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Ormai ha 80 anni, prima o poi accadrà che si levi di torno. Non può mica campare per sempre, e se non accetta ora dovrà rassegnarsi a cacciare di anno in anno milioni su milioni per una società allo sbando che ogni anno va sempre peggio.Io proprio non riesco a vedere Berlusconi che vende la maggioranza proprio non riesco ad immaginarmelo, magari firma ma poi chiede di avere la maggioranza non so, io ho idea molto precisa su questa "storia", aspettiamo lunedi e poi vediamo che succede, magari sono troppo troppo pessimista io ma vedo troppo entusiasmo come ho detto anche se firmano questa cosa non significa "nulla", mica è detto che vende la maggioranza ecc. Quello che non mi convince e che si passa da Milan ai cinesi a se lunedi firma non significa che hanno venduto mah, sembra che hanno già "cambiato il tiro".
Ad ogni anno che passa il valore della società crolla, gli introiti vengono dimezzati e con una rosa scarsissima come questa è praticamente impossibile riuscire a vendere qualcuno di decente per ottenere il famoso e ambito "pareggio di bilancio".
L'opinione pubblica si è finalmente accorta che non si può più andare avanti con Berlusconi e Galliani, e i figli ne hanno le scatole piene del Milan.
Inoltre non troverà mai il folle ********* che mette mezzo miliardo per contare come il 2 di picche, per cui le cose sono due:
o vende e si leva di torno con un bel gruzzolo in tasca lasciando una società ormai morta, o rimane ancora come presidente con tutta l'opinione pubblica contro, salvo i suoi soliti servi, dovendo ripianare annualmente di tasca sua dei passivi mostruosi avendo tra le mani una squadra tra le più scarse della sua ultrasecolare storia con i figli che, come una spina nel fianco, lo spingono annualmente a disfarsi di questa società ormai alla frutta.
Il direttore di China-files.com, Gabriele Battaglia, spiega perché Alibaba-Milan avrebbe perfettamente senso. E rivela anche i possibili lati negativi della vicenda. L'articolo è del 28 aprile (due giorni fa) ed è uscito in contemporanea con la chiacchierata che lo stesso Battaglia ha fatto con Campopiano. Eccone un sunto: Battaglia è un milanista old school pertanto farebbe di tutto per togliersi dai piedi l'attuale proprietà/dirigenza. Fino ad ora si tratta soltanto di voci che provengono dall'Italia e che sono state riprese anche da South China Morning Post – di proprietà del Gruppo Alibaba – che riporta, appunto, delle voci. Un segno?
Gli addetti ai lavori che sono stati contattati (giornalisti sportivi, business man nel marketing calcistico), sono molto scettici: i cinesi non buttano soldi. Perché dovrebbero farlo per un buco nero come una squadra italiana? Eppure c'è chi pensa che l'acquisto del Milan da parte di Alibaba avrebbe perfettamente senso. Parliamo di Rowan Simons, 48 enne inglese che vive in Cina da 28 anni ed è stato il primo commentatore straniero per la CCTV, tv di stato cinese. Simons afferma che "Nell'ambiente se ne sente parlare da tempo e anche economicamente sarebbe del tutto coerente. E vi spiego perché. Bisogna considerare diversi aspetti. Primo, il governo vuole che la Cina diventi una superpotenza calcistica. Quindi bisogna investire nel calcio. Secondo, in questo discorso si innestano i grandi gruppi imprenditoriali cinesi in concorrenza tra loro."
Alibaba nasce come sito di e-commerce, ma col tempo ha diversificato i suoi investimenti, tant'è che recentemente ha creato una sua divisione sportiva. Ed è anche proprietario al 50% del Guangzhou. Ma non è tutto: lo scorso settembre è stato creato Alisport, che si propone di intercettare gran parte di quei 5mila miliardi di yuan (680 miliardi di euro) che, secondo stime ufficiali, dovrebbero rappresentare il valore totale del mercato legato allo sport in Cina.
In che modo? Utilizzando l'immensa banca dati sugli utenti dei siti di e-commerce del gruppo per vendere loro eventi sportivi, equipaggiamento e altre merci. In poche parole: facendo diventare i 500 milioni di utenti Alibaba consumatori e praticanti di sport.
In questa diversificazione dei propri investimenti però Alibaba si trova indietro rispetto ad un altro colosso cinese, ossia Dalian Wanda. Quest'ultimo nasce come gruppo immobiliare, poi però è passato allo spettacolo prendendo la statunitense AMC Theaters e infine è entrata a gamba tesa anche nell'e-commerce accordandosi con Baidu e Tencent per una nuova piattaforma di vendite: Ffan.com. Senza parlare dell'acquisto del 20% dell'Atletico Madrid, e di Infront.
Se adesso, quindi, estendiamo il discorso alla disfida imprenditorial-sportiva, secondo Rowan Simons "Wanda possiede già un grande club calcistico, è concessionaria dei diritti tv per la Coppa del Mondo ed è il principale sponsor della Fifa. Stando così le cose, durante i mondiali da qui al 2030, quale sarà il gruppo con la più grande fetta di pubblicità sulla TV cinese?"
Ecco quindi che Alibaba si trova a rincorrere. E l'acquisto del Milan si inserirebbe alla perfezione in questa competizione serrata.
A ciò poi va aggiunto un altro aspetto meno trasparente. L'economia cinese sta rallentando, e le incertezze sul valore dei renminbi ha prodotto la cosiddetta "fuga dei capitali". Per i grandi gruppi, infatti, il miglior modo di esportare valuta dalla Cina è quello di investire in asset all'estero, a prescindere dal fatto che restituiscano o meno dei profitti.
Continua Simons, "in una fase come questa di insicurezza dell'economia, conviene portare i capitali dove c'è certezza del diritto. Ebbene, cosa c'è di meglio, oggi, che investire nel calcio in Europa? Porti i soldi all'estero, li rimetti in circolo, e nello stesso tempo fai contento il governo che vuole trasformare il Paese in una “superpotenza calcistica”, perché il Milan potrebbe significare proprio questo, ossia trasferimento di cultura calcistica in Cina, cioè un contributo alla causa".
Altra osservazione a margine, ma non troppo: "In questi investimenti, i gruppi cinesi dichiarano di solito di avere speso meno di quanto effettivamente spendono. Quindi ognuno tragga le conclusioni che vuole su un accordo che ufficialmente dovrebbe avvenire sulla base di 700 milioni di euro e che magari invece si chiude a un miliardo. Sia per chi compra, sia per chi vende."
Tirando le somme, quindi, Alibaba per il Milan sarebbe certamente bellissimo perché ha tanti soldi da investire e fa capo ad un giovane come Jack Ma che ha 52 anni, visione ed è considerato un guru per molti giovani. Ma Alibaba potrebbe essere negativo per il Milan perché si inserirebbe nella disfida dei gruppi cinesi con, sullo sfondo, le ambizioni del governo di Pechino.
Insomma, il Milan sarebbe inserito in logiche che sfuggono completamente al controllo dei suoi tifosi.
Ma diciamocelo: con Berlusconi c'erano già abituati.