Leonardo:"Dal Milan all'Inter, ecco come andò".

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Leonardo a Globoesporte:"Dopo sei anni Galliani mi chiese di diventare allenatore della prima squadra, ma non volli: non mi vedo in quel ruolo. Era un anno difficile, dopo queste tre finali di Champions League, con in mezzo l'Italia campione del mondo (nel 2006, ndr), era un ciclo che si chiudeva. Gattuso, Ambrosini, Pirlo, Nesta, Zambrotta, Inzaghi, Pato, ancora Ronaldinho, Dida in porta. L’anno successivo ci qualificammo per la Champions League, che era già un traguardo. Alla fine abbiamo perso contro il Manchester United, ma è stato un anno super positivo e in alcuni momenti la squadra ha brillato".

E il passaggio dal Milan all'Inter, come è avvenuto?
"Questa è una storia diversa. Infatti nel 2010 lascio Milano e mi fermo. E non perché avessi qualcos'altro. È stata una di quelle pause di carriera. Ho avuto un rapporto molto forte con Massimo Moratti, presidente dell'Inter. I rapporti familiari, i figli, i brasiliani che giocavano nell'Inter hanno finito per avvicinare anche me. Lui (Moratti, ndr) mi chiama a dicembre, a Natale. 'Che succede? Che c'è in arrivo?'. Aveva giocato con me diverse volte prima e io dicevo sempre 'No, non posso'. Ci siamo incontrati all'una di notte a casa sua. E in quella conversazione non c'è stato modo. Ho sempre agito d'istinto e lì, per ragione o emozione, mi sono lasciato coinvolgere nella sua causa".
 

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Leonardo a Globoesporte:"Dopo sei anni Galliani mi chiese di diventare allenatore della prima squadra, ma non volli: non mi vedo in quel ruolo. Era un anno difficile, dopo queste tre finali di Champions League, con in mezzo l'Italia campione del mondo (nel 2006, ndr), era un ciclo che si chiudeva. Gattuso, Ambrosini, Pirlo, Nesta, Zambrotta, Inzaghi, Pato, ancora Ronaldinho, Dida in porta. L’anno successivo ci qualificammo per la Champions League, che era già un traguardo. Alla fine abbiamo perso contro il Manchester United, ma è stato un anno super positivo e in alcuni momenti la squadra ha brillato".

E il passaggio dal Milan all'Inter, come è avvenuto?
"Questa è una storia diversa. Infatti nel 2010 lascio Milano e mi fermo. E non perché avessi qualcos'altro. È stata una di quelle pause di carriera. Ho avuto un rapporto molto forte con Massimo Moratti, presidente dell'Inter. I rapporti familiari, i figli, i brasiliani che giocavano nell'Inter hanno finito per avvicinare anche me. Lui (Moratti, ndr) mi chiama a dicembre, a Natale. 'Che succede? Che c'è in arrivo?'. Aveva giocato con me diverse volte prima e io dicevo sempre 'No, non posso'. Ci siamo incontrati all'una di notte a casa sua. E in quella conversazione non c'è stato modo. Ho sempre agito d'istinto e lì, per ragione o emozione, mi sono lasciato coinvolgere nella sua causa".
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Leonardo a Globoesporte:"Dopo sei anni Galliani mi chiese di diventare allenatore della prima squadra, ma non volli: non mi vedo in quel ruolo. Era un anno difficile, dopo queste tre finali di Champions League, con in mezzo l'Italia campione del mondo (nel 2006, ndr), era un ciclo che si chiudeva. Gattuso, Ambrosini, Pirlo, Nesta, Zambrotta, Inzaghi, Pato, ancora Ronaldinho, Dida in porta. L’anno successivo ci qualificammo per la Champions League, che era già un traguardo. Alla fine abbiamo perso contro il Manchester United, ma è stato un anno super positivo e in alcuni momenti la squadra ha brillato".

E il passaggio dal Milan all'Inter, come è avvenuto?
"Questa è una storia diversa. Infatti nel 2010 lascio Milano e mi fermo. E non perché avessi qualcos'altro. È stata una di quelle pause di carriera. Ho avuto un rapporto molto forte con Massimo Moratti, presidente dell'Inter. I rapporti familiari, i figli, i brasiliani che giocavano nell'Inter hanno finito per avvicinare anche me. Lui (Moratti, ndr) mi chiama a dicembre, a Natale. 'Che succede? Che c'è in arrivo?'. Aveva giocato con me diverse volte prima e io dicevo sempre 'No, non posso'. Ci siamo incontrati all'una di notte a casa sua. E in quella conversazione non c'è stato modo. Ho sempre agito d'istinto e lì, per ragione o emozione, mi sono lasciato coinvolgere nella sua causa".
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Leonardo a Globoesporte:"Dopo sei anni Galliani mi chiese di diventare allenatore della prima squadra, ma non volli: non mi vedo in quel ruolo. Era un anno difficile, dopo queste tre finali di Champions League, con in mezzo l'Italia campione del mondo (nel 2006, ndr), era un ciclo che si chiudeva. Gattuso, Ambrosini, Pirlo, Nesta, Zambrotta, Inzaghi, Pato, ancora Ronaldinho, Dida in porta. L’anno successivo ci qualificammo per la Champions League, che era già un traguardo. Alla fine abbiamo perso contro il Manchester United, ma è stato un anno super positivo e in alcuni momenti la squadra ha brillato".

E il passaggio dal Milan all'Inter, come è avvenuto?
"Questa è una storia diversa. Infatti nel 2010 lascio Milano e mi fermo. E non perché avessi qualcos'altro. È stata una di quelle pause di carriera. Ho avuto un rapporto molto forte con Massimo Moratti, presidente dell'Inter. I rapporti familiari, i figli, i brasiliani che giocavano nell'Inter hanno finito per avvicinare anche me. Lui (Moratti, ndr) mi chiama a dicembre, a Natale. 'Che succede? Che c'è in arrivo?'. Aveva giocato con me diverse volte prima e io dicevo sempre 'No, non posso'. Ci siamo incontrati all'una di notte a casa sua. E in quella conversazione non c'è stato modo. Ho sempre agito d'istinto e lì, per ragione o emozione, mi sono lasciato coinvolgere nella sua causa".
uomo di :poop:
 

Jino

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Leonardo a Globoesporte:"Dopo sei anni Galliani mi chiese di diventare allenatore della prima squadra, ma non volli: non mi vedo in quel ruolo. Era un anno difficile, dopo queste tre finali di Champions League, con in mezzo l'Italia campione del mondo (nel 2006, ndr), era un ciclo che si chiudeva. Gattuso, Ambrosini, Pirlo, Nesta, Zambrotta, Inzaghi, Pato, ancora Ronaldinho, Dida in porta. L’anno successivo ci qualificammo per la Champions League, che era già un traguardo. Alla fine abbiamo perso contro il Manchester United, ma è stato un anno super positivo e in alcuni momenti la squadra ha brillato".

E il passaggio dal Milan all'Inter, come è avvenuto?
"Questa è una storia diversa. Infatti nel 2010 lascio Milano e mi fermo. E non perché avessi qualcos'altro. È stata una di quelle pause di carriera. Ho avuto un rapporto molto forte con Massimo Moratti, presidente dell'Inter. I rapporti familiari, i figli, i brasiliani che giocavano nell'Inter hanno finito per avvicinare anche me. Lui (Moratti, ndr) mi chiama a dicembre, a Natale. 'Che succede? Che c'è in arrivo?'. Aveva giocato con me diverse volte prima e io dicevo sempre 'No, non posso'. Ci siamo incontrati all'una di notte a casa sua. E in quella conversazione non c'è stato modo. Ho sempre agito d'istinto e lì, per ragione o emozione, mi sono lasciato coinvolgere nella sua causa".

La verità è che voleva farla pagare a Berlusconi, ma alla fine finì per ferire solamente i tifosi.

Genio.
 

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E il passaggio dal Milan all'Inter, come è avvenuto?
"Questa è una storia diversa. Infatti nel 2010 lascio Milano e mi fermo. E non perché avessi qualcos'altro. È stata una di quelle pause di carriera. Ho avuto un rapporto molto forte con Massimo Moratti, presidente dell'Inter. I rapporti familiari, i figli, i brasiliani che giocavano nell'Inter hanno finito per avvicinare anche me. Lui (Moratti, ndr) mi chiama a dicembre, a Natale. 'Che succede? Che c'è in arrivo?'. Aveva giocato con me diverse volte prima e io dicevo sempre 'No, non posso'. Ci siamo incontrati all'una di notte a casa sua. E in quella conversazione non c'è stato modo. Ho sempre agito d'istinto e lì, per ragione o emozione, mi sono lasciato coinvolgere nella sua causa".
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Toby rosso nero

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Leonardo a Globoesporte:"Dopo sei anni Galliani mi chiese di diventare allenatore della prima squadra, ma non volli: non mi vedo in quel ruolo. Era un anno difficile, dopo queste tre finali di Champions League, con in mezzo l'Italia campione del mondo (nel 2006, ndr), era un ciclo che si chiudeva. Gattuso, Ambrosini, Pirlo, Nesta, Zambrotta, Inzaghi, Pato, ancora Ronaldinho, Dida in porta. L’anno successivo ci qualificammo per la Champions League, che era già un traguardo. Alla fine abbiamo perso contro il Manchester United, ma è stato un anno super positivo e in alcuni momenti la squadra ha brillato".

E il passaggio dal Milan all'Inter, come è avvenuto?
"Questa è una storia diversa. Infatti nel 2010 lascio Milano e mi fermo. E non perché avessi qualcos'altro. È stata una di quelle pause di carriera. Ho avuto un rapporto molto forte con Massimo Moratti, presidente dell'Inter. I rapporti familiari, i figli, i brasiliani che giocavano nell'Inter hanno finito per avvicinare anche me. Lui (Moratti, ndr) mi chiama a dicembre, a Natale. 'Che succede? Che c'è in arrivo?'. Aveva giocato con me diverse volte prima e io dicevo sempre 'No, non posso'. Ci siamo incontrati all'una di notte a casa sua. E in quella conversazione non c'è stato modo. Ho sempre agito d'istinto e lì, per ragione o emozione, mi sono lasciato coinvolgere nella sua causa".

Ricordo benissimo, era il 25 dicembre. La solita ossessione di Moratti per il Milan, voleva rendere la cosa più dolorosa e rovinare le feste ai rossoneri.
Lui un giuda maiale.
 

malos

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Leonardo a Globoesporte:"Dopo sei anni Galliani mi chiese di diventare allenatore della prima squadra, ma non volli: non mi vedo in quel ruolo. Era un anno difficile, dopo queste tre finali di Champions League, con in mezzo l'Italia campione del mondo (nel 2006, ndr), era un ciclo che si chiudeva. Gattuso, Ambrosini, Pirlo, Nesta, Zambrotta, Inzaghi, Pato, ancora Ronaldinho, Dida in porta. L’anno successivo ci qualificammo per la Champions League, che era già un traguardo. Alla fine abbiamo perso contro il Manchester United, ma è stato un anno super positivo e in alcuni momenti la squadra ha brillato".

E il passaggio dal Milan all'Inter, come è avvenuto?
"Questa è una storia diversa. Infatti nel 2010 lascio Milano e mi fermo. E non perché avessi qualcos'altro. È stata una di quelle pause di carriera. Ho avuto un rapporto molto forte con Massimo Moratti, presidente dell'Inter. I rapporti familiari, i figli, i brasiliani che giocavano nell'Inter hanno finito per avvicinare anche me. Lui (Moratti, ndr) mi chiama a dicembre, a Natale. 'Che succede? Che c'è in arrivo?'. Aveva giocato con me diverse volte prima e io dicevo sempre 'No, non posso'. Ci siamo incontrati all'una di notte a casa sua. E in quella conversazione non c'è stato modo. Ho sempre agito d'istinto e lì, per ragione o emozione, mi sono lasciato coinvolgere nella sua causa".
Omuncolo.
 

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