Noi stessi e la nostra sfiga e/o fragilità.
Perché solo se continueremo a questo ritmo di infortuni per tutto l’anno rischieremo di fallire addirittura l’arrivo tra le prime quattro, che quest’anno è l’obiettivo minimo, non massimo. A differenza, ad esempio, del 2012/2013, l’ultima volta che ci qualificammo con una squadra immensamente più scarsa di questa, quando arrivammo terzi con un terzo posto ad una quota ridicola di 72 punti, e a differenza del 2018/2019, quando avevamo una squadra più scarsa pure del 2012/2013, in cui il terzino sinistro titolare era Rodríguez e la riserva era Laxativo, uno dei difensori centrali titolari era Mosucchio, a centrocampo avevamo solo due giocatori decenti in tutta la rosa, Kessie a Bakawaka, nessun costruttore di gioco, per il resto avevamo come riserve Anna MazzaMauri, Montolacci e Bertolivo, ossia tutti giocatori talmente forti che finito il contratto con noi sono rimasti svincolati, per non parlare dell’attacco dove avevamo Piatek con riserva Cutrone e l’unico esterno sinistro di ruolo in rosa era Borini, altro svincolato a nemmeno 30 anni, tale per cui Chala doveva essere adattato perché Borini è roba da lotta salvezza in Serie B. Una rosa, nel complesso, che nella serie A di quest’anno arriverebbe massimo ottava/nona anche se allenata da Klopp, ma nel 2018/2019 si chiedeva a Rino di portarci in CL giocando bene con quella rosa, ignorando che nessun allenatore al mondo avrebbe potuto farlo con quegli uomini.
E ovviamente temo anche il braccino corto della proprietà, per i rinforzi soprattutto in panchina (discorso a parte per la difesa, dove serve un centrale titolare). Ma la proprietà rientra nel discorso “temere noi stessi”.
Per il resto non temo nessun altro. Proprio nessuno.