Ordine:"Milan, la difesa, le parole di Ibra e il mercato...".

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Franco Ordine da Il Giornale in edicola:

La sconfitta del Milan a Udi- ne, al netto di una striscia di risultati da bassa classifica (10 punti racimolati in
11 partite) che mette in serio pericolo la Champions, ha il merito di smascherare due falsi problemi. Il primo è il seguente: si
è pensato, scritto e sostenuto che il passaggio al sistema di gioco con difesa a 3 avesse cementato un gruppo che aveva perso fiducia, convinzione e anche smalto. In apparenza è stato così per una piccola serie di prove. Adesso si è capito che non è solo una questione tattica ma complessiva di squadra che difende male a cominciare dal centrocampo dove non c’è più la protezione speciale offerta in passato. A leggere le cifre del fatturato milanista in materia di gol si colgono i veri tormenti della stagione. Pioli ha fin qui subito 36 gol, undicesima difesa del torneo, e seminato appena 44 reti che sono una produzione molto bassa per chi ha l’ambizione dichiarata di puntare a una delle quattro piazze per accedere direttamente alla Champions league della prossima edizione.

Il secondo falso problema è quello legato a Leao. Anche a Udine è stato discusso e stroncato da voti bassi, figli probabilmente della serata deludentissima di tutto il Milan. Perché poi a vivisezionare la sua prestazione non si possono dimenticare che le giocate più importanti in attacco hanno portato la sua firma e che lo stesso rigore dell’1 a 1 di Ibra è stato provocato dalla sua percussione centrale su lancio lungo di Kalulu. Non è lui, solo lui, il deficit attuale del Milan che senza Theo e Giroud perde il 50 del potenziale offensivo.
La sequenza inquietante Firenze, Salernitana e Udine ha fatto capire allo stesso Pioli è che è venuto il tempo di tornare al collaudato 4-2- 3-1 ma a condizione che migliori il gioco perché questo è il nodo centrale del Milan di questa stagione: tranne rare eccezioni, non l’abbiamo mai visto toccare le vette raggiunte lo scorso torneo. E, come prova del nove, si può far combaciare questo dato negativo con il discutibile stato di forma di Tonali (un pilastro fino a novembre) e Bennacer appena tornato da un insulto muscolare. Ultimo aspetto, autentico limite della rosa milanista. Lo declina Ibrahimovic senza giri di parole: «Non abbiamo abbastanza esperienza per giocare da campioni d’Italia». Che vuol dire: questo gruppo non è strutturato per resistere sui due fronti, campionato e Champions. Non si può pretendere da una difesa di ridotta carriera che diventi affidabile e continua come quella famosa incarnata da Thiago e Nesta, per esempio. A completare l’analisi basta ripetere il limite denunciato da tempo: il mercato estivo non ha fornito alcun contributo alla causa, anzi se possibile ha indebolito la cifra tecnica collettiva.

Condò sulla crisi del Milan e sul Napoli QUI -) Condò:"Milan barca senza motore. Col Napoli...".
 

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La sconfitta del Milan a Udi- ne, al netto di una striscia di risultati da bassa classifica (10 punti racimolati in
11 partite) che mette in serio pericolo la Champions, ha il merito di smascherare due falsi problemi. Il primo è il seguente: si
è pensato, scritto e sostenuto che il passaggio al sistema di gioco con difesa a 3 avesse cementato un gruppo che aveva perso fiducia, convinzione e anche smalto. In apparenza è stato così per una piccola serie di prove. Adesso si è capito che non è solo una questione tattica ma complessiva di squadra che difende male a cominciare dal centrocampo dove non c’è più la protezione speciale offerta in passato. A leggere le cifre del fatturato milanista in materia di gol si colgono i veri tormenti della stagione. Pioli ha fin qui subito 36 gol, undicesima difesa del torneo, e seminato appena 44 reti che sono una produzione molto bassa per chi ha l’ambizione dichiarata di puntare a una delle quattro piazze per accedere direttamente alla Champions league della prossima edizione.

Il secondo falso problema è quello legato a Leao. Anche a Udine è stato discusso e stroncato da voti bassi, figli probabilmente della serata deludentissima di tutto il Milan. Perché poi a vivisezionare la sua prestazione non si possono dimenticare che le giocate più importanti in attacco hanno portato la sua firma e che lo stesso rigore dell’1 a 1 di Ibra è stato provocato dalla sua percussione centrale su lancio lungo di Kalulu. Non è lui, solo lui, il deficit attuale del Milan che senza Theo e Giroud perde il 50 del potenziale offensivo.
La sequenza inquietante Firenze, Salernitana e Udine ha fatto capire allo stesso Pioli è che è venuto il tempo di tornare al collaudato 4-2- 3-1 ma a condizione che migliori il gioco perché questo è il nodo centrale del Milan di questa stagione: tranne rare eccezioni, non l’abbiamo mai visto toccare le vette raggiunte lo scorso torneo. E, come prova del nove, si può far combaciare questo dato negativo con il discutibile stato di forma di Tonali (un pilastro fino a novembre) e Bennacer appena tornato da un insulto muscolare. Ultimo aspetto, autentico limite della rosa milanista. Lo declina Ibrahimovic senza giri di parole: «Non abbiamo abbastanza esperienza per giocare da campioni d’Italia». Che vuol dire: questo gruppo non è strutturato per resistere sui due fronti, campionato e Champions. Non si può pretendere da una difesa di ridotta carriera che diventi affidabile e continua come quella famosa incarnata da Thiago e Nesta, per esempio. A completare l’analisi basta ripetere il limite denunciato da tempo: il mercato estivo non ha fornito alcun contributo alla causa, anzi se possibile ha indebolito la cifra tecnica collettiva.

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11 partite) che mette in serio pericolo la Champions, ha il merito di smascherare due falsi problemi. Il primo è il seguente: si
è pensato, scritto e sostenuto che il passaggio al sistema di gioco con difesa a 3 avesse cementato un gruppo che aveva perso fiducia, convinzione e anche smalto. In apparenza è stato così per una piccola serie di prove. Adesso si è capito che non è solo una questione tattica ma complessiva di squadra che difende male a cominciare dal centrocampo dove non c’è più la protezione speciale offerta in passato. A leggere le cifre del fatturato milanista in materia di gol si colgono i veri tormenti della stagione. Pioli ha fin qui subito 36 gol, undicesima difesa del torneo, e seminato appena 44 reti che sono una produzione molto bassa per chi ha l’ambizione dichiarata di puntare a una delle quattro piazze per accedere direttamente alla Champions league della prossima edizione.

Il secondo falso problema è quello legato a Leao. Anche a Udine è stato discusso e stroncato da voti bassi, figli probabilmente della serata deludentissima di tutto il Milan. Perché poi a vivisezionare la sua prestazione non si possono dimenticare che le giocate più importanti in attacco hanno portato la sua firma e che lo stesso rigore dell’1 a 1 di Ibra è stato provocato dalla sua percussione centrale su lancio lungo di Kalulu. Non è lui, solo lui, il deficit attuale del Milan che senza Theo e Giroud perde il 50 del potenziale offensivo.
La sequenza inquietante Firenze, Salernitana e Udine ha fatto capire allo stesso Pioli è che è venuto il tempo di tornare al collaudato 4-2- 3-1 ma a condizione che migliori il gioco perché questo è il nodo centrale del Milan di questa stagione: tranne rare eccezioni, non l’abbiamo mai visto toccare le vette raggiunte lo scorso torneo. E, come prova del nove, si può far combaciare questo dato negativo con il discutibile stato di forma di Tonali (un pilastro fino a novembre) e Bennacer appena tornato da un insulto muscolare. Ultimo aspetto, autentico limite della rosa milanista. Lo declina Ibrahimovic senza giri di parole: «Non abbiamo abbastanza esperienza per giocare da campioni d’Italia». Che vuol dire: questo gruppo non è strutturato per resistere sui due fronti, campionato e Champions. Non si può pretendere da una difesa di ridotta carriera che diventi affidabile e continua come quella famosa incarnata da Thiago e Nesta, per esempio. A completare l’analisi basta ripetere il limite denunciato da tempo: il mercato estivo non ha fornito alcun contributo alla causa, anzi se possibile ha indebolito la cifra tecnica collettiva.

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Il secondo falso problema è quello legato a Leao. Anche a Udine è stato discusso e stroncato da voti bassi, figli probabilmente della serata deludentissima di tutto il Milan. Perché poi a vivisezionare la sua prestazione non si possono dimenticare che le giocate più importanti in attacco hanno portato la sua firma e che lo stesso rigore dell’1 a 1 di Ibra è stato provocato dalla sua percussione centrale su lancio lungo di Kalulu. Non è lui, solo lui, il deficit attuale del Milan che senza Theo e Giroud perde il 50 del potenziale offensivo.
La sequenza inquietante Firenze, Salernitana e Udine ha fatto capire allo stesso Pioli è che è venuto il tempo di tornare al collaudato 4-2- 3-1 ma a condizione che migliori il gioco perché questo è il nodo centrale del Milan di questa stagione: tranne rare eccezioni, non l’abbiamo mai visto toccare le vette raggiunte lo scorso torneo. E, come prova del nove, si può far combaciare questo dato negativo con il discutibile stato di forma di Tonali (un pilastro fino a novembre) e Bennacer appena tornato da un insulto muscolare. Ultimo aspetto, autentico limite della rosa milanista. Lo declina Ibrahimovic senza giri di parole: «Non abbiamo abbastanza esperienza per giocare da campioni d’Italia». Che vuol dire: questo gruppo non è strutturato per resistere sui due fronti, campionato e Champions. Non si può pretendere da una difesa di ridotta carriera che diventi affidabile e continua come quella famosa incarnata da Thiago e Nesta, per esempio. A completare l’analisi basta ripetere il limite denunciato da tempo: il mercato estivo non ha fornito alcun contributo alla causa, anzi se possibile ha indebolito la cifra tecnica collettiva.

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