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Tuttosport in edicola riporta le news ampiamente riferite e aggiunge: l ’allontanamento di Paolo Maldini dal Milan ha generato, in maniera del tutto naturale e umana, una serie di reazioni all’interno dello spogliatoio rossonero, luogo nel quale l’ex direttore dell’area tecnica aveva un ruolo molto importante. I calciatori milanisti hanno affidato ai loro profili sui social network le loro emozioni e, in alcuni casi, anche le parole. Theo Hernandez, ad esempio, ha pubblicato un post su Instagram con diverse foto che lo ritraggono insieme a Maldini, che lo convinse a sposare il progetto Milan in un blitz a Ibiza. Il terzino francese ha scritto: «È triste dover dire addio a qualcuno che si è fidato di me e mi ha aiutato a diventare il giocatore che sono oggi. Ti auguro il meglio e che la vita ci riporti insieme #SempreMaldini». Il suo post è stato poi condiviso nelle storie con un cuore spezzato, a testimoniare il grande legame che si era instaurato tra i due. Rafael Leao è stato quello più attivo sul tema. Prima un tweet con una faccina perplessa, poi un video su Instagram mentre fa il segno di cucirsi la bocca con in sottofondo una canzone che diceva: «Say no more» ovvero «non dire altro». Poi il pensiero con annesse fotografie insieme a Maldini: «Un grazie non basta... Persona esemplare con un cuore enorme e una determinazione senza pari. È stato un piacere aver vissuto diversi momenti con te... ti auguro tutto il meglio per il futuro! Sempre Milan». Sandro Tonali si è “limitato” a pubblicare la foto insieme a Maldini e Massara scattata dopo il suo rinnovo di contratto con due cuori, uno rosso e uno nero, mentre Mike Maignan ha scelto gli scatti della sua firma con il Milan accompagnati dalla scritta: «Sempre Milan» ma sopra il punto della “i” di Milan, ci ha messo un punto di domanda che lascia poco spazio all’interpretazione. Sono stati tantissimi i messaggi privati che sono arrivati sia a Maldini sia a Massara, che ieri in sede ha salutato i dipendenti del club, anche perché i due dirigenti dopo Milan-Verona avevano dato appuntamento alla squadra il 10 luglio, giorno del raduno per iniziare la stagione 2023-24 salvo poi ricevere il ben servito poche ore dopo da Gerry Cardinale in persona. Alle 17.47 è anche arrivato il comunicato del club che ufficializzava la separazione anche dall’ex ds: «AC Milan annuncia che Frederic Massara conclude il suo incarico nel club. Ringraziamo Ricky per il contributo al progetto di crescita del Milan in questi anni». Ma tornando alla questione giocatori, è evidente che il nuovo gruppo di lavoro dell’area sport non rimarrà con le mani in mano, tanto è vero che è iniziato il giro di telefonate con i calciatori per parlargli della situazione e per illustrare loro quello che sarà comunque un Milan, nelle intenzioni, ancora competitivo e con loro presenti. Sarà importante il lavoro di Giorgio Furlani e di Stefano Pioli in questo frangente, per placare il normale malumore dei giocatori, ma anche per ricordargli che indossano la maglia del Milan, che è l’unica cosa che conta davvero e che hanno un contratto con questa società e con questi colori, i contratti morali sono un’altra cosa. Il bene del Milan viene prima di tutto e il 10 luglio dovranno presentarsi a Milanello con la voglia di fare meglio dell’ultimo campionato dove, senza la penalità della Juventus, il Milan sarebbe arrivato quinto.
È Domenico Berardi la principale vittima della “fatwa” lanciata da Gerry Cardinale nei confronti di Paolo Maldini e Frederic Massara. Sarebbe stato infatti l’esterno del Sassuolo il grande colpo estivo del Milan, come prova il fatto che l’appuntamento con il suo procuratore era stato fissato per martedì, ovvero il giorno dopo in cui Mister Red Bird ha deciso di rottamare l’icona mondiale del milanismo quasi come fosse l’ultimo degli stagisti. Ma tant’è.
Narrano che il procuratore di Berardi non abbia preso bene (eufemismo) la cancellazione dell’appuntamento e pure - ça va sans dire - della trattativa (avviatissima) considerato che risulta difficile pensare che il profilo dell’esterno del Sassuolo possa sposarsi con l’algoritmo rossonero. Infatti trattasi di un giocatore di comprovata esperienza, protagonista nell’Europeo vinto dall’Italia a Wembley, capace, negli anni, di dimostrare di essere decisivo proprio quando il Sassuolo ha affrontato le big. In pratica una certezza, non un profilo da prendere nella speranza di ricavarci soldi grazie a una munifica cessione (modello Tolosa, non proprio club accostabile a quello che ha vinto più Champions nella storia dopo il Real Madrid). Berardi era quanto avrebbe avuto bisogno il Milan per fare il salto di qualità là dove si spartivano la maglia da titolare Messias e Saelemaekers, un giocatore pronto per vincere subito, magari quello scudetto che è sfuggito nell’ultimo campionato senza che il Milan si sentisse mai davvero in corsa nella fase discendente della stagione. Invece Berardi ha visto passare (con sommo disappunto) l’ennesimo treno della sua carriera nel modo più incredibile, anche perché l’interessato e il suo procuratore tutto avrebbero immaginato fuorché, una volta chiuso il campionato, Maldini sarebbe stato cacciato dopo aver comunque ottenuto la qualificazione in Champions e giocato una semifinale nella manifestazione calcistica più importante d’Europa.
È Domenico Berardi la principale vittima della “fatwa” lanciata da Gerry Cardinale nei confronti di Paolo Maldini e Frederic Massara. Sarebbe stato infatti l’esterno del Sassuolo il grande colpo estivo del Milan, come prova il fatto che l’appuntamento con il suo procuratore era stato fissato per martedì, ovvero il giorno dopo in cui Mister Red Bird ha deciso di rottamare l’icona mondiale del milanismo quasi come fosse l’ultimo degli stagisti. Ma tant’è.
Narrano che il procuratore di Berardi non abbia preso bene (eufemismo) la cancellazione dell’appuntamento e pure - ça va sans dire - della trattativa (avviatissima) considerato che risulta difficile pensare che il profilo dell’esterno del Sassuolo possa sposarsi con l’algoritmo rossonero. Infatti trattasi di un giocatore di comprovata esperienza, protagonista nell’Europeo vinto dall’Italia a Wembley, capace, negli anni, di dimostrare di essere decisivo proprio quando il Sassuolo ha affrontato le big. In pratica una certezza, non un profilo da prendere nella speranza di ricavarci soldi grazie a una munifica cessione (modello Tolosa, non proprio club accostabile a quello che ha vinto più Champions nella storia dopo il Real Madrid). Berardi era quanto avrebbe avuto bisogno il Milan per fare il salto di qualità là dove si spartivano la maglia da titolare Messias e Saelemaekers, un giocatore pronto per vincere subito, magari quello scudetto che è sfuggito nell’ultimo campionato senza che il Milan si sentisse mai davvero in corsa nella fase discendente della stagione. Invece Berardi ha visto passare (con sommo disappunto) l’ennesimo treno della sua carriera nel modo più incredibile, anche perché l’interessato e il suo procuratore tutto avrebbero immaginato fuorché, una volta chiuso il campionato, Maldini sarebbe stato cacciato dopo aver comunque ottenuto la qualificazione in Champions e giocato una semifinale nella manifestazione calcistica più importante d’Europa.
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