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Tuttosport in edicola: Stefano Pioli ha risollevato il Milan ed è arrivato a vincere uno scudetto nella stagione ’21-22 grazie a diverse idee innovative. Il suo 4-2-3-1 variava a seconda degli avversari e del trequartista schierato alle spalle del centravanti. E poi aveva dato al binario Theo Hernandez-Leao delle linee differenti per sorprendere gli avversari. Pioli aveva sperimentato e vinto. Quello stesso metodo di lavoro, non ha però portato frutti nelle stagioni successive: il Milan, come si è visto anche mercoledì contro l’Atalanta, è una squadra con picchi alti e bassi, con poca continuità non solo fra una gara e l’altra, ma anche nei 90 minuti. A meno di grandi sorprese, come raccontiamo ormai da settimane, a fine annata si interromperà la lunga storia di Pioli col Diavolo: il club, più di una volta, ha ribadito la fiducia nei suoi confronti e se non accadranno cataclismi arriverà con lui in panchina a fine maggio. Poi, però, ci si saluterà, al di là del contratto fino al 2025. Quello che proprietà e dirigenza non vorrebbero cambiare è però la filosofia di fondo, sia nella costruzione della squadra, sia nella sua elaborazione sul campo a Milanello e in partita. Un Milan che dovrà continuare a dare un’idea di modernità. Per questo da un lato la candidatura di Antonio Conte intriga diverse componenti del club perché darebbe una sorta di garanzia di ritorno al successo - in fondo, tolta l’eccezione Tottenham, questo dice il curriculum dell’allenatore salentino -, ma dall’altro c’è la voglia di affidare la ripartenza a un tecnico emergente che sposi a pieno l’idea di calcio della società rossonera.
Per questo il profilo di Thiago Motta rimane il nome in cima alla lista dei dirigenti di Casa Milan. Il tecnico del Bologna, classe 1982, è senza dubbio l'allenatore rivelazione di quest'annata, dopo il buon lavoro svolto già nello scorso campionato quando raccolse la squadra dopo Mihajlovic. Il Bologna è quinto, ha perso alla prima giornata proprio contro i rossoneri - ma a metà agosto le due identità delle squadre erano diametralmente opposte a oggi -, poi ha però infilato un filotto incredibile di risultati utili. L'italo-brasiliano ha il contratto in scadenza col Bologna a giugno e il rinnovo è in stand-by. Si parla da tempo di prolungamento, magari con una clausola per liberarsi in caso di chiamata da top club, ma ancora non è arrivata la firma. Motta piace per il gioco, per la capacità con cui ha saputo valorizzare il gruppo a disposizione: il fatto che il Milan segua con attenzione giocatori come Zirkzee, Calafiori e Ferguson sta lì a dimostrarlo. Il 27 gennaio il Bologna sarà di scena a San Siro proprio contro il Milan e chissà che l'appuntamento non diventi una sorta di esame di maturità per il futuro. Thiago Motta è davanti a tutti nella categoria tecnici emergenti. Dietro di lui rimane curiosità per la crescita di Francesco Farioli che a 34 anni sta guidando il Nizza al secondo posto in Ligue1 a meno cinque dal Psg. Più indietro gli altri, come Vincenzo Italiano della Fiorentina. E all'estero occhio a Oliver Glasner, austriaco, vincitore dell'Europa League '21-22 con l'Eintracht Francoforte. De Zerbi? Oggi è irraggiungibile e con la testa alla Premier, domani...
Antonio Conte rimane un candidato forte per la panchina del Milan nella stagione '23-24. Il tecnico salentino piace a diverse componenti del club. Non si fa peccato a pensare che uno come Zlatan Ibrahimovic - legatissimo a Pioli e oggi al suo fianco per risollevare la squadra -, possa votare per un leader carismatico come Conte rispetto ad alti profili tutti da verificare in un ambiente come quello rossonero. Conte piace, però al tempo stesso ci sono diversi "ma" che da settimane dirigenti e proprietà stanno valutando.
Innanzitutto quello legato ai costi. Al di là dell'ingaggio alto - gli ultimi stipendi partivano da 10 milioni -, Conte è sempre stato esigente con i suoi dirigenti. Chiederebbe di mettere mano a Milanello in vari settori (alcuni dei cambiamenti degli ultimi anni ad Appiano Gentile in casa Inter sono nati da sue indicazioni-richieste), ma soprattutto chiederebbe nomi di un certo tipo - a Conte piacciono i giocatori pronti, più che i giovanissimi - e un determinato costo sul mercato. Nel 2019 la sua prima estate nerazzurra costò a Zhang circa 200 milioni: certo, poi nel 2021 arrivò lo scudetto, ma pure una rosa con un monte ingaggi altissimo, non più sostenibile negli anni a venire. E poi ci sarebbe l'aspetto tattico con Conte ormai indirizzato da anni sul 3-5-2 o 3-4-2-1: questo Milan ha cambiato più volte sistema di gioco, giocando anche a tre dietro, ma è stato principalmente disegnato per il 4-3-3.
Per questo il profilo di Thiago Motta rimane il nome in cima alla lista dei dirigenti di Casa Milan. Il tecnico del Bologna, classe 1982, è senza dubbio l'allenatore rivelazione di quest'annata, dopo il buon lavoro svolto già nello scorso campionato quando raccolse la squadra dopo Mihajlovic. Il Bologna è quinto, ha perso alla prima giornata proprio contro i rossoneri - ma a metà agosto le due identità delle squadre erano diametralmente opposte a oggi -, poi ha però infilato un filotto incredibile di risultati utili. L'italo-brasiliano ha il contratto in scadenza col Bologna a giugno e il rinnovo è in stand-by. Si parla da tempo di prolungamento, magari con una clausola per liberarsi in caso di chiamata da top club, ma ancora non è arrivata la firma. Motta piace per il gioco, per la capacità con cui ha saputo valorizzare il gruppo a disposizione: il fatto che il Milan segua con attenzione giocatori come Zirkzee, Calafiori e Ferguson sta lì a dimostrarlo. Il 27 gennaio il Bologna sarà di scena a San Siro proprio contro il Milan e chissà che l'appuntamento non diventi una sorta di esame di maturità per il futuro. Thiago Motta è davanti a tutti nella categoria tecnici emergenti. Dietro di lui rimane curiosità per la crescita di Francesco Farioli che a 34 anni sta guidando il Nizza al secondo posto in Ligue1 a meno cinque dal Psg. Più indietro gli altri, come Vincenzo Italiano della Fiorentina. E all'estero occhio a Oliver Glasner, austriaco, vincitore dell'Europa League '21-22 con l'Eintracht Francoforte. De Zerbi? Oggi è irraggiungibile e con la testa alla Premier, domani...
Antonio Conte rimane un candidato forte per la panchina del Milan nella stagione '23-24. Il tecnico salentino piace a diverse componenti del club. Non si fa peccato a pensare che uno come Zlatan Ibrahimovic - legatissimo a Pioli e oggi al suo fianco per risollevare la squadra -, possa votare per un leader carismatico come Conte rispetto ad alti profili tutti da verificare in un ambiente come quello rossonero. Conte piace, però al tempo stesso ci sono diversi "ma" che da settimane dirigenti e proprietà stanno valutando.
Innanzitutto quello legato ai costi. Al di là dell'ingaggio alto - gli ultimi stipendi partivano da 10 milioni -, Conte è sempre stato esigente con i suoi dirigenti. Chiederebbe di mettere mano a Milanello in vari settori (alcuni dei cambiamenti degli ultimi anni ad Appiano Gentile in casa Inter sono nati da sue indicazioni-richieste), ma soprattutto chiederebbe nomi di un certo tipo - a Conte piacciono i giocatori pronti, più che i giovanissimi - e un determinato costo sul mercato. Nel 2019 la sua prima estate nerazzurra costò a Zhang circa 200 milioni: certo, poi nel 2021 arrivò lo scudetto, ma pure una rosa con un monte ingaggi altissimo, non più sostenibile negli anni a venire. E poi ci sarebbe l'aspetto tattico con Conte ormai indirizzato da anni sul 3-5-2 o 3-4-2-1: questo Milan ha cambiato più volte sistema di gioco, giocando anche a tre dietro, ma è stato principalmente disegnato per il 4-3-3.