Delusione sul piano agonistico, la partita ha seguito dinamiche simili a quelle della finale di Coppa Italia: equilibrio tattico apparente per un lungo tratto iniziale, ma alla prima svolta, e di fronte alla accelerazione avversaria, il Milan cede l'iniziativa ed esce dalla partita. Carenza di personalità, soprattutto a centrocampo, per la mancanza di giocatori in grado di disarmare il pressing avversario, gli intercetti e le relative ripartenze; ma anche, direi, un assetto tattico che non convince nella fase di copertura del pacchetto centrale difensivo. I gol di Zielinski nascono da situazioni in cui il polacco ha avuto tempo e spazio per calciare, libertà di azione francamente inaccettabili. Biglia e Bakayoko inadeguati al ruolo di centrali di centrocampo nel 433, ed allora meglio uno schermo con due centrali che si muovano in modo coordinato nelle interdizioni sui movimenti offensivi avversari. Poi, una linea di trequarti, cui affidare la costruzione del gioco, accorciando gli spazi con il centravanti avversario, ed aprendo le difese avversarie per l'azione molto efficace di Higuain. 4231 più adeguato alle caratteristiche di un centrocampo tecnicamente povero, a fronte di trequarti di maggiore spessore. Ci manca l'idea di pericolosità offensiva, essenziale per evitare che l'avversario carichi in attacco nella consapevolezza che il Milan non possa insidiarlo. Abbiamo giocatori che possono concepire questa idea di gioco, occorre tuttavia un mutamento di contesto, da sviluppare nell'occasione del reimpiego di Calhanoglu. Tutto questo, a margine di una partita che, pur nella esattezza del risultato finale, il Milan conduceva a mezz'ora dalla fine per due a zero. Delusione, certamente, ma non sconforto. Gattuso, tuttavia, dovrà comprendere che occorre cambiare sistema, ed eventualmente uomini.
