Hazard, due anni fa, nella seconda disastrosa stagione di Mourinho, segnò 4 goal in 31 partite, apparendo come la brutta copia di se stesso e come un giocatore mediocre; Tiago, sbeffeggiato da tutta la tifoseria juventina, va all'Atletico Madrid e si gioca una finale di Champions, da titolare; Rafinha, panchinaro del Genoa, va al Bayern Monaco e rappresenta un affidabile ricambio di Lahm.
Così, giusto per dire i primi due o tre casi che mi sono venuti in mente; risparmiatemi la fatica di cercare altri esempi, perché è così: non si può prescindere dal contesto di squadra per giudicare un calciatore.
E attenzione! Non sto difendendo Calhanoglu, ma sto soltanto dicendo che, in un contesto di non-squadra, ogni singolo dev'essere esentato da ogni giudizio individuale; magari il turco si rivelerebbe un cesso anche in un contesto rodato, ma ora non può essere giudicato.