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Nesta, allenatore della Reggiana, intervistato alla Gazzetta dello Sport
“A me piace costruire dal basso, dominare il gioco, sono un ex difensore, ma ho sempre lavorato di più sulla fase offensiva.
Dobbiamo migliorare nell’approccio, prendiamo troppi gol all’inizio dei tempi.
E vanno migliorate alcune situazioni difensive
Studio tutto, è interessante il Leverkusen di Xabi Alonso, poi De Zerbi, o il Nizza di Farioli.
O il coraggio del piccolo Girona.
In questa stagione di Serie B mi ha stupito Vivarini, l’ho conosciuto a Coverciano e mi ha colpito la sua idea di calcio.
L’ho battuto a Santo Stefano, ma è dai tempi dell’Empoli di Andreazzoli che non vedevo una squadra così in B.
Si impara tanto andando fuori, l’Italia non è più la culla del calcio anche se è casa mia.
Ma il mondo è grande e poi è fondamentale conoscere le lingue visti i tanti calciatori stranieri che ci sono nelle varie rose.
Ah sì, certo gli infortuni erano troppi.
Eravamo il Milan della Serie B.
Ci siamo interrogati su tutto, fatto alcuni cambiamenti e ora faccio le corna ma siamo sul binario giusto.
Ai nostri tempi si lavorava di più sulla forza e c’erano più problemi alle articolazioni, ora è diverso.
Forse è così anche al Milan, chissà: lo capiremo solo tra dieci anni»
“A me piace costruire dal basso, dominare il gioco, sono un ex difensore, ma ho sempre lavorato di più sulla fase offensiva.
Dobbiamo migliorare nell’approccio, prendiamo troppi gol all’inizio dei tempi.
E vanno migliorate alcune situazioni difensive
Studio tutto, è interessante il Leverkusen di Xabi Alonso, poi De Zerbi, o il Nizza di Farioli.
O il coraggio del piccolo Girona.
In questa stagione di Serie B mi ha stupito Vivarini, l’ho conosciuto a Coverciano e mi ha colpito la sua idea di calcio.
L’ho battuto a Santo Stefano, ma è dai tempi dell’Empoli di Andreazzoli che non vedevo una squadra così in B.
Si impara tanto andando fuori, l’Italia non è più la culla del calcio anche se è casa mia.
Ma il mondo è grande e poi è fondamentale conoscere le lingue visti i tanti calciatori stranieri che ci sono nelle varie rose.
Ah sì, certo gli infortuni erano troppi.
Eravamo il Milan della Serie B.
Ci siamo interrogati su tutto, fatto alcuni cambiamenti e ora faccio le corna ma siamo sul binario giusto.
Ai nostri tempi si lavorava di più sulla forza e c’erano più problemi alle articolazioni, ora è diverso.
Forse è così anche al Milan, chissà: lo capiremo solo tra dieci anni»