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Alberto Polverosi sul Corsport in edicola:"Leao è alla quarta stagione col Milan e tantissimo di quello che ha dentro per ora gli è rimasto dentro. Riyad non è stato fra i peggiori, nel Milan allo sbando ha cercato una soluzione personale, ma da un giocatore con quella struttura, con quella velocità, con quella tecnica in velocità, è obbligatorio aspettarsi di più, pretendere di più. Leao deve capire qual è la sua dimensione. Non è un fuori categoria, oggi lo sono Messi, Mbappé, Haaland, giocatori che risolvono la partita, che trascinano la squadra, che stabiliscono da soli una differenza netta, evidente. Gli dai la palla e ci pensano loro. Sempre, o quasi sempre. Per arrivare fin lassù, Leao dovrebbe segnare 30 gol in partite ufficiali a stagione, mentre finora il suo record è quota 14 dell’anno scorso. Il freno, diciamo pure il blocco di questo ragazzone è mentale. Mentale in senso calcistico, ovviamente. Leao non è quasi mai associato alla squadra, gioca un calcio tutto suo, un calcio che incenerisce l’avversario e abbaglia lo spettatore nello spunto individuale, quando parte con la palla incollata al piede. Ma della partita, di quella che il Milan gioca senza palla, a lui interessa poco. Facciamo gli ultimi due esempi. A Lecce, mentre Strefezza (non un fenomeno, ma di sicuro un buon giocatore che peraltro in questo campionato ha segnato solo 3 gol in meno del portoghese in una squadra non di vertice) si sfiancava in continui raddoppi difensivi per aiutare Gendrey, il diretto marcatore di Leao, mentre lui, Leao, se ne fregava altamente di aiutare Hernandez (in condizioni precarie come si è visto anche in Supercoppa), lasciandolo in balìa di uno o due avversari. A Riyad, quattro giorni dopo, il bis. Esatta fotocopia della partita di Lecce. Quando Darmian, l’interista della sua fascia, ha fatto partire l’azione dell’1-0, il portoghese è rimasto a guardare. C’è una sola fase nella testa di Leao, quella offensiva, quella col possesso palla. Ma, come detto, per permettersi tutto questo deve almeno raddoppiare il numero dei gol, altrimenti deve cambiare il modo di stare in campo e, prima ancora di valutare se stesso. Ha una forza atletica più che sufficiente per riempire la sua fascia tornando anche a dare una mano a Hernandez. Il problema è che siamo al quarto anno di Serie A, da tempo Leao avrebbe dovuto capire che una partita va giocata anche senza pallone.
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