Pulisic leader Milan. Valore e numeri. In attesa di Leao.

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Tuttosport: i sono momenti in cui le cose ti si infi lano una dietro l’altra in maniera positiva, anche quando non vuoi. Come capitato l’altra sera a Christian Pulisic, con la rete dalla bandierina dell’angolo. Tutti, subito, a urlare o a chattare di “gol olimpico”. In realtà si è trattato di “c*** olimpico”, come ammesso dallo stesso statunitense: «Era un buon cross, è stato un bel gol, ma non intenzionale». Un gol comunque servito al numero al numero 11 del Milan per aprire una partita inaspettatamente complicata con il Bruges (in cui è arrivata fi nalmente la prima vittoria in Champions) e per balzare al comando in una graduatoria dell’anno solare 2024, in cui risulta il giocatore che ha preso più attivamente parte ai gol in tutte le compe tizioni: 24 situazioni, distribuite tra 15 reti e 9 assist. L’ultima gli ha permesso di staccare il compagno Rafael Leao, secondo a 23 (12 reti e 11 assist), mentre terzo è lo juventino Dusan Vlahovic a 22 (19 reti e 3 assist). È la pezza d’appoggio numerica che rafforza una sensazione provata nella passata stagione e raff orzata nella attuale. Ovvero, la centralità acquisita da Pulisic negli equilibri del Milan. In molti avevano alzato un sopracciglio quando il club lo aveva prelevato nell’estate 2023 dal Chelsea. Sbarcato in Premier nel 2019 come uno dei giovani più promettenti su cui puntare (aveva 21 anni), era gradualmente scivolato in un cono d’ombra, tra problemi fisici, gestioni tecniche ballerine e la solita abitudine Blues di vivere di rapidi innamoramenti e repentini disinnamoramenti per i giocatori. In sostanza: Pulisic era considerato un peso e non una risorsa. Tutt’altra storia al Milan, con Stefano Pioli ieri e Paulo Fonseca oggi. Hanno trovato nello statunitense un giocatore integro, tecnicamente impeccabile e disposto al sacrificio. Pronto a spostarsi dall’amata fascia sinistra per lasciarla a Leao, senza perdere in effi cienza. Oppure a disimpegnarsi in ogni ruolo, anche in difesa come si è visto nel Milan in dieci contro l’Udinese. E con il Bruges ha chiuso da mezz’ala nel 4-3-3 quando Fonseca ha cercato maggiore verticalità inserendo Okafor e Chukwueze sulle fasce (venendone ripagato dalle azioni che hanno portato al 3-1). Un giocatore quindi a misura di Milan. A maggior ragione di un club a gestione statunitense, che si ritrova un leader stelle&strisce. Anche in Nazionale, di cui Pulisic è capitano. Un crescendo che stride con il traccheggiare del giocatore che l’ex Chelsea si è lasciato dietro nella combinata gol+assist. Nel caso di Leao i numeri non vanno a suff ragare le impressioni fornite dal campo. Perché le 12 reti e gli 11 assist sono arrivati in un 2024 complicato per il portoghese, fi nito spesso al centro delle critiche per l’indolenza nelle prestazioni. Una sensazione che fi nisce per influenzare i giudizi, come capitato contro il Bruges. Era la partita cui Leao si ripresentava da titolare dopo i 90’ in panchina contro l’Udinese. E lui l’ha affrontata con una buona determinazione, di cui hanno fatto le spese prima Seys e poi Sabbe, regolarmente saltati nell’uno contro uno. Ma non sono arrivati assist vincenti ed è giunta la sostituzione con Okafor che, per ironia della sorte, ha costruito l’azione del 2-1 dopo pochi secondi. Fonseca ha ancora una volta adoperato parole ragionevoli su Leao, l’obiettivo è quello di non deprezzare una risorsa importante per il Milan (vedi i numeri di cui sopra). Nell’attesa, il tecnico si gode Pulisic.

Repubblica: Pulisic, l’americano tranquillo, ha conquistato il Milan dribbling, assist e tiri la sua firma su ogni gol. Viene dal calcio a 5. Ricorda Donadoni, il suo idolo era Figo, in rossonero ha ritrovato la fiducia per rinascere. Pagato 20 milioni oggi ne vale il doppio


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Tuttosport: i sono momenti in cui le cose ti si infi lano una dietro l’altra in maniera positiva, anche quando non vuoi. Come capitato l’altra sera a Christian Pulisic, con la rete dalla bandierina dell’angolo. Tutti, subito, a urlare o a chattare di “gol olimpico”. In realtà si è trattato di “c*** olimpico”, come ammesso dallo stesso statunitense: «Era un buon cross, è stato un bel gol, ma non intenzionale». Un gol comunque servito al numero al numero 11 del Milan per aprire una partita inaspettatamente complicata con il Bruges (in cui è arrivata fi nalmente la prima vittoria in Champions) e per balzare al comando in una graduatoria dell’anno solare 2024, in cui risulta il giocatore che ha preso più attivamente parte ai gol in tutte le compe tizioni: 24 situazioni, distribuite tra 15 reti e 9 assist. L’ultima gli ha permesso di staccare il compagno Rafael Leao, secondo a 23 (12 reti e 11 assist), mentre terzo è lo juventino Dusan Vlahovic a 22 (19 reti e 3 assist). È la pezza d’appoggio numerica che rafforza una sensazione provata nella passata stagione e raff orzata nella attuale. Ovvero, la centralità acquisita da Pulisic negli equilibri del Milan. In molti avevano alzato un sopracciglio quando il club lo aveva prelevato nell’estate 2023 dal Chelsea. Sbarcato in Premier nel 2019 come uno dei giovani più promettenti su cui puntare (aveva 21 anni), era gradualmente scivolato in un cono d’ombra, tra problemi fisici, gestioni tecniche ballerine e la solita abitudine Blues di vivere di rapidi innamoramenti e repentini disinnamoramenti per i giocatori. In sostanza: Pulisic era considerato un peso e non una risorsa. Tutt’altra storia al Milan, con Stefano Pioli ieri e Paulo Fonseca oggi. Hanno trovato nello statunitense un giocatore integro, tecnicamente impeccabile e disposto al sacrificio. Pronto a spostarsi dall’amata fascia sinistra per lasciarla a Leao, senza perdere in effi cienza. Oppure a disimpegnarsi in ogni ruolo, anche in difesa come si è visto nel Milan in dieci contro l’Udinese. E con il Bruges ha chiuso da mezz’ala nel 4-3-3 quando Fonseca ha cercato maggiore verticalità inserendo Okafor e Chukwueze sulle fasce (venendone ripagato dalle azioni che hanno portato al 3-1). Un giocatore quindi a misura di Milan. A maggior ragione di un club a gestione statunitense, che si ritrova un leader stelle&strisce. Anche in Nazionale, di cui Pulisic è capitano. Un crescendo che stride con il traccheggiare del giocatore che l’ex Chelsea si è lasciato dietro nella combinata gol+assist. Nel caso di Leao i numeri non vanno a suff ragare le impressioni fornite dal campo. Perché le 12 reti e gli 11 assist sono arrivati in un 2024 complicato per il portoghese, fi nito spesso al centro delle critiche per l’indolenza nelle prestazioni. Una sensazione che fi nisce per influenzare i giudizi, come capitato contro il Bruges. Era la partita cui Leao si ripresentava da titolare dopo i 90’ in panchina contro l’Udinese. E lui l’ha affrontata con una buona determinazione, di cui hanno fatto le spese prima Seys e poi Sabbe, regolarmente saltati nell’uno contro uno. Ma non sono arrivati assist vincenti ed è giunta la sostituzione con Okafor che, per ironia della sorte, ha costruito l’azione del 2-1 dopo pochi secondi. Fonseca ha ancora una volta adoperato parole ragionevoli su Leao, l’obiettivo è quello di non deprezzare una risorsa importante per il Milan (vedi i numeri di cui sopra). Nell’attesa, il tecnico si gode Pulisic.

Leao, Okafor, Theo, Pulisic, Chukuweze, Jovic, Morata, Abraham, Loftus, Reejnders.

A ruota, chi più o chi meno, uno o più di questi saranno in giornata ed i gol li faremo.

A me preoccupa solo e soltanto la nostra squadra quando difende, non credo sia un problema risolvibile.
 

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Repubblica: Pulisic, l’americano tranquillo, ha conquistato il Milan dribbling, assist e tiri la sua firma su ogni gol. Viene dal calcio a 5. Ricorda Donadoni, il suo idolo era Figo, in rossonero ha ritrovato la fiducia per rinascere. Pagato 20 milioni oggi ne vale il doppio
 

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Repubblica: Pulisic, l’americano tranquillo, ha conquistato il Milan dribbling, assist e tiri la sua firma su ogni gol. Viene dal calcio a 5. Ricorda Donadoni, il suo idolo era Figo, in rossonero ha ritrovato la fiducia per rinascere. Pagato 20 milioni oggi ne vale il doppio
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Tuttosport: i sono momenti in cui le cose ti si infi lano una dietro l’altra in maniera positiva, anche quando non vuoi. Come capitato l’altra sera a Christian Pulisic, con la rete dalla bandierina dell’angolo. Tutti, subito, a urlare o a chattare di “gol olimpico”. In realtà si è trattato di “c*** olimpico”, come ammesso dallo stesso statunitense: «Era un buon cross, è stato un bel gol, ma non intenzionale». Un gol comunque servito al numero al numero 11 del Milan per aprire una partita inaspettatamente complicata con il Bruges (in cui è arrivata fi nalmente la prima vittoria in Champions) e per balzare al comando in una graduatoria dell’anno solare 2024, in cui risulta il giocatore che ha preso più attivamente parte ai gol in tutte le compe tizioni: 24 situazioni, distribuite tra 15 reti e 9 assist. L’ultima gli ha permesso di staccare il compagno Rafael Leao, secondo a 23 (12 reti e 11 assist), mentre terzo è lo juventino Dusan Vlahovic a 22 (19 reti e 3 assist). È la pezza d’appoggio numerica che rafforza una sensazione provata nella passata stagione e raff orzata nella attuale. Ovvero, la centralità acquisita da Pulisic negli equilibri del Milan. In molti avevano alzato un sopracciglio quando il club lo aveva prelevato nell’estate 2023 dal Chelsea. Sbarcato in Premier nel 2019 come uno dei giovani più promettenti su cui puntare (aveva 21 anni), era gradualmente scivolato in un cono d’ombra, tra problemi fisici, gestioni tecniche ballerine e la solita abitudine Blues di vivere di rapidi innamoramenti e repentini disinnamoramenti per i giocatori. In sostanza: Pulisic era considerato un peso e non una risorsa. Tutt’altra storia al Milan, con Stefano Pioli ieri e Paulo Fonseca oggi. Hanno trovato nello statunitense un giocatore integro, tecnicamente impeccabile e disposto al sacrificio. Pronto a spostarsi dall’amata fascia sinistra per lasciarla a Leao, senza perdere in effi cienza. Oppure a disimpegnarsi in ogni ruolo, anche in difesa come si è visto nel Milan in dieci contro l’Udinese. E con il Bruges ha chiuso da mezz’ala nel 4-3-3 quando Fonseca ha cercato maggiore verticalità inserendo Okafor e Chukwueze sulle fasce (venendone ripagato dalle azioni che hanno portato al 3-1). Un giocatore quindi a misura di Milan. A maggior ragione di un club a gestione statunitense, che si ritrova un leader stelle&strisce. Anche in Nazionale, di cui Pulisic è capitano. Un crescendo che stride con il traccheggiare del giocatore che l’ex Chelsea si è lasciato dietro nella combinata gol+assist. Nel caso di Leao i numeri non vanno a suff ragare le impressioni fornite dal campo. Perché le 12 reti e gli 11 assist sono arrivati in un 2024 complicato per il portoghese, fi nito spesso al centro delle critiche per l’indolenza nelle prestazioni. Una sensazione che fi nisce per influenzare i giudizi, come capitato contro il Bruges. Era la partita cui Leao si ripresentava da titolare dopo i 90’ in panchina contro l’Udinese. E lui l’ha affrontata con una buona determinazione, di cui hanno fatto le spese prima Seys e poi Sabbe, regolarmente saltati nell’uno contro uno. Ma non sono arrivati assist vincenti ed è giunta la sostituzione con Okafor che, per ironia della sorte, ha costruito l’azione del 2-1 dopo pochi secondi. Fonseca ha ancora una volta adoperato parole ragionevoli su Leao, l’obiettivo è quello di non deprezzare una risorsa importante per il Milan (vedi i numeri di cui sopra). Nell’attesa, il tecnico si gode Pulisic.

Repubblica: Pulisic, l’americano tranquillo, ha conquistato il Milan dribbling, assist e tiri la sua firma su ogni gol. Viene dal calcio a 5. Ricorda Donadoni, il suo idolo era Figo, in rossonero ha ritrovato la fiducia per rinascere. Pagato 20 milioni oggi ne vale il doppio


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Calciatore ma soprattutto uomo vero, a dimostrazione che a 25 anni non tutti sono bimbiminkia.

Il paragone con Donadoni ci sta. Per questo un cc a 4 con lui a destra ed Hernandez potrebbe essere la soluzione ai problemi difensivi.

Vediamo come si evolvono le cose in questo momento e lui il nostro "LEADER TECNICO" per chi non lo avesse ancora capito
 
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