Y. Li: onorati tutti gli impegni col Milan, nonostante il NY Times.

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Come riportato dal Corriere della Sera in edicola oggi, 18 novembre 2017, il New York Times, attraverso un articolo pubblicato ieri ( http://www.milanworld.net/milan-yonghong-non-sarebbe-il-proprietario-delle-miniere-vt55215.html ) ha rimesso in moto i dubbi sulla figura di Yongong Li. Nonostante ciò, il presidente rossonero fin qui ha onorato tutti gli impegni presi col club rossonero. Ed il rifinanziamento del debito con Elliott, attraverso Highbridge, potrebbe dare ulteriori conferme.
 

Pamparulez2

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Sparano a zero su tutto.. un po è giusto ignorare, ma la conunicazione sta lasciando troppo correre
 

Casnop

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Come riportato dal Corriere della Sera in edicola oggi, 18 novembre 2017, il New York Times, attraverso un articolo pubblicato ieri ( http://www.milanworld.net/milan-yonghong-non-sarebbe-il-proprietario-delle-miniere-vt55215.html ) ha rimesso in moto i dubbi sulla figura di Yongong Li. Nonostante ciò, il presidente rossonero fin qui ha onorato tutti gli impegni presi col club rossonero. Ed il rifinanziamento del debito con Elliott, attraverso Highbridge, potrebbe dare ulteriori conferme.
In finanza, è regola aurea che avere i soldi è la stessa cosa del farseli prestare, al netto dell'aggio dovuto, si intende. Non si può, ipoteticamente, assumere di aver ricevuto in prestito 1,1-1,2 miliardi di euro, quali sono quelli investiti da quest'uomo di Hong Kong nel Milan, senza con ciò ammettere che egli abbia assets patrimoniali disponibili, pari almeno al 80-100 per cento di valore superiore a quello finanziato, che garantiscano il prestatore del rimborso del prestito e del pagamento degli interessi pattuiti. Gli assets rivenienti dal patrimonio del target, il Milan, solo in parte sostengono questa base, che dunque è fortificata da altri elementi, ignoti al New York Times, perso sulle false piste di miniere di fosfati di Changxing. Fossimo nel bravo giornalista del celeberrimo quotidiano, guarderemmo nei conti delle banche di Cayman, Singapore, Vergini Britanniche, o nelle piattaforme digitali di bitcoins, ove fluttua, sinora indisturbato, l'oceano della ricchezza nascosta di questi miliardari in euro provenienti da Cina ed Hong Kong. Il New York Times, tuttavia, vi perderebbe presto lo sguardo: l'apparente accessibilità a quei conti, garantita dalle recenti convenzioni internazionali sulla lotta al riciclaggio, si attiva sull'impulso delle autorità investigative tributarie dei singoli Paesi interessati, e la Cina sinora non solo ha dimostrato riluttanza ad investigazioni di questo tipo, ma si è ben guardata dall'includere quei Paesi tra quelli cosiddetti canaglia, ritenendoli offshore rispetto alla giurisdizione bancaria esercitata dal Fondo Monetario Internazionale, che essa ritiene presidio del potere del grande avversario nella egemonia sul mondo, gli USA. La Cina reputa che gli unici controlli valutari efficienti ed interessati sui capitali interni privati siano i propri, alla barriera doganale, ed ha il potere di limitarne o escluderne la circolazione su estero, se necessario, ove lo ritenga non conforme agli interessi nazionali. Quando il capitale è ormai fuori, per la Cina è indifferente l'utilizzo, se non per le decisioni strategiche sui futuri impieghi di quello tuttora detenuto nelle proprie banche interne, non a caso tutte pubbliche statali. Ciò, senza considerare che la totalità delle società imprenditoriali e finanziarie a controllo pubblico, locale o statale centrale, ha appoggi operativi in controllate con sede legale in molti di quei paradisi fiscali, ove accumula risorse finanziarie strategiche accuratamente lontane dalla influenza tributaria dell'Occidente; e senza considerare, come detto, l'impatto della enorme ricchezza finanziaria, accumulata in questi venti anni dai paesi del Far East, nelle piattaforme di scambio dei bitcoins, la moneta senza valuta, che emerge improvvisa dalle connessioni alle reti telematiche senza alcun passaggio bancario, nemmeno in Cina. Il paradiso vero ed ignoto di un Paese, la Cina, che sulla cessione del manifatturiero a contanti ha fondato il proprio impero, dalla madrepatria ai quattro angoli del mondo. Un campo largo, anzi smisurato, entro cui l'occhio conformista dell'osservatore occidentale si aggira con difficoltà, causa il muro culturale ed ideologico che lo separa da quel mondo. Le miniere di fosfati che ci sono, o forse non ci sono, possono consolare il giornalista di New York su una presunta assenza di valore, ma non spiegano la ricchezza finanziaria di un Paese divenuto grande senza avere materie prime o ricchezze naturali interne, ma semplicemente acquistandole su estero, trasformandole, rivendendole a contanti, e lucrando finanziariamente i ricavi, con costi di produzione imbattibili. Prima o poi lo capiremo, questo, dei signori cinesi. Sino ad allora farà comodo dire banalmente, con Squinzi, che sono semplicemente diversi. :)
 

Clarenzio

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In finanza, è regola aurea che avere i soldi è la stessa cosa del farseli prestare, al netto dell'aggio dovuto, si intende. Non si può, ipoteticamente, assumere di aver ricevuto in prestito 1,1-1,2 miliardi di euro, quali sono quelli investiti da quest'uomo di Hong Kong nel Milan, senza con ciò ammettere che egli abbia assets patrimoniali disponibili, pari almeno al 80-100 per cento di valore superiore a quello finanziato, che garantiscano il prestatore del rimborso del prestito e del pagamento degli interessi pattuiti. Gli assets rivenienti dal patrimonio del target, il Milan, solo in parte sostengono questa base, che dunque è fortificata da altri elementi, ignoti al New York Times, perso sulle false piste di miniere di fosfati di Changxing. Fossimo nel bravo giornalista del celeberrimo quotidiano, guarderemmo nei conti delle banche di Cayman, Singapore, Vergini Britanniche, o nelle piattaforme digitali di bitcoins, ove fluttua, sinora indisturbato, l'oceano della ricchezza nascosta di questi miliardari in euro provenienti da Cina ed Hong Kong. Il New York Times, tuttavia, vi perderebbe presto lo sguardo: l'apparente accessibilità a quei conti, garantita dalle recenti convenzioni internazionali sulla lotta al riciclaggio, si attiva sull'impulso delle autorità investigative tributarie dei singoli Paesi interessati, e la Cina sinora non solo ha dimostrato riluttanza ad investigazioni di questo tipo, ma si è ben guardata dall'includere quei Paesi tra quelli cosiddetti canaglia, ritenendoli offshore rispetto alla giurisdizione bancaria esercitata dal Fondo Monetario Internazionale, che essa ritiene presidio del potere del grande avversario nella egemonia sul mondo, gli USA. La Cina reputa che gli unici controlli valutari efficienti ed interessati sui capitali interni privati siano i propri, alla barriera doganale, ed ha il potere di limitarne o escluderne la circolazione su estero, se necessario, ove lo ritenga non conforme agli interessi nazionali. Quando il capitale è ormai fuori, per la Cina è indifferente l'utilizzo, se non per le decisioni strategiche sui futuri impieghi di quello tuttora detenuto nelle proprie banche interne, non a caso tutte pubbliche statali. Ciò, senza considerare che la totalità delle società imprenditoriali e finanziarie a controllo pubblico, locale o statale centrale, ha appoggi operativi in controllate con sede legale in molti di quei paradisi fiscali, ove accumula risorse finanziarie strategiche accuratamente lontane dalla influenza tributaria dell'Occidente; e senza considerare, come detto, l'impatto della enorme ricchezza finanziaria, accumulata in questi venti anni dai paesi del Far East, nelle piattaforme di scambio dei bitcoins, la moneta senza valuta, che emerge improvvisa dalle connessioni alle reti telematiche senza alcun passaggio bancario, nemmeno in Cina. Il paradiso vero ed ignoto di un Paese, la Cina, che sulla cessione del manifatturiero a contanti ha fondato il proprio impero, dalla madrepatria ai quattro angoli del mondo. Un campo largo, anzi smisurato, entro cui l'occhio conformista dell'osservatore occidentale si aggira con difficoltà, causa il muro culturale ed ideologico che lo separa da quel mondo. Le miniere di fosfati che ci sono, o forse non ci sono, possono consolare il giornalista di New York su una presunta assenza di valore, ma non spiegano la ricchezza finanziaria di un Paese divenuto grande senza avere materie prime o ricchezze naturali interne, ma semplicemente acquistandole su estero, trasformandole, rivendendole a contanti, e lucrando finanziariamente i ricavi, con costi di produzione imbattibili. Prima o poi lo capiremo, questo, dei signori cinesi. Sino ad allora farà comodo dire banalmente, con Squinzi, che sono semplicemente diversi. :)

Ovviamente nessuno replica al tuo intervento, meglio partecipare in altri thread allo spara-letame sulla nuova proprietà.
 

milanista mn tantan

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Il nostro problema che noi ci anneghiamo nel discutere l'invisibile,frugare in una zona nascosta e quindi ipotizzando e presumendo, mentre trascuriamo la pura verità che abbiamo di fronte che si manifesta in tutte le azioni che ha attuato finora per il Milan. Stiamo ipotizzando un futuro di cui nessuno saprà mai gli scenari. Ci mancherà solo sentire che Yonghong Lì faccia parte di un gruppo criminale terroristico.
 

krull

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In finanza, è regola aurea che avere i soldi è la stessa cosa del farseli prestare, al netto dell'aggio dovuto, si intende. Non si può, ipoteticamente, assumere di aver ricevuto in prestito 1,1-1,2 miliardi di euro, quali sono quelli investiti da quest'uomo di Hong Kong nel Milan, senza con ciò ammettere che egli abbia assets patrimoniali disponibili, pari almeno al 80-100 per cento di valore superiore a quello finanziato, che garantiscano il prestatore del rimborso del prestito e del pagamento degli interessi pattuiti. Gli assets rivenienti dal patrimonio del target, il Milan, solo in parte sostengono questa base, che dunque è fortificata da altri elementi, ignoti al New York Times, perso sulle false piste di miniere di fosfati di Changxing. Fossimo nel bravo giornalista del celeberrimo quotidiano, guarderemmo nei conti delle banche di Cayman, Singapore, Vergini Britanniche, o nelle piattaforme digitali di bitcoins, ove fluttua, sinora indisturbato, l'oceano della ricchezza nascosta di questi miliardari in euro provenienti da Cina ed Hong Kong. Il New York Times, tuttavia, vi perderebbe presto lo sguardo: l'apparente accessibilità a quei conti, garantita dalle recenti convenzioni internazionali sulla lotta al riciclaggio, si attiva sull'impulso delle autorità investigative tributarie dei singoli Paesi interessati, e la Cina sinora non solo ha dimostrato riluttanza ad investigazioni di questo tipo, ma si è ben guardata dall'includere quei Paesi tra quelli cosiddetti canaglia, ritenendoli offshore rispetto alla giurisdizione bancaria esercitata dal Fondo Monetario Internazionale, che essa ritiene presidio del potere del grande avversario nella egemonia sul mondo, gli USA. La Cina reputa che gli unici controlli valutari efficienti ed interessati sui capitali interni privati siano i propri, alla barriera doganale, ed ha il potere di limitarne o escluderne la circolazione su estero, se necessario, ove lo ritenga non conforme agli interessi nazionali. Quando il capitale è ormai fuori, per la Cina è indifferente l'utilizzo, se non per le decisioni strategiche sui futuri impieghi di quello tuttora detenuto nelle proprie banche interne, non a caso tutte pubbliche statali. Ciò, senza considerare che la totalità delle società imprenditoriali e finanziarie a controllo pubblico, locale o statale centrale, ha appoggi operativi in controllate con sede legale in molti di quei paradisi fiscali, ove accumula risorse finanziarie strategiche accuratamente lontane dalla influenza tributaria dell'Occidente; e senza considerare, come detto, l'impatto della enorme ricchezza finanziaria, accumulata in questi venti anni dai paesi del Far East, nelle piattaforme di scambio dei bitcoins, la moneta senza valuta, che emerge improvvisa dalle connessioni alle reti telematiche senza alcun passaggio bancario, nemmeno in Cina. Il paradiso vero ed ignoto di un Paese, la Cina, che sulla cessione del manifatturiero a contanti ha fondato il proprio impero, dalla madrepatria ai quattro angoli del mondo. Un campo largo, anzi smisurato, entro cui l'occhio conformista dell'osservatore occidentale si aggira con difficoltà, causa il muro culturale ed ideologico che lo separa da quel mondo. Le miniere di fosfati che ci sono, o forse non ci sono, possono consolare il giornalista di New York su una presunta assenza di valore, ma non spiegano la ricchezza finanziaria di un Paese divenuto grande senza avere materie prime o ricchezze naturali interne, ma semplicemente acquistandole su estero, trasformandole, rivendendole a contanti, e lucrando finanziariamente i ricavi, con costi di produzione imbattibili. Prima o poi lo capiremo, questo, dei signori cinesi. Sino ad allora farà comodo dire banalmente, con Squinzi, che sono semplicemente diversi. :)

Perdonami ma nel tuo discorso vedo molti luoghi comuni e dai per scontato cose che i fatti smentiscono. Soprattutto appare chiaro che non ritieni meritevole di attenzione un inchiesta come quella del Times. Francamente non ne capisco il motivo. Soprattutto non capisco il perché fai quasi passare pure il Times come parte integrante di un presunto complotto disinformativo ai danni del Milan. La domanda che mi farei é: perché questi cinesi che si nascondono nell'ombra rischierebbero di finire in mano ad un fondo americano come Elliott ed eventualmente in mano ad un altro fondo americano come Highbridge peraltro dovendigli restituire una cifra superiore a quella dovuta a Singer anche se in tempi più dilatati? Dov'é il senso di tutto ciò? Perdonami ma la storia dei capitali bloccati dalla Cina non sta più in piedi. Perché Suning sta immettendo ingenti capitali nell'Inter attraverso società controllate. Per loro non c'è il blocco? Loro stanno avviando progetti edilizi a Milano per il nuovo centro sportivo e vogliono intervenire su San Siro. Per loro i blocchi non valgono? Hanno recentemente stipulato un accordo con Evergrande per una collaborazione che certamente interesserà anche i cugini. Anche per Evergrande non valgono i blocchi? Quale l'interesse di una azienda nel rimanere nell'ombra acquisendo il Milan con tutta la visibilità che può dare? Non esiste. Non c'è un solo buon motivo per non avete chiara quale sia la struttura della nostra proprietà. Sai anche tu che ad oggi i più grandi problemi che potremmo avere con UEFA e fondi per rifinanziare sono i dubbi sulla solidità della proprietá. Perché non fare chiarezza se si fa solo danno al proprio investimento senza chiarimenti inequivocabili? Forse perché non ci sono garanzie da dare? Perché Goldman, Merryll eccetera ci hanno detto no? Io un dubbio comincio ad averlo. Non capisco perché non lo hai anche tu che davvero puoi dare lezioni a tutti su questioni di qualunque tipo. Con rispetto.
 

Super_Lollo

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Perdonami ma nel tuo discorso vedo molti luoghi comuni e dai per scontato cose che i fatti smentiscono. Soprattutto appare chiaro che non ritieni meritevole di attenzione un inchiesta come quella del Times. Francamente non ne capisco il motivo. Soprattutto non capisco il perché fai quasi passare pure il Times come parte integrante di un presunto complotto disinformativo ai danni del Milan. La domanda che mi farei é: perché questi cinesi che si nascondono nell'ombra rischierebbero di finire in mano ad un fondo americano come Elliott ed eventualmente in mano ad un altro fondo americano come Highbridge peraltro dovendigli restituire una cifra superiore a quella dovuta a Singer anche se in tempi più dilatati? Dov'é il senso di tutto ciò? Perdonami ma la storia dei capitali bloccati dalla Cina non sta più in piedi. Perché Suning sta immettendo ingenti capitali nell'Inter attraverso società controllate. Per loro non c'è il blocco? Loro stanno avviando progetti edilizi a Milano per il nuovo centro sportivo e vogliono intervenire su San Siro. Per loro i blocchi non valgono? Hanno recentemente stipulato un accordo con Evergrande per una collaborazione che certamente interesserà anche i cugini. Anche per Evergrande non valgono i blocchi? Quale l'interesse di una azienda nel rimanere nell'ombra acquisendo il Milan con tutta la visibilità che può dare? Non esiste. Non c'è un solo buon motivo per non avete chiara quale sia la struttura della nostra proprietà. Sai anche tu che ad oggi i più grandi problemi che potremmo avere con UEFA e fondi per rifinanziare sono i dubbi sulla solidità della proprietá. Perché non fare chiarezza se si fa solo danno al proprio investimento senza chiarimenti inequivocabili? Forse perché non ci sono garanzie da dare? Perché Goldman, Merryll eccetera ci hanno detto no? Io un dubbio comincio ad averlo. Non capisco perché non lo hai anche tu che davvero puoi dare lezioni a tutti su questioni di qualunque tipo. Con rispetto.

La verità non la sa nessuno , ne io ne te ne lui .

Possiamo però vivere questo momento in 2 modi :

- assistere ai fatti che avverranno tra poco senza prenderne parte
- ripetere ad ogni post o Thread quanto la nuova società sia brutta cattiva e corrotta .

Io potrei girare il discorso che hai fatto a te , in base a che conoscenze critichi sempre tutto ? In base a che conoscenze metti in dubbio il lavoro di professionisti che sono pagati fior di milioni ?

Ti ho detto più volte che occorre positività nella vita non sempre e solo critiche :)
 

corvorossonero

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Ma esattamente cosa ha onorato Li? ad oggi nemmeno sappiamo se è azionista della Rossoneri Lux, in quanto le società a monte sono tutte schermate. Ma a chi vogliono prendere per il mulo?
 

krull

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La verità non la sa nessuno , ne io ne te ne lui .

Possiamo però vivere questo momento in 2 modi :

- assistere ai fatti che avverranno tra poco senza prenderne parte
- ripetere ad ogni post o Thread quanto la nuova società sia brutta cattiva e corrotta .

Io potrei girare il discorso che hai fatto a te , in base a che conoscenze critichi sempre tutto ? In base a che conoscenze metti in dubbio il lavoro di professionisti che sono pagati fior di milioni ?

Ti ho detto più volte che occorre positività nella vita non sempre e solo critiche :)

Fraintendi Lollo. Io non critico. Io voglio chiarezza. Voglio sapere a chi siamo in mano. Voglio sapere quali sono i progetti futuri senza cambiar registro come ci si cambia le mutande tipo obiettivo stagionale. Voglio sapere che intenzioni hanno con lo stadio e voglio ipotesi di tempistica senza che in una chat stile monologo il nostro AD ci dica "vogliamo lo stadio di proprietà o San Siro o altro" che altro non é se non un prendere tempo senza dire nulla. Vorrei un allenatore che non sbugiardasse in conferenza il proprio AD in merito di mercato il giorno dopo una dichiarazione dell'AD. Vorrei un AD che non vada a dire in igni intervista che senza champions si devono cedere 1 o 2 giicatori top (pure i sassi sanno che sono Donnarumma e Suso) perdendo potere in una eventuale trattativa per poi rimanere sul vago sempre nella chat. Vorrei vedere un progetto che non si basa esclusivamente sui risultati sportivi di questa stagione è sul si o no della UEFA al voluntary Agreement, perché volenti o nolenti questa é la realtà. Vorrei un AD che non dica a Luglio che arriva uno sponsor importante per arrivare a novembre senza nulla in mano. Vorrei 2 dirigenti che non fanno circolare voci di top Player per 3 mesi per poi presentarsi con Kalinic. Vorrei un responsabile commerciale che va in giro a dire che il prossimo accordo per lo sponsor tecnico sará migliorativo per poi scoprire che così non é affatto o perlomeno non lo sará per almeno 3 anni. Vorrei sapere che diavolo fa Milan China nel dettaglio e sapere se ci hanno aperto le porte di ste scuole in Cina o meno. Lollo questa che ci stanno spacciando per trasparenza é solo e soltanto propaganda. Credimi se ti dico che sono il primo ad esserne frustrato proprio perché ero il primo a credere ad una vera svolta.
 
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