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Legrottaglie, ex difensore di Juve e Milan, intervistato dal CorSport ha parlato del ritorno di Ibra al Milan:"E' l'uomo giusto? Credo proprio di sì. Ibra è sempre l'uomo giusto. Prima di tutto perché è ancora oggi tra gli attaccanti più for- ti e completi al mondo, è uno che può cambiare volto a tutta la squadra. Per tutto il resto. Ibrahimovic è un giocatore che non crea problematiche, né in campo né nel- lo spogliatoio. È uno che porta stimoli e alza il livello di competitività in tutta la squadra, per- ché cerca di eccellere sempre in tutto quello che fa. E quello che pretende da se stesso, poi lo esige anche dai compagni di squadra".
"Carattere non semplice? Perché ognuno ha il suo modo di imporre la propria leadership, è vero a volte sbagliava. Però è sicuramente un leader, ha un carisma naturale".
"L'Ibra della Juve? Inizialmente parlava poco, ma si spiegava in campo. Fin dal primo allenamento ci siamo accorti tutti di quanto fosse speciale. Fisicamente era devastante in ogni singolo contrasto, tecnicamente un fenomeno, anche se segnava ancora troppo poco. Era un Ibra che doveva ancora imporsi e farsi conoscere, ma aveva già le idee chiare. Sapeva di essere forte, voleva sentirsi già il più forte di tutti. In cosa doveva migliorare? Noi passavamo tanto tempo insieme, abitavamo nello stesso palazzo e avevamo abitudini simili, facevamo in coppia anche la strada per andare all'allenamento. Aveva sempre avuto la testa sulle spalle, però in settimana era difficile per lui tenere l'intensità al massimo. Ma ci pensava Fabio Capello a curarlo da quel punto di vista".
"L'Ibra del Milan? Un professionista esemplare. Ecco, alla Juve per quanto fossi- mo uniti, si capiva che era ancora un ragazzo. Quando l'ho ritrovato al Milan aveva già alle spalle tanti successi, sempre a modo suo ma era un vero leader Perché non è mai stato uno da consigli o spiegazioni. Lui giudicava tutto ciò che facevi, poi ti diceva bravo o ti rimproverava. E sapeva di essere il più forte di tutti. Io in quegli anni avevo già avuto la mia conversione, lui un giorno mi disse: “Nicola, ricordati che però i campionati non te li fa vincere Gesù, quelli te li faccio vincere io”. Ecco, era solo una battuta che ancora oggi mi fa sorridere, ma che spiega bene chi è Zlatan".
"Cosa può portare al Milan? Prima di tutto mentalità vincen- te. Sono sicuro che se ha accettato l'offerta del Milan è perché ha avuto anche delle garanzie tecniche. Non è uno che giocherà mai per partecipare e non mi stupirei di vedere ancora qualche acquisto già a gennaio".
"E in campo? Dipenderà solo da lui. Se dovesse avere la giusta umiltà, capendo di non poter pretendere da sé stesso e dagli altri cosa faceva prima di andare negli Stati Uni- ti, potrà sicuramente fare ancora la differenza in serie A. Ricalibrandosi al nostro campionato con quelle che sono le sue qualità di oggi, sono sicuro che potrà fare ancora benissimo. Dovrà accettare il cambiamento inevitabile che l'età gli impone, ma sposta ancora gli equilibri".
"Carattere non semplice? Perché ognuno ha il suo modo di imporre la propria leadership, è vero a volte sbagliava. Però è sicuramente un leader, ha un carisma naturale".
"L'Ibra della Juve? Inizialmente parlava poco, ma si spiegava in campo. Fin dal primo allenamento ci siamo accorti tutti di quanto fosse speciale. Fisicamente era devastante in ogni singolo contrasto, tecnicamente un fenomeno, anche se segnava ancora troppo poco. Era un Ibra che doveva ancora imporsi e farsi conoscere, ma aveva già le idee chiare. Sapeva di essere forte, voleva sentirsi già il più forte di tutti. In cosa doveva migliorare? Noi passavamo tanto tempo insieme, abitavamo nello stesso palazzo e avevamo abitudini simili, facevamo in coppia anche la strada per andare all'allenamento. Aveva sempre avuto la testa sulle spalle, però in settimana era difficile per lui tenere l'intensità al massimo. Ma ci pensava Fabio Capello a curarlo da quel punto di vista".
"L'Ibra del Milan? Un professionista esemplare. Ecco, alla Juve per quanto fossi- mo uniti, si capiva che era ancora un ragazzo. Quando l'ho ritrovato al Milan aveva già alle spalle tanti successi, sempre a modo suo ma era un vero leader Perché non è mai stato uno da consigli o spiegazioni. Lui giudicava tutto ciò che facevi, poi ti diceva bravo o ti rimproverava. E sapeva di essere il più forte di tutti. Io in quegli anni avevo già avuto la mia conversione, lui un giorno mi disse: “Nicola, ricordati che però i campionati non te li fa vincere Gesù, quelli te li faccio vincere io”. Ecco, era solo una battuta che ancora oggi mi fa sorridere, ma che spiega bene chi è Zlatan".
"Cosa può portare al Milan? Prima di tutto mentalità vincen- te. Sono sicuro che se ha accettato l'offerta del Milan è perché ha avuto anche delle garanzie tecniche. Non è uno che giocherà mai per partecipare e non mi stupirei di vedere ancora qualche acquisto già a gennaio".
"E in campo? Dipenderà solo da lui. Se dovesse avere la giusta umiltà, capendo di non poter pretendere da sé stesso e dagli altri cosa faceva prima di andare negli Stati Uni- ti, potrà sicuramente fare ancora la differenza in serie A. Ricalibrandosi al nostro campionato con quelle che sono le sue qualità di oggi, sono sicuro che potrà fare ancora benissimo. Dovrà accettare il cambiamento inevitabile che l'età gli impone, ma sposta ancora gli equilibri".