Svolta nata da tre elementi: Ibrahimovic, condizione atletica, nuovo modulo, e quindi Pioli che lo ha introdotto. Zlatan essenziale per il cambio di mentalità della squadra, una leadership morale che ha raccolto un gruppo allo sbando sino alla fine dello scorso anno e, su mandato di Pioli, ha cementato le pareti dello spogliatoio, rafforzato e motivato giocatori come Leao e Calhanoglu, in cerca di una identità, esaltato un agonista come Rebic, fornito in generale un esempio di dedizione, professionalità e spirito vincente all'intera squadra, che ora raccoglie i frutti di questo suo impegno, persino oltre il contributo diretto che egli può dare, nelle sue condizioni fisiche imperfette. Se lo svedese non ha niente di meglio da fare nella sua vita, vorremmo non perderci di vista, anche dopo il ritiro, è una figura importante, e che sentiamo molto rossonera. Poi, la condizione atletica, ottima, quasi straripante, che produce persino una irragionevole frenesia di ritmo sino al caos di Ferrara: con gli atalantini (che vogliamo però vedere ad agosto, in Coppa), il Milan è la squadra uscita meglio dai blocchi delle ripartenze, che hanno invece azzoppato tante altre. Era un azzardo per tutti, solo che il Milan aveva una scala in mano, ed ha ovviamente visto. Complimenti, vivi. Poi, il nuovo modulo, il 4231, il cugino figo del 442, il modulo spagnolo che offre gioco ed opportunità come forse nessuno, e che invocavamo da tempo per una squadra piena di trequarti come questa. Se non hai Pirlo centromediano, o Lewandovski centravanti, questo modulo vi sopperisce creativamente, alza la fonte iniziale di gioco dieci metri più avanti, sulla linea mobile dei trequarti, restituisce due bravi interditori al loro compito di chiudere la difesa dietro una barriera fissa, consente, tramite due trequarti ala a piede spesso invertito che entrano dentro il campo, di liberare sulla corsa due terzini che hanno voglia di salire per gli assalti, e se hai quel siluro umano che chiamasi Theo Hernandez è quasi un imperativo categorico. Chiunque venga in futuro ad allenare il Milan, sia pregato di annotare, senza dogmatismi, questa piccola realtà di fine stagione della squadra, ed anzi migliorarla con giocatori adatti, e magari linee di corsa e di passaggio che la rendano ancora più efficace. Ora, la Juventus, con cui il conto comincia a diventare lungo, e il modo della partita di Coppa di un mese fa ancor ci offende.