Aver tenuto a zero l'attacco più forte della serie A per 210 minuti è la misura della grandezza di questo Milan, che sta preparando un finale di stagione epico. Partita tatticamente vinta da Gattuso, che ha tagliato metri di campo per il gioco aperto di Lulic, Luis Alberto e Immobile, disinnescando sul nascere le incursioni di Milinkovic-Savic e Parolo. Bonucci e Romagnoli superiori a tutto e tutti, pilastri del Milan e della prossima Nazionale italiana. Kessie distruttivo sul serbo quanto lucido nelle ripuliture difensive e nella trasmissione del pallone, soprattutto su Biglia, che sta per avvicinare la soglia del nulla di errori. Da rivedere Rodriguez e Suso, il primo per una preoccupante defezione agonistica nelle fasi di grande pressione difensiva, il secondo per la sua congenita avversione a chiamare il passaggio sulla propria corsa, costringendo Biglia, Kessie e Calhanoglu a tentare di pescarlo con lanci lunghi a mezza altezza, spesso preda degli intercetti avversari. Di Kalinic dobbiamo solo pensare a seri problemi di postura nel calcio a palla in movimento, perché alcuni errori di esecuzione del gesto sono davvero sconcertanti, estranei al proprio repertorio. Ma la squadra è matura e consapevole, quadrata, equilibrata, combattiva, ambiziosa. Sta dimostrando di saper fare meglio di altri nelle partite ad alto tasso di difficoltà, segno di mentalità vincente. Attendiamo da Gattuso un distillato di essenzialità nei momenti cruciali, il saper fare sempre e comunque l'ultimo passo per piegare il braccio della partita. Poi, dovremo solo scegliere i limiti, e superarli. Ciò è possibile, ora.
