Scaroni:"Elliott ha salvato il Milan. Decide Gazidis".

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Paolo Scaroni, presidente del Milan, intervistato dal Corsera in edicola oggi, 10 marzo. Ecco le dichiarazioni:


"Se il calcio si deve fermare? Io non sono un esperto, ma il governo attraverso il decreto della presidenza del Consiglio dei ministri ha preso delle decisioni riguardo al calcio incentrate sulle porte chiuse. Se le situazioni sono mutate o se bisogna chiarire alcuni aspetti del decreto lo deve fare sempre il governo. Per esempio: se le squadre devono essere autorizzate ad andare in trasferta, oppure se, dopo aver chiuso pub e teatri, vogliono chiudere anche il calcio, ce lo dicano e noi ci adegueremo. Ma secondo me il governo i ministri parlano per decreti, non per interviste”.

Pensa che che la politica abbia fatto confusione?

“Il governo sta affrontando una situazione mai vista, quindi prima di dare giudizi negativi ci penso 10 volte, ma, ripeto, i governi in queste situazioni di allarme devono parlare per decreti, per decisioni che restano riservate fino all’ultimo e non girano ore prima”.

Che impressione le hanno fatto le partite a porte chiuse?

“Lasciamo perdere quella del Milan, in generale dico che in un momento in cui noi italiani siamo costretti a stare molto più in casa, vedere le partite in tv è un piacere. A tribune vuote sono meno belle, ma io il gol di un campione come Dybala me lo sono goduto, poi certo avrei preferito che lo segnasse il Milan. Togliere il calcio significa aggiungere un’altra privazione. Se necessario lo faremo”.

Ma lei pensa che il campionato si concluderà?

“Non sono ottimista purtroppo: siamo talmente in tanti coinvolti nel calcio che un rischio contagio c’è, anche se è vero che nessuno è più monitorato dei calciatori. Però ho anche visto che quando si segna, ci si bacia e ci si abbraccia come prima, cosa che dovrebbe essere evitata”.

Lei ha spostato le parole del sindaco Sala e invitato a ripartire con il progetto stadio. Non è intempestivo?

“Occuparci dell’emergenza non ci deve far dimenticare che dobbiamo ripartire, perché sennò un’emergenza sanitaria seguirà una terribile emergenza economica. Parlare del futuro non è in contraddizione con l’occuparsi del presente. lo stadio resta un progetto meraviglioso che può davvero marcare la rinascita di Milano. L’appuntamento con il Comune è confermato: mi auguro sia un passaggio importante”.

Veniamo al Milan: dopo l’addio di Boban all’orizzonte c’è l’ennesima rivoluzione

“Come sapete, non sono io che mi occupo della parte sportiva, ma ripercorro un po’ la storia di Elliott. Si è trovato proprietario in una situazione in cui non c’era la liquidità per iscriversi al campionato, ha messo in sicurezza il club, ha assunto un manager di profilo internazionale come Gazidis, ha investito 250 milioni sul mercato, ha lanciato il progetto stadio. Gli sforzi compiuti non sono proporzionati ai risultati, però Elliott ce l’ha messa tutta. Gazidis è un professionista assoluto, ho fiducia che nel tempo la sua attività verrà ricompensata”.

Qual è il giudizio su Pioli?

“Ha fatto un ottimo lavoro, è riuscito a far cambiare faccia al Mian, considero quello con il Genoa un inciampo transitorio. Bisogna portare pazienza ancora un po’. In questo contesto, tra i problemi del Paese, quelli del calcio e quelli del Milan, la partenza di Boban, che pur mi è simpatico, non è una priorità nella mia testa”.

Non servirebbe maggiore stabilità a livello societario?

“Come gli allenatori, i dirigenti sono inamovibili finché tutto va bene”.

A questi dirigenti si imputa il fallimento di Giampaolo?

“Dico solo che come gli sforzi della proprietà non sono stati ricompensati, così l’impegno delle persone che lavorano non ha avuto risultati adeguati. E un po’ difficile gettare la croce addosso a Elliott per le scelte tecniche”.

Maldini resterà?

“Me lo auguro. Detto tutto questo, da uomo d’azienda, e dico che quando dei dirigenti vogliono fare un’intervista devono concordarla, uno non può alzarsi e esprimersi in libertà, perché acuisce la confusione. Vale anche per me, che sono il presidente: concertare l’immagine della società è necessario”.

Gazidis ha contattato un allenatore-manager come Rangnick: non era meglio concertare anche questo?

“Non conosco Rangnick, se ci sono stati dei contatti, sono molto preliminari. Credo che un conto siano i contatti, che ciascuno è legittimato ad avere, un altro i contratti: le assicuro che ipotesi di contratto non le ho viste”.

In tempo di fair play finanziario Gazidis ha il compito di aumentare i ricavi: i critici dicono che non ci sia riuscito

“Il progetto stadio rientra in questo tema. Poi da un punto di vista dello sforzo organizzativo il Milan sta facendo un grosso lavoro, ma serve tempo. E se non torniamo in Europa è tutto difficile”.

Con l’Uefa concorderete un settlement agreement?

“Considero la penalizzazione ricevuta una chiusura delle pendenze passate. Ma il Fair Play Finanzario è il nostro faro, va rispettato”.

Gazidis vuole ridurre il monte ingaggi e puntare sui giovani: Donnarumma e Ibra possono essere due eccezioni?

“Amo da matti Ibrahimovic e Donnarumma, ma se sono due eccezioni lo decide Gazidis”

La strategia resta quella di ridurre gli ingaggi?

“Non è una strategia, è una necessità”.
 

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Paolo Scaroni, presidente del Milan, intervistato dal Corsera in edicola oggi, 10 marzo. Ecco le dichiarazioni:


"Se il calcio si deve fermare? Io non sono un esperto, ma il governo attraverso il decreto della presidenza del Consiglio dei ministri ha preso delle decisioni riguardo al calcio incentrate sulle porte chiuse. Se le situazioni sono mutate o se bisogna chiarire alcuni aspetti del decreto lo deve fare sempre il governo. Per esempio: se le squadre devono essere autorizzate ad andare in trasferta, oppure se, dopo aver chiuso pub e teatri, vogliono chiudere anche il calcio, ce lo dicano e noi ci adegueremo. Ma secondo me il governo i ministri parlano per decreti, non per interviste”.

Pensa che che la politica abbia fatto confusione?

“Il governo sta affrontando una situazione mai vista, quindi prima di dare giudizi negativi ci penso 10 volte, ma, ripeto, i governi in queste situazioni di allarme devono parlare per decreti, per decisioni che restano riservate fino all’ultimo e non girano ore prima”.

Che impressione le hanno fatto le partite a porte chiuse?

“Lasciamo perdere quella del Milan, in generale dico che in un momento in cui noi italiani siamo costretti a stare molto più in casa, vedere le partite in tv è un piacere. A tribune vuote sono meno belle, ma io il gol di un campione come Dybala me lo sono goduto, poi certo avrei preferito che lo segnasse il Milan. Togliere il calcio significa aggiungere un’altra privazione. Se necessario lo faremo”.

Ma lei pensa che il campionato si concluderà?

“Non sono ottimista purtroppo: siamo talmente in tanti coinvolti nel calcio che un rischio contagio c’è, anche se è vero che nessuno è più monitorato dei calciatori. Però ho anche visto che quando si segna, ci si bacia e ci si abbraccia come prima, cosa che dovrebbe essere evitata”.

Lei ha spostato le parole del sindaco Sala e invitato a ripartire con il progetto stadio. Non è intempestivo?

“Occuparci dell’emergenza non ci deve far dimenticare che dobbiamo ripartire, perché sennò un’emergenza sanitaria seguirà una terribile emergenza economica. Parlare del futuro non è in contraddizione con l’occuparsi del presente. lo stadio resta un progetto meraviglioso che può davvero marcare la rinascita di Milano. L’appuntamento con il Comune è confermato: mi auguro sia un passaggio importante”.

Veniamo al Milan: dopo l’addio di Boban all’orizzonte c’è l’ennesima rivoluzione

“Come sapete, non sono io che mi occupo della parte sportiva, ma ripercorro un po’ la storia di Elliott. Si è trovato proprietario in una situazione in cui non c’era la liquidità per iscriversi al campionato, ha messo in sicurezza il club, ha assunto un manager di profilo internazionale come Gazidis, ha investito 250 milioni sul mercato, ha lanciato il progetto stadio. Gli sforzi compiuti non sono proporzionati ai risultati, però Elliott ce l’ha messa tutta. Gazidis è un professionista assoluto, ho fiducia che nel tempo la sua attività verrà ricompensata”.

Qual è il giudizio su Pioli?

“Ha fatto un ottimo lavoro, è riuscito a far cambiare faccia al Mian, considero quello con il Genoa un inciampo transitorio. Bisogna portare pazienza ancora un po’. In questo contesto, tra i problemi del Paese, quelli del calcio e quelli del Milan, la partenza di Boban, che pur mi è simpatico, non è una priorità nella mia testa”.

Non servirebbe maggiore stabilità a livello societario?

“Come gli allenatori, i dirigenti sono inamovibili finché tutto va bene”.

A questi dirigenti si imputa il fallimento di Giampaolo?

“Dico solo che come gli sforzi della proprietà non sono stati ricompensati, così l’impegno delle persone che lavorano non ha avuto risultati adeguati. E un po’ difficile gettare la croce addosso a Elliott per le scelte tecniche”.

Maldini resterà?

“Me lo auguro. Detto tutto questo, da uomo d’azienda, e dico che quando dei dirigenti vogliono fare un’intervista devono concordarla, uno non può alzarsi e esprimersi in libertà, perché acuisce la confusione. Vale anche per me, che sono il presidente: concertare l’immagine della società è necessario”.

Gazidis ha contattato un allenatore-manager come Rangnick: non era meglio concertare anche questo?

“Non conosco Rangnick, se ci sono stati dei contatti, sono molto preliminari. Credo che un conto siano i contatti, che ciascuno è legittimato ad avere, un altro i contratti: le assicuro che ipotesi di contratto non le ho viste”.

In tempo di fair play finanziario Gazidis ha il compito di aumentare i ricavi: i critici dicono che non ci sia riuscito

“Il progetto stadio rientra in questo tema. Poi da un punto di vista dello sforzo organizzativo il Milan sta facendo un grosso lavoro, ma serve tempo. E se non torniamo in Europa è tutto difficile”.

Con l’Uefa concorderete un settlement agreement?

“Considero la penalizzazione ricevuta una chiusura delle pendenze passate. Ma il Fair Play Finanzario è il nostro faro, va rispettato”.

Gazidis vuole ridurre il monte ingaggi e puntare sui giovani: Donnarumma e Ibra possono essere due eccezioni?

“Amo da matti Ibrahimovic e Donnarumma, ma se sono due eccezioni lo decide Gazidis”

La strategia resta quella di ridurre gli ingaggi?

“Non è una strategia, è una necessità”.

Ma quanto è inutile??

"Il FPF è il nostro FARO". LOL
 

varvez

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Con l’Uefa concorderete un settlement agreement?

“Considero la penalizzazione ricevuta una chiusura delle pendenze passate. Ma il Fair Play Finanzario è il nostro faro, va rispettato”.

Passaggio fondamentale questo
 

A.C Milan 1899

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Ma quanto è inutile??

"Il FPF è il nostro FARO". LOL

Che poi dice anche balle: come i 250 milioni investiti da Idiott sul mercato (ma dove??? Forse si confonde con la campagna cinese, dopo quella abbiamo investito MOLTO meno di 250 milioni, ma forse si riferisce al fatto che il lavapiatti ha usato i soldi prestati da Idiott -che venivano da chissà dove- per fare quella campagna acquisti) o il fatto che Idiott ce la starebbe “mettendo tutta”. Se ce la mette tutta dove sono i soldi da sponsorizzazioni interne che la UEFA permette di mettere fino all’equivalente del 30% del fatturato? La voce sponsor da holding, cioè gli sponsor interni, è a ZERO. Meno male che ce la mette tutta.
 

mark

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Questo è imbarazzante, attaccato alla poltrona come pochi e leccac*lo assurdo!! Indagato in svariati processi, mi vergogno di avere un presidente così
 
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non ho letto l'intervista per ora ma solo il titolo..ma vedo che questo va avanti con il suo mantra che "Elliott ha salvato il Milan"...lo ha già detto svariate volte se non sbaglio

a voi non ricorda quando qualcuno (con la cravatta gialla) ripeteva sempre "ringraziamo il Presidente che ancora una volta ha messo una mano sul cuore e una sul portafoglio ecc" :asd:
 

Goro

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Paolo Scaroni, presidente del Milan, intervistato dal Corsera in edicola oggi, 10 marzo. Ecco le dichiarazioni:


"Se il calcio si deve fermare? Io non sono un esperto, ma il governo attraverso il decreto della presidenza del Consiglio dei ministri ha preso delle decisioni riguardo al calcio incentrate sulle porte chiuse. Se le situazioni sono mutate o se bisogna chiarire alcuni aspetti del decreto lo deve fare sempre il governo. Per esempio: se le squadre devono essere autorizzate ad andare in trasferta, oppure se, dopo aver chiuso pub e teatri, vogliono chiudere anche il calcio, ce lo dicano e noi ci adegueremo. Ma secondo me il governo i ministri parlano per decreti, non per interviste”.

Pensa che che la politica abbia fatto confusione?

“Il governo sta affrontando una situazione mai vista, quindi prima di dare giudizi negativi ci penso 10 volte, ma, ripeto, i governi in queste situazioni di allarme devono parlare per decreti, per decisioni che restano riservate fino all’ultimo e non girano ore prima”.

Che impressione le hanno fatto le partite a porte chiuse?

“Lasciamo perdere quella del Milan, in generale dico che in un momento in cui noi italiani siamo costretti a stare molto più in casa, vedere le partite in tv è un piacere. A tribune vuote sono meno belle, ma io il gol di un campione come Dybala me lo sono goduto, poi certo avrei preferito che lo segnasse il Milan. Togliere il calcio significa aggiungere un’altra privazione. Se necessario lo faremo”.

Ma lei pensa che il campionato si concluderà?

“Non sono ottimista purtroppo: siamo talmente in tanti coinvolti nel calcio che un rischio contagio c’è, anche se è vero che nessuno è più monitorato dei calciatori. Però ho anche visto che quando si segna, ci si bacia e ci si abbraccia come prima, cosa che dovrebbe essere evitata”.

Lei ha spostato le parole del sindaco Sala e invitato a ripartire con il progetto stadio. Non è intempestivo?

“Occuparci dell’emergenza non ci deve far dimenticare che dobbiamo ripartire, perché sennò un’emergenza sanitaria seguirà una terribile emergenza economica. Parlare del futuro non è in contraddizione con l’occuparsi del presente. lo stadio resta un progetto meraviglioso che può davvero marcare la rinascita di Milano. L’appuntamento con il Comune è confermato: mi auguro sia un passaggio importante”.

Veniamo al Milan: dopo l’addio di Boban all’orizzonte c’è l’ennesima rivoluzione

“Come sapete, non sono io che mi occupo della parte sportiva, ma ripercorro un po’ la storia di Elliott. Si è trovato proprietario in una situazione in cui non c’era la liquidità per iscriversi al campionato, ha messo in sicurezza il club, ha assunto un manager di profilo internazionale come Gazidis, ha investito 250 milioni sul mercato, ha lanciato il progetto stadio. Gli sforzi compiuti non sono proporzionati ai risultati, però Elliott ce l’ha messa tutta. Gazidis è un professionista assoluto, ho fiducia che nel tempo la sua attività verrà ricompensata”.

Qual è il giudizio su Pioli?

“Ha fatto un ottimo lavoro, è riuscito a far cambiare faccia al Mian, considero quello con il Genoa un inciampo transitorio. Bisogna portare pazienza ancora un po’. In questo contesto, tra i problemi del Paese, quelli del calcio e quelli del Milan, la partenza di Boban, che pur mi è simpatico, non è una priorità nella mia testa”.

Non servirebbe maggiore stabilità a livello societario?

“Come gli allenatori, i dirigenti sono inamovibili finché tutto va bene”.

A questi dirigenti si imputa il fallimento di Giampaolo?

“Dico solo che come gli sforzi della proprietà non sono stati ricompensati, così l’impegno delle persone che lavorano non ha avuto risultati adeguati. E un po’ difficile gettare la croce addosso a Elliott per le scelte tecniche”.

Maldini resterà?

“Me lo auguro. Detto tutto questo, da uomo d’azienda, e dico che quando dei dirigenti vogliono fare un’intervista devono concordarla, uno non può alzarsi e esprimersi in libertà, perché acuisce la confusione. Vale anche per me, che sono il presidente: concertare l’immagine della società è necessario”.

Gazidis ha contattato un allenatore-manager come Rangnick: non era meglio concertare anche questo?

“Non conosco Rangnick, se ci sono stati dei contatti, sono molto preliminari. Credo che un conto siano i contatti, che ciascuno è legittimato ad avere, un altro i contratti: le assicuro che ipotesi di contratto non le ho viste”.

In tempo di fair play finanziario Gazidis ha il compito di aumentare i ricavi: i critici dicono che non ci sia riuscito

“Il progetto stadio rientra in questo tema. Poi da un punto di vista dello sforzo organizzativo il Milan sta facendo un grosso lavoro, ma serve tempo. E se non torniamo in Europa è tutto difficile”.

Con l’Uefa concorderete un settlement agreement?

“Considero la penalizzazione ricevuta una chiusura delle pendenze passate. Ma il Fair Play Finanzario è il nostro faro, va rispettato”.

Gazidis vuole ridurre il monte ingaggi e puntare sui giovani: Donnarumma e Ibra possono essere due eccezioni?

“Amo da matti Ibrahimovic e Donnarumma, ma se sono due eccezioni lo decide Gazidis”

La strategia resta quella di ridurre gli ingaggi?

“Non è una strategia, è una necessità”.

Ormai non c'è più niente da dire, osserviamo e basta
 
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Che poi dice anche balle: come i 250 milioni investiti da Idiott sul mercato (ma dove???.

secondo transfermarket nel 2018 abbiamo speso 187,80 in acquisti e incassato 88,30 in cessioni mentre nel 2019 in acquisti abbiamo speso 104,50 e incassato 63,70.

quindi si Elliott ha messo 200mln sul mercato.

piu che altro non sappiamo per nulla cedere.
 
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