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Tuttosport: Gerry Cardinale, suo malgrado, ha già battuto un record nella storia del Milan: mai i rossoneri erano rimasti a secco per quattro partite consecutive nelle coppe europee. Mr Red Bird, ovviamente, è l’ultimo tra i responsabili per questa astinenza da record, però è evidente come questo non sia granché come biglietto da visita per il suo Milan, un club che punta a conquistare sempre più posizioni sui mercati internazionali: e la Champions è la vetrina più luminosa che offre il calcio europeo. Un filotto iniziato con il doppio euroderby in semifinale con l’Inter e proseguito con gli 0-0 contro Newcastle ed, è storia recente, Borussia Dortmund: pareggi che
ano rimasti a secco per quattro partite consecutive nelle coppe europee. Mr Red Bird, ovviamente, è l’ultimo tra i responsabili per questa astinenza da record, però è evidente come questo non sia granché come biglietto da visita per il suo Milan, un club che punta a conquistare sempre più posizioni sui mercati internazionali: e la Champions è la vetrina più luminosa che offre il calcio europeo. Un filotto iniziato con il doppio euroderby in semifinale con l’Inter e proseguito con gli 0-0 contro Newcastle ed, è storia recente, Borussia Dortmund: pareggi che rendono alquanto complicata la corsa agli ottavi per i rossoneri, con la doppia sfida contro il Paris-Saint Germain (25 ottobre-7 novembre) diventata già in uno spareggio per restare in linea di galleggiamento.
Per quanto riguarda l’astinenza record, l’unico filotto che ricorda quello odierno nella storia delle coppe europee è quello del 2006/07 (quando il Milan, peraltro, alzò la Champions nel cielo di Atene), ma almeno un paio di asterischi rendono i due dati alquanto differenti. Il primo è legato al fatto che, pur sconfitto ad Atene dall’AEK (1-0), il Milan si era qualificato matematicamente per la seconda fase al primo posto del girone (e quindi Carlo Ancelotti, nel match perso con il Lille a San Siro per 0-2, mandò in campo tutti i panchinari). Inoltre, nella sfida degli ottavi di finale con il Celtic un gol il Milan lo segnò con Kakà - ai supplementari giocati a San Siro, dopo lo 0-0 dell’andata in Scozia - a differenza di quanto accaduto nell’euroderby quando il Diavolo, oltre a non segnare, ha perso entrambe le sfide con l’Inter.
Questo Milan si è fermato al gol segnato da Olivier Giroud contro il Napoli al Maradona il 18 aprile: rete, paradossalmente, manifesto dei problemi che ha poi avuto il Milan. Nell’euroderby Leao è stato una comparsa causa infortunio, mentre le prime due gare di questa edizione di Champions hanno evidenziato come occorra ripensare il modo di gestire il totem francese che, non essendo un robot, fatica ormai a giocare più partite ad alta intensità una in fila all’altra. La sfida con il Newcastle era arrivato dopo il derby, quella con il Borussia Dortmund dopo la Lazio e il francese ha regolarmente pagato dazio alla fatica. Per quanto riguarda Leao (che il 18 aprile a Napoli, dopo l’errore di Ndombelé, seminò gli avversari prima di confezionare l’assist-cioccolatino a Giroud), al Westfallenstadion ha mostrato, quando si è acceso, di essere un giocatore di categoria diversa rispetto agli altri, problema è che i pochi lampi hanno fatto seguito a troppe pause.
Tuttosport su L. Enrique alla deriva: Luis Enrique è alla deriva. E con esso Kylian Mbappé e, ovviamente, l’intero Paris Saint Germain. Il 4-1 incassato senza quasi possibilità di replica al St James’ Park da un indiavolato Newcastle è solo l’ultimo degli scivoloni della squadra parigina, che quest’estate ha provato a realizzare una rivoluzione copernicana prescindendo da Messi e Neymar e ha puntato su acquisti più funzionali e su un tecnico dal profilo internazionale, senza però per il momento trarne alcun tipo di beneficio. Perché lo sciagurato 4-2-4 con il quale Lucho è sceso in campo a Newcastle contro una delle squadre più dinamiche della Premier League di oggi è stato un esperimento fallito in tutti i sensi, e non solo per l’enorme passivo, bensì perché ha messo a nudo una serie di difetti molto evidenti da parte dei suoi. Il primo è la scarsa sostanza di una mediana che in Inghilterra è stata composta da due ragazzi che insieme arrivano all’età di 39 anni (Zaire-Emery e Ugarte). Il giovanissimo francese, comunque il migliore dei suoi nella povera performance sul Tyne, ha i mezzi tecnici per imporsi da qui ai prossimi 15 anni, e il 22enne uruguaiano è un mastino capace di fare da frangiflutti e anche da primo regista. Eppure i due sono stati dati in pasto a una mediana a tre affamatissima e guidata da un Bruno Guimaraes che non fa prigionieri sia quando ha la palla tra i piedi sia quando deve contenere (vedere per credere lo spintone rifilato proprio a Ugarte per il quale se l’è cavata con un giallo). Ma sarebbe ingiusto dare la responsabilità solo ai cuccioli di un branco nel quale il capo anziano, il brasiliano Marquinhos, è il primo colpevole della sconfitta di Newcastle, visto che è stato un suo disimpegno poco diligente a propiziare il gol del vantaggio di Almiron. Un rilancio centrale, corto e basso che lo stesso Guimaraes ha trasformato in azione offensiva. Se il capitano tentenna, è dunque ovvio che tutti gli altri diffetino di serenità. Per non parlare poi di un attacco lasciato solo a sé stesso e quasi autogestito, dove l’esperimento del doppio centravanti con Gonçalo Ramos e Kolo Muani e pestarsi i piedi è stato reso ulteriormente peggiore dalla smania di Mbappé di inserirsi al centro dell’attacco per provare a influire in un certo modo. Con pochi metri davanti a sé per sfondare sull’out, il capocannoniere dei Mondiali è stato costretto a incaponirsi senza mai trovare spunti. E di contorno Kieran Trippier diligente nel non lasciargli alcun tipo di spiraglio e un minimo movimento all’interno del centrocampo per poter fornigli alcuni sfoghi. Il processo in Francia è già partito, ed è giustamente incentrato sulla mancanza di concretezza di una squadra che ha comunque rinforzato la sua rosa anche con giocatori più giovani. Basti vedere i cambi di Skriniar per Sergio Ramos in difesa e di Kolo Muani per Neymar in attacco, solo per citarne alcuni. Eppure, le ruggini dell’anno scorso sembrano non essersi dissolte, nonostante le partenze di due galli come Neymar e Messi, e l’ego di Mbappé, che in rosa ha come amici solo Hakimi, Dembelé e Kimpembe, è sfociato in un sentimento di rabbia deleteria. Adesso, con all’orizzonte la difficile trasferta di domenica a Rennes, Lucho dovrà lavare velocemente i panni sporchi che tutto il mondo ha visto addosso ai suoi calciatori. L’obiettivo è ripartire dal campionato per poi affrontare con maggior concretezza il Milan il 25 ottobre prossimo in un match che sarà decisivo per entrambe le squadre. Perché in un girone così equilibrato, un’altra sconfitta sarebbe fatale. E chissà come approccerà mentalmente questo ritorno al passato Gigio Donnarumma, neanch’egli irreprensibile in Inghilterra.
ano rimasti a secco per quattro partite consecutive nelle coppe europee. Mr Red Bird, ovviamente, è l’ultimo tra i responsabili per questa astinenza da record, però è evidente come questo non sia granché come biglietto da visita per il suo Milan, un club che punta a conquistare sempre più posizioni sui mercati internazionali: e la Champions è la vetrina più luminosa che offre il calcio europeo. Un filotto iniziato con il doppio euroderby in semifinale con l’Inter e proseguito con gli 0-0 contro Newcastle ed, è storia recente, Borussia Dortmund: pareggi che rendono alquanto complicata la corsa agli ottavi per i rossoneri, con la doppia sfida contro il Paris-Saint Germain (25 ottobre-7 novembre) diventata già in uno spareggio per restare in linea di galleggiamento.
Per quanto riguarda l’astinenza record, l’unico filotto che ricorda quello odierno nella storia delle coppe europee è quello del 2006/07 (quando il Milan, peraltro, alzò la Champions nel cielo di Atene), ma almeno un paio di asterischi rendono i due dati alquanto differenti. Il primo è legato al fatto che, pur sconfitto ad Atene dall’AEK (1-0), il Milan si era qualificato matematicamente per la seconda fase al primo posto del girone (e quindi Carlo Ancelotti, nel match perso con il Lille a San Siro per 0-2, mandò in campo tutti i panchinari). Inoltre, nella sfida degli ottavi di finale con il Celtic un gol il Milan lo segnò con Kakà - ai supplementari giocati a San Siro, dopo lo 0-0 dell’andata in Scozia - a differenza di quanto accaduto nell’euroderby quando il Diavolo, oltre a non segnare, ha perso entrambe le sfide con l’Inter.
Questo Milan si è fermato al gol segnato da Olivier Giroud contro il Napoli al Maradona il 18 aprile: rete, paradossalmente, manifesto dei problemi che ha poi avuto il Milan. Nell’euroderby Leao è stato una comparsa causa infortunio, mentre le prime due gare di questa edizione di Champions hanno evidenziato come occorra ripensare il modo di gestire il totem francese che, non essendo un robot, fatica ormai a giocare più partite ad alta intensità una in fila all’altra. La sfida con il Newcastle era arrivato dopo il derby, quella con il Borussia Dortmund dopo la Lazio e il francese ha regolarmente pagato dazio alla fatica. Per quanto riguarda Leao (che il 18 aprile a Napoli, dopo l’errore di Ndombelé, seminò gli avversari prima di confezionare l’assist-cioccolatino a Giroud), al Westfallenstadion ha mostrato, quando si è acceso, di essere un giocatore di categoria diversa rispetto agli altri, problema è che i pochi lampi hanno fatto seguito a troppe pause.
Tuttosport su L. Enrique alla deriva: Luis Enrique è alla deriva. E con esso Kylian Mbappé e, ovviamente, l’intero Paris Saint Germain. Il 4-1 incassato senza quasi possibilità di replica al St James’ Park da un indiavolato Newcastle è solo l’ultimo degli scivoloni della squadra parigina, che quest’estate ha provato a realizzare una rivoluzione copernicana prescindendo da Messi e Neymar e ha puntato su acquisti più funzionali e su un tecnico dal profilo internazionale, senza però per il momento trarne alcun tipo di beneficio. Perché lo sciagurato 4-2-4 con il quale Lucho è sceso in campo a Newcastle contro una delle squadre più dinamiche della Premier League di oggi è stato un esperimento fallito in tutti i sensi, e non solo per l’enorme passivo, bensì perché ha messo a nudo una serie di difetti molto evidenti da parte dei suoi. Il primo è la scarsa sostanza di una mediana che in Inghilterra è stata composta da due ragazzi che insieme arrivano all’età di 39 anni (Zaire-Emery e Ugarte). Il giovanissimo francese, comunque il migliore dei suoi nella povera performance sul Tyne, ha i mezzi tecnici per imporsi da qui ai prossimi 15 anni, e il 22enne uruguaiano è un mastino capace di fare da frangiflutti e anche da primo regista. Eppure i due sono stati dati in pasto a una mediana a tre affamatissima e guidata da un Bruno Guimaraes che non fa prigionieri sia quando ha la palla tra i piedi sia quando deve contenere (vedere per credere lo spintone rifilato proprio a Ugarte per il quale se l’è cavata con un giallo). Ma sarebbe ingiusto dare la responsabilità solo ai cuccioli di un branco nel quale il capo anziano, il brasiliano Marquinhos, è il primo colpevole della sconfitta di Newcastle, visto che è stato un suo disimpegno poco diligente a propiziare il gol del vantaggio di Almiron. Un rilancio centrale, corto e basso che lo stesso Guimaraes ha trasformato in azione offensiva. Se il capitano tentenna, è dunque ovvio che tutti gli altri diffetino di serenità. Per non parlare poi di un attacco lasciato solo a sé stesso e quasi autogestito, dove l’esperimento del doppio centravanti con Gonçalo Ramos e Kolo Muani e pestarsi i piedi è stato reso ulteriormente peggiore dalla smania di Mbappé di inserirsi al centro dell’attacco per provare a influire in un certo modo. Con pochi metri davanti a sé per sfondare sull’out, il capocannoniere dei Mondiali è stato costretto a incaponirsi senza mai trovare spunti. E di contorno Kieran Trippier diligente nel non lasciargli alcun tipo di spiraglio e un minimo movimento all’interno del centrocampo per poter fornigli alcuni sfoghi. Il processo in Francia è già partito, ed è giustamente incentrato sulla mancanza di concretezza di una squadra che ha comunque rinforzato la sua rosa anche con giocatori più giovani. Basti vedere i cambi di Skriniar per Sergio Ramos in difesa e di Kolo Muani per Neymar in attacco, solo per citarne alcuni. Eppure, le ruggini dell’anno scorso sembrano non essersi dissolte, nonostante le partenze di due galli come Neymar e Messi, e l’ego di Mbappé, che in rosa ha come amici solo Hakimi, Dembelé e Kimpembe, è sfociato in un sentimento di rabbia deleteria. Adesso, con all’orizzonte la difficile trasferta di domenica a Rennes, Lucho dovrà lavare velocemente i panni sporchi che tutto il mondo ha visto addosso ai suoi calciatori. L’obiettivo è ripartire dal campionato per poi affrontare con maggior concretezza il Milan il 25 ottobre prossimo in un match che sarà decisivo per entrambe le squadre. Perché in un girone così equilibrato, un’altra sconfitta sarebbe fatale. E chissà come approccerà mentalmente questo ritorno al passato Gigio Donnarumma, neanch’egli irreprensibile in Inghilterra.