Il quanto è indicativo, ma poi il come è altrettanto importante. Spesso corriamo male e piano. Male perché ci troviamo spesso piazzati in modo horror, soprattutto quando perdiamo palla, e piano perché le difficoltà dalla trequarti in su sono date anche dal tempo infinito che ci mettiamo a far salire il pallone.
Fateci caso, una volta recuperata palla, la squadra va in freeze e tutti si piazzano lì a fissare il portatore, senza concedere soluzioni per ripartire. Così, di titic e titoc, in circa due minuti riusciamo ad arrivare perimetralmente nei pressi dell’area avversaria, se va bene. Una volta arrivati, la difesa è schierata, la porta protetta da un bunker e noi abbiamo, nella migliore delle ipotesi, un povero disperato lasciato solo in area, preda dei centrali avversari.
Non giochiamo mai con tre metri di campo libero davanti, abbiamo sempre un avversario addosso e, quindi, scarichiamo costantemente palla indietro.
Con questi ritmi e modalità, potresti fare anche duecentomila km a partita è il risultato sarebbe sempre lo stesso.