Parolo:"Vi racconto Pioli e Inzaghi, pronti a vincere".

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Marco Parolo alla GDS su Pioli e Inzaghi:"A livello umano, sono due persone capaci di entrare subito in empatia con i loro giocatori. Due che amano parlare e confrontarsi, ascoltare e suggerire. E non è un caso se oggi nelle loro squadre non si sente mai una voce fuori dal coro: tutti danno il cento per cento, sia chi gioca sempre sia chi viene chiamato in causa ogni tanto o per pochi minuti. Sono entrati nel cuore e nella testa dei i giocatori e questo è il più grande riconoscimento che possa ricevere un allenatore"

Si aspettava una fuga a due? «Sì, sapevo che il Milan aveva le possibilità per lottare per il vertice mentre l’Inter doveva solo metabolizzare il passaggio da Conte a Inzaghi, ma non pensavo potesse avvenire in maniera così rapida. Simone è stato bravissimo e l’Inter dimostra oggi di essere una corazzata, con tanto entusiasmo. E merita il primo posto».

Qual è il segreto di Inzaghi? «È molto bravo a livello empatico, capisce subito cosa può dare lui ai giocatori nel rapporto umano. Veniva da una base importante: il 3-5-2 di Conte era collaudato, Antonio ha trasformato una squadra forte in vincente. Inzaghi ha aggiunto leggerezza, spensieratezza e libertà di gioco. Non è solo questione di campo, ma un pensiero a 360°: più dialogo, magari sconti sul lavoro se viene fatto tutto nel modo giusto. Simone ha inserito nuovi concetti in una macchina che andava forte, il gruppo ha allentato la tensione ma conosce la strada per la vittoria. Lo staff fa allenare tutti al massimo, trovando il modo di stimolare i giocatori e di farli divertire».

Differenze tra Inzaghi e Pioli? «Il mio Pioli non era quello di oggi, ma si intravedeva il grande potenziale. Colpiva la sua voglia di studiare sempre l’avversario e di cercare il modo di fargli male, il saper cambiare pelle anche in base alle caratteristiche di chi si affrontava, con modo di difendere e attaccare sempre differente. Inzaghi cambia poco, ha la sua idea e quella è. Pioli cambia l’interpretazione dello stesso modulo a seconda di chi si trova di fronte».

Si può dire che Pioli è stato bravo a convincere Ibra della bontà del suo progetto? «Secondo me è il contrario. Stefano ha capito come poter capitalizzare la sua personalità forte, lo ha sfruttato per spronare un gruppo che aveva tante difficoltà mentali a trasformarsi in una squadra sicura, con un leader in cui riconoscersi. Ora il leader è Pioli, è lui la sicurezza per tutto il gruppo. Ibra è la ciliegina sulla torta, non più la torta. E se uno come lui dà tutto anche quando gioca 15’, gli altri danno l’anima anche per un minuto».

Simone può soffrire di vertigini? E Stefano soffrirà la pressione dell’inseguimento? «Inzaghi e Pioli non hanno ancora vinto un titolo, quindi per entrambi ci sono nuove emozioni da vivere e provare. Ma sono pronti. L’Inter ha il vantaggio di avere un gruppo che sa come si vince. Un dettaglio che può fare la differenza quando non puoi più commettere errori»
 

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Marco Parolo alla GDS su Pioli e Inzaghi:"A livello umano, sono due persone capaci di entrare subito in empatia con i loro giocatori. Due che amano parlare e confrontarsi, ascoltare e suggerire. E non è un caso se oggi nelle loro squadre non si sente mai una voce fuori dal coro: tutti danno il cento per cento, sia chi gioca sempre sia chi viene chiamato in causa ogni tanto o per pochi minuti. Sono entrati nel cuore e nella testa dei i giocatori e questo è il più grande riconoscimento che possa ricevere un allenatore"

Si aspettava una fuga a due? «Sì, sapevo che il Milan aveva le possibilità per lottare per il vertice mentre l’Inter doveva solo metabolizzare il passaggio da Conte a Inzaghi, ma non pensavo potesse avvenire in maniera così rapida. Simone è stato bravissimo e l’Inter dimostra oggi di essere una corazzata, con tanto entusiasmo. E merita il primo posto».

Qual è il segreto di Inzaghi? «È molto bravo a livello empatico, capisce subito cosa può dare lui ai giocatori nel rapporto umano. Veniva da una base importante: il 3-5-2 di Conte era collaudato, Antonio ha trasformato una squadra forte in vincente. Inzaghi ha aggiunto leggerezza, spensieratezza e libertà di gioco. Non è solo questione di campo, ma un pensiero a 360°: più dialogo, magari sconti sul lavoro se viene fatto tutto nel modo giusto. Simone ha inserito nuovi concetti in una macchina che andava forte, il gruppo ha allentato la tensione ma conosce la strada per la vittoria. Lo staff fa allenare tutti al massimo, trovando il modo di stimolare i giocatori e di farli divertire».

Differenze tra Inzaghi e Pioli? «Il mio Pioli non era quello di oggi, ma si intravedeva il grande potenziale. Colpiva la sua voglia di studiare sempre l’avversario e di cercare il modo di fargli male, il saper cambiare pelle anche in base alle caratteristiche di chi si affrontava, con modo di difendere e attaccare sempre differente. Inzaghi cambia poco, ha la sua idea e quella è. Pioli cambia l’interpretazione dello stesso modulo a seconda di chi si trova di fronte».

Si può dire che Pioli è stato bravo a convincere Ibra della bontà del suo progetto? «Secondo me è il contrario. Stefano ha capito come poter capitalizzare la sua personalità forte, lo ha sfruttato per spronare un gruppo che aveva tante difficoltà mentali a trasformarsi in una squadra sicura, con un leader in cui riconoscersi. Ora il leader è Pioli, è lui la sicurezza per tutto il gruppo. Ibra è la ciliegina sulla torta, non più la torta. E se uno come lui dà tutto anche quando gioca 15’, gli altri danno l’anima anche per un minuto».

Simone può soffrire di vertigini? E Stefano soffrirà la pressione dell’inseguimento? «Inzaghi e Pioli non hanno ancora vinto un titolo, quindi per entrambi ci sono nuove emozioni da vivere e provare. Ma sono pronti. L’Inter ha il vantaggio di avere un gruppo che sa come si vince. Un dettaglio che può fare la differenza quando non puoi più commettere errori»
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