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Sacchi alla Gazzetta dello Sport:
"Non conosco le motivazioni profonde, ma alla Nazionale non si può dire di no. È un dovere morale rispondere alla chiamata, perlomeno io la vedo così. La Nazionale è la squadra di tutti gli italiani e dunque, per un allenatore, dovrebbe rappresentare il massimo traguardo. Che cosa c’è di più alto e di più nobile che poter essere a capo di un progetto che coinvolge l’intero Paese?
Nazionale poco appetibile? Può essere, ma mi sorprenderebbe parecchio. Non possiamo pretendere dai giocatori l’attaccamento alla maglia e lo spirito di gruppo, se poi accadono queste cose. La Nazionale viene prima di ogni altra cosa, prima delle società, prima dei comprensibili campanilismi. Qui bisogna capire che siamo nel mezzo di una situazione drammatica, quella che sta vivendo tutto il nostro calcio, e che per risolverla serve un atto di coraggio e di responsabilità
Immagino che il presidente Gravina e i dirigenti siano rimasti a bocca aperta dopo aver appreso della decisione di Ranieri, ma questo non è il momento di fermarsi a ragionare su ciò che è stato. Futuro? Sento i nomi di Cannavaro, De Rossi e Gattuso. Non giudico le loro qualità. Hanno esperienza. Hanno vinto il Mondiale e hanno l'azzurro appiccicato sulla pelle.
Pur di allenare la Nazionale, rinunciai a due miliardi di lire nel 1991. Ne prendevo tre dal Milan e la Federcalcio me ne offriva soltanto uno. E c’era pure il Real Madrid che aveva messo sul tavolo addirittura cinque miliardi perché andassi in Spagna. Non ebbi alcun dubbio: scelsi la Nazionale. Volevo portare il mio Paese sul tetto del mondo e nel 1994 ci andai vicinissimo. Se solo non ci avessero messo a giocare in quel forno che era la costa est degli Stati Uniti, e fossimo andati in California come il Brasile, chissà come sarebbe andata
Ha sbagliato Mancini. Mi sembra che recentemente abbia anche ammesso l’errore, e questo vuol dire che l’uomo sa fare autocritica. L’importante è non perseverare. Credo che una seconda possibilità debba essere concessa a tutti, una volta che hanno capito di non essersi comportati bene e lo hanno pure ammesso. Anche Mancini, secondo me, avrebbe diritto a una chance. In fondo, l’ultimo trofeo lo abbiamo vinto con lui in panchina.L’Europeo del 2021 ce lo siamo già dimenticato? In quell’occasione lui fu bravissimo a costruire una squadra e a darle un gioco. Dopo quel successo, è stato il buio totale".
"Non conosco le motivazioni profonde, ma alla Nazionale non si può dire di no. È un dovere morale rispondere alla chiamata, perlomeno io la vedo così. La Nazionale è la squadra di tutti gli italiani e dunque, per un allenatore, dovrebbe rappresentare il massimo traguardo. Che cosa c’è di più alto e di più nobile che poter essere a capo di un progetto che coinvolge l’intero Paese?
Nazionale poco appetibile? Può essere, ma mi sorprenderebbe parecchio. Non possiamo pretendere dai giocatori l’attaccamento alla maglia e lo spirito di gruppo, se poi accadono queste cose. La Nazionale viene prima di ogni altra cosa, prima delle società, prima dei comprensibili campanilismi. Qui bisogna capire che siamo nel mezzo di una situazione drammatica, quella che sta vivendo tutto il nostro calcio, e che per risolverla serve un atto di coraggio e di responsabilità
Immagino che il presidente Gravina e i dirigenti siano rimasti a bocca aperta dopo aver appreso della decisione di Ranieri, ma questo non è il momento di fermarsi a ragionare su ciò che è stato. Futuro? Sento i nomi di Cannavaro, De Rossi e Gattuso. Non giudico le loro qualità. Hanno esperienza. Hanno vinto il Mondiale e hanno l'azzurro appiccicato sulla pelle.
Pur di allenare la Nazionale, rinunciai a due miliardi di lire nel 1991. Ne prendevo tre dal Milan e la Federcalcio me ne offriva soltanto uno. E c’era pure il Real Madrid che aveva messo sul tavolo addirittura cinque miliardi perché andassi in Spagna. Non ebbi alcun dubbio: scelsi la Nazionale. Volevo portare il mio Paese sul tetto del mondo e nel 1994 ci andai vicinissimo. Se solo non ci avessero messo a giocare in quel forno che era la costa est degli Stati Uniti, e fossimo andati in California come il Brasile, chissà come sarebbe andata
Ha sbagliato Mancini. Mi sembra che recentemente abbia anche ammesso l’errore, e questo vuol dire che l’uomo sa fare autocritica. L’importante è non perseverare. Credo che una seconda possibilità debba essere concessa a tutti, una volta che hanno capito di non essersi comportati bene e lo hanno pure ammesso. Anche Mancini, secondo me, avrebbe diritto a una chance. In fondo, l’ultimo trofeo lo abbiamo vinto con lui in panchina.L’Europeo del 2021 ce lo siamo già dimenticato? In quell’occasione lui fu bravissimo a costruire una squadra e a darle un gioco. Dopo quel successo, è stato il buio totale".

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