Per me no. Quella dell'allenatore è retorica. Una grande società e un grande gruppo di giocatori fanno grande un allenatore, MAI viceversa.
Tutti gli allenatori che citi hanno lavorato in un ambiente ideale dove lavorare, con società che spingono e sostengono l'ambiente.
E d'altronde hanno anche fallito: Sacchi all'Atletico, Mourinho al Chelsea due anni fa, Conte all'Atalanta, e parliamo di grandissimi allenatori naturalmente.
Il City ha speso 200 milioni quest'anno per 4 terzini e un portiere... direi che Guardiola lo mettono nelle condizioni migliori per fare bene quello che sa fare. E lui è forse l'unico al mondo che pesa più del 5%...
Io ti ricordo anche l'esperienza di Marcelo Lippi all'Inter, che mi sembra emblematica e con molte analogie con il Milan attuale.
Citi Simeone: non ne discuto la bravura, a me piace parecchio, ma prima dell'Atletico è arrivato 16esimo a Catania e esonerato al Racing di Avellaneda. E' un caso emblematico del concetto che dico io, direi. L'Atletico è il top del top mondiale a livello dirigenziale, l'eccellenza assoluta, come dimostra la poderosa crescita dei fatturati, la costruzione di uno stadio magnifico in Spagna, paese difficile come se non più dell'Italia, l'entrata di Wanda nel capitale azionario. Inoltre è una piazza dove i giocatori vengono cresciuti e protetti, sempre, senza sentimentalismo nel caso in cui chiedano di violare la politica degli ingaggi... morto un papa se ne fa un altro, avanti il prossimo. Stai sicuro che un caso come Donnarumma all'Atletico non succederà mai.
I Colchoneros avevano un progetto eccezionale, portato avanti da gente seria e preparata, e Simeone ci ha messo del suo, facendo appunto rendere quel 5% che in una situazione simile fa la differenza fare un bel campionato e vincere la Liga.
Se mai arriveremo ad essere anche solo vicini ai livelli dell'Atletico, con le nostre potenzialità, stai sicuro che vinceremo la Champions di nuovo
Sull'atteggiamento di Montella, i risultati determinano tutto. Se vinci le risatine vanno benissimo, se perdi no. Vale per lui come per Carletto, che alla Juve chiamavano Maiale... ma per vincere ci vuole la squadra.