Interviene il procuratore della condanna, Luigi D'Alessio (omonimo del cantante), al centro di attacchi senza precedenti (soprattutto sui social come Twitter):
"Sono progressista, iscritto a Magistratura Democratica.
Sono vittima di un’aggressione mediatica. Amareggiato ma sereno con la coscienza. Non ho agito con intento persecutorio.
Il sistema di accoglienza di Lucano era riservato a pochi eletti che avevano occupato le case. Lui manteneva sempre gli stessi, sottomessi. Gli altri li mandava nell’inferno delle baraccopoli di Rosarno.
Tutto era organizzato per favorire varie cooperative locali, creare clientele, accumulare ricchezze, beneficiare di indotti elettorali. Ci sono altri condannati, non solo lui. Era un sistema.
Lucano è come un bandito di Sergio Leone: idealista, improvvisamente issato su un piedistallo, ubriacato da un ruolo più grande di lui. Ha pensato di abbinare un’idea nobile a una sorta di promozione personale e sociale. Non è Messina Denaro, ma ha inteso male il suo ruolo di sindaco, proclamando “io me ne infischio delle leggi” e ostentando una scarsa sensibilità istituzionale tradotta in una serie impressionante di reati. Riace è un Comune dissestato”.