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Mara Venier nella bufera per quanto successo Domenica in post-sanremese all'Ariston.
Ripercorriamo: tutto è partito dalle parole dette da Ghali che, davanti ai giornalisti, ha ribadito lo "stop al genocidio" inneggiando alla pace, ma il momento clou quando Dargen D'Amico ha detto, rispondendo a Bartoletti che ha elogiato la "profondità dei suoi testi" : "quello che gli immigrati immettono nelle nostre casse per pagare le nostre pensioni è più di quello che spendiamo per l’accoglienza. Queste sono statistiche che ogni tanto andrebbero raccontate".
Lì Mara Venier, visibilmente in difficoltà visto il tema divisivo e delicato lo ha gentilmente interrotto dicendo che non c'era tempo e che doveva presentare gli altri cantanti. Dopodichè, la conduttrice ha sbottato contro i giornalisti, lasciando però il microfono aperto, e si è sentito un "Non mi mettete in imbarazzo o non vi faccio parlare più".
Ma, come se non bastasse, arriva la ciliegina sulla torta. Sul finale, l'AD Roberto Sergio invita la Venier a leggere un comunicato di solidarietà ad Israele, in risposta all'ambasciatore di Israele in Italia, Alon Bar, che è rimasto indignato dal fatto che siano arrivati solo appelli per Gaza e nessuna solidarietà ad Israele. Dopo la lettura del comunicato, la Venier ha dichiarato "Parole che condividiamo tutti" e si è rivelata un'altra scintilla che ha dato il La ad un'ulteriore polemica, forse quella più feroce e dallo studio oltre agli applausi si sono sentiti fischi ed un grido di uno spettatore "Cita Gaza!".
La Venier rompe il silenzio e al Corriere, ai microfoni di Aldo Cazzullo, dichiara: "Come sto? Male. Soffro molto, perché mai in vita mia ho censurato qualcuno, né sono mai stata accusata di censura".
"Ho interrotto Dargen? Perché eravamo in ritardo, molti artisti dovevano ancora cantare, e quattro di loro non sono riusciti a farlo, infatti torneranno da me domenica. Si figuri se ho paura ad affrontare il tema dei migranti. L’ho fatto molte volte. Ora ho invitato Dargen D’Amico in trasmissione domenica prossima, spero che venga".
"Il mio 'siamo tutti d'accordo' dopo la lettura del comunicato? Senta, io sono una conduttrice Rai. Se l'AD Rai mi chiede di leggere un comunicato, io lo faccio. Quanto al contenuto, forse qualcuno non è d’accordo con la condanna del massacro del 7 ottobre? Certo, è doveroso ricordare anche le vittime innocenti di Gaza".
"Come la penso su Gaza? Guardi, a Roma io vivo nel ghetto. Conosco e sono vicina a molte persone della comunità ebraica. Il primo ruolo che ho avuto come attrice fu quello di Vanda, un’ebrea suicida dopo le leggi razziali, nel film con Alida Valli Diario di un italiano…".
Ma il giornalista Cazzullo insiste: "Sì, ma come la pensa su Gaza?". Lei: "Io piango per le mamme di Gaza che hanno perso i loro figli bambini, come piango per le donne ebree stuprate e prese in ostaggio. Piango per tutte le vittime civili. E se c’è qualcuno che al tema delle violenze sulle donne è sempre stata sensibile e ha sempre dato spazio, sono io. Vorrei che gli ostaggi fossero liberati. E vorrei che si fermassero i bombardamenti sui civili e si trovasse una soluzione politica. Mi riconosco nelle parole di Papa Francesco, nei suoi appelli alla pace".
"Se gli artisti ne possono parlare? Certo, devono essere liberi di esprimersi. Però anche quello che dicono può essere discusso. E tutte le opinioni dovrebbero essere rappresentate. Domenica da me Ghali ha potuto parlare in piena libertà, ha risposto alle critiche dell’ambasciatore di Israele, ha concluso il suo ragionamento senza che nessuno lo interrompesse".
"Perchè zittisco i giornalisti? Non ho zittito nessuno. L’imbarazzo era per i ritmi, il tempo che passava, gli artisti che stavano lì e dovevano cantare, non per le domande…I giornalisti sono sempre stati i benvenuti nelle mie trasmissioni, e sono sempre stati liberi di fare le domande che ritenevano più opportune. Così è accaduto anche domenica scorsa: hanno chiesto a Ghali di Gaza, a Dargen D’Amico dei migranti. C’era una trasmissione da portare a termine, trenta cantanti da ascoltare. Ripeto: mi dispiace aver interrotto Dargen, lo aspetto domenica da me".
"Sarei una 'vestale del melonismo' per Repubblica? Ho pianto molto in questi giorni, ma questa definizione mi fa davvero sorridere. Se sono da trent’anni in tv, è perché non ho mai sposato una parte politica. Io mi rivolgo a tutto il pubblico, a prescindere dalle idee politiche di ciascuno, e rispettandole tutte. Da donna, sono contenta che ci sia una donna presidente del Consiglio. Ma continuerò ad ascoltare tutte le voci".
"Nella tv c'è censura? Io non lo avverto. E poi, ripeto, nulla di più estraneo a me e alla mia vita della censura. Ho sentito mie molte cause, molte battaglie civili, a cominciare dai diritti delle donne. Da ragazza con Gabriella Ferri occupammo la vecchia pretura del centro di Roma, proprio per avere un posto dove riunirci noi donne… Accetto le critiche, nessuno è perfetto, tutti possiamo sbagliare; ma la censura, proprio no".
Ripercorriamo: tutto è partito dalle parole dette da Ghali che, davanti ai giornalisti, ha ribadito lo "stop al genocidio" inneggiando alla pace, ma il momento clou quando Dargen D'Amico ha detto, rispondendo a Bartoletti che ha elogiato la "profondità dei suoi testi" : "quello che gli immigrati immettono nelle nostre casse per pagare le nostre pensioni è più di quello che spendiamo per l’accoglienza. Queste sono statistiche che ogni tanto andrebbero raccontate".
Lì Mara Venier, visibilmente in difficoltà visto il tema divisivo e delicato lo ha gentilmente interrotto dicendo che non c'era tempo e che doveva presentare gli altri cantanti. Dopodichè, la conduttrice ha sbottato contro i giornalisti, lasciando però il microfono aperto, e si è sentito un "Non mi mettete in imbarazzo o non vi faccio parlare più".
Ma, come se non bastasse, arriva la ciliegina sulla torta. Sul finale, l'AD Roberto Sergio invita la Venier a leggere un comunicato di solidarietà ad Israele, in risposta all'ambasciatore di Israele in Italia, Alon Bar, che è rimasto indignato dal fatto che siano arrivati solo appelli per Gaza e nessuna solidarietà ad Israele. Dopo la lettura del comunicato, la Venier ha dichiarato "Parole che condividiamo tutti" e si è rivelata un'altra scintilla che ha dato il La ad un'ulteriore polemica, forse quella più feroce e dallo studio oltre agli applausi si sono sentiti fischi ed un grido di uno spettatore "Cita Gaza!".
La Venier rompe il silenzio e al Corriere, ai microfoni di Aldo Cazzullo, dichiara: "Come sto? Male. Soffro molto, perché mai in vita mia ho censurato qualcuno, né sono mai stata accusata di censura".
"Ho interrotto Dargen? Perché eravamo in ritardo, molti artisti dovevano ancora cantare, e quattro di loro non sono riusciti a farlo, infatti torneranno da me domenica. Si figuri se ho paura ad affrontare il tema dei migranti. L’ho fatto molte volte. Ora ho invitato Dargen D’Amico in trasmissione domenica prossima, spero che venga".
"Il mio 'siamo tutti d'accordo' dopo la lettura del comunicato? Senta, io sono una conduttrice Rai. Se l'AD Rai mi chiede di leggere un comunicato, io lo faccio. Quanto al contenuto, forse qualcuno non è d’accordo con la condanna del massacro del 7 ottobre? Certo, è doveroso ricordare anche le vittime innocenti di Gaza".
"Come la penso su Gaza? Guardi, a Roma io vivo nel ghetto. Conosco e sono vicina a molte persone della comunità ebraica. Il primo ruolo che ho avuto come attrice fu quello di Vanda, un’ebrea suicida dopo le leggi razziali, nel film con Alida Valli Diario di un italiano…".
Ma il giornalista Cazzullo insiste: "Sì, ma come la pensa su Gaza?". Lei: "Io piango per le mamme di Gaza che hanno perso i loro figli bambini, come piango per le donne ebree stuprate e prese in ostaggio. Piango per tutte le vittime civili. E se c’è qualcuno che al tema delle violenze sulle donne è sempre stata sensibile e ha sempre dato spazio, sono io. Vorrei che gli ostaggi fossero liberati. E vorrei che si fermassero i bombardamenti sui civili e si trovasse una soluzione politica. Mi riconosco nelle parole di Papa Francesco, nei suoi appelli alla pace".
"Se gli artisti ne possono parlare? Certo, devono essere liberi di esprimersi. Però anche quello che dicono può essere discusso. E tutte le opinioni dovrebbero essere rappresentate. Domenica da me Ghali ha potuto parlare in piena libertà, ha risposto alle critiche dell’ambasciatore di Israele, ha concluso il suo ragionamento senza che nessuno lo interrompesse".
"Perchè zittisco i giornalisti? Non ho zittito nessuno. L’imbarazzo era per i ritmi, il tempo che passava, gli artisti che stavano lì e dovevano cantare, non per le domande…I giornalisti sono sempre stati i benvenuti nelle mie trasmissioni, e sono sempre stati liberi di fare le domande che ritenevano più opportune. Così è accaduto anche domenica scorsa: hanno chiesto a Ghali di Gaza, a Dargen D’Amico dei migranti. C’era una trasmissione da portare a termine, trenta cantanti da ascoltare. Ripeto: mi dispiace aver interrotto Dargen, lo aspetto domenica da me".
"Sarei una 'vestale del melonismo' per Repubblica? Ho pianto molto in questi giorni, ma questa definizione mi fa davvero sorridere. Se sono da trent’anni in tv, è perché non ho mai sposato una parte politica. Io mi rivolgo a tutto il pubblico, a prescindere dalle idee politiche di ciascuno, e rispettandole tutte. Da donna, sono contenta che ci sia una donna presidente del Consiglio. Ma continuerò ad ascoltare tutte le voci".
"Nella tv c'è censura? Io non lo avverto. E poi, ripeto, nulla di più estraneo a me e alla mia vita della censura. Ho sentito mie molte cause, molte battaglie civili, a cominciare dai diritti delle donne. Da ragazza con Gabriella Ferri occupammo la vecchia pretura del centro di Roma, proprio per avere un posto dove riunirci noi donne… Accetto le critiche, nessuno è perfetto, tutti possiamo sbagliare; ma la censura, proprio no".