Maldini vs Pioli. Scelto il coach. Moncada: non solo IA.

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Tuttosport: robabilmente era un depistaggio collettivo, tutti convinti che i destini di Paolo Maldini e Stefano Pioli fossero indissolubilmente intrecciati. Se uno resta, l’altro rimane. Se uno parte, anche l’altro si congeda. Invece le strade si sono separate: il Milan ha liquidato il direttore tecnico, mentre l’allenatore resta. E, con la separazione, non tutto quello che prima sembrava solido e assodato oggi rimane tale. A cominciare dai dubbi progressivamente incuneatisi nei pensieri di Maldini, fino all’idea di un esonero di Pioli dopo la sconfitta senza scuse nella trasferta di La Spezia, quella del confronto a fine partita tra la Curva Sud e la squadra. C’era l’ipotesi di un ingaggio di Andrea Pirlo, su cui il presidente Paolo Scaroni, a precisa domanda del Corriere della sera, ha risposto: «Sull’idea dell’esonero non voglio esprimermi, però Pioli è centrale nel progetto». Così, come accaduto nel Milan di Silvio Berlusconi, si è giunti a un bivio. Quando Arrigo Sacchi disse “Borghi o io”, si andò avanti con Sacchi, cedendo il giocatore. Quando accadde lo stesso con Van Basten, i ruoli si capovolsero e fu scelto l’attaccante. Nella vicenda Maldini, è stata una decisione univoca della proprietà statunitense. Nessun conflitto da dirimere, ma un cambio di rotta nella gestione delle strategie. Però ha anche influito la presa di distanza progressiva dell’ex difensore rossonero dall’operato di Pioli. Maldini non apprezzava l’impostazione del gioco, tanto efficace nella stagione dello scudetto quanto altalenante quest’anno. E, insieme con questo, anche la scelta degli uomini, soprattutto di quelli arrivati in estate, tra un De Ketelaere bocciato senza esitazioni, un Dest progressivamente scomparso, un Origi mai convincente, il duo Vranckx-Adli mai visto. Il solo Thiaw si è dimostrato utile alla causa. Troppo poco (come utilizzazione) da parte di Maldini. Troppo poco (come rendimento) da parte della società. E così, al momento della scelta, è stato preferito chi aveva comunque saputo far fruttare quanto aveva a disposizione.

MONCADA: NON SOLO ALGORITMI E MONEYBALL: Il licenziamento di Paolo Maldini da parte di Gerry Cardinale ha riportato d’attualità il tema della selezione dei calciatori tramite algoritmi e big data, riproponendo divisioni di tipo manicheo tra nostalgici e innovatori, fautori della tecnologia e difensori dei metodi di una volta. In realtà non è una questione di bianco o nero. Gli algoritmi vengono utilizzati da anni ormai da tantissimi club. Billy Beane, l’inventore del metodo Moneyball nel baseball americano con gli Oakland Athletics, reso celebre dal film con Brad Pitt, non è entrato pochi giorni fa nell’universo di RedBird. Il suo nome era emerso già un anno fa al momento del passaggio di consegne tra Elliott e il fondo di Cardinale, perché Beane collabora almeno dal 2020 con il proprietario del Milan, visto che è socio del veicolo RedBall, creato da Cardinale per rilevare una quota di minoranza di Fenway Sports Group, holding di controllo del Liverpool. È da tempo che l’area degli osservatori del Milan, guidata da Geoffrey Moncada, utilizza algoritmi e big data. Ma questa attività serve soprattutto a scremare un certo numero di profili (di solito una cinquina) nei ruoli dove la società intende muoversi sul mercato. È un’operazione molto utile perché consente di individuare elementi che hanno caratteristiche interessanti ai fini della campagna acquisti, ma che giocano in squadre di seconda fascia o in campionati minori. Calciatori che magari sarebbero sfuggiti agli osservatori. Poi, però, questa cinquina viene seguita con metodi “umani”. I talent scout vanno a visionarli e relazionano all’area tecnica, alla quale spetta l’ultima parola in accordo con le esigenze tattiche della prima squadra.
Venendo al caso Maldini, è qui che in alcuni casi si è creata una frattura tra l’ormai ex direttore dell’area tecnica e il gruppo di Moncada. La proprietà ha rimproverato all’ex fuoriclasse di avere spesso ignorato le indicazioni degli scout per virare su altri identikit, come successo con Origi. Anche se una scelta simile un anno prima con Giroud aveva portato allo scudetto. Ma qui gli algoritmi c’entrano poco: si entra nel campo della discrezionalità su età, carriera e altri parametri. Così come non sfugge che i big data possono aiutare a scoprire promesse meno pubblicizzate, ma i nomi dei ventenni in rampa di lancio sui taccuini dei grandi club sono quasi sempre gli stessi, come Victor Boniface o Randal Kolo Mouani per fare due esempi. Senza dimenticare che gli stessi esperti, abituati a lavorare con il metodo Moneyball, evidenziano una circostanza: il baseball non è il calcio. Il primo è uno sport di squadra, ma molto più simile alla somma di prestazioni individuali. Quindi si presta maggiormente all’utilizzo della tecnologia pura nella selezione. Il calcio, invece, ha variabili più collettive.


Ancora il CorSport su algoritmi moneyball e tetto ingaggi: Moncada e lo staff di analisti messo a disposizione da Redbird andrà a creare un mix tra lavoro sul campo, dunque trasferte e lunghi viaggi per vedere dal vivo i giocatori, e l’ausilio di statistiche, dati, video e algoritmi con speciali software. La tecnologia in soccorso dell’esperienza umana. Proprio come nel famoso film Moneyball, una metodologia basata sugli algoritmi ma invece di essere applicata al baseball la si vuole cucire sul calcio. L’algoritmo punta a sfruttare lo storico dei giocatori per avere un modello di previsione, si andranno a prendere elementi sottovalutati o spesso accantonati da altre squadre ma che invece potrebbero fare al caso del Milan, proprio come in Moneyball. Al Milan però preme sottolineare che oltre all’uso delle statistiche sarà sempre importante l’occhio e la percezione umana, infatti il club rinforzerà il concetto di scouting.

QUESTIONE INGAGGI e parametri zero. I rossoneri andranno a caccia di tutti quei giocatori con ingaggi sostenibili per il club. Nel corso della scorsa stagione Maldini e Massara avevano rinnovato e alzato il tetto ingaggi, addirittura con Leão superando i 5 milioni di euro. Ma se da un lato c’è l’obiettivo di vincere prima possibile, dall’altro lato i dirigenti daranno sempre un occhio ai conti. Il rosso in bilancio è stato azzerato ma i profili ricercati dovranno avere sempre un ingaggio contenuto. La linea guida è quella della sostenibilità. I giocatori più ricercati nell’attuale finestra di merca- to saranno quelli in scadenza a giugno 2023 e 2024, perché in quel caso il prezzo del cartellino sarà accessibile
 
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Tuttosport: robabilmente era un depistaggio collettivo, tutti convinti che i destini di Paolo Maldini e Stefano Pioli fossero indissolubilmente intrecciati. Se uno resta, l’altro rimane. Se uno parte, anche l’altro si congeda. Invece le strade si sono separate: il Milan ha liquidato il direttore tecnico, mentre l’allenatore resta. E, con la separazione, non tutto quello che prima sembrava solido e assodato oggi rimane tale. A cominciare dai dubbi progressivamente incuneatisi nei pensieri di Maldini, fino all’idea di un esonero di Pioli dopo la sconfitta senza scuse nella trasferta di La Spezia, quella del confronto a fine partita tra la Curva Sud e la squadra. C’era l’ipotesi di un ingaggio di Andrea Pirlo, su cui il presidente Paolo Scaroni, a precisa domanda del Corriere della sera, ha risposto: «Sull’idea dell’esonero non voglio esprimermi, però Pioli è centrale nel progetto». Così, come accaduto nel Milan di Silvio Berlusconi, si è giunti a un bivio. Quando Arrigo Sacchi disse “Borghi o io”, si andò avanti con Sacchi, cedendo il giocatore. Quando accadde lo stesso con Van Basten, i ruoli si capovolsero e fu scelto l’attaccante. Nella vicenda Maldini, è stata una decisione univoca della proprietà statunitense. Nessun conflitto da dirimere, ma un cambio di rotta nella gestione delle strategie. Però ha anche influito la presa di distanza progressiva dell’ex difensore rossonero dall’operato di Pioli. Maldini non apprezzava l’impostazione del gioco, tanto efficace nella stagione dello scudetto quanto altalenante quest’anno. E, insieme con questo, anche la scelta degli uomini, soprattutto di quelli arrivati in estate, tra un De Ketelaere bocciato senza esitazioni, un Dest progressivamente scomparso, un Origi mai convincente, il duo Vranckx-Adli mai visto. Il solo Thiaw si è dimostrato utile alla causa. Troppo poco (come utilizzazione) da parte di Maldini. Troppo poco (come rendimento) da parte della società. E così, al momento della scelta, è stato preferito chi aveva comunque saputo far fruttare quanto aveva a disposizione.

MONCADA: NON SOLO ALGORITMI E MONEYBALL: Il licenziamento di Paolo Maldini da parte di Gerry Cardinale ha riportato d’attualità il tema della selezione dei calciatori tramite algoritmi e big data, riproponendo divisioni di tipo manicheo tra nostalgici e innovatori, fautori della tecnologia e difensori dei metodi di una volta. In realtà non è una questione di bianco o nero. Gli algoritmi vengono utilizzati da anni ormai da tantissimi club. Billy Beane, l’inventore del metodo Moneyball nel baseball americano con gli Oakland Athletics, reso celebre dal film con Brad Pitt, non è entrato pochi giorni fa nell’universo di RedBird. Il suo nome era emerso già un anno fa al momento del passaggio di consegne tra Elliott e il fondo di Cardinale, perché Beane collabora almeno dal 2020 con il proprietario del Milan, visto che è socio del veicolo RedBall, creato da Cardinale per rilevare una quota di minoranza di Fenway Sports Group, holding di controllo del Liverpool. È da tempo che l’area degli osservatori del Milan, guidata da Geoffrey Moncada, utilizza algoritmi e big data. Ma questa attività serve soprattutto a scremare un certo numero di profili (di solito una cinquina) nei ruoli dove la società intende muoversi sul mercato. È un’operazione molto utile perché consente di individuare elementi che hanno caratteristiche interessanti ai fini della campagna acquisti, ma che giocano in squadre di seconda fascia o in campionati minori. Calciatori che magari sarebbero sfuggiti agli osservatori. Poi, però, questa cinquina viene seguita con metodi “umani”. I talent scout vanno a visionarli e relazionano all’area tecnica, alla quale spetta l’ultima parola in accordo con le esigenze tattiche della prima squadra.
Venendo al caso Maldini, è qui che in alcuni casi si è creata una frattura tra l’ormai ex direttore dell’area tecnica e il gruppo di Moncada. La proprietà ha rimproverato all’ex fuoriclasse di avere spesso ignorato le indicazioni degli scout per virare su altri identikit, come successo con Origi. Anche se una scelta simile un anno prima con Giroud aveva portato allo scudetto. Ma qui gli algoritmi c’entrano poco: si entra nel campo della discrezionalità su età, carriera e altri parametri. Così come non sfugge che i big data possono aiutare a scoprire promesse meno pubblicizzate, ma i nomi dei ventenni in rampa di lancio sui taccuini dei grandi club sono quasi sempre gli stessi, come Victor Boniface o Randal Kolo Mouani per fare due esempi. Senza dimenticare che gli stessi esperti, abituati a lavorare con il metodo Moneyball, evidenziano una circostanza: il baseball non è il calcio. Il primo è uno sport di squadra, ma molto più simile alla somma di prestazioni individuali. Quindi si presta maggiormente all’utilizzo della tecnologia pura nella selezione. Il calcio, invece, ha variabili più collettive.
Beh,
mi sembra ovvio che Moncada puntasse a togliere Maldini,
mica poteva levare Pioli e diventare lui l'alleantore.

Però Pioli si è comportato proprio male, pessimo,
io non so che percezione avranno i giocatori e se nutriranno simpatia e fiducia nei confronti di chi ha fatto buon viso a cattivo gioco,
se il cambio di filosofia era quel che si voleva,
bisognava cambiare tutto a sto punto.
 

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MONCADA: NON SOLO ALGORITMI E MONEYBALL: Il licenziamento di Paolo Maldini da parte di Gerry Cardinale ha riportato d’attualità il tema della selezione dei calciatori tramite algoritmi e big data, riproponendo divisioni di tipo manicheo tra nostalgici e innovatori, fautori della tecnologia e difensori dei metodi di una volta. In realtà non è una questione di bianco o nero. Gli algoritmi vengono utilizzati da anni ormai da tantissimi club. Billy Beane, l’inventore del metodo Moneyball nel baseball americano con gli Oakland Athletics, reso celebre dal film con Brad Pitt, non è entrato pochi giorni fa nell’universo di RedBird. Il suo nome era emerso già un anno fa al momento del passaggio di consegne tra Elliott e il fondo di Cardinale, perché Beane collabora almeno dal 2020 con il proprietario del Milan, visto che è socio del veicolo RedBall, creato da Cardinale per rilevare una quota di minoranza di Fenway Sports Group, holding di controllo del Liverpool. È da tempo che l’area degli osservatori del Milan, guidata da Geoffrey Moncada, utilizza algoritmi e big data. Ma questa attività serve soprattutto a scremare un certo numero di profili (di solito una cinquina) nei ruoli dove la società intende muoversi sul mercato. È un’operazione molto utile perché consente di individuare elementi che hanno caratteristiche interessanti ai fini della campagna acquisti, ma che giocano in squadre di seconda fascia o in campionati minori. Calciatori che magari sarebbero sfuggiti agli osservatori. Poi, però, questa cinquina viene seguita con metodi “umani”. I talent scout vanno a visionarli e relazionano all’area tecnica, alla quale spetta l’ultima parola in accordo con le esigenze tattiche della prima squadra.
Venendo al caso Maldini, è qui che in alcuni casi si è creata una frattura tra l’ormai ex direttore dell’area tecnica e il gruppo di Moncada. La proprietà ha rimproverato all’ex fuoriclasse di avere spesso ignorato le indicazioni degli scout per virare su altri identikit, come successo con Origi. Anche se una scelta simile un anno prima con Giroud aveva portato allo scudetto. Ma qui gli algoritmi c’entrano poco: si entra nel campo della discrezionalità su età, carriera e altri parametri. Così come non sfugge che i big data possono aiutare a scoprire promesse meno pubblicizzate, ma i nomi dei ventenni in rampa di lancio sui taccuini dei grandi club sono quasi sempre gli stessi, come Victor Boniface o Randal Kolo Mouani per fare due esempi. Senza dimenticare che gli stessi esperti, abituati a lavorare con il metodo Moneyball, evidenziano una circostanza: il baseball non è il calcio. Il primo è uno sport di squadra, ma molto più simile alla somma di prestazioni individuali. Quindi si presta maggiormente all’utilizzo della tecnologia pura nella selezione. Il calcio, invece, ha variabili più collettive.

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QUESTIONE INGAGGI. I rossoneri andranno a caccia di tutti quei giocatori con ingaggi sostenibili per il club. Nel corso della scorsa stagione Maldini e Massara avevano rinnovato e alzato il tetto ingaggi, addirittura con Leão superando i 5 milioni di euro. Ma se da un lato c’è l’obiettivo di vincere prima possibile, dall’altro lato i dirigenti daranno sempre un occhio ai conti. Il rosso in bilancio è stato azzerato ma i profili ricercati dovranno avere sempre un ingaggio contenuto. La linea guida è quella della sostenibilità. I giocatori più ricercati nell’attuale finestra di merca- to saranno quelli in scadenza a giugno 2023 e 2024, perché in quel caso il prezzo del cartellino sarà accessibile
 

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MONCADA: NON SOLO ALGORITMI E MONEYBALL: Il licenziamento di Paolo Maldini da parte di Gerry Cardinale ha riportato d’attualità il tema della selezione dei calciatori tramite algoritmi e big data, riproponendo divisioni di tipo manicheo tra nostalgici e innovatori, fautori della tecnologia e difensori dei metodi di una volta. In realtà non è una questione di bianco o nero. Gli algoritmi vengono utilizzati da anni ormai da tantissimi club. Billy Beane, l’inventore del metodo Moneyball nel baseball americano con gli Oakland Athletics, reso celebre dal film con Brad Pitt, non è entrato pochi giorni fa nell’universo di RedBird. Il suo nome era emerso già un anno fa al momento del passaggio di consegne tra Elliott e il fondo di Cardinale, perché Beane collabora almeno dal 2020 con il proprietario del Milan, visto che è socio del veicolo RedBall, creato da Cardinale per rilevare una quota di minoranza di Fenway Sports Group, holding di controllo del Liverpool. È da tempo che l’area degli osservatori del Milan, guidata da Geoffrey Moncada, utilizza algoritmi e big data. Ma questa attività serve soprattutto a scremare un certo numero di profili (di solito una cinquina) nei ruoli dove la società intende muoversi sul mercato. È un’operazione molto utile perché consente di individuare elementi che hanno caratteristiche interessanti ai fini della campagna acquisti, ma che giocano in squadre di seconda fascia o in campionati minori. Calciatori che magari sarebbero sfuggiti agli osservatori. Poi, però, questa cinquina viene seguita con metodi “umani”. I talent scout vanno a visionarli e relazionano all’area tecnica, alla quale spetta l’ultima parola in accordo con le esigenze tattiche della prima squadra.
Venendo al caso Maldini, è qui che in alcuni casi si è creata una frattura tra l’ormai ex direttore dell’area tecnica e il gruppo di Moncada. La proprietà ha rimproverato all’ex fuoriclasse di avere spesso ignorato le indicazioni degli scout per virare su altri identikit, come successo con Origi. Anche se una scelta simile un anno prima con Giroud aveva portato allo scudetto. Ma qui gli algoritmi c’entrano poco: si entra nel campo della discrezionalità su età, carriera e altri parametri. Così come non sfugge che i big data possono aiutare a scoprire promesse meno pubblicizzate, ma i nomi dei ventenni in rampa di lancio sui taccuini dei grandi club sono quasi sempre gli stessi, come Victor Boniface o Randal Kolo Mouani per fare due esempi. Senza dimenticare che gli stessi esperti, abituati a lavorare con il metodo Moneyball, evidenziano una circostanza: il baseball non è il calcio. Il primo è uno sport di squadra, ma molto più simile alla somma di prestazioni individuali. Quindi si presta maggiormente all’utilizzo della tecnologia pura nella selezione. Il calcio, invece, ha variabili più collettive.
La guerra intestina tra Maldini e Pioli potrà anche avere qualche fondamento, ma non ci cascate...

E' una storia che viene e verrà romanzata con tante altre veline perchè l'obiettivo è la Damnatio Memoriae nei confronti di tutti e due.

Solo cosi potranno far dimenticare gli artefici di uno scudetto incredibile e meraviglioso e convincerci che il sesto posto che ci faranno sorbire loro sia un grande risultato.

Se prima non distruggono il ricordo di questo ciclo (a ruota toccherà ai giocatori) ridimensionare le ambizioni del mondo Milan, che è quello che vogliono fare, sarà molto molto piu difficile.
 

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MONCADA: NON SOLO ALGORITMI E MONEYBALL: Il licenziamento di Paolo Maldini da parte di Gerry Cardinale ha riportato d’attualità il tema della selezione dei calciatori tramite algoritmi e big data, riproponendo divisioni di tipo manicheo tra nostalgici e innovatori, fautori della tecnologia e difensori dei metodi di una volta. In realtà non è una questione di bianco o nero. Gli algoritmi vengono utilizzati da anni ormai da tantissimi club. Billy Beane, l’inventore del metodo Moneyball nel baseball americano con gli Oakland Athletics, reso celebre dal film con Brad Pitt, non è entrato pochi giorni fa nell’universo di RedBird. Il suo nome era emerso già un anno fa al momento del passaggio di consegne tra Elliott e il fondo di Cardinale, perché Beane collabora almeno dal 2020 con il proprietario del Milan, visto che è socio del veicolo RedBall, creato da Cardinale per rilevare una quota di minoranza di Fenway Sports Group, holding di controllo del Liverpool. È da tempo che l’area degli osservatori del Milan, guidata da Geoffrey Moncada, utilizza algoritmi e big data. Ma questa attività serve soprattutto a scremare un certo numero di profili (di solito una cinquina) nei ruoli dove la società intende muoversi sul mercato. È un’operazione molto utile perché consente di individuare elementi che hanno caratteristiche interessanti ai fini della campagna acquisti, ma che giocano in squadre di seconda fascia o in campionati minori. Calciatori che magari sarebbero sfuggiti agli osservatori. Poi, però, questa cinquina viene seguita con metodi “umani”. I talent scout vanno a visionarli e relazionano all’area tecnica, alla quale spetta l’ultima parola in accordo con le esigenze tattiche della prima squadra.
Venendo al caso Maldini, è qui che in alcuni casi si è creata una frattura tra l’ormai ex direttore dell’area tecnica e il gruppo di Moncada. La proprietà ha rimproverato all’ex fuoriclasse di avere spesso ignorato le indicazioni degli scout per virare su altri identikit, come successo con Origi. Anche se una scelta simile un anno prima con Giroud aveva portato allo scudetto. Ma qui gli algoritmi c’entrano poco: si entra nel campo della discrezionalità su età, carriera e altri parametri. Così come non sfugge che i big data possono aiutare a scoprire promesse meno pubblicizzate, ma i nomi dei ventenni in rampa di lancio sui taccuini dei grandi club sono quasi sempre gli stessi, come Victor Boniface o Randal Kolo Mouani per fare due esempi. Senza dimenticare che gli stessi esperti, abituati a lavorare con il metodo Moneyball, evidenziano una circostanza: il baseball non è il calcio. Il primo è uno sport di squadra, ma molto più simile alla somma di prestazioni individuali. Quindi si presta maggiormente all’utilizzo della tecnologia pura nella selezione. Il calcio, invece, ha variabili più collettive.


Ancora il CorSport su algoritmi moneyball e tetto ingaggi: Moncada e lo staff di analisti messo a disposizione da Redbird andrà a creare un mix tra lavoro sul campo, dunque trasferte e lunghi viaggi per vedere dal vivo i giocatori, e l’ausilio di statistiche, dati, video e algoritmi con speciali software. La tecnologia in soccorso dell’esperienza umana. Proprio come nel famoso film Moneyball, una metodologia basata sugli algoritmi ma invece di essere applicata al baseball la si vuole cucire sul calcio. L’algoritmo punta a sfruttare lo storico dei giocatori per avere un modello di previsione, si andranno a prendere elementi sottovalutati o spesso accantonati da altre squadre ma che invece potrebbero fare al caso del Milan, proprio come in Moneyball. Al Milan però preme sottolineare che oltre all’uso delle statistiche sarà sempre importante l’occhio e la percezione umana, infatti il club rinforzerà il concetto di scouting.

QUESTIONE INGAGGI e parametri zero. I rossoneri andranno a caccia di tutti quei giocatori con ingaggi sostenibili per il club. Nel corso della scorsa stagione Maldini e Massara avevano rinnovato e alzato il tetto ingaggi, addirittura con Leão superando i 5 milioni di euro. Ma se da un lato c’è l’obiettivo di vincere prima possibile, dall’altro lato i dirigenti daranno sempre un occhio ai conti. Il rosso in bilancio è stato azzerato ma i profili ricercati dovranno avere sempre un ingaggio contenuto. La linea guida è quella della sostenibilità. I giocatori più ricercati nell’attuale finestra di merca- to saranno quelli in scadenza a giugno 2023 e 2024, perché in quel caso il prezzo del cartellino sarà accessibile
Quoto di nuovo perchè mi ero perso l'ultima succosa parte...

Ma lo leggete anche voi oppure ho le traveggole? Il palo nel **** ci deve entrare proprio tutto fino in fondo prima di aprire gli occhi di fronte alla realtà delle cose???

Cioè c'è ancora qualcuno che crede alle min...ate delle veline di F oppure iniziamo a cercare di capire nel concreto quello che hanno in mente e le vere ragioni alla base del licenziamento di Maldini???
 
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Tuttosport: robabilmente era un depistaggio collettivo, tutti convinti che i destini di Paolo Maldini e Stefano Pioli fossero indissolubilmente intrecciati. Se uno resta, l’altro rimane. Se uno parte, anche l’altro si congeda. Invece le strade si sono separate: il Milan ha liquidato il direttore tecnico, mentre l’allenatore resta. E, con la separazione, non tutto quello che prima sembrava solido e assodato oggi rimane tale. A cominciare dai dubbi progressivamente incuneatisi nei pensieri di Maldini, fino all’idea di un esonero di Pioli dopo la sconfitta senza scuse nella trasferta di La Spezia, quella del confronto a fine partita tra la Curva Sud e la squadra. C’era l’ipotesi di un ingaggio di Andrea Pirlo, su cui il presidente Paolo Scaroni, a precisa domanda del Corriere della sera, ha risposto: «Sull’idea dell’esonero non voglio esprimermi, però Pioli è centrale nel progetto». Così, come accaduto nel Milan di Silvio Berlusconi, si è giunti a un bivio. Quando Arrigo Sacchi disse “Borghi o io”, si andò avanti con Sacchi, cedendo il giocatore. Quando accadde lo stesso con Van Basten, i ruoli si capovolsero e fu scelto l’attaccante. Nella vicenda Maldini, è stata una decisione univoca della proprietà statunitense. Nessun conflitto da dirimere, ma un cambio di rotta nella gestione delle strategie. Però ha anche influito la presa di distanza progressiva dell’ex difensore rossonero dall’operato di Pioli. Maldini non apprezzava l’impostazione del gioco, tanto efficace nella stagione dello scudetto quanto altalenante quest’anno. E, insieme con questo, anche la scelta degli uomini, soprattutto di quelli arrivati in estate, tra un De Ketelaere bocciato senza esitazioni, un Dest progressivamente scomparso, un Origi mai convincente, il duo Vranckx-Adli mai visto. Il solo Thiaw si è dimostrato utile alla causa. Troppo poco (come utilizzazione) da parte di Maldini. Troppo poco (come rendimento) da parte della società. E così, al momento della scelta, è stato preferito chi aveva comunque saputo far fruttare quanto aveva a disposizione.

MONCADA: NON SOLO ALGORITMI E MONEYBALL: Il licenziamento di Paolo Maldini da parte di Gerry Cardinale ha riportato d’attualità il tema della selezione dei calciatori tramite algoritmi e big data, riproponendo divisioni di tipo manicheo tra nostalgici e innovatori, fautori della tecnologia e difensori dei metodi di una volta. In realtà non è una questione di bianco o nero. Gli algoritmi vengono utilizzati da anni ormai da tantissimi club. Billy Beane, l’inventore del metodo Moneyball nel baseball americano con gli Oakland Athletics, reso celebre dal film con Brad Pitt, non è entrato pochi giorni fa nell’universo di RedBird. Il suo nome era emerso già un anno fa al momento del passaggio di consegne tra Elliott e il fondo di Cardinale, perché Beane collabora almeno dal 2020 con il proprietario del Milan, visto che è socio del veicolo RedBall, creato da Cardinale per rilevare una quota di minoranza di Fenway Sports Group, holding di controllo del Liverpool. È da tempo che l’area degli osservatori del Milan, guidata da Geoffrey Moncada, utilizza algoritmi e big data. Ma questa attività serve soprattutto a scremare un certo numero di profili (di solito una cinquina) nei ruoli dove la società intende muoversi sul mercato. È un’operazione molto utile perché consente di individuare elementi che hanno caratteristiche interessanti ai fini della campagna acquisti, ma che giocano in squadre di seconda fascia o in campionati minori. Calciatori che magari sarebbero sfuggiti agli osservatori. Poi, però, questa cinquina viene seguita con metodi “umani”. I talent scout vanno a visionarli e relazionano all’area tecnica, alla quale spetta l’ultima parola in accordo con le esigenze tattiche della prima squadra.
Venendo al caso Maldini, è qui che in alcuni casi si è creata una frattura tra l’ormai ex direttore dell’area tecnica e il gruppo di Moncada. La proprietà ha rimproverato all’ex fuoriclasse di avere spesso ignorato le indicazioni degli scout per virare su altri identikit, come successo con Origi. Anche se una scelta simile un anno prima con Giroud aveva portato allo scudetto. Ma qui gli algoritmi c’entrano poco: si entra nel campo della discrezionalità su età, carriera e altri parametri. Così come non sfugge che i big data possono aiutare a scoprire promesse meno pubblicizzate, ma i nomi dei ventenni in rampa di lancio sui taccuini dei grandi club sono quasi sempre gli stessi, come Victor Boniface o Randal Kolo Mouani per fare due esempi. Senza dimenticare che gli stessi esperti, abituati a lavorare con il metodo Moneyball, evidenziano una circostanza: il baseball non è il calcio. Il primo è uno sport di squadra, ma molto più simile alla somma di prestazioni individuali. Quindi si presta maggiormente all’utilizzo della tecnologia pura nella selezione. Il calcio, invece, ha variabili più collettive.


Ancora il CorSport su algoritmi moneyball e tetto ingaggi: Moncada e lo staff di analisti messo a disposizione da Redbird andrà a creare un mix tra lavoro sul campo, dunque trasferte e lunghi viaggi per vedere dal vivo i giocatori, e l’ausilio di statistiche, dati, video e algoritmi con speciali software. La tecnologia in soccorso dell’esperienza umana. Proprio come nel famoso film Moneyball, una metodologia basata sugli algoritmi ma invece di essere applicata al baseball la si vuole cucire sul calcio. L’algoritmo punta a sfruttare lo storico dei giocatori per avere un modello di previsione, si andranno a prendere elementi sottovalutati o spesso accantonati da altre squadre ma che invece potrebbero fare al caso del Milan, proprio come in Moneyball. Al Milan però preme sottolineare che oltre all’uso delle statistiche sarà sempre importante l’occhio e la percezione umana, infatti il club rinforzerà il concetto di scouting.

QUESTIONE INGAGGI e parametri zero. I rossoneri andranno a caccia di tutti quei giocatori con ingaggi sostenibili per il club. Nel corso della scorsa stagione Maldini e Massara avevano rinnovato e alzato il tetto ingaggi, addirittura con Leão superando i 5 milioni di euro. Ma se da un lato c’è l’obiettivo di vincere prima possibile, dall’altro lato i dirigenti daranno sempre un occhio ai conti. Il rosso in bilancio è stato azzerato ma i profili ricercati dovranno avere sempre un ingaggio contenuto. La linea guida è quella della sostenibilità. I giocatori più ricercati nell’attuale finestra di merca- to saranno quelli in scadenza a giugno 2023 e 2024, perché in quel caso il prezzo del cartellino sarà accessibile

Come già detto ieri, in anticipo rispetto all'articolo, l'algoritmo è tarato sui più grandi cessi in scadenza di contratto e dall'ingaggio ultra basso. Hip hip!
 

Swaitak

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Tuttosport: robabilmente era un depistaggio collettivo, tutti convinti che i destini di Paolo Maldini e Stefano Pioli fossero indissolubilmente intrecciati. Se uno resta, l’altro rimane. Se uno parte, anche l’altro si congeda. Invece le strade si sono separate: il Milan ha liquidato il direttore tecnico, mentre l’allenatore resta. E, con la separazione, non tutto quello che prima sembrava solido e assodato oggi rimane tale. A cominciare dai dubbi progressivamente incuneatisi nei pensieri di Maldini, fino all’idea di un esonero di Pioli dopo la sconfitta senza scuse nella trasferta di La Spezia, quella del confronto a fine partita tra la Curva Sud e la squadra. C’era l’ipotesi di un ingaggio di Andrea Pirlo, su cui il presidente Paolo Scaroni, a precisa domanda del Corriere della sera, ha risposto: «Sull’idea dell’esonero non voglio esprimermi, però Pioli è centrale nel progetto». Così, come accaduto nel Milan di Silvio Berlusconi, si è giunti a un bivio. Quando Arrigo Sacchi disse “Borghi o io”, si andò avanti con Sacchi, cedendo il giocatore. Quando accadde lo stesso con Van Basten, i ruoli si capovolsero e fu scelto l’attaccante. Nella vicenda Maldini, è stata una decisione univoca della proprietà statunitense. Nessun conflitto da dirimere, ma un cambio di rotta nella gestione delle strategie. Però ha anche influito la presa di distanza progressiva dell’ex difensore rossonero dall’operato di Pioli. Maldini non apprezzava l’impostazione del gioco, tanto efficace nella stagione dello scudetto quanto altalenante quest’anno. E, insieme con questo, anche la scelta degli uomini, soprattutto di quelli arrivati in estate, tra un De Ketelaere bocciato senza esitazioni, un Dest progressivamente scomparso, un Origi mai convincente, il duo Vranckx-Adli mai visto. Il solo Thiaw si è dimostrato utile alla causa. Troppo poco (come utilizzazione) da parte di Maldini. Troppo poco (come rendimento) da parte della società. E così, al momento della scelta, è stato preferito chi aveva comunque saputo far fruttare quanto aveva a disposizione.

MONCADA: NON SOLO ALGORITMI E MONEYBALL: Il licenziamento di Paolo Maldini da parte di Gerry Cardinale ha riportato d’attualità il tema della selezione dei calciatori tramite algoritmi e big data, riproponendo divisioni di tipo manicheo tra nostalgici e innovatori, fautori della tecnologia e difensori dei metodi di una volta. In realtà non è una questione di bianco o nero. Gli algoritmi vengono utilizzati da anni ormai da tantissimi club. Billy Beane, l’inventore del metodo Moneyball nel baseball americano con gli Oakland Athletics, reso celebre dal film con Brad Pitt, non è entrato pochi giorni fa nell’universo di RedBird. Il suo nome era emerso già un anno fa al momento del passaggio di consegne tra Elliott e il fondo di Cardinale, perché Beane collabora almeno dal 2020 con il proprietario del Milan, visto che è socio del veicolo RedBall, creato da Cardinale per rilevare una quota di minoranza di Fenway Sports Group, holding di controllo del Liverpool. È da tempo che l’area degli osservatori del Milan, guidata da Geoffrey Moncada, utilizza algoritmi e big data. Ma questa attività serve soprattutto a scremare un certo numero di profili (di solito una cinquina) nei ruoli dove la società intende muoversi sul mercato. È un’operazione molto utile perché consente di individuare elementi che hanno caratteristiche interessanti ai fini della campagna acquisti, ma che giocano in squadre di seconda fascia o in campionati minori. Calciatori che magari sarebbero sfuggiti agli osservatori. Poi, però, questa cinquina viene seguita con metodi “umani”. I talent scout vanno a visionarli e relazionano all’area tecnica, alla quale spetta l’ultima parola in accordo con le esigenze tattiche della prima squadra.
Venendo al caso Maldini, è qui che in alcuni casi si è creata una frattura tra l’ormai ex direttore dell’area tecnica e il gruppo di Moncada. La proprietà ha rimproverato all’ex fuoriclasse di avere spesso ignorato le indicazioni degli scout per virare su altri identikit, come successo con Origi. Anche se una scelta simile un anno prima con Giroud aveva portato allo scudetto. Ma qui gli algoritmi c’entrano poco: si entra nel campo della discrezionalità su età, carriera e altri parametri. Così come non sfugge che i big data possono aiutare a scoprire promesse meno pubblicizzate, ma i nomi dei ventenni in rampa di lancio sui taccuini dei grandi club sono quasi sempre gli stessi, come Victor Boniface o Randal Kolo Mouani per fare due esempi. Senza dimenticare che gli stessi esperti, abituati a lavorare con il metodo Moneyball, evidenziano una circostanza: il baseball non è il calcio. Il primo è uno sport di squadra, ma molto più simile alla somma di prestazioni individuali. Quindi si presta maggiormente all’utilizzo della tecnologia pura nella selezione. Il calcio, invece, ha variabili più collettive.


Ancora il CorSport su algoritmi moneyball e tetto ingaggi: Moncada e lo staff di analisti messo a disposizione da Redbird andrà a creare un mix tra lavoro sul campo, dunque trasferte e lunghi viaggi per vedere dal vivo i giocatori, e l’ausilio di statistiche, dati, video e algoritmi con speciali software. La tecnologia in soccorso dell’esperienza umana. Proprio come nel famoso film Moneyball, una metodologia basata sugli algoritmi ma invece di essere applicata al baseball la si vuole cucire sul calcio. L’algoritmo punta a sfruttare lo storico dei giocatori per avere un modello di previsione, si andranno a prendere elementi sottovalutati o spesso accantonati da altre squadre ma che invece potrebbero fare al caso del Milan, proprio come in Moneyball. Al Milan però preme sottolineare che oltre all’uso delle statistiche sarà sempre importante l’occhio e la percezione umana, infatti il club rinforzerà il concetto di scouting.

QUESTIONE INGAGGI e parametri zero. I rossoneri andranno a caccia di tutti quei giocatori con ingaggi sostenibili per il club. Nel corso della scorsa stagione Maldini e Massara avevano rinnovato e alzato il tetto ingaggi, addirittura con Leão superando i 5 milioni di euro. Ma se da un lato c’è l’obiettivo di vincere prima possibile, dall’altro lato i dirigenti daranno sempre un occhio ai conti. Il rosso in bilancio è stato azzerato ma i profili ricercati dovranno avere sempre un ingaggio contenuto. La linea guida è quella della sostenibilità. I giocatori più ricercati nell’attuale finestra di merca- to saranno quelli in scadenza a giugno 2023 e 2024, perché in quel caso il prezzo del cartellino sarà accessibile
Speriamo siano almeno fortunati, che vi devo dire
 

Brotherhedo

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Quoto di nuovo...

Ma lo leggete anche voi oppure ho le traveggole? Cioè il palo nel **** ci deve entrare proprio tutto fino in fondo prima di aprire gli occhi di fronte alla realtà delle cose???

Cioè c'è ancora qualcuno che crede alle min...ate delle veline di F oppure iniziamo a capire nel concreto quello che hanno in mente e le vere ragioni per cui è stato licenziato Maldini???
ADDIRITTURA si erano permesso di superare i 5 milioni di euro, pensa te...
Questi hanno segnato la data 1 Luglio sul calendario e ogni sera accendono un cero perche` arrivi qualcuno a pagare la clausola di Leao.
Piu il resto....
 
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Beh,
mi sembra ovvio che Moncada puntasse a togliere Maldini,
mica poteva levare Pioli e diventare lui l'alleantore.

Però Pioli si è comportato proprio male, pessimo,
io non so che percezione avranno i giocatori e se nutriranno simpatia e fiducia nei confronti di chi ha fatto buon viso a cattivo gioco,
se il cambio di filosofia era quel che si voleva,
bisognava cambiare tutto a sto punto.
Ma infatti o cambiano gran parte dei calciatori (prendendone di buoni, sottointeso) o lo scenario che si profila è che ad Ottobre saremo a metà classifica e verrà esonerato Pioli.
Vediamo un pò come andrà a finire questa sessione di mercato...
 

Solo

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Tuttosport: robabilmente era un depistaggio collettivo, tutti convinti che i destini di Paolo Maldini e Stefano Pioli fossero indissolubilmente intrecciati. Se uno resta, l’altro rimane. Se uno parte, anche l’altro si congeda. Invece le strade si sono separate: il Milan ha liquidato il direttore tecnico, mentre l’allenatore resta. E, con la separazione, non tutto quello che prima sembrava solido e assodato oggi rimane tale. A cominciare dai dubbi progressivamente incuneatisi nei pensieri di Maldini, fino all’idea di un esonero di Pioli dopo la sconfitta senza scuse nella trasferta di La Spezia, quella del confronto a fine partita tra la Curva Sud e la squadra. C’era l’ipotesi di un ingaggio di Andrea Pirlo, su cui il presidente Paolo Scaroni, a precisa domanda del Corriere della sera, ha risposto: «Sull’idea dell’esonero non voglio esprimermi, però Pioli è centrale nel progetto». Così, come accaduto nel Milan di Silvio Berlusconi, si è giunti a un bivio. Quando Arrigo Sacchi disse “Borghi o io”, si andò avanti con Sacchi, cedendo il giocatore. Quando accadde lo stesso con Van Basten, i ruoli si capovolsero e fu scelto l’attaccante. Nella vicenda Maldini, è stata una decisione univoca della proprietà statunitense. Nessun conflitto da dirimere, ma un cambio di rotta nella gestione delle strategie. Però ha anche influito la presa di distanza progressiva dell’ex difensore rossonero dall’operato di Pioli. Maldini non apprezzava l’impostazione del gioco, tanto efficace nella stagione dello scudetto quanto altalenante quest’anno. E, insieme con questo, anche la scelta degli uomini, soprattutto di quelli arrivati in estate, tra un De Ketelaere bocciato senza esitazioni, un Dest progressivamente scomparso, un Origi mai convincente, il duo Vranckx-Adli mai visto. Il solo Thiaw si è dimostrato utile alla causa. Troppo poco (come utilizzazione) da parte di Maldini. Troppo poco (come rendimento) da parte della società. E così, al momento della scelta, è stato preferito chi aveva comunque saputo far fruttare quanto aveva a disposizione.

MONCADA: NON SOLO ALGORITMI E MONEYBALL: Il licenziamento di Paolo Maldini da parte di Gerry Cardinale ha riportato d’attualità il tema della selezione dei calciatori tramite algoritmi e big data, riproponendo divisioni di tipo manicheo tra nostalgici e innovatori, fautori della tecnologia e difensori dei metodi di una volta. In realtà non è una questione di bianco o nero. Gli algoritmi vengono utilizzati da anni ormai da tantissimi club. Billy Beane, l’inventore del metodo Moneyball nel baseball americano con gli Oakland Athletics, reso celebre dal film con Brad Pitt, non è entrato pochi giorni fa nell’universo di RedBird. Il suo nome era emerso già un anno fa al momento del passaggio di consegne tra Elliott e il fondo di Cardinale, perché Beane collabora almeno dal 2020 con il proprietario del Milan, visto che è socio del veicolo RedBall, creato da Cardinale per rilevare una quota di minoranza di Fenway Sports Group, holding di controllo del Liverpool. È da tempo che l’area degli osservatori del Milan, guidata da Geoffrey Moncada, utilizza algoritmi e big data. Ma questa attività serve soprattutto a scremare un certo numero di profili (di solito una cinquina) nei ruoli dove la società intende muoversi sul mercato. È un’operazione molto utile perché consente di individuare elementi che hanno caratteristiche interessanti ai fini della campagna acquisti, ma che giocano in squadre di seconda fascia o in campionati minori. Calciatori che magari sarebbero sfuggiti agli osservatori. Poi, però, questa cinquina viene seguita con metodi “umani”. I talent scout vanno a visionarli e relazionano all’area tecnica, alla quale spetta l’ultima parola in accordo con le esigenze tattiche della prima squadra.
Venendo al caso Maldini, è qui che in alcuni casi si è creata una frattura tra l’ormai ex direttore dell’area tecnica e il gruppo di Moncada. La proprietà ha rimproverato all’ex fuoriclasse di avere spesso ignorato le indicazioni degli scout per virare su altri identikit, come successo con Origi. Anche se una scelta simile un anno prima con Giroud aveva portato allo scudetto. Ma qui gli algoritmi c’entrano poco: si entra nel campo della discrezionalità su età, carriera e altri parametri. Così come non sfugge che i big data possono aiutare a scoprire promesse meno pubblicizzate, ma i nomi dei ventenni in rampa di lancio sui taccuini dei grandi club sono quasi sempre gli stessi, come Victor Boniface o Randal Kolo Mouani per fare due esempi. Senza dimenticare che gli stessi esperti, abituati a lavorare con il metodo Moneyball, evidenziano una circostanza: il baseball non è il calcio. Il primo è uno sport di squadra, ma molto più simile alla somma di prestazioni individuali. Quindi si presta maggiormente all’utilizzo della tecnologia pura nella selezione. Il calcio, invece, ha variabili più collettive.


Ancora il CorSport su algoritmi moneyball e tetto ingaggi: Moncada e lo staff di analisti messo a disposizione da Redbird andrà a creare un mix tra lavoro sul campo, dunque trasferte e lunghi viaggi per vedere dal vivo i giocatori, e l’ausilio di statistiche, dati, video e algoritmi con speciali software. La tecnologia in soccorso dell’esperienza umana. Proprio come nel famoso film Moneyball, una metodologia basata sugli algoritmi ma invece di essere applicata al baseball la si vuole cucire sul calcio. L’algoritmo punta a sfruttare lo storico dei giocatori per avere un modello di previsione, si andranno a prendere elementi sottovalutati o spesso accantonati da altre squadre ma che invece potrebbero fare al caso del Milan, proprio come in Moneyball. Al Milan però preme sottolineare che oltre all’uso delle statistiche sarà sempre importante l’occhio e la percezione umana, infatti il club rinforzerà il concetto di scouting.

QUESTIONE INGAGGI e parametri zero. I rossoneri andranno a caccia di tutti quei giocatori con ingaggi sostenibili per il club. Nel corso della scorsa stagione Maldini e Massara avevano rinnovato e alzato il tetto ingaggi, addirittura con Leão superando i 5 milioni di euro. Ma se da un lato c’è l’obiettivo di vincere prima possibile, dall’altro lato i dirigenti daranno sempre un occhio ai conti. Il rosso in bilancio è stato azzerato ma i profili ricercati dovranno avere sempre un ingaggio contenuto. La linea guida è quella della sostenibilità. I giocatori più ricercati nell’attuale finestra di merca- to saranno quelli in scadenza a giugno 2023 e 2024, perché in quel caso il prezzo del cartellino sarà accessibile
Pioli per me se non vince lo scudo fra un anno lo salutano.

Non è l'allenatore che hanno in testa loro.

In queste ora in Francia dicono che il Tolosa potrebbe cambiare allenatore perché non sono soddisfatti dei risultati (coppa di Francia più 13esimo posto in campionato da neopromossa...).

È rimasto per dare un minimo di continuità quest'anno, nulla di più.
 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

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