Fedele ha ragione, ma è la società che deve svegliarsi e decidere di inserire nei contratti delle condizioni risolutive unilaterali. Cosa perfettamente legale (tralasciando la lettera del comunicato che parla di rescissione consensuale, anche Kakà lo ha fatto nel suo ultimo contratto, però a suo favore). In sostanza si lega l'efficacia del contratto all'avveramento (o al mancato avveramento) di un evento futuro ed incerto (ovviamente non impossibile). Se la condizione si verifica, la parte titolare di questo diritto può decidere se avvalersene o meno (a meno che non sia stabilita una risoluzione automatica).
Dunque la cosa è perfettamente fattibile. Il Milan può impostare i propri contratti futuri inserendo questa condizione risolutiva unilaterale e legarla all'avveramento di una condizione come ad esempio il mancato raggiungimento di un tot di presenze in campo o il minutaggio complessivo. In questo modo, al verificarsi della condizione, il Milan può liberamente decidere se rescindere o meno il rapporto con il giocatore. Ovviamente non guadagni nulla dal cartellino perché non lo vendi, ma almeno risparmi sull'ingaggio.
L'unico dubbio potrebbe sussistere sull'accettazione di tale vincolo da parte del giocatore e del suo procuratore. Potremmo incontrare delle resistenze perché ovviamente, così facendo, il giocatore al termine di ogni stagione si troverà perennemente a rischio di essere sbattuto fuori. E non tutti potrebbero accettare questa situazione. Immagino che i procuratori accetterebbero questa clausola soltanto se venisse pattuita a monte una buonuscita legata alla rescissione. Altrimenti è facile che girino a largo.
Ad ogni modo, fossi nella società un tentativo lo farei a prescindere. Anche perché il posto bisogna sudarselo giorno dopo giorno. Mettersi in pantofole dopo aver firmato un contratto milionario perché tanto devi essere pagato fino alla fine, è davvero assurdo. Le società dovrebbero iniziare a tutelarsi. E vista la situazione in cui versiamo, noi per primi.