Come riportato dalla GDS in edicola oggi, 11 gennaio, oggi in Uefa ci sarà il solo Gazidis. Non ci sarà Scaroni nè gli avvocati di Elliott. Si terrà un confronto tra le parti. Si parlerà di temi urgenti e l'AD cercherà di capire quelli che sono i margini di manovra sul mercato di gennaio. Gazidis poi ribadirà che il club rossonero vuole più tempo per raggiungere il pareggio di bilancio.
Il MIlan non ha intenzione di fare guerre contro la Uefa. Ma andrà comunque al TAS, dove il ricorso potrebbe trasformarsi in nuove regole Uefa.
Gazidis non vuole la guerra alla Uefa e non cerca alleati per farla. Preferisce la diplomazia.
Anche Il Corriere della Sera conferma che il Milan non ha intenzione di fare nessuna guerra con la Uefa. Elliott vuole dialogare, restando all'interno delle regole vigenti. Il dialogo con l'Uefa proseguirà parallelamente al ricorso al TAS, che prenderà una decisione in 3-6 mesi. Il ricorso al TAS potrebbe portare ad uno sconto della multa.
Scusate il post lunghissimo, ma vorrei fare un esempio di una situazione reale.
La multinazionale per la quale lavoro ha acquistato, nel 2006, una piccola azienda italiana in pesante crisi e con diversi bilanci in rosso consecutivi (per forza, altrimenti non sarebbe stata in vendita). Questa azienda italiana ha vissuto un’epoca florida dal 90 agli inizi del 2000 grazie ad un prodotto di qualità eccellente. Purtroppo la precedente proprietà, poco lungimirante (azienda a conduzione familiare con boss accentratore classe 1939), non ha mai pensato a sviluppare una politica seria di investimenti in nuovi mercati/tecnologie. Pertanto la piccola azienda è rimasta ferma e, da una posizione dominate, è stata schiacciata dalla concorrenza.
Nei due anni successivi all’acquisto (2007/2008) la multinazionale ha investito pesantemente (5+ mln di €) in nuovi macchinari (cambiando circa il 90% del parco macchine) e in personale (abbassamento età media di 19.4 anni e formazione spinta). Fino al 2012 l’azienda ha continuato a produrre rossi di bilancio, progressivamente sempre minori.
A fine 2013 (quindi 7 anni dopo l’avvio del progetto) il primo segno +. Ad oggi (12 anni dopo l’avvio del progetto) questa ex piccola azienda a conduzione familiare è tornata leader del mercato, stacca dividendi ogni semestre e impiega 250 persone più l’indotto.
Domanda semplice: se nel 2007 fosse esistito un FPF che avesse impedito il massiccio investimento iniziale (e i conseguenti rossi di bilancio), dove sarebbero oggi queste 250 persone?
Parafrasando il tutto a Elliot/Milan: il Milan è un ex prodotto d’élite a causa dell’incuria (o malafede se preferite) della vecchia proprietà (fatturato 2018 fermo ai livelli del 2007!). Con i giusti investimenti in macchinari/infrastrutture (stato di proprietà, accademy, centri sportivi) e personale (sostituire le vecchie cariatidi succhia soldi con giovani promesse con voglia di emergere) può riprendersi l’élite perché ha storia, blasone, tradizione e un seguito, attualmente sopito, nel mondo. Imporre il pareggio di bilancio tra due esercizi significa di fatto limitare (meglio dire azzerare) le possibilità di investire e costituisce, di fatto, una limitazione alla possibilità del Milan di concorre liberamente sul mercato (non inteso come mercato giocatori, ma come mercato globale in cui collocare il prodotto Milan). È ovvio che gli investimenti vadano supportati dalle giuste garanzie (nel 2017, nessun costruttore di macchinari avrebbe dato credito alla giurassica proprietà di una piccola azienda in caduta libera, ma non hanno esitato di fronte alla solida multinazionale). È altrettanto ovvio che un fondo con 40+ MLD di asset possa fornirle.
Suppongo che nessuno di noi creda alla favoletta di Singer innamorato del Milan. Un qualsiasi fondo d’investimento (speculativo) compra asset, li valorizza (e questo lo si fa investendo in qualcosa di futuribile, non smembrando) e poi li ricolloca sul mercato. Ecco perché Elliot ha necessità e interesse ad investire ora.
Se io fossi Gadzidis, è questo quello che presenterei alla UEFA prima e al TAS poi. E, francamente, mi sentirei nel giusto.