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Il giornalista esperto di politica USA, Roberto Mazzoni, dal dopo elezioni è uno dei pochi a dire che Donald Trump è ancora in corsa per la presidenza e che non è ancora finita dal voto del 3 novembre che ha visto Joe Biden vincitore. La battaglia finale, per lui, si giocherà il 6 gennaio 2021, quando i Grandi Elettori si riuniranno in Congresso per contare i voti a favore di Biden. Data in cui avverrà anche una contestazione repubblicana, dopo l'ok del senatore Josh Hawley. E non solo, si fa sempre più viva l'idea negli USA che le elezioni siano state truccate e ci sarà una grande mobilitazione degli elettori repubblicani a Washington voluta da Trump.
Innanzitutto, non è del tutto vero che la maggioranza dei Grandi Elettori abbia votato per Biden, in quanto nella riunione a dicembre hanno votato in massa anche quelli repubblicani oltre a quelli democratici.
A certificare i voti il 6 gennaio, come la legge prevede, sarà il presidente del senato, ossia il vicepresidente Mike Pence che potrebbe reputare i voti negli stati contestati non validi e, quindi, dare la vittoria a Trump. Il tutto è assolutamente legittimo ed ha un precedente nella storia, come ricordato dallo stesso Mazzoni: l'elezione del 1824 tra i due democratici-repubblicani Andrew Jackson e John Quincy Adams, con quest'ultimo che vinse per volere del congresso dopo che non ottenne la maggioranza dei voti né quella dei Grandi Elettori entrambe ottenute da Jackson che poi divenne presidente quattro anni dopo.
Innanzitutto, non è del tutto vero che la maggioranza dei Grandi Elettori abbia votato per Biden, in quanto nella riunione a dicembre hanno votato in massa anche quelli repubblicani oltre a quelli democratici.
A certificare i voti il 6 gennaio, come la legge prevede, sarà il presidente del senato, ossia il vicepresidente Mike Pence che potrebbe reputare i voti negli stati contestati non validi e, quindi, dare la vittoria a Trump. Il tutto è assolutamente legittimo ed ha un precedente nella storia, come ricordato dallo stesso Mazzoni: l'elezione del 1824 tra i due democratici-repubblicani Andrew Jackson e John Quincy Adams, con quest'ultimo che vinse per volere del congresso dopo che non ottenne la maggioranza dei voti né quella dei Grandi Elettori entrambe ottenute da Jackson che poi divenne presidente quattro anni dopo.