Scaricare sulla UEFA le responsabilità di ciò che succede rischia di far emergere anche un po' di impreparazione sulla materia da parte nostra.
Le situazioni spesso richiamate di United, City e PSG come se fossero gli esempi di due pesi e due misure applicate al Milan, nulla, ma proprio nulla hanno a che vedere con la nostra situazione attuale.
Lì ci sono proprietà certificate, garantite, oltre ad un fatturato nemmeno avvicinabile al nostro attuale che è il grande parametro che spesso sfugge quando si analizza debiti e break-even; certo, qualche sceicco prova escamotage di marketing e sponsorizzazione per aggirare le norme, e non a caso la UEFA è già intervenuta in merito costringendo ad una forte inversione di rotta queste società che tuttavia sono troppo potenti per non trovare comunque fondi e sponsor in linea con la normativa.
Non è solo il debito che ci frega, ma è il combinato della identità societaria, delle garanzie di continuità ad essa connesse, il debito/finanziamento, il pareggio di bilancio e quindi il rapporto tra fatturato e spese.
E tutto ciò ci punisce perché banalmente abbiamo sbagliato strategia puntando ad una linea, quella del voluntary agremeent, che non aveva precedenti e che infatti nelle nostre deboli condizioni si è rivoltato addosso a noi con questi interessi.
Qualsiasi ragionamento, tanto più se fatto da Fassone, in cui si osa mettere in dubbio la correttezza e l'applicazione delle norme da parte della UEFA o peggio vederci una qualche misteriosa manovra politica, va totalmente fuori strada nell'analisi dei fatti.
Caso mai è l'esatto opposto, ovvero raramente la UEFA ha concesso così tanto ad una società come a noi in quest'anno.