A parte Locatelli e Cutrone quelli usciti dalla Primavera negli ultimi anni sono tutte mezze seghe che non possono giocare in serie A.
Anche tra gli attuali solo Pobega (ma già si era ampiamente capito) può avere un futuro "roseo", gli altri da Forte a Capanni, fino al tanto decantato Tsadjout fanno tutti panca in C o in campionati similari.
Anche Plizzari si sta perdendo.
Chiaro che non è automatico il fatto che questi ragazzi siano potenziali campioni o mantengano le promesse. E Gabbia magari è uno dei tanti mediocri.
Ma il mio discorso, solamente implicito e appena accennato, riguarda la politica di gestione in generale. Premesso che la situazione del Milan è ancora oggi confusa e patria di scelte discutibili, io sono dell'opinione che è bene far esordire in tenera età i giocatori che possono avere delle chances. In genere ha sempre funzionato così, vedi Maldini, Albertini, la nidiata dei '63 ai tempi degli anni '80 (Evani, Battistini, etc). Se riesci ad emergere sei forte, altrimenti arrivederci.
Invece adesso buttiamo ogni tanto dei giovani in prima squadra (sempre meno spesso, quasi zero ultimamente), dopodiché finiscono nel dimenticatoio o vengono accantonati perché c'è l'acquisto di grido che invariabilmente relega in panchina il prodotto del vivaio. Non so se Locatelli, gestito a dovere, sarebbe stato meno proficuo di un Biglia, ad oggi. Forse lo abbiamo gestito malamente.
Nell'esempio di Gabbia, sempre sottolineando che potrebbe non essere granché, il giocatore arriva ormai alla soglia dei 22/23 anni senza esperienze di rilievo, mentre noi navighiamo con gente presa da chissà dove e che alla fine si rivela altamente insufficiente.
Dico soltanto: auspico ci sia un cambiamento di rotta nel settore giovanile, con gente che si accorge se il ragazzo ha doti. Un po' di coraggio nel farlo esordire o maturare dandolo in prestito, ma con un filo logico. Per Matteo Gabbia, ad esempio, se fosse stato in prima squadra da qualche anno forse magari avrebbe ben altro impatto. Invece ci stiamo ancora barcamenando nel capire se è adatto o no ai palcoscenici della massima serie.