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Tuttosport: robabilmente era un depistaggio collettivo, tutti convinti che i destini di Paolo Maldini e Stefano Pioli fossero indissolubilmente intrecciati. Se uno resta, l’altro rimane. Se uno parte, anche l’altro si congeda. Invece le strade si sono separate: il Milan ha liquidato il direttore tecnico, mentre l’allenatore resta. E, con la separazione, non tutto quello che prima sembrava solido e assodato oggi rimane tale. A cominciare dai dubbi progressivamente incuneatisi nei pensieri di Maldini, fino all’idea di un esonero di Pioli dopo la sconfitta senza scuse nella trasferta di La Spezia, quella del confronto a fine partita tra la Curva Sud e la squadra. C’era l’ipotesi di un ingaggio di Andrea Pirlo, su cui il presidente Paolo Scaroni, a precisa domanda del Corriere della sera, ha risposto: «Sull’idea dell’esonero non voglio esprimermi, però Pioli è centrale nel progetto». Così, come accaduto nel Milan di Silvio Berlusconi, si è giunti a un bivio. Quando Arrigo Sacchi disse “Borghi o io”, si andò avanti con Sacchi, cedendo il giocatore. Quando accadde lo stesso con Van Basten, i ruoli si capovolsero e fu scelto l’attaccante. Nella vicenda Maldini, è stata una decisione univoca della proprietà statunitense. Nessun conflitto da dirimere, ma un cambio di rotta nella gestione delle strategie. Però ha anche influito la presa di distanza progressiva dell’ex difensore rossonero dall’operato di Pioli. Maldini non apprezzava l’impostazione del gioco, tanto efficace nella stagione dello scudetto quanto altalenante quest’anno. E, insieme con questo, anche la scelta degli uomini, soprattutto di quelli arrivati in estate, tra un De Ketelaere bocciato senza esitazioni, un Dest progressivamente scomparso, un Origi mai convincente, il duo Vranckx-Adli mai visto. Il solo Thiaw si è dimostrato utile alla causa. Troppo poco (come utilizzazione) da parte di Maldini. Troppo poco (come rendimento) da parte della società. E così, al momento della scelta, è stato preferito chi aveva comunque saputo far fruttare quanto aveva a disposizione.
MONCADA: NON SOLO ALGORITMI E MONEYBALL: Il licenziamento di Paolo Maldini da parte di Gerry Cardinale ha riportato d’attualità il tema della selezione dei calciatori tramite algoritmi e big data, riproponendo divisioni di tipo manicheo tra nostalgici e innovatori, fautori della tecnologia e difensori dei metodi di una volta. In realtà non è una questione di bianco o nero. Gli algoritmi vengono utilizzati da anni ormai da tantissimi club. Billy Beane, l’inventore del metodo Moneyball nel baseball americano con gli Oakland Athletics, reso celebre dal film con Brad Pitt, non è entrato pochi giorni fa nell’universo di RedBird. Il suo nome era emerso già un anno fa al momento del passaggio di consegne tra Elliott e il fondo di Cardinale, perché Beane collabora almeno dal 2020 con il proprietario del Milan, visto che è socio del veicolo RedBall, creato da Cardinale per rilevare una quota di minoranza di Fenway Sports Group, holding di controllo del Liverpool. È da tempo che l’area degli osservatori del Milan, guidata da Geoffrey Moncada, utilizza algoritmi e big data. Ma questa attività serve soprattutto a scremare un certo numero di profili (di solito una cinquina) nei ruoli dove la società intende muoversi sul mercato. È un’operazione molto utile perché consente di individuare elementi che hanno caratteristiche interessanti ai fini della campagna acquisti, ma che giocano in squadre di seconda fascia o in campionati minori. Calciatori che magari sarebbero sfuggiti agli osservatori. Poi, però, questa cinquina viene seguita con metodi “umani”. I talent scout vanno a visionarli e relazionano all’area tecnica, alla quale spetta l’ultima parola in accordo con le esigenze tattiche della prima squadra.
Venendo al caso Maldini, è qui che in alcuni casi si è creata una frattura tra l’ormai ex direttore dell’area tecnica e il gruppo di Moncada. La proprietà ha rimproverato all’ex fuoriclasse di avere spesso ignorato le indicazioni degli scout per virare su altri identikit, come successo con Origi. Anche se una scelta simile un anno prima con Giroud aveva portato allo scudetto. Ma qui gli algoritmi c’entrano poco: si entra nel campo della discrezionalità su età, carriera e altri parametri. Così come non sfugge che i big data possono aiutare a scoprire promesse meno pubblicizzate, ma i nomi dei ventenni in rampa di lancio sui taccuini dei grandi club sono quasi sempre gli stessi, come Victor Boniface o Randal Kolo Mouani per fare due esempi. Senza dimenticare che gli stessi esperti, abituati a lavorare con il metodo Moneyball, evidenziano una circostanza: il baseball non è il calcio. Il primo è uno sport di squadra, ma molto più simile alla somma di prestazioni individuali. Quindi si presta maggiormente all’utilizzo della tecnologia pura nella selezione. Il calcio, invece, ha variabili più collettive.
Ancora il CorSport su algoritmi moneyball e tetto ingaggi: Moncada e lo staff di analisti messo a disposizione da Redbird andrà a creare un mix tra lavoro sul campo, dunque trasferte e lunghi viaggi per vedere dal vivo i giocatori, e l’ausilio di statistiche, dati, video e algoritmi con speciali software. La tecnologia in soccorso dell’esperienza umana. Proprio come nel famoso film Moneyball, una metodologia basata sugli algoritmi ma invece di essere applicata al baseball la si vuole cucire sul calcio. L’algoritmo punta a sfruttare lo storico dei giocatori per avere un modello di previsione, si andranno a prendere elementi sottovalutati o spesso accantonati da altre squadre ma che invece potrebbero fare al caso del Milan, proprio come in Moneyball. Al Milan però preme sottolineare che oltre all’uso delle statistiche sarà sempre importante l’occhio e la percezione umana, infatti il club rinforzerà il concetto di scouting.
QUESTIONE INGAGGI e parametri zero. I rossoneri andranno a caccia di tutti quei giocatori con ingaggi sostenibili per il club. Nel corso della scorsa stagione Maldini e Massara avevano rinnovato e alzato il tetto ingaggi, addirittura con Leão superando i 5 milioni di euro. Ma se da un lato c’è l’obiettivo di vincere prima possibile, dall’altro lato i dirigenti daranno sempre un occhio ai conti. Il rosso in bilancio è stato azzerato ma i profili ricercati dovranno avere sempre un ingaggio contenuto. La linea guida è quella della sostenibilità. I giocatori più ricercati nell’attuale finestra di merca- to saranno quelli in scadenza a giugno 2023 e 2024, perché in quel caso il prezzo del cartellino sarà accessibile
MONCADA: NON SOLO ALGORITMI E MONEYBALL: Il licenziamento di Paolo Maldini da parte di Gerry Cardinale ha riportato d’attualità il tema della selezione dei calciatori tramite algoritmi e big data, riproponendo divisioni di tipo manicheo tra nostalgici e innovatori, fautori della tecnologia e difensori dei metodi di una volta. In realtà non è una questione di bianco o nero. Gli algoritmi vengono utilizzati da anni ormai da tantissimi club. Billy Beane, l’inventore del metodo Moneyball nel baseball americano con gli Oakland Athletics, reso celebre dal film con Brad Pitt, non è entrato pochi giorni fa nell’universo di RedBird. Il suo nome era emerso già un anno fa al momento del passaggio di consegne tra Elliott e il fondo di Cardinale, perché Beane collabora almeno dal 2020 con il proprietario del Milan, visto che è socio del veicolo RedBall, creato da Cardinale per rilevare una quota di minoranza di Fenway Sports Group, holding di controllo del Liverpool. È da tempo che l’area degli osservatori del Milan, guidata da Geoffrey Moncada, utilizza algoritmi e big data. Ma questa attività serve soprattutto a scremare un certo numero di profili (di solito una cinquina) nei ruoli dove la società intende muoversi sul mercato. È un’operazione molto utile perché consente di individuare elementi che hanno caratteristiche interessanti ai fini della campagna acquisti, ma che giocano in squadre di seconda fascia o in campionati minori. Calciatori che magari sarebbero sfuggiti agli osservatori. Poi, però, questa cinquina viene seguita con metodi “umani”. I talent scout vanno a visionarli e relazionano all’area tecnica, alla quale spetta l’ultima parola in accordo con le esigenze tattiche della prima squadra.
Venendo al caso Maldini, è qui che in alcuni casi si è creata una frattura tra l’ormai ex direttore dell’area tecnica e il gruppo di Moncada. La proprietà ha rimproverato all’ex fuoriclasse di avere spesso ignorato le indicazioni degli scout per virare su altri identikit, come successo con Origi. Anche se una scelta simile un anno prima con Giroud aveva portato allo scudetto. Ma qui gli algoritmi c’entrano poco: si entra nel campo della discrezionalità su età, carriera e altri parametri. Così come non sfugge che i big data possono aiutare a scoprire promesse meno pubblicizzate, ma i nomi dei ventenni in rampa di lancio sui taccuini dei grandi club sono quasi sempre gli stessi, come Victor Boniface o Randal Kolo Mouani per fare due esempi. Senza dimenticare che gli stessi esperti, abituati a lavorare con il metodo Moneyball, evidenziano una circostanza: il baseball non è il calcio. Il primo è uno sport di squadra, ma molto più simile alla somma di prestazioni individuali. Quindi si presta maggiormente all’utilizzo della tecnologia pura nella selezione. Il calcio, invece, ha variabili più collettive.
Ancora il CorSport su algoritmi moneyball e tetto ingaggi: Moncada e lo staff di analisti messo a disposizione da Redbird andrà a creare un mix tra lavoro sul campo, dunque trasferte e lunghi viaggi per vedere dal vivo i giocatori, e l’ausilio di statistiche, dati, video e algoritmi con speciali software. La tecnologia in soccorso dell’esperienza umana. Proprio come nel famoso film Moneyball, una metodologia basata sugli algoritmi ma invece di essere applicata al baseball la si vuole cucire sul calcio. L’algoritmo punta a sfruttare lo storico dei giocatori per avere un modello di previsione, si andranno a prendere elementi sottovalutati o spesso accantonati da altre squadre ma che invece potrebbero fare al caso del Milan, proprio come in Moneyball. Al Milan però preme sottolineare che oltre all’uso delle statistiche sarà sempre importante l’occhio e la percezione umana, infatti il club rinforzerà il concetto di scouting.
QUESTIONE INGAGGI e parametri zero. I rossoneri andranno a caccia di tutti quei giocatori con ingaggi sostenibili per il club. Nel corso della scorsa stagione Maldini e Massara avevano rinnovato e alzato il tetto ingaggi, addirittura con Leão superando i 5 milioni di euro. Ma se da un lato c’è l’obiettivo di vincere prima possibile, dall’altro lato i dirigenti daranno sempre un occhio ai conti. Il rosso in bilancio è stato azzerato ma i profili ricercati dovranno avere sempre un ingaggio contenuto. La linea guida è quella della sostenibilità. I giocatori più ricercati nell’attuale finestra di merca- to saranno quelli in scadenza a giugno 2023 e 2024, perché in quel caso il prezzo del cartellino sarà accessibile
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