Kjaer:"La fascia non mi interessa. Lo scudetto un obiettivo. Voglio restare.".

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Kjaer al CorSera in edicola:"Eriksen? Quel momento farà parte di me per sempre. Ho fatto solo quello che dovevo fare, senza pensarci, come avrebbe fatto chiunque altro. Ricordi di quel giorno? Prima la festa, poi il silenzio. Era un giorno storico per tutti noi danesi, la prima partita dell’Europeo, in casa nostra. Poi è successo quello che è successo. Ho avuto la prontezza di restare lucido, cometutti i miei compagni. È stato un lavoro d i s quadra, avremmo fatto ovviamente lo stesso se fosse stato un avversario. Tutto qua. L’unica cosa che conta è che Christian ora stia bene. Solo quello è importante. L’ho fatto senza riflettere. L’istinto mi guidava e ho fatto quello che dovevo, a utomaticamente. Era la prima volta che mi succedeva, spero sia anche l’ultima"

Non crede che tutti i giocatori, e forse non solo, dovreb- bero imparare le tecniche di rianimazione?

«Certamente. Spero che quell’immagine abbia sensibilizzato sul tema. I medici sono stati bravissimi, sono intervenuti subito, ma di sicuro sapere cosa fare in certi momenti è fondamentale. Può salvare una vita».

I tifosi del Milan ora la vogliono capitano.

«Un capitano ce l’abbiamo già e si chiama Romagnoli. Fra noi c’è grande sintonia e sportività. Non m’interessa la fascia. Io do il massimo sempre e comunque».

Lunedì si parte, in casa del- la Samp. Che Milan sarà?

«La continuità ci sarà d’aiuto, ma stiamo lavorando per crescere ulteriormente. Siamo diventati più imprevedibili, più difficili da affrontare».

Però avete perso Donnarumma e Calhanoglu.

"Sì, ma con Giroud davanti ci siamo rinforzati, è un grande attaccante. Ha esperienza, fame, sa fare gol. Anche in Champions sarà utile».

Dopo il brillantissimo secondo posto, l’obiettivo ora è lo scudetto? O è troppo presto?

«Una squadra come il Milan ha il dovere di puntare al massimo. Solo così si cresce. Io non ho mai vinto un campionato e mi piacerebbe riuscirci col Milan. Sarebbe un sogno. Ma ci sono anche gli altri. La concorrenza è forte. Davanti a tutti vedo Inter e Juve».

Ibrahimovic resterà fuori fino a settembre. Quanto è importante?

«Lui cambia le squadre da solo. Tutti insieme abbiamo iniziato un percorso. Ma non è ancora finita, ora serve un altro step».

L’impressione è che accanto a lei crescano tutti: che ne pensa di Tomori?

«È migliorato molto, tatticamente e come personalità. Ora deve imparare l’italiano».

In porta tocca a Maignan. Che impressione le ha fatto?

«Mi ha colpito. È un grande portiere, vedrete».

Pioli ha detto: «Kjaer è un giocatore di un’intelligenza rara». Cosa intende?

«Forse che sono vecchio. Scherzi a parte, è grazie al mister se siamo cresciuti tanto. È un grande allenatore. Il suo lavoro è sotto gli occhi di tutti».

Poi c’è Maldini.

«Un mito. Soprattutto per chi come me fa il difensore ed è cresciuto ammirandolo».

Il suo contratto scade fra un anno. Rinnoverà?

«Per me non è un problema. Io qui sto benissimo e vorrei restare ancora a lungo. Il Milan era un sogno e l’ho realizzato. Ora ci parleremo».

L’impressione, da fuori, è che nel Milan regni grande sintonia. E da dentro?

«È così. C’è armonia, unità. Ma soprattutto c’è voglia di lavorare. Perché senza lavoro, non si migliora».

È vero che sui social si fa aiutare dai più giovani?

«A loro viene facile. Non mi piace mettere in pubblico le mie cose. Capisco l’importanza dei social nel 2021, ma non li amo».

L’Italia campione d’Europa l’ha sorpresa?

«Ho fatto il tifo per voi. Una vittoria meritata che darà visibilità alla serie A, che non è più il campionato difensivo di un tempo. E la Nazionale l’ha dimostrato».

In un’intervista di qualche anno fa, lei ha detto che i cal- ciatori hanno il dovere di guardare oltre il campo. Che effetto le hanno fatto le im- magini dell’Afghanistan?

«Impossibile restare indifferenti, non si può fare finta di nulla. Credo che come cittadini del mondo abbiamo il dovere di aiutare sempre chi sta peggio. E batterci per ciò che è giusto. Come per quanto riguarda i cambiamenti climatici. Anche lì serve una mentalità nuova».

Chi ha portato una mentalità nuova nel Milan è l’a.d. Ivan Gazidis, che ora sta combattendo una battaglia contro il cancro.

«Lui sa che è sempre nei nostri pensieri. Come dicevo prima, il Milan ora è una famiglia. La sua battaglia è la nostra battaglia».
 

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Kjaer al CorSera in edicola:"Eriksen? Quel momento farà parte di me per sempre. Ho fatto solo quello che dovevo fare, senza pensarci, come avrebbe fatto chiunque altro. Ricordi di quel giorno? Prima la festa, poi il silenzio. Era un giorno storico per tutti noi danesi, la prima partita dell’Europeo, in casa nostra. Poi è successo quello che è successo. Ho avuto la prontezza di restare lucido, cometutti i miei compagni. È stato un lavoro d i s quadra, avremmo fatto ovviamente lo stesso se fosse stato un avversario. Tutto qua. L’unica cosa che conta è che Christian ora stia bene. Solo quello è importante. L’ho fatto senza riflettere. L’istinto mi guidava e ho fatto quello che dovevo, a utomaticamente. Era la prima volta che mi succedeva, spero sia anche l’ultima"

Non crede che tutti i giocatori, e forse non solo, dovreb- bero imparare le tecniche di rianimazione?

«Certamente. Spero che quell’immagine abbia sensibilizzato sul tema. I medici sono stati bravissimi, sono intervenuti subito, ma di sicuro sapere cosa fare in certi momenti è fondamentale. Può salvare una vita».

I tifosi del Milan ora la vogliono capitano.

«Un capitano ce l’abbiamo già e si chiama Romagnoli. Fra noi c’è grande sintonia e sportività. Non m’interessa la fascia. Io do il massimo sempre e comunque».

Lunedì si parte, in casa del- la Samp. Che Milan sarà?

«La continuità ci sarà d’aiuto, ma stiamo lavorando per crescere ulteriormente. Siamo diventati più imprevedibili, più difficili da affrontare».

Però avete perso Donnarumma e Calhanoglu.

"Sì, ma con Giroud davanti ci siamo rinforzati, è un grande attaccante. Ha esperienza, fame, sa fare gol. Anche in Champions sarà utile».

Dopo il brillantissimo secondo posto, l’obiettivo ora è lo scudetto? O è troppo presto?

«Una squadra come il Milan ha il dovere di puntare al massimo. Solo così si cresce. Io non ho mai vinto un campionato e mi piacerebbe riuscirci col Milan. Sarebbe un sogno. Ma ci sono anche gli altri. La concorrenza è forte. Davanti a tutti vedo Inter e Juve».

Ibrahimovic resterà fuori fino a settembre. Quanto è importante?

«Lui cambia le squadre da solo. Tutti insieme abbiamo iniziato un percorso. Ma non è ancora finita, ora serve un altro step».

L’impressione è che accanto a lei crescano tutti: che ne pensa di Tomori?

«È migliorato molto, tatticamente e come personalità. Ora deve imparare l’italiano».

In porta tocca a Maignan. Che impressione le ha fatto?

«Mi ha colpito. È un grande portiere, vedrete».

Pioli ha detto: «Kjaer è un giocatore di un’intelligenza rara». Cosa intende?

«Forse che sono vecchio. Scherzi a parte, è grazie al mister se siamo cresciuti tanto. È un grande allenatore. Il suo lavoro è sotto gli occhi di tutti».

Poi c’è Maldini.

«Un mito. Soprattutto per chi come me fa il difensore ed è cresciuto ammirandolo».

Il suo contratto scade fra un anno. Rinnoverà?

«Per me non è un problema. Io qui sto benissimo e vorrei restare ancora a lungo. Il Milan era un sogno e l’ho realizzato. Ora ci parleremo».

L’impressione, da fuori, è che nel Milan regni grande sintonia. E da dentro?

«È così. C’è armonia, unità. Ma soprattutto c’è voglia di lavorare. Perché senza lavoro, non si migliora».

È vero che sui social si fa aiutare dai più giovani?

«A loro viene facile. Non mi piace mettere in pubblico le mie cose. Capisco l’importanza dei social nel 2021, ma non li amo».

L’Italia campione d’Europa l’ha sorpresa?

«Ho fatto il tifo per voi. Una vittoria meritata che darà visibilità alla serie A, che non è più il campionato difensivo di un tempo. E la Nazionale l’ha dimostrato».

In un’intervista di qualche anno fa, lei ha detto che i cal- ciatori hanno il dovere di guardare oltre il campo. Che effetto le hanno fatto le im- magini dell’Afghanistan?

«Impossibile restare indifferenti, non si può fare finta di nulla. Credo che come cittadini del mondo abbiamo il dovere di aiutare sempre chi sta peggio. E batterci per ciò che è giusto. Come per quanto riguarda i cambiamenti climatici. Anche lì serve una mentalità nuova».

Chi ha portato una mentalità nuova nel Milan è l’a.d. Ivan Gazidis, che ora sta combattendo una battaglia contro il cancro.

«Lui sa che è sempre nei nostri pensieri. Come dicevo prima, il Milan ora è una famiglia. La sua battaglia è la nostra battaglia».
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Sangueblu75

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Un ragazzo per bene il nostro Simon,intelligente pacato e umile, da ex calciatore auspico che vi siano altri acquisti come lui nel senso che per fare una grande squadra non sempre serve avere i migliori dal punto di vista tecnico è importante avere diversi elementi di un certo spessore morale ed etico che sappiano dettare una linea di comportamento al gruppo
 
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Kjaer al CorSera in edicola:"Eriksen? Quel momento farà parte di me per sempre. Ho fatto solo quello che dovevo fare, senza pensarci, come avrebbe fatto chiunque altro. Ricordi di quel giorno? Prima la festa, poi il silenzio. Era un giorno storico per tutti noi danesi, la prima partita dell’Europeo, in casa nostra. Poi è successo quello che è successo. Ho avuto la prontezza di restare lucido, cometutti i miei compagni. È stato un lavoro d i s quadra, avremmo fatto ovviamente lo stesso se fosse stato un avversario. Tutto qua. L’unica cosa che conta è che Christian ora stia bene. Solo quello è importante. L’ho fatto senza riflettere. L’istinto mi guidava e ho fatto quello che dovevo, a utomaticamente. Era la prima volta che mi succedeva, spero sia anche l’ultima"

Non crede che tutti i giocatori, e forse non solo, dovreb- bero imparare le tecniche di rianimazione?

«Certamente. Spero che quell’immagine abbia sensibilizzato sul tema. I medici sono stati bravissimi, sono intervenuti subito, ma di sicuro sapere cosa fare in certi momenti è fondamentale. Può salvare una vita».

I tifosi del Milan ora la vogliono capitano.

«Un capitano ce l’abbiamo già e si chiama Romagnoli. Fra noi c’è grande sintonia e sportività. Non m’interessa la fascia. Io do il massimo sempre e comunque».

Lunedì si parte, in casa del- la Samp. Che Milan sarà?

«La continuità ci sarà d’aiuto, ma stiamo lavorando per crescere ulteriormente. Siamo diventati più imprevedibili, più difficili da affrontare».

Però avete perso Donnarumma e Calhanoglu.

"Sì, ma con Giroud davanti ci siamo rinforzati, è un grande attaccante. Ha esperienza, fame, sa fare gol. Anche in Champions sarà utile».

Dopo il brillantissimo secondo posto, l’obiettivo ora è lo scudetto? O è troppo presto?

«Una squadra come il Milan ha il dovere di puntare al massimo. Solo così si cresce. Io non ho mai vinto un campionato e mi piacerebbe riuscirci col Milan. Sarebbe un sogno. Ma ci sono anche gli altri. La concorrenza è forte. Davanti a tutti vedo Inter e Juve».

Ibrahimovic resterà fuori fino a settembre. Quanto è importante?

«Lui cambia le squadre da solo. Tutti insieme abbiamo iniziato un percorso. Ma non è ancora finita, ora serve un altro step».

L’impressione è che accanto a lei crescano tutti: che ne pensa di Tomori?

«È migliorato molto, tatticamente e come personalità. Ora deve imparare l’italiano».

In porta tocca a Maignan. Che impressione le ha fatto?

«Mi ha colpito. È un grande portiere, vedrete».

Pioli ha detto: «Kjaer è un giocatore di un’intelligenza rara». Cosa intende?

«Forse che sono vecchio. Scherzi a parte, è grazie al mister se siamo cresciuti tanto. È un grande allenatore. Il suo lavoro è sotto gli occhi di tutti».

Poi c’è Maldini.

«Un mito. Soprattutto per chi come me fa il difensore ed è cresciuto ammirandolo».

Il suo contratto scade fra un anno. Rinnoverà?

«Per me non è un problema. Io qui sto benissimo e vorrei restare ancora a lungo. Il Milan era un sogno e l’ho realizzato. Ora ci parleremo».

L’impressione, da fuori, è che nel Milan regni grande sintonia. E da dentro?

«È così. C’è armonia, unità. Ma soprattutto c’è voglia di lavorare. Perché senza lavoro, non si migliora».

È vero che sui social si fa aiutare dai più giovani?

«A loro viene facile. Non mi piace mettere in pubblico le mie cose. Capisco l’importanza dei social nel 2021, ma non li amo».

L’Italia campione d’Europa l’ha sorpresa?

«Ho fatto il tifo per voi. Una vittoria meritata che darà visibilità alla serie A, che non è più il campionato difensivo di un tempo. E la Nazionale l’ha dimostrato».

In un’intervista di qualche anno fa, lei ha detto che i cal- ciatori hanno il dovere di guardare oltre il campo. Che effetto le hanno fatto le im- magini dell’Afghanistan?

«Impossibile restare indifferenti, non si può fare finta di nulla. Credo che come cittadini del mondo abbiamo il dovere di aiutare sempre chi sta peggio. E batterci per ciò che è giusto. Come per quanto riguarda i cambiamenti climatici. Anche lì serve una mentalità nuova».

Chi ha portato una mentalità nuova nel Milan è l’a.d. Ivan Gazidis, che ora sta combattendo una battaglia contro il cancro.

«Lui sa che è sempre nei nostri pensieri. Come dicevo prima, il Milan ora è una famiglia. La sua battaglia è la nostra battaglia».
Tutto perfetto.
La cosa sui social è da appendere sui muri.
 
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