Forse perché nessuno finora si è trovato nella situazione del Milan, che presenta tratti effettivamente inediti. Dal 28 settembre 2018, mercé il rimborso anticipato dal club della sorte capitale e degli interessi al tempo maturati sui due prestiti obbligazionari da 128 milioni di euro di capitale, erogati nel maggio 2017 da Elliott in favore del club allora controllato da Mr. Li, il Milan di fatto vanta una Posizione Finanziaria Netta che, come sarà evidenziato dal prossimo bilancio in scadenza al 30 giugno 2019, non riporta situazioni di indebitamento finanziario consolidato: non verso istituti finanziari, al netto di una trascurabile posizione, 30 milioni di euro circa, per factoring su crediti commerciali a scadenza pluriennale successiva; non verso soci; non verso lo Stato, se non per un residuo di 2-3 milioni su rateizzazione verso l'Agenzia delle Entrate. Ha solo impegni, già in gran parte assolti nel bilancio 2017-2018, verso altri clubs per residui pagamenti per quote dei cartellini dei giocatori nel ricco mercato dell'estate 2017, ed ovviamente verso i propri dipendenti, i cui costi sono in crescita, ma ampiamente entro la soglia desiderabile del 55, 60 per cento dei ricavi prima delle imposte. Nondimeno, il club ha un limite obiettivo alla piena competitività, che è il livello dei ricavi, pari alla metà, o ad un terzo addirittura, di quello dei principali competitori internazionali, nel cui mercato (televisivo, dei diritti sportivi, dei marchi commerciali) aspira legittimamente ad inserirsi. Nonostante quanto precede, e la più volte manifestata volontà di investimento della nuova proprietà, dall'acquisto di giocatori per alzare il livello sportivo, alla costruzione di un impianto proprietario per alzare quello dei ricavi da matchday e commerciale, il club è attualmente frenato nella propria capacità economica e finanziaria da una normativa federale che ancora alla rigida regola del break even aggregato nel triennio precedente la possibilità di effettuare investimenti produttivi, dappoiche' essa trascura di considerare, entro l'esercizio sportivo di competenza ovvero per quello immediatamente successivo, l'incidenza nelle politiche di gestione del club di eventi di portata capitale occorsi a quest'ultimo negli ultimi mesi, dal cambio di proprietà al radicale overruling della propria situazione finanziaria, i cui effetti positivi, anziché essere appunto apprezzati per l'immediato impatto sul ciclo economico, diventano solo uno dei componenti contabili di un ciclo economico, ritenuto all'origine di base triennale, decorrente solo dalla data in cui esso è originato, nel mentre le conseguenze di diseconomie verificatesi in passato, ma non più ricorrenti nel presente, si producono immediatamente, perché determinatesi nel tempo triennale precedente, e condizioneranno pesantemente le possibilità future di investimento, le uniche obiettivamente idonee a generare gli auspicati ricavi. È proprio questa singolarità, inserita in un sistema che, ad eco ritardata degli eventi del ciclo economico, in una sorta di distonia temporale, zavorra in uno stringente sistema di sanzioni il bilancio di una impresa sportiva, che sta fortemente perturbando le strategie del club, inducendolo a valutare in extremis la opportunità di attivare meccanismi giurisdizionali, sportivi e non, per verificarne la legalità, rispetto a principi sovranazionali riconosciuti di libertà di investimento e di impresa, e, a valle, la continenza rispetto allo stesso Regolamento del FPF e degli altri ordinamenti sportivi. È una strategia che, obiettivamente, comporta forti rischi di deterioramento dei rapporti con quel sistema in cui il Milan aspira legittimamente ad inserirsi, in primis la regolare partecipazione alle competizioni Uefa, e potenzialmente dirompente nella misura in cui attinge, o vuole attingere, ai fondamenti giuridici di quel sistema, ma che oggi Elliott non può assolutamente escludere di considerare. Esso infatti è un hedge fund, un investitore professionale in attività di impresa, e gestisce per finalità di lucro capitali di terzi ad esso affidati, verso cui risponde con il proprio patrimonio in ordine al promesso ritorno di redditività secondo i termini del mandato ricevuto. Non può dunque consentirsi di trascurare l'utilizzo di alcuno degli strumenti che gli consentano di raggiungere questo obiettivo, fossero essi consistenti anche nello sconvolgimento radicale dello scenario fattuale in cui si pone l'investimento, sia esso economico, politico, o giuridico. La sua storia imprenditoriale e finanziaria, dispiegata in passato in contesti anche più complessi di quello della Uefa, dice proprio questo, e vi è da pensare che anche in questo caso verrà confermato un certo metodo di azione. Detto questo, il Milan ha bisogno di stabilità e certezze per poter realizzare i suoi programmi, e non c'è dubbio che uno scenario permanente di conflitto non aiuterà, considerati anche i tempi normalmente non brevi di soluzione di controversie giudiziarie, incompatibili comunque con quelli del calendario calcistico. L'auspicio è dunque quello di un accordo, il tema è capire quali siano i margini che i contendenti hanno per negoziare un accordo che soddisfi le parti, non crei precedenti pregiudizievoli per la Uefa e la sua giurisdizione, e non dia adito a condotte discriminatorie sul piano sportivo.