Negli sport che hai citato (o anche il volley) è sicuramente una cosa sensata, ma nel calcio? Io personalmente continuo ad avere qualche dubbio sul rigore di Calhanoglu. Oppure prendiamo come esempio il rigore di De Sciglio in Juve-Milan.. Io non so ancora se quello fosse rigore o meno, anche dopo cento replay. Negli sport che hai citato i challenge vengono usati e verificati in modo più semplice in quanto possono essere verificati al 100% da sistemi elettronici (tennis e pallavolo per esempio), o si può comunque ridurre la possibilità di errore (come nella scherma), in quanto si tratta semplicemente di valutare dove è avvenuto il contatto o in che momento. Nel calcio c'è la componente dell'interpretare il regolamento, è questo varia di partita in partita e di situazione in situazione. Supponiamo che ci fosse stato il Var in Juve-Milan sul rigore di De Sciglio: il Milan chiama il challenge, l'arbitro conferma il rigore. Poi il giorno dopo metà della classe arbitrale dice che avrebbe dato il rigore, e il Milan critica il Var... Quindi imo preferirei che fosse chiamata da un soggetto esterno, in quanto non si hanno sistemi precisi per la valutazione come negli altri sport. Il tuo concetto resta comunque inappuntabile il linea generale nei vari sport.
Obiezioni assolutamente pertinenti, ma credo che quella casistica comunque incerta che citi verrebbe annientata da tutte le situazioni risolte secondo protocollo.
Intanto io sarei per rendere pubblica la discussione tra cabina di regia e arbitri in campo in tutte le situazioni di VAR, per avere la ricostruzione delle motivazioni su ogni decisione e quindi quell'elemento che è sempre mancato in questo contesto, ovvero la trasparenza.
Ma il vero passaggio essenziale è lavorare con precisi contorni di legge sulle varie fattispecie e sulle modalità di accesso al VAR. Per esempio secondo me solo persone in campo possono accedervi, non trovo accettabile che l'eminenza grigia dall'alto oscuro di una cabina di regia e senza sapere cosa e come sollecita l'intervento possa addirittura interferire avvertendo l'arbitro di qualcosa.
Poi possono pure decidere loro con gli schermi, ma l'input di accedere alle immagini deve arrivare dal campo e basta.
Addirittura come impostazione filosofica limiterei anche le possibilità di accesso all'arbitro obbligandolo a prendere una decisione (rigore dato, rigore non dato) e caso mai affidando alla responsabilità delle singole parti (le panchine) il ruolo di discutere quella decisione (rigore non c'era, rigore c'era) appunto col challenge.
Passaggio finale, a cui un giorno arriveremo e che traspare anche tra le tue righe, la coerenza e la semplificazione delle regole.
Io combatto per esempio per la necessità di depenalizzare il rigore, ovvero assegnarlo solo in quei casi già previsti dalle norme che oggi portano all'espulsione del giocatore perché convergono determinati requisiti (nessun difendente tra palla e portiere, direzione dell'attaccante verso la porta, distanza minima dalla porta, possesso o facoltà nitida di possesso del pallone dell'attaccante); tutti gli altri casi punizione a due.
Finalmente il rigore diventerebbe qualcosa che porta ad un gol nell'80% dei casi per sanzionare un fallo che ha negato un'azione che all''80% avrebbe portato al gol.
Oggi invece si punisce col rigore una mezza mano larga all'incrocio dell'area di rigore su cross innocuo con area intasata e senza alcun pericolo per la difesa, cioè situazioni che portano al gol nel 5% dei casi, non c'è proporzionalità tra scorrettezza e sanzione.
E si potrebbe anche andare avanti, ma il senso è che il VAR tanto più gioverà al calcio tanto più sarà accompagnato ed integrato da regole moderne che seguono lo spirito del gioco.