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La GDS in edicola riporta e conferma le news di ieri sui motivi del licenziamento di Maldini e Massara da parte del Milan. Redbird non è rimasta della stagione, col quinto posto sul campo. E Maldini in particolare ha pagato i flop dello scorso mercato estivo. E adesso? Come già ampiamente riferito, Pioli resterà, tutto passerà da Furlani e Cardinale entrerà in prima persona nella gestione del club. Sarà molto più spesso a Milano ed avrà più presenza nel club tra stadio e mercato. Nelle intenzione del proprietario, una supervisione quotidiana negli affari della società. Il club assicura un futuro al top per il Milan.
CorSera: Maldini l'anno scorso aveva strappato l'autonomia per gestire il budget che l’anno scorso è stato il più alto della serie A, 50 milioni. Non è andata benissimo: il peccato originale è stata la de- cisione di investire il 70% del budget su un unico giocatore, De Ketelaere che si è rivelato un flop (e che la società sem- bra intenzionata a lasciar par- tire, ammesso di trovare la so- luzione giusta), ma, a parte Thiaw, nessuno dei nuovi ac- quisti si è rivelato un valore aggiunto. Ma non è la recriminazione sulle singole scelte di mercato sbagliate il problema principale. È che ha senso stare assieme solo se c’è totale condivisione di strategie e obiettivi, portare avanti un progetto per far emergere frizioni alla prima difficoltà non avrebbe senso. In realtà non è neanche questione di stabilire chi ha torto o chi ha ragione (ci sarà tempo per aprire il dibattito), ma questo è il momento delle decisioni, di capire se si aderisce a un certo modello o no, visto che il mercato è da impostare e tempo da perdere non ce n’è. E siccome è difficile che un proprietario che ha investito 1,2 miliardi di euro metta da parte le sue idee, ecco perché la soluzione finale non può che essere separarsi. Maldini rivendica di aver aumentato il valore della rosa e di aver chiesto investimenti per fare il salto di qualità.
Tuttosport: quella che ieri pomeriggio sembrava la soluzione meno plausibile o, quantomeno, meno pronosticabile ha preso i connotati della realtà: Paolo Maldini e il Milan sono ai titoli di coda. È durato circa un quarto d’ora l’incontro tra il direttore dell’area tecnica, e Gerry Cardinale in un hotel di Milano dove Maldini ha preso atto della decisione della proprietà di cambiare registro. La diversità di vedute era emersa in molte occasioni, non ultime le parole dell’ex difensore al termine della semifinale di ritorno di Champions, quando aveva invocato maggiori investimenti. L’incontro, perché non si può parlare di summit o altro, è stato cordiale, breve e tranquillo, con Cardinale che ha confermato la stima nei confronti di Maldini e Massara, ma la decisione presa è andata verso un cambiamento che verrà strutturato nelle prossime settimane. I due dirigenti, che hanno un contratto fino al 30 giugno 2024, ritengono di aver fatto un buon lavoro sia a livello di risultati sportivi sia sotto l’aspetto degli investimenti sul mercato e dei rinnovi. Certo, sanno bene anche loro che la sessione estiva 2022 non ha dato i risultati sperati e si sono presi le responsabilità delle scelte, ma gli va riconosciuto che il valore patrimoniale della rosa costruita sotto la loro gestione è aumentato molto perché i Leao, i Maignan, i Theo Hernandez, i Bennacer, i Tonali, i Tomori di turno sono giocatori dalla quotazione oggi molto alta. Acquisti avvenuti - occorre ricordare - seguendo la linea maestra della sostenibilità. Dunque la notte non porterà consiglio a nessuna delle parti in causa, assai complicato che ci possano essere ribaltoni. Se quella presa dalla proprietà, che ieri non ha fatto commenti, sarà la scelta giusta per il Milan lo diranno solo il tempo e i risultati sul campo. Fatto sta che, a un anno dal tormentato rinnovo di contratto, arrivato anche in quel caso dopo una infinita trattativa che trovò la conclusione solamente la sera del 30 giugno, si è giunti all’atto finale della carriera dirigenziale di Maldini al Milan. Già nella tarda serata di ieri i primi rumors si erano sparsi, ma sarà nelle prossime ore che quanto descritto dovrebbe assumere i crismi dell’ufficialità. Anche a livello contrattuale, si capirà bene che tipo di formula verrà utilizzata ma è assai probabile che il Milan riconoscerà a Maldini e Massara il salario previsto per il loro ultimo anno di contratto. Poi, quando la notizia diventerà storia, inizierà la nuova era americana del Milan, che potrebbe andare verso un sistema di lavoro diverso rispetto al metodo “canonico”, magari con un maggior coinvolgimento dei big data nella scelta dei giocatori da prendere. Ma la storia di Paolo Maldini con il Milan, dopo uno scudetto, un secondo posto e una semifinale di Champions League è giunta al termine. Non è mai stata in discussione la figura di Stefano Pioli, il cui profilo è sempre stato gradito e stimato prima dal fondo Elliott, che rinunciò alla suggestione Rangnick dandogli fiducia e poi anche da RedBird. Sarà lui l’ipotetico anello di congiunzione tra l’ante e il post Maldini.
Corsport: Gerry manda Maldini... al Diavolo. Ieri il summit a due, profonde divergenze sul mercato. Per Red Bird autosostenibile, per Paolo servono soldi per la Champions: è finita
LEGGETE QUOTATE E COMMENTATE SOLO LE NEWS CHE RIPORTIAMO.
CorSera: Maldini l'anno scorso aveva strappato l'autonomia per gestire il budget che l’anno scorso è stato il più alto della serie A, 50 milioni. Non è andata benissimo: il peccato originale è stata la de- cisione di investire il 70% del budget su un unico giocatore, De Ketelaere che si è rivelato un flop (e che la società sem- bra intenzionata a lasciar par- tire, ammesso di trovare la so- luzione giusta), ma, a parte Thiaw, nessuno dei nuovi ac- quisti si è rivelato un valore aggiunto. Ma non è la recriminazione sulle singole scelte di mercato sbagliate il problema principale. È che ha senso stare assieme solo se c’è totale condivisione di strategie e obiettivi, portare avanti un progetto per far emergere frizioni alla prima difficoltà non avrebbe senso. In realtà non è neanche questione di stabilire chi ha torto o chi ha ragione (ci sarà tempo per aprire il dibattito), ma questo è il momento delle decisioni, di capire se si aderisce a un certo modello o no, visto che il mercato è da impostare e tempo da perdere non ce n’è. E siccome è difficile che un proprietario che ha investito 1,2 miliardi di euro metta da parte le sue idee, ecco perché la soluzione finale non può che essere separarsi. Maldini rivendica di aver aumentato il valore della rosa e di aver chiesto investimenti per fare il salto di qualità.
Tuttosport: quella che ieri pomeriggio sembrava la soluzione meno plausibile o, quantomeno, meno pronosticabile ha preso i connotati della realtà: Paolo Maldini e il Milan sono ai titoli di coda. È durato circa un quarto d’ora l’incontro tra il direttore dell’area tecnica, e Gerry Cardinale in un hotel di Milano dove Maldini ha preso atto della decisione della proprietà di cambiare registro. La diversità di vedute era emersa in molte occasioni, non ultime le parole dell’ex difensore al termine della semifinale di ritorno di Champions, quando aveva invocato maggiori investimenti. L’incontro, perché non si può parlare di summit o altro, è stato cordiale, breve e tranquillo, con Cardinale che ha confermato la stima nei confronti di Maldini e Massara, ma la decisione presa è andata verso un cambiamento che verrà strutturato nelle prossime settimane. I due dirigenti, che hanno un contratto fino al 30 giugno 2024, ritengono di aver fatto un buon lavoro sia a livello di risultati sportivi sia sotto l’aspetto degli investimenti sul mercato e dei rinnovi. Certo, sanno bene anche loro che la sessione estiva 2022 non ha dato i risultati sperati e si sono presi le responsabilità delle scelte, ma gli va riconosciuto che il valore patrimoniale della rosa costruita sotto la loro gestione è aumentato molto perché i Leao, i Maignan, i Theo Hernandez, i Bennacer, i Tonali, i Tomori di turno sono giocatori dalla quotazione oggi molto alta. Acquisti avvenuti - occorre ricordare - seguendo la linea maestra della sostenibilità. Dunque la notte non porterà consiglio a nessuna delle parti in causa, assai complicato che ci possano essere ribaltoni. Se quella presa dalla proprietà, che ieri non ha fatto commenti, sarà la scelta giusta per il Milan lo diranno solo il tempo e i risultati sul campo. Fatto sta che, a un anno dal tormentato rinnovo di contratto, arrivato anche in quel caso dopo una infinita trattativa che trovò la conclusione solamente la sera del 30 giugno, si è giunti all’atto finale della carriera dirigenziale di Maldini al Milan. Già nella tarda serata di ieri i primi rumors si erano sparsi, ma sarà nelle prossime ore che quanto descritto dovrebbe assumere i crismi dell’ufficialità. Anche a livello contrattuale, si capirà bene che tipo di formula verrà utilizzata ma è assai probabile che il Milan riconoscerà a Maldini e Massara il salario previsto per il loro ultimo anno di contratto. Poi, quando la notizia diventerà storia, inizierà la nuova era americana del Milan, che potrebbe andare verso un sistema di lavoro diverso rispetto al metodo “canonico”, magari con un maggior coinvolgimento dei big data nella scelta dei giocatori da prendere. Ma la storia di Paolo Maldini con il Milan, dopo uno scudetto, un secondo posto e una semifinale di Champions League è giunta al termine. Non è mai stata in discussione la figura di Stefano Pioli, il cui profilo è sempre stato gradito e stimato prima dal fondo Elliott, che rinunciò alla suggestione Rangnick dandogli fiducia e poi anche da RedBird. Sarà lui l’ipotetico anello di congiunzione tra l’ante e il post Maldini.
Corsport: Gerry manda Maldini... al Diavolo. Ieri il summit a due, profonde divergenze sul mercato. Per Red Bird autosostenibile, per Paolo servono soldi per la Champions: è finita
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