Milan: San Siro o San Donato. La situazione.

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Tuttosport in edicola conferma le news di ieri sull'incontro tra Scaroni ed il Sindaco di San Siro e aggiunge: l'Inter aspetta il Milan, che prima aspettava l'Inter. Entrambe temono i tempi lunghi di Beppe Sala. Uno stallo alla messicana, non uno scioglilingua. I club e il Comune di Milano si confrontano e rincorrono, a velocità diverse, nella partita che deciderà il futuro del nuovo stadio o dei nuovi stadi. Per i rossoneri, San Donato Milanese resta la strada maestra, anche ora che si è riaperta la possibilità di un impianto condiviso a San Siro: il presidente Scaroni lo ha ribadito al sindaco del comune dell'hinterland. La manifestazione di interesse per l'acquisto del Meazza e delle aree adiacenti, depositata nei giorni scorsi e che ne ha svelato il prezzo - 197 milioni - non è vincolante, bensì contiene varie richieste di chiarimenti da parte delle società. Non c'è la garanzia che Sala chiede da tempo: l'abbandono dei rispettivi piani B. L'Inter, oggi, è pronta a puntare su San Siro: con Oaktree lo stadio di proprietà - che secondo alcuni studi porterebbe in dote almeno 100 milioni in più sul mercato - è la priorità assoluta. Fra le righe, è Sala a dire cosa sia cambiato: «Da tifoso interista stimo molto Zhang, ci ha rimesso soldi, ma oggi c'è una proprietà stabile e determinata - spiega il sindaco -. Sono state le squadre, specie il Milan, a scegliere vie alternative e noi attendiamo». Per i nerazzurri, fermi all’esclusiva sull’area Cabassi in scadenza a gennaio 2025, fare retromarcia da Rozzano non è così complicato. Per i rossoneri sì: hanno acquisito i terreni e fatto progressi anche a livello burocratico, su un progetto ritenuto più concreto rispetto a quello, appena riaperto e ancora fumoso, di San Siro. Sala, d’altra parte, fa cronaca ma non storia: il Milan si è buttato su San Donato per il farraginoso processo politico - si pensi al caso La Maura - e per la paralisi, oggi superata, dell’Inter a fi ne era Zhang. Adesso, a frenare RedBird dal puntare tutto su San Siro non c’è solo la questione economica, pur rilevante: sono 55 i milioni già accantonati per l’operazione. Da casa Milan, per congedare San Donato, vogliono garanzie. Sul vincolo del secondo anello: in mano privata diverrebbe light, ma non è chiaro cosa comporti. Su tempistiche e assenza di nuovi ostacoli nel dibattito politico: le potenziali lungaggini della gara pubblica e gli ostracismi del passato preoccupano il club rossonero, che non scarta un nuovo stadio unico a San Siro. È l’ipotesi più naturale e aff ascinante. Anche la più conveniente, un investimento diviso a metà. Ma il Milan, come l’Inter, vuole chiarezza prima di abbandonare il certo - o quasi, anche San Donato ha questioni da risolvere a partire dalla viabilità - per l’incerto.


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Tuttosport in edicola conferma le news di ieri sull'incontro tra Scaroni ed il Sindaco di San Siro e aggiunge: l'Inter aspetta il Milan, che prima aspettava l'Inter. Entrambe temono i tempi lunghi di Beppe Sala. Uno stallo alla messicana, non uno scioglilingua. I club e il Comune di Milano si confrontano e rincorrono, a velocità diverse, nella partita che deciderà il futuro del nuovo stadio o dei nuovi stadi. Per i rossoneri, San Donato Milanese resta la strada maestra, anche ora che si è riaperta la possibilità di un impianto condiviso a San Siro: il presidente Scaroni lo ha ribadito al sindaco del comune dell'hinterland. La manifestazione di interesse per l'acquisto del Meazza e delle aree adiacenti, depositata nei giorni scorsi e che ne ha svelato il prezzo - 197 milioni - non è vincolante, bensì contiene varie richieste di chiarimenti da parte delle società. Non c'è la garanzia che Sala chiede da tempo: l'abbandono dei rispettivi piani B. L'Inter, oggi, è pronta a puntare su San Siro: con Oaktree lo stadio di proprietà - che secondo alcuni studi porterebbe in dote almeno 100 milioni in più sul mercato - è la priorità assoluta. Fra le righe, è Sala a dire cosa sia cambiato: «Da tifoso interista stimo molto Zhang, ci ha rimesso soldi, ma oggi c'è una proprietà stabile e determinata - spiega il sindaco -. Sono state le squadre, specie il Milan, a scegliere vie alternative e noi attendiamo». Per i nerazzurri, fermi all’esclusiva sull’area Cabassi in scadenza a gennaio 2025, fare retromarcia da Rozzano non è così complicato. Per i rossoneri sì: hanno acquisito i terreni e fatto progressi anche a livello burocratico, su un progetto ritenuto più concreto rispetto a quello, appena riaperto e ancora fumoso, di San Siro. Sala, d’altra parte, fa cronaca ma non storia: il Milan si è buttato su San Donato per il farraginoso processo politico - si pensi al caso La Maura - e per la paralisi, oggi superata, dell’Inter a fi ne era Zhang. Adesso, a frenare RedBird dal puntare tutto su San Siro non c’è solo la questione economica, pur rilevante: sono 55 i milioni già accantonati per l’operazione. Da casa Milan, per congedare San Donato, vogliono garanzie. Sul vincolo del secondo anello: in mano privata diverrebbe light, ma non è chiaro cosa comporti. Su tempistiche e assenza di nuovi ostacoli nel dibattito politico: le potenziali lungaggini della gara pubblica e gli ostracismi del passato preoccupano il club rossonero, che non scarta un nuovo stadio unico a San Siro. È l’ipotesi più naturale e aff ascinante. Anche la più conveniente, un investimento diviso a metà. Ma il Milan, come l’Inter, vuole chiarezza prima di abbandonare il certo - o quasi, anche San Donato ha questioni da risolvere a partire dalla viabilità - per l’incerto.
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Tuttosport in edicola conferma le news di ieri sull'incontro tra Scaroni ed il Sindaco di San Siro e aggiunge: l'Inter aspetta il Milan, che prima aspettava l'Inter. Entrambe temono i tempi lunghi di Beppe Sala. Uno stallo alla messicana, non uno scioglilingua. I club e il Comune di Milano si confrontano e rincorrono, a velocità diverse, nella partita che deciderà il futuro del nuovo stadio o dei nuovi stadi. Per i rossoneri, San Donato Milanese resta la strada maestra, anche ora che si è riaperta la possibilità di un impianto condiviso a San Siro: il presidente Scaroni lo ha ribadito al sindaco del comune dell'hinterland. La manifestazione di interesse per l'acquisto del Meazza e delle aree adiacenti, depositata nei giorni scorsi e che ne ha svelato il prezzo - 197 milioni - non è vincolante, bensì contiene varie richieste di chiarimenti da parte delle società. Non c'è la garanzia che Sala chiede da tempo: l'abbandono dei rispettivi piani B. L'Inter, oggi, è pronta a puntare su San Siro: con Oaktree lo stadio di proprietà - che secondo alcuni studi porterebbe in dote almeno 100 milioni in più sul mercato - è la priorità assoluta. Fra le righe, è Sala a dire cosa sia cambiato: «Da tifoso interista stimo molto Zhang, ci ha rimesso soldi, ma oggi c'è una proprietà stabile e determinata - spiega il sindaco -. Sono state le squadre, specie il Milan, a scegliere vie alternative e noi attendiamo». Per i nerazzurri, fermi all’esclusiva sull’area Cabassi in scadenza a gennaio 2025, fare retromarcia da Rozzano non è così complicato. Per i rossoneri sì: hanno acquisito i terreni e fatto progressi anche a livello burocratico, su un progetto ritenuto più concreto rispetto a quello, appena riaperto e ancora fumoso, di San Siro. Sala, d’altra parte, fa cronaca ma non storia: il Milan si è buttato su San Donato per il farraginoso processo politico - si pensi al caso La Maura - e per la paralisi, oggi superata, dell’Inter a fi ne era Zhang. Adesso, a frenare RedBird dal puntare tutto su San Siro non c’è solo la questione economica, pur rilevante: sono 55 i milioni già accantonati per l’operazione. Da casa Milan, per congedare San Donato, vogliono garanzie. Sul vincolo del secondo anello: in mano privata diverrebbe light, ma non è chiaro cosa comporti. Su tempistiche e assenza di nuovi ostacoli nel dibattito politico: le potenziali lungaggini della gara pubblica e gli ostracismi del passato preoccupano il club rossonero, che non scarta un nuovo stadio unico a San Siro. È l’ipotesi più naturale e aff ascinante. Anche la più conveniente, un investimento diviso a metà. Ma il Milan, come l’Inter, vuole chiarezza prima di abbandonare il certo - o quasi, anche San Donato ha questioni da risolvere a partire dalla viabilità - per l’incerto.


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La paralisi dell'inter a fine era Zhang.. quindi adesso si può ammettere che gli insolventi e gli inaffidabili stessero dall'altra parte del Naviglio?
 
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Con Stadioni dormiamo tutti tranquilli, lui compreso
 
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