Cardinale alla Pallotta. A Milano col Tottenham, ma...

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Tuttosport: Nessuno nel Milan è immune da colpe e critiche e, come spesso accade, si parte dalla testa, dalla proprietà. RedBird e i suoi investitori non possono essere certo contenti di quanto prodotto dal Milan in questa stagione. È una proprietà silenziosa, distaccata dal visus quotidiano e che inizia a essere paragonata al modus operandi di Pallotta quando era proprietario della Roma. In una situazione simile, al fianco dell’ad Giorgio Furlani, sarebbe importante la presenza in loco di Gerry Cardinale, il cui arrivo a Milano era programmato per Milan-Tottenham, ma la sola passerella in Champions non sarebbe più sufficiente. Sotto accusa anche la costruzione della squadra: il mercato estivo, un continuo inseguirsi di situazioni, è stato bocciato in toto dalle scelte diPioli e l’investimento principale da 35 milioni, ovvero De Ketelaere, è paragonabile alle azioni Telecom di lunga data: ci vorrà tempo per farlo
fruttare. Dest, Adli, Vranckx e Origi non hanno finora dato nulla tra inadeguatezza tecnica e infortuni, Thiaw è l’unico che dia segnali
quando impiegato. La fiducia estrema in Tatarusanu e il non interven- to sul mercato di gennaio, sulla fotocopia dell’intuizione dello scorso anno, hanno portato la squadra a non migliorare tra i pali, dove è troppo ampio il dislivello tra Maignan e chi gli sta dietro. I parametri citati da Maldini dopo la Lazio, evidentemente, non sono questi e ora non si può più intervenire per risolvere i problemi causati anche da un budget zero a gennaio perché da gestire su due sessioni (il tutto senza avere cessioni remunerative, altro punto debole).

Ma per Repubblica la presenza di Cardinale col Tottenham non è più sicura

CorSport: la proprietà dovrebbe essere più presente. Perché Cardinale, dopo l’acquisto del club, è tutto tranne che un punto di riferimento per il club. A Riyad, quando c’era l’occasione di vincere il primo trofeo, non si è fatto vedere. Ma c’era Gordon Singer... Il suo tramite è il nuovo ad Furlani. Che non cancella, però, la sensazione di distacco e della mancanza di consapevolezza di quello che è davvero il Milan. E’ pensabile, infatti, che una squadra con questa storia e prestigio possa restare competitiva ad alto livello se i margini di manovra per il mercato sono puntualmente circoscritti (il budget per questa stagione era inferiore a quello dell’anno scorso) e ogni richiesta di eccezione viene regolarmente respinta (qualche spicciolo per un portiere a gennaio sarebbe servito)? Giusto fare attenzione ai conti e il Diavolo, da questo punto di vista, ha senza dubbio svoltato. Per andare oltre, però, serve anche altro. Il primo a non essere d’accordo con questo tipo di filosofia è proprio Maldini. E, infatti, le voci di tensioni con la proprietà si rincorrono con regolarità. Basti pensare alla questione del suo rinnovo dello scorso giugno... Arriva il momento in cui occorre fare di necessità virtù. Oppure decidere di farsi da parte. Ebbene, Maldini, assieme a Massara, ha scelto di insistere. A differenza dell’estate 2021, però, il mercato post scudetto si è rivelato un flop. A cominciare da De Ketelaere, per cui sono stati investiti ben 35 dei 50 milioni a disposizione per la campagna acquisti. Peraltro, quando le risorse scarseggiano, il player-trading dive ta un percorso obbligato. Solo che il Milan fatica a vendere. Chi va via, quasi sempre, lo fa perché non rinnova il contratto, visto che, anche per gli ingaggi, ci sono altri paletti. Insomma, è complicato immaginare di proseguire in questo modo.

Dubai e mercato sotto accusa QUI -) Milan: Dubai sotto accusa, oltre al mercato.
 
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CorSport: la proprietà dovrebbe essere più presente. Perché Cardinale, dopo l’acquisto del club, è tutto tranne che un punto di riferimento per il club. A Riyad, quando c’era l’occasione di vincere il primo trofeo, non si è fatto vedere. Ma c’era Gordon Singer... Il suo tramite è il nuovo ad Furlani. Che non cancella, però, la sensazione di distacco e della mancanza di consapevolezza di quello che è davvero il Milan. E’ pensabile, infatti, che una squadra con questa storia e prestigio possa restare competitiva ad alto livello se i margini di manovra per il mercato sono puntualmente circoscritti (il budget per questa stagione era inferiore a quello dell’anno scorso) e ogni richiesta di eccezione viene regolarmente respinta (qualche spicciolo per un portiere a gennaio sarebbe servito)? Giusto fare attenzione ai conti e il Diavolo, da questo punto di vista, ha senza dubbio svoltato. Per andare oltre, però, serve anche altro. Il primo a non essere d’accordo con questo tipo di filosofia è proprio Maldini. E, infatti, le voci di tensioni con la proprietà si rincorrono con regolarità. Basti pensare alla questione del suo rinnovo dello scorso giugno... Arriva il momento in cui occorre fare di necessità virtù. Oppure decidere di farsi da parte. Ebbene, Maldini, assieme a Massara, ha scelto di insistere. A differenza dell’estate 2021, però, il mercato post scudetto si è rivelato un flop. A cominciare da De Ketelaere, per cui sono stati investiti ben 35 dei 50 milioni a disposizione per la campagna acquisti. Peraltro, quando le risorse scarseggiano, il player-trading dive ta un percorso obbligato. Solo che il Milan fatica a vendere. Chi va via, quasi sempre, lo fa perché non rinnova il contratto, visto che, anche per gli ingaggi, ci sono altri paletti. Insomma, è complicato immaginare di proseguire in questo modo.
 
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Cardinale alla Pallotta in tutti i sensi. Aspettiamoci che il prossimo anno, anche con la scusa di non essere entrati in CL, cominci a fare trading con la vendita dei giocatori migliori!

Questi infami non meritano la platea del tifo rossonero!
 

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Tuttosport: Nessuno nel Milan è immune da colpe e critiche e, come spesso accade, si parte dalla testa, dalla proprietà. RedBird e i suoi investitori non possono essere certo contenti di quanto prodotto dal Milan in questa stagione. È una proprietà silenziosa, distaccata dal visus quotidiano e che inizia a essere paragonata al modus operandi di Pallotta quando era proprietario della Roma. In una situazione simile, al fianco dell’ad Giorgio Furlani, sarebbe importante la presenza in loco di Gerry Cardinale, il cui arrivo a Milano era programmato per Milan-Tottenham, ma la sola passerella in Champions non sarebbe più sufficiente. Sotto accusa anche la costruzione della squadra: il mercato estivo, un continuo inseguirsi di situazioni, è stato bocciato in toto dalle scelte diPioli e l’investimento principale da 35 milioni, ovvero De Ketelaere, è paragonabile alle azioni Telecom di lunga data: ci vorrà tempo per farlo
fruttare. Dest, Adli, Vranckx e Origi non hanno finora dato nulla tra inadeguatezza tecnica e infortuni, Thiaw è l’unico che dia segnali
quando impiegato. La fiducia estrema in Tatarusanu e il non interven- to sul mercato di gennaio, sulla fotocopia dell’intuizione dello scorso anno, hanno portato la squadra a non migliorare tra i pali, dove è troppo ampio il dislivello tra Maignan e chi gli sta dietro. I parametri citati da Maldini dopo la Lazio, evidentemente, non sono questi e ora non si può più intervenire per risolvere i problemi causati anche da un budget zero a gennaio perché da gestire su due sessioni (il tutto senza avere cessioni remunerative, altro punto debole).

Ma per Repubblica la presenza di Cardinale col Tottenham non è più sicura

CorSport: la proprietà dovrebbe essere più presente. Perché Cardinale, dopo l’acquisto del club, è tutto tranne che un punto di riferimento per il club. A Riyad, quando c’era l’occasione di vincere il primo trofeo, non si è fatto vedere. Ma c’era Gordon Singer... Il suo tramite è il nuovo ad Furlani. Che non cancella, però, la sensazione di distacco e della mancanza di consapevolezza di quello che è davvero il Milan. E’ pensabile, infatti, che una squadra con questa storia e prestigio possa restare competitiva ad alto livello se i margini di manovra per il mercato sono puntualmente circoscritti (il budget per questa stagione era inferiore a quello dell’anno scorso) e ogni richiesta di eccezione viene regolarmente respinta (qualche spicciolo per un portiere a gennaio sarebbe servito)? Giusto fare attenzione ai conti e il Diavolo, da questo punto di vista, ha senza dubbio svoltato. Per andare oltre, però, serve anche altro. Il primo a non essere d’accordo con questo tipo di filosofia è proprio Maldini. E, infatti, le voci di tensioni con la proprietà si rincorrono con regolarità. Basti pensare alla questione del suo rinnovo dello scorso giugno... Arriva il momento in cui occorre fare di necessità virtù. Oppure decidere di farsi da parte. Ebbene, Maldini, assieme a Massara, ha scelto di insistere. A differenza dell’estate 2021, però, il mercato post scudetto si è rivelato un flop. A cominciare da De Ketelaere, per cui sono stati investiti ben 35 dei 50 milioni a disposizione per la campagna acquisti. Peraltro, quando le risorse scarseggiano, il player-trading dive ta un percorso obbligato. Solo che il Milan fatica a vendere. Chi va via, quasi sempre, lo fa perché non rinnova il contratto, visto che, anche per gli ingaggi, ci sono altri paletti. Insomma, è complicato immaginare di proseguire in questo modo.

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hiei87

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Non invidio i romanisti, ma mi piacerebbe che cardinale ricevesse lo stesso trattamento che loro riservarono a pallotta.
 
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questo signore cosa ha fatto da quando è diventato proprietario??? a questo punto devo pensare che ha ragione chi pensa che sia un altra testa di legno...
 
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Tuttosport: Nessuno nel Milan è immune da colpe e critiche e, come spesso accade, si parte dalla testa, dalla proprietà. RedBird e i suoi investitori non possono essere certo contenti di quanto prodotto dal Milan in questa stagione. È una proprietà silenziosa, distaccata dal visus quotidiano e che inizia a essere paragonata al modus operandi di Pallotta quando era proprietario della Roma. In una situazione simile, al fianco dell’ad Giorgio Furlani, sarebbe importante la presenza in loco di Gerry Cardinale, il cui arrivo a Milano era programmato per Milan-Tottenham, ma la sola passerella in Champions non sarebbe più sufficiente. Sotto accusa anche la costruzione della squadra: il mercato estivo, un continuo inseguirsi di situazioni, è stato bocciato in toto dalle scelte diPioli e l’investimento principale da 35 milioni, ovvero De Ketelaere, è paragonabile alle azioni Telecom di lunga data: ci vorrà tempo per farlo
fruttare. Dest, Adli, Vranckx e Origi non hanno finora dato nulla tra inadeguatezza tecnica e infortuni, Thiaw è l’unico che dia segnali
quando impiegato. La fiducia estrema in Tatarusanu e il non interven- to sul mercato di gennaio, sulla fotocopia dell’intuizione dello scorso anno, hanno portato la squadra a non migliorare tra i pali, dove è troppo ampio il dislivello tra Maignan e chi gli sta dietro. I parametri citati da Maldini dopo la Lazio, evidentemente, non sono questi e ora non si può più intervenire per risolvere i problemi causati anche da un budget zero a gennaio perché da gestire su due sessioni (il tutto senza avere cessioni remunerative, altro punto debole).

Ma per Repubblica la presenza di Cardinale col Tottenham non è più sicura

CorSport: la proprietà dovrebbe essere più presente. Perché Cardinale, dopo l’acquisto del club, è tutto tranne che un punto di riferimento per il club. A Riyad, quando c’era l’occasione di vincere il primo trofeo, non si è fatto vedere. Ma c’era Gordon Singer... Il suo tramite è il nuovo ad Furlani. Che non cancella, però, la sensazione di distacco e della mancanza di consapevolezza di quello che è davvero il Milan. E’ pensabile, infatti, che una squadra con questa storia e prestigio possa restare competitiva ad alto livello se i margini di manovra per il mercato sono puntualmente circoscritti (il budget per questa stagione era inferiore a quello dell’anno scorso) e ogni richiesta di eccezione viene regolarmente respinta (qualche spicciolo per un portiere a gennaio sarebbe servito)? Giusto fare attenzione ai conti e il Diavolo, da questo punto di vista, ha senza dubbio svoltato. Per andare oltre, però, serve anche altro. Il primo a non essere d’accordo con questo tipo di filosofia è proprio Maldini. E, infatti, le voci di tensioni con la proprietà si rincorrono con regolarità. Basti pensare alla questione del suo rinnovo dello scorso giugno... Arriva il momento in cui occorre fare di necessità virtù. Oppure decidere di farsi da parte. Ebbene, Maldini, assieme a Massara, ha scelto di insistere. A differenza dell’estate 2021, però, il mercato post scudetto si è rivelato un flop. A cominciare da De Ketelaere, per cui sono stati investiti ben 35 dei 50 milioni a disposizione per la campagna acquisti. Peraltro, quando le risorse scarseggiano, il player-trading dive ta un percorso obbligato. Solo che il Milan fatica a vendere. Chi va via, quasi sempre, lo fa perché non rinnova il contratto, visto che, anche per gli ingaggi, ci sono altri paletti. Insomma, è complicato immaginare di proseguire in questo modo.

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Ripeto, l'estate è l'ultima chiamata.
Se si vivacchia un altro anno, dobbiamo militarizzare il tifo modello Roma e convincere sto imbelle che o vende, o vende, e che a milano non ci mette più piede.
 

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quando impiegato. La fiducia estrema in Tatarusanu e il non interven- to sul mercato di gennaio, sulla fotocopia dell’intuizione dello scorso anno, hanno portato la squadra a non migliorare tra i pali, dove è troppo ampio il dislivello tra Maignan e chi gli sta dietro. I parametri citati da Maldini dopo la Lazio, evidentemente, non sono questi e ora non si può più intervenire per risolvere i problemi causati anche da un budget zero a gennaio perché da gestire su due sessioni (il tutto senza avere cessioni remunerative, altro punto debole).

Ma per Repubblica la presenza di Cardinale col Tottenham non è più sicura

CorSport: la proprietà dovrebbe essere più presente. Perché Cardinale, dopo l’acquisto del club, è tutto tranne che un punto di riferimento per il club. A Riyad, quando c’era l’occasione di vincere il primo trofeo, non si è fatto vedere. Ma c’era Gordon Singer... Il suo tramite è il nuovo ad Furlani. Che non cancella, però, la sensazione di distacco e della mancanza di consapevolezza di quello che è davvero il Milan. E’ pensabile, infatti, che una squadra con questa storia e prestigio possa restare competitiva ad alto livello se i margini di manovra per il mercato sono puntualmente circoscritti (il budget per questa stagione era inferiore a quello dell’anno scorso) e ogni richiesta di eccezione viene regolarmente respinta (qualche spicciolo per un portiere a gennaio sarebbe servito)? Giusto fare attenzione ai conti e il Diavolo, da questo punto di vista, ha senza dubbio svoltato. Per andare oltre, però, serve anche altro. Il primo a non essere d’accordo con questo tipo di filosofia è proprio Maldini. E, infatti, le voci di tensioni con la proprietà si rincorrono con regolarità. Basti pensare alla questione del suo rinnovo dello scorso giugno... Arriva il momento in cui occorre fare di necessità virtù. Oppure decidere di farsi da parte. Ebbene, Maldini, assieme a Massara, ha scelto di insistere. A differenza dell’estate 2021, però, il mercato post scudetto si è rivelato un flop. A cominciare da De Ketelaere, per cui sono stati investiti ben 35 dei 50 milioni a disposizione per la campagna acquisti. Peraltro, quando le risorse scarseggiano, il player-trading dive ta un percorso obbligato. Solo che il Milan fatica a vendere. Chi va via, quasi sempre, lo fa perché non rinnova il contratto, visto che, anche per gli ingaggi, ci sono altri paletti. Insomma, è complicato immaginare di proseguire in questo modo.

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quando impiegato. La fiducia estrema in Tatarusanu e il non interven- to sul mercato di gennaio, sulla fotocopia dell’intuizione dello scorso anno, hanno portato la squadra a non migliorare tra i pali, dove è troppo ampio il dislivello tra Maignan e chi gli sta dietro. I parametri citati da Maldini dopo la Lazio, evidentemente, non sono questi e ora non si può più intervenire per risolvere i problemi causati anche da un budget zero a gennaio perché da gestire su due sessioni (il tutto senza avere cessioni remunerative, altro punto debole).

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Ma cosa c'entra anche quel povero demente di Cardinale. Si prenderà la mancetta per aver fatto la figura del pagliaccio di facciata.

I problemi lo sappiamo benissimo dove stanno, i maledetti giudei finché ne avranno bisogno per i loro sporchi comodi, non molleranno il cloeb.

Furlano sta a fare l'AD per caso, forse? Tutto il teatrino insulso del CDA in mano ai rabbini è forse una allucinazione?
 
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