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Leonardo su Donnaruma;"Se posso dire una cosa, è una situazione difficile. Perché mi rendo conto. Ma noi non abbiamo mai contattato Donnarumma prima di giugno. Hanno comunicato che non avrebbero rinnovato, prendono Maignan, poi ci sono state cose interne che sono successe. A giugno si è parlato di questa situazione, abbiamo parlato e deciso di fare così. Non c'è mai stato un lavoro perché andasse via a zero. La vicenda Mbappé è diversa: c'è stato un lavoro, di due anni, che parlano pubblicamente di lui. Come fosse normale. Noi abbiamo comunicato tante volte al Real Madrid che non eravamo contenti. Io penso sia una cosa da sanzionare, non è normale. Stiamo parlando di uno dei migliori al mondo. Non credo sia giusto un tipo di approccio a un giocatore, così, per tanto tempo. Tutti ne parlano. Lui è all'ultimo anno di contratto, ma la loro è una mancanza di rispetto".
Leonardo sul Milan:"La situazione è più complicata adesso che prima. In quel momento il Milan era in transizione totale. Sono rimasto sempre in contatto con Galliani, sapeva anche della mia scelta di andare all'Inter. Mentre sono stato l'allenatore dell'Inter non mi ha parlato. Dopo essere andato al PSG sono diventato la persona che può lanciare il progetto. Ho creato la base di un progetto societario e sportivo, è normale che le persone ti vedano così. Lì è stata una cosa diversa, mi ha stuzzicato molto. Qui arriva da un'agenzia di headhunters per parlare forse di un nuovo progetto, con un fondo che doveva cominciare. A me ha incuriosito molto, perché non c'entrava niente del rapporto con Galliani, Berlusconi o Moratti. Io adesso devo fare sì che questo sia un progetto sostenibile, con il Milan a certi livelli. Io sono stato dirigente solo al Milan e al PSG, non mi vedo cambiare. Ora ho confuso un po' anche me stesso, ma io sono molto legato ai rapporti umani. In questo caso è stato un fondo che era completamente perso di come cominciare un progetto che non conoscevano. Ho fatto una riunione con l'agenzia, poi con Elliott a Londra, lì mi ha stimolato molto. Ho detto solo cose che pensavo, era il primo colloquio di lavoro in questo modo. Questo mi ha colpito. Era il giorno del famoso pagamento che non è arrivato, con Elliott che diventa proprietario del Milan. Da lì nasce questa cosa. Ho cercato di creare le strutture. Io avevo bisogno, ma anche il Milan aveva bisogno, di una persona come Paolo (Maldini, ndr). Io penso di essere un operaio, ma non sono un simbolo. Lui ha tutto quello che è il Milan. Maldini è completamente equilibrato in questa versione sportiva e finanziaria, poi è lui".
"Penso due cose: per noi è stato difficile mettere le persone insieme. Ok, incominciamo, mettiamo Leonardo e Maldini per l'area sportiva. Prendiamo il resto... Era un puzzle e doveva prendere una forma, velocemente, non era facile. Poi c'era il dubbio su cosa dire: spingiamo su fare qualcosa subito, oppure per fare dopo? Non può essere da un giorno all'altro creare una linea di direzione, è stata una sorpresa per tutti. Abbiamo litigato, discutendo il bene della situazione, non è stato facile, non è che tutto si incastrava alla perfezione. Questa cosa stava andando a prendere un po' forma. È vero che in quel progetto io non ero la persona più indicata, prendiamo più giovani, aspettiamo un po'. Io spingevo perché volevo che la cosa andasse lì. Forse c'era una struttura non preparata in quel momento. Forse stiamo stati sbilanciati. Guardando dopo, penso che Maldini sia stato perfetto per la situazione. Lui ha capito tutto questo e si è messo nella posizione giusta. Sono contentissimo per il Milan, penso che sia l'ago della bilancia in questa cosa. È riuscito a quadrare due lati che io forse non sarei stato in grado di fare. Poi il PSG ha avuto un po' difficoltà, si perdeva la direzione. Io ora amo le persone con cui lavoro, principalmente Nasser, i proprietari, il Qatar. È molto dentro di me, mi sveglio la mattina con la voglia di realizzare le cose".
Può essere un rapporto fra presidente e allenatore, oppure con un dirigente. Io per tredici anni sono stato nel cuore del Milan, non è che sono arrivato da un'altra parte. Ero visto come allenatore della società, non è che cambi il tuo passato, rapportandoti con gli stessi giocatori. Penso ero incompatibile con Berlusconi in quel momento. Non è stato un momento facile per lui, anzi, era molto complicato. So quanto è pesante la vita di un primo ministro, cavaliere, presidente del Milan, imprenditore. C'erano tante cose. A distanza di anni capisco anche di più. Non è facile. È talmente enorme che è diventata talmente grande che è normale ci siano tanti sentimenti. Noi abbiamo litigato. Diedi del narciso a Berlusconi? Beh, forse lo siamo tutti. Noi vogliamo la vita come la pensiamo noi. Dopo ci vuole, da ogni persona di un sistema di gestione, la comprensione. Lì sono stato abbastanza testardo per rispettare una linea, ma pensavo fosse quella. Non voglio fare il bravo ragazzo, ma per me era la cosa migliore. Io sono sempre stato in questo modo, nelle mie cose. Poi il fatto di girare tanti paesi, è come iniziare e non finire. Sono stato poco tempo nei posti, io qua creo un qualcosa di profondo, sono legato al rapporto umano, ma c'era qualcosa che mi portava via. Quando sei due anni e vai via, la gente non ti ha conosciuto. In Italia c'è tutto. Ho l'onore di avere partecipato al Milan di Berlusconi, poi è impossibile scollegarlo da Galliani. Lui può fare allenatore, team manager, direttore sportivo, direttore dei diritti tv, presidente, vicepresidente, ha una visione completa della struttura. Questa è una cosa rara, oggi mi ritrovo che devo decidere una cosa, o fare una cosa, io ero dentro ogni momento in cui si decideva, con lui. Lo ammiro tanto, per me è stata l'Università di gestione"
"L'addio al Milan?
Sala sullo stadio QUI -) https://www.milanworld.net/threads/sala-stadio-decido-io.108365/unread
Leonardo sul Milan:"La situazione è più complicata adesso che prima. In quel momento il Milan era in transizione totale. Sono rimasto sempre in contatto con Galliani, sapeva anche della mia scelta di andare all'Inter. Mentre sono stato l'allenatore dell'Inter non mi ha parlato. Dopo essere andato al PSG sono diventato la persona che può lanciare il progetto. Ho creato la base di un progetto societario e sportivo, è normale che le persone ti vedano così. Lì è stata una cosa diversa, mi ha stuzzicato molto. Qui arriva da un'agenzia di headhunters per parlare forse di un nuovo progetto, con un fondo che doveva cominciare. A me ha incuriosito molto, perché non c'entrava niente del rapporto con Galliani, Berlusconi o Moratti. Io adesso devo fare sì che questo sia un progetto sostenibile, con il Milan a certi livelli. Io sono stato dirigente solo al Milan e al PSG, non mi vedo cambiare. Ora ho confuso un po' anche me stesso, ma io sono molto legato ai rapporti umani. In questo caso è stato un fondo che era completamente perso di come cominciare un progetto che non conoscevano. Ho fatto una riunione con l'agenzia, poi con Elliott a Londra, lì mi ha stimolato molto. Ho detto solo cose che pensavo, era il primo colloquio di lavoro in questo modo. Questo mi ha colpito. Era il giorno del famoso pagamento che non è arrivato, con Elliott che diventa proprietario del Milan. Da lì nasce questa cosa. Ho cercato di creare le strutture. Io avevo bisogno, ma anche il Milan aveva bisogno, di una persona come Paolo (Maldini, ndr). Io penso di essere un operaio, ma non sono un simbolo. Lui ha tutto quello che è il Milan. Maldini è completamente equilibrato in questa versione sportiva e finanziaria, poi è lui".
"Penso due cose: per noi è stato difficile mettere le persone insieme. Ok, incominciamo, mettiamo Leonardo e Maldini per l'area sportiva. Prendiamo il resto... Era un puzzle e doveva prendere una forma, velocemente, non era facile. Poi c'era il dubbio su cosa dire: spingiamo su fare qualcosa subito, oppure per fare dopo? Non può essere da un giorno all'altro creare una linea di direzione, è stata una sorpresa per tutti. Abbiamo litigato, discutendo il bene della situazione, non è stato facile, non è che tutto si incastrava alla perfezione. Questa cosa stava andando a prendere un po' forma. È vero che in quel progetto io non ero la persona più indicata, prendiamo più giovani, aspettiamo un po'. Io spingevo perché volevo che la cosa andasse lì. Forse c'era una struttura non preparata in quel momento. Forse stiamo stati sbilanciati. Guardando dopo, penso che Maldini sia stato perfetto per la situazione. Lui ha capito tutto questo e si è messo nella posizione giusta. Sono contentissimo per il Milan, penso che sia l'ago della bilancia in questa cosa. È riuscito a quadrare due lati che io forse non sarei stato in grado di fare. Poi il PSG ha avuto un po' difficoltà, si perdeva la direzione. Io ora amo le persone con cui lavoro, principalmente Nasser, i proprietari, il Qatar. È molto dentro di me, mi sveglio la mattina con la voglia di realizzare le cose".
Può essere un rapporto fra presidente e allenatore, oppure con un dirigente. Io per tredici anni sono stato nel cuore del Milan, non è che sono arrivato da un'altra parte. Ero visto come allenatore della società, non è che cambi il tuo passato, rapportandoti con gli stessi giocatori. Penso ero incompatibile con Berlusconi in quel momento. Non è stato un momento facile per lui, anzi, era molto complicato. So quanto è pesante la vita di un primo ministro, cavaliere, presidente del Milan, imprenditore. C'erano tante cose. A distanza di anni capisco anche di più. Non è facile. È talmente enorme che è diventata talmente grande che è normale ci siano tanti sentimenti. Noi abbiamo litigato. Diedi del narciso a Berlusconi? Beh, forse lo siamo tutti. Noi vogliamo la vita come la pensiamo noi. Dopo ci vuole, da ogni persona di un sistema di gestione, la comprensione. Lì sono stato abbastanza testardo per rispettare una linea, ma pensavo fosse quella. Non voglio fare il bravo ragazzo, ma per me era la cosa migliore. Io sono sempre stato in questo modo, nelle mie cose. Poi il fatto di girare tanti paesi, è come iniziare e non finire. Sono stato poco tempo nei posti, io qua creo un qualcosa di profondo, sono legato al rapporto umano, ma c'era qualcosa che mi portava via. Quando sei due anni e vai via, la gente non ti ha conosciuto. In Italia c'è tutto. Ho l'onore di avere partecipato al Milan di Berlusconi, poi è impossibile scollegarlo da Galliani. Lui può fare allenatore, team manager, direttore sportivo, direttore dei diritti tv, presidente, vicepresidente, ha una visione completa della struttura. Questa è una cosa rara, oggi mi ritrovo che devo decidere una cosa, o fare una cosa, io ero dentro ogni momento in cui si decideva, con lui. Lo ammiro tanto, per me è stata l'Università di gestione"
"L'addio al Milan?
Sala sullo stadio QUI -) https://www.milanworld.net/threads/sala-stadio-decido-io.108365/unread
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