Il sudcoreano, Hwang Hee-Chan, insieme a Takumi Minamino, Patson Daka, Dominik Szoboszlai ed Herling-Braut Haaland, sono stati tra i protagonisti di quella che può essere considerata la più bella partita giocata quest'anno in Europa, Liverpool-Salisburgo 4-3, nella fase a gironi della Champions League, il 2 ottobre scorso, ad Anfield, che sarebbe da segnalare come modello, positivo e negativo, del calcio del Gegenpressing, giocato da due delle formazioni che meglio lo hanno incarnato in questi ultimi anni. Pressione difensiva altissima, praticamente in ogni angolo del campo, continui rovesciamenti di fronte da parte di squadre che, recuperato il pallone, si gettavano in avanti anche in sei, sette elementi, una montagna di occasioni da rete, altissime frequenze nei passaggi e nelle soluzioni di tiro, partecipazione collettiva massimale, buchi difensivi per attacchi ben congegnati, vantaggi, rimonte, incertezza fino all'ultimo del risultato. Uno spasso, per l'osservatore neutrale, un cardiopalma per i tifosi. Un calcio verticale, easy, sempre molto propositivo. Il piccolo Salisburgo dell'ottimo Jesse Marsch, cresciuto all'ombra di Rangnick a New York, Lipsia e Salisburgo, sotto le insegne del Toro Rosso, che impegna il Liverpool di Klopp, campione d'Europa e futuro campione del Mondo, fino a sfiorare la vittoria, con talento giovanile e buone idee di gioco. Ed alla fine, ovazioni per tutti, dalla Kop. In Europa piace giocarsela così.