Ravezzani:"La lezione del totem Ibra".

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Fabio Ravezzani dalle colonne di Tuttosport in edicola oggi, 30 gennaio, sul Milan e su Ibra

Certamente è un caso, forse è un caso. No, non può essere un caso. L’effetto Ibra sul Milan è spiegato da numeri semplicissimi e indiscutibili. Da quando Zlatan è tornato in rossonero la squadra ha vinto 5 partite su 6 pareggiandone solo una: la prima. Certo, spesso sono state vittorie risicate, sofferte, anche un po’ fortunate. Ma dopo il 5-0 subìto a Bergamo erano in tanti a pensare che la squadra fosse destinata a disintegrarsi psicologicamente. Serviva una terapia d’urto: mentale, prima che tecnica. Ecco perché prendere Ibra era indispensabile. Ecco perché, comunque andrà a finire la stagione, è stata una scelta azzeccata.
Il Milan, inteso come squadra, aveva bisogno di dimenticare. E quale modo migliore di farlo sedendosi intorno al sacro totem? Serviva un leader senza paura, uno che non contempla incertezze, inquietudini, che deborda autostima. Uno convinto e capace di convincerti d’essere il migliore, anche se non lo sei. Per chi crede che il calcio sia solo tattica, tecnica, corsa, aggressività, ecco servita la lezione Ibra. Il calcio nella sua essenza migliore è soprattutto autoesaltazione. Volare come il calabrone, anche se per le leggi della fisica non potresti. Ibra maestro nella psicologia di gruppo. Ibra santone in campo e fuori. Ibra guaritore taumaturgo. Dai tifosi sugli spalti (fine delle contestazioni, amore per lui e i suoi discepoli, boati a ogni colpo realizzato e applausi per quelli mancati) fino all’ultima delle riserve. Prendete Leao, per esempio: da svogliato talento semipanchinaro ad attaccante un po’ confusionario, ma pieno di entusiasmi. Sembra un altro perfino Calhanoglu. E chi non ha ricevuto la benedizione del Maestro? Fuori senza rimpianti. Provate a pensare: si è passati dal Milan di Suso al Milan di Ibra. Due giocatori che rappresentano perfettamente l’ultima metamorfosi rossonera. Tanto arzigogolato, incupito, lezioso, crepuscolare lo spagnolo, quanto feroce, aggressivo, essenziale il primo, quanto lineare, essenziale, guascone lo svedese.
Resta solo un quesito da risolvere: quanto può durare l’effetto Ibra? Fino a quando la scarica di adrenalina continuerà a trasformare una squadra intristita in un manipolo di vittoriosi? La risposta arriverà dopo il derby. Comunque andrà a finire la sfida (tutt’altro che scontata) con il Verona, sarà contro l’Inter che si vedranno i veri poteri di Ibra. Che non staranno tanto nel far vincere la partita al Milan (mai dire mai, però lo spread tecnico nell’ultima stagione è salito vertiginosamente), ma nel far disputa- re una partita gagliarda, quello che contro i nerazzurri non riesce da almeno due stagioni. Se anche questo test sarà superato, non ci sarà da frapporre indugi: ibra santo subito. E allenatore appena possibile...
 
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questo adesso tesse le lodi a Ibra quando fino a un mese fa gli dava del vecchio bollito.
 
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