inter e con una Juve fortunata in 10 contro 11, si è trattato di prenderne 4 da Lazio e Sassuolo, ma ripeto, non diciamo eresie per favore, con i sopracitati saremmo già con l'ottava e la seconda stella sul petto.

aggiungo, il 2023 della passata stagione è stato molto peggio di quest'anno. Finiti quinti sul campo e con un gioco pietoso. Qualche miglioramene si è visto quest'anno, non perchè Pioli sia migliorato come Coach, ma perchè la squadra è più forte.
 

Lineker10

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il 2023 è stato un disastro tattico, Pioli si è salvato grazie ai due turni con Napoli e Tottenham di CL. Non c'è tanto altro da ricordare.
E che c'entra?

Dunque se abbiamo fatto schifo nel girone di ritorno scorso possiamo tranquillamente e serenamente fare schifo per tutto l'anno?

Perchè ormai la logica distorta mi pare questa. Per giustificare lo sfacelo che stiamo vedendo si dice "eh ma anche l'anno scorso..." come se questo dovesse alleggerire le responsabilità attuali di Pioli e della dirigenza in qualche modo.

Basta col passato, guardiamo il presente, giudichiamo chi c'è al Milan OGGI e il lavoro che stanno facendo in base alle partite che stiamo giocando adesso.

Se qualcuno è tranquillo e sereno beato lui. Sarebbe anche strano perchè non lo è nemmeno Calabria, e con lui la squadra, a quanto pare...
 
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E che c'entra?

Dunque se abbiamo fatto schifo nel girone di ritorno scorso possiamo tranquillamente e serenamente fare schifo per tutto l'anno?

Perchè ormai la logica distorta mi pare questa. Per giustificare lo sfacelo che stiamo vedendo si dice "eh ma anche l'anno scorso..." come se questo dovesse alleggerire le responsabilità attuali di Pioli e della dirigenza.

Basta col passato, guardiamo il presente, giudichiamo chi c'è al Milan OGGI e il lavoro che stanno facendo in base alle partite che stiamo giocando adesso.

Se qualcuno è tranquillo e sereno beato lui. Non lo è nemmeno Calabria, e con lui la squadra, a quanto pare...

ma no, intendo che è inutile continuare a parlare di parafulmine. Pioli è scarso e finito, gli hanno dato in mano la squadra che voleva (lo dice lui) quindi ha zero scuse. Continuare a parlare di parafulmini, come se una società investe centinaia di milioni per salvarsi dai commenti di qualcuno del forum. L'avranno ritenuto adeguato, ma lo hanno salvato le due partite di CL, intendevo quello. Facevamo già schifo con Maldini e squadra precedente, anzi, molto peggio.
 
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