Attualmente il calcio italiano è in una fase di crisi molto simile a quella vissuta nel secondo dopoguerra, tra anni '50 e anni '60, quando si usciva sempre al primo turno (quattro volte), mentre nel '58 nemmeno ci si qualificò; la soluzione all'epoca fu la chiusura delle frontiere, che riaprirono soltanto quindici anni dopo nel 1980.
Adesso ci troviamo in una situazione praticamente speculare, perché anche a 'sto giro siamo usciti due volte al primo turno, mentre altre due non ci siamo nemmeno qualificati.
Ora, la soluzione non può essere una chiusura diretta delle frontiere, perché con l'UE non è possibile, ma una soluzione simile dovrebbe essere adottata comunque indirettamente, evitando di andare a comprare all'estero, puntando sui nostri giovani, ma come? Non ne ho la più pallida idea.
Innanzitutto hai la maggior parte delle proprietà straniere che se ne strafregano di puntare sui giovani italiani; forse si potrebbe immaginare un sistema di incentivi e disincentivi sull'utilizzo di stranieri ed italiani, non lo so, ma andrebbe presa una decisione forte a livello federale, anche se anche lì mi sembra che non freghi niente a nessuno della situazione.
Resta il fatto che quelli riportati dall'articolo sono dati gravissimi, perché se nemmeno più Milan, Juventus ed Inter sono in grado di rifornire la nazionale, non vedo chi altro dovrebbe farlo.
E' una questione di governance, di sistema e infine di cultura, secondo me.
Quante squadre in Italia puntano seriamente sul proprio settore giovanile per avere giocatori in prima squadra? Quante ne hanno perlomeno 5-6 in rosa che provengono dal proprio settore giovanile? Quante ne hanno piu di 10?
Vado a memoria: nessuna. Neanche una. Neanche quelle di bassa classifica o di Serie B.
Guardiamo la Spagna invece.
Real e Barca da sempre puntano sulla propria cantera, ne fanno un proprio fiore all'occhiello e elemento chiave della propria identità.
Ma non solo loro.
L'Athletic Bilbao come noto ha solo giocatori baschi in rosa della prima squadra e in tutti i settori giovanili, e ha come obiettivo principale quello di produrre giocatori del proprio territorio. E' obiettivo che viene prima di vincere, addirittura, che rispetto all'identità basca è un obiettivo molto molto secondario.
Poi c'è la Real Sociedad, che non è radicale come l'Athletic ma ha il medesimo obiettivo identitario basco e territoriale.
Poi ci sono Villarreal, Valencia, Atletico Madrid, Espanyol, Osasuna, Celta Vigo: tutte società che investono tanto nel settore giovanile e che anche si identificano con la propria comunità. Anche per loro avere giocatori del proprio territorio è obiettivo primario.
Ora, tutte queste società che ho citato hanno come minimo 6 o 7 giocatori del proprio settore giovanile. Alcune di queste ne hanno piu di 15-20 addirittura.
Tradotto vuol dire che il CT della Spagna, solo pescando nella Liga, ha un bacino enorme nel quale scegliere i migliori.
Poi ci sono quelli che giocano all'estero ovviamente, perchè la Spagna i propri campioni li esporta anche (insieme agli allenatori).
Un bacino enorme e fiorente.
Eppure hanno normative speciali per ottenere questo? No. Anzi, loro sono i pionieri di una certa logica, quella della nota legge Beckham e sono grandi importatori di stranieri.
Qual è dunque l'elemento chiave? E' il sistema di gestione, è l'obiettivo che si pone la Liga come lega e ciascuna società poi nello specifico.
Per me se cerchiamo il problema del calcio italiano lo troviamo tutto qui dentro. E' una questione prima di tutto culturale, poi di conseguenza di politica del calcio.