Inchiesta Milan: Savi la talpa. Furlani ascoltato. Rischio penalizzazione.

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CorSera: viene a sorpresa proprio dall’uomo dei conti dentro il Milan — il direttore amministrativo Aldo Savi — uno dei principali indizi sulla cui base la Procura di Milano da settimane ipotizza che il Milan non sia davvero del fondo RedBird di Gerry Cardinale (acquirente il 31 agosto 2022 per 1,2 miliardi, metà dei quali prestatigli dal venditore Elliott tramite emissione di prodotti finanziari, il «vendor loan»), ma sia ancora sotto l’influenza appunto del fondo Elliott di Gordon e Paul Singer, non dichiarata all’autorità di vigilanza Federcalcio. La non indagata società rossonera, dove invece sono indagati per l’ipotesi di ostacolo all’autorità di vigilanza l’amministratore delegato dal 2022 Giorgio Furlani e il predecessore 2018-2022 Ivan Gazidis, dal decreto di perquisizione del 12 marzo aveva già appreso che i pm Polizzi e Cavalleri valorizzassero sia la difformità di comunicazioni rese dal fondo RedBird all’autorità di Borsa americana Sec sulla propria catena societaria, tale da sembrare fare «emergere che la maggior parte del capitale usato per la compravendita del Milan» (circa 400 milioni sui 600 versati cash) «venga da un veicolo societario non riferibile» a RedBird, un fondo collocato in Olanda; sia un documento interno al Milan che non si capiva come fosse finito in mano alla Guardia di Finanza, una «presentazione» dell’attuale assetto preparata dalla dirigenza del Milan per i colloqui a fine 2023 con «investitori del mondo arabo», il cui schema faceva pensare agli inquirenti «che il vendor loan», cioè il controverso prestito fatto nel 2022 dal venditore Elliott al compratore RedBird, tutt’oggi «garantisca a Elliott la proprietà di parte del Milan». Adesso si scopre che questo documento era una bozza inviata da una manager del fondo RedBird, Elizabeth Owen, al direttore amministrativo del Milan, Aldo Savi: e che è stato appunto Savi, convocato come teste dagli inquirenti, a darne una interpretazione problematica sulla reale proprietà dei rossoneri. È una circostanza destinata a imbarazzare sia il Milan e RedBird e Elliott (direttamente per ovvie ragioni), sia però indirettamente anche i loro acerrimi avversari del fondo Blue Skye dei raider (e già nel cda del Milan) Salvatore Cerchione e Gianluca D’Avanzo, prima soci di minoranza con Elliott nell’acquisto del Milan dal cinese Yonghong Li, e poi (dopo la vendita del club da Elliott a RedBird) protagonisti contro Elliott di un contenzioso civile e penale senza esclusione di colpi. Se infatti nel Milan ci sono tuttora dirigenti vicini a Elliott (a cominciare da Furlani e dal presidente Paolo Scaroni), Savi era invece entrato nel Milan nel 2018 come consulente del fondo Blue Skye, e, assunto nel Milan nel 2019, vi è rimasto anche dopo la frattura tra Blue Skye e il resto del mondo Milan. Ed è come odierno direttore amministrativo dei rossoneri, uomo dei conti del club e braccio destro del direttore finanziario Stefano Cocirio e del direttore commerciale Roberto Masi, che Savi, una volta interpellato dalla GdF sulla bozza per il tour arabo dei dirigenti rossoneri, l’ha definita «strana» perché a suo avviso prospettava ai potenziali acquirenti non l’eventuale cessione di azioni del Milan detenute da RedBird, ma la cessione di un pezzo del debito di RedBird verso Elliott, senza che in apparenza Elliott fosse interpellato. In più Savi ha riportato agli inquirenti la propria impressione che sulla gestione quotidiana del Milan pesi ancora la «forte influenza» di Elliott attraverso non solo ex uomini Elliott come Scaroni, Furlani e Cocirio, ma anche come il capo dell’area sport Hendrik Almstadt, per Savi «strettissimo collaboratore di Gordon Singer», e la portavoce di Elliott in Italia, Marcella Verini, oggi anche di RedBird.

Repubblica in edicola: il Milan e il giallo della proprietà. Furlani ascoltato in FIGC. Il rischio per il club è di una penalizzazione L’opacità dei fondi divisi tra Olanda e Delaware: esiste una fase due dell’inchiesta della procura di Milano sull’acquisto, vero o presunto che sia, del Milan da parte degli americani di Red Bird. È l’indagine che ha aperto la Figc all’indomani delle perquisizioni disposte dalla Procura di Milano. Che, dopo una prima seppur parziale trasmissione di documenti da parte della procura di Milano — i pm Giovanni Polizzi e Giovanna Cavalleri hanno inviato gli atti già oggetto di discovery, e dunque noti agli indagati e alla società — ha cominciato a vivere di vita propria. Nelle scorse settimane si è presentato, davanti agli investigatori del procuratore federale Giuseppe Chinè, l’ad del Milan, Giorgio Furlani. Indagato (insieme con l’ex ad Ivan Gazidis) per ostacolo alle funzioni di vigilanza, ha spiegato come, dal punto di vista della società, non esista alcun giallo. «Il 99,8% del capitale del Milan è controllato da Red Bird, non c’è alcuna discrepanza rispetto a quanto dichiarato in Italia e quanto invece detto alla Sec, l’organo di controllo americano. E non c’è alcun socio occulto» ha spiegato in sintesi Furlani. Il passaggio è assai delicato perché il Milan — che come società non è coinvolto nell’inchiesta penale — in tema di giustizia sportiva è in una strada stretta. Se infatti l’ipotesi accusatoria della Procura di Milano trovasse conferme, si potrebbe contestare al club la violazione dell’art. 32 comma 5 del Codice di giustizia sportiva sugli obblighi di comunicazione. C’è poi il 20 bis delle Noif che regola le “Acquisizioni e cessioni di partecipazioni societarie in ambito professionistico”. E c’è, ancora, la possibilità di una contestazione di illecito amministrativo, come scritto dall’articolo 31 comma 1. Oltre all’articolo 4 su “lealtà, correttezza e probità” dei soggetti della Federazione. Tradotto: in astratto si potrebbe andare dalla censura alla penalizzazione in classifica. Il Milan, si diceva, è sereno. Furlani è convinto di aver spiegato tutto quello che c’era da spiegare, in attesa di farlo anche con la Procura di Milano. Repubblica ha raccontato ieri, però, come le cose in questi mesi non siano cambiate. Come emerge dai documenti depositati alla Sec, la Securities and Exchange Commission, l’ente federale di vigilanza finanziaria paragonabile alla Consob italiana, il pacchetto di maggioranza del Milan (poco più di 410 milioni di euro) non è negli Usa, ma nelle mani di un fondo privato con sede in Olanda, RB FC Holdings CV. Su richiesta di Repubblica, fonti della società avevano spiegato come la società veicolo facesse riferimento direttamente a Cardinale. E così è. Ma il punto è non confondere la “gestione” con la proprietà del fondo principale: la gestione è sicuramente di Red Bird. Ma di chi sono i soldi? La domanda al momento è senza risposta. Così come restano tutta una serie di stranezze, oggetto non a caso dell’indagine della procura di Milano che vuole chiarire il ruolo del vecchio proprietario, il fondo Elliott: il sospetto è di una vendita fasulla. La circostanza è sempre smentita dal Milan, ma emergono fatti singolari. Lo è il caso dei due direttori, raccontato ieri da Repubblica, della controllante finale del Milan, in cui il ramo che fa capo a RedBird è bloccato dal diritto di veto di una società olandese (Dentaleus, con sede a Voorschoten, nel Sud dell’Olanda) dalla struttura indecifrabile, come quella del fondo d’appoggio che nasconde un unico cliente. E un solo investimento. Il nome è schermato (certo, potrebbe essere Cardinale stesso). Ma pone tutta una serie di domande sulla correttezza di strutture del genere nel calcio: può una squadra essere di proprietà di fondi che triangolano tra il Delaware e l’Olanda, nascondendosi dietro ingegnerie finanziarie? Nella risposta c’è il futuro dell’inchiesta sul Milan. Ma, evidentemente, non solo sul Milan.

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Io spero che spariscano tutti, una proprietà scandalosa di avvoltoi e sciacalli che sono lì solo per cash flow e plusvalenze, unica cosa che conta per questa gente che non sa nemmeno cos'è il Milan.

Ma sinceramente questi articoli dicono tutto e niente, il tizio che parla di stranezze nel cedere quote del debito. ma stranezze di cosa? cosa ci sarebbe di strano in un vendor loan, o capitali che arrivano dal Delaware o dall' Olanda o dal Lussemburgo? E' la normalità nella finanza. Capisco che siamo abituati al Bar Tabacchi di Rossi Maria ma il mondo non funziona così, sopratutto negli USA. La GdF giustamente indaga sulla provenienza dei capitali, fossero illeciti allora nascerebbero problemi. Dal punto di vista della giustizia sportiva invece si parla di comunicazione della proprietà, ma alla fine lì contano i diritti di voto raga.

Sappiamo tutti che c'è qualcosa di marcio, soprattutto la prima cessione al cinese fake, chissà che giri.

Ma in bocca al lupo a tirar fuori qualcosa dal Delaware.
 
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Notare poi come nel giro di Elliott ci sia anche l'ottantenne Marcella verini, la regina delle veline e degli zoomati... colei che tiene in mano tutta la comunicazione horror del Milan e i rapporti con i giornali...
Anche lei passata misteriosamente a Redbird, come Scaroni... quanto è attraente questo Cardinale!

Che schifo ragazzi, che schifo.
Tutti personaggi che sembrano scelti con scrupolosa ricerca per mortificare il milan nel frattempo che lo si usa per altre finalità.
 

Jack92

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bah secondo me sono troppo furbi e scoperchierebbero interessi troppo importanti mettendosi contro Eliott…
È chiaro che loro mantengano la proprietà, ma visto i paradisi fiscali dubito sia facile provarlo.
 
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Beh, le news di oggi del Corriere sono molto croccanti.

In pratica:

1) Cardinale non ha una lira e forse,ma proprio forse, ha versato solo 200 milioni per l'acquisto, il resto e` arrivato da non si sa dove....gli avra` cercati e trovati anche lui nei tombini di Hong Kong, come successo nella precedente cessione societaria? Oppure chissa` chi glieli puo` avere forniti...io una risposta l'avrei.
In ogni caso scenario gia` visto

2) "interpellato dalla GdF sulla bozza per il tour arabo dei dirigenti rossoneri, l’ha definita «strana» perché a suo avviso prospettava ai potenziali acquirenti non l’eventuale cessione di azioni del Milan detenute da RedBird, ma la cessione di un pezzo del debito di RedBird verso Elliott, senza che in apparenza Elliott fosse interpellato."
Il famoso socio di minoranza di cui parla il gellato, che si dovrebbe accollare parte del debito, visto che lui non ha una lira.

A questo punto, provando a ricostruire gli elementi forniti, io penso che Cardinale sia stato usato/ingaggiato da Elliott solo come mezzo per eventualmente costruire lo stadio, fare ulteriore speculazione edilizia nell'area dello stadio e poi vendere il tutto (questa volta per davvero) generando una grossa plusvalenza.
In pratica lui avrebbe messo solo i 200 milioni di capitale di cui si parla per l'acquisto del club, il resto prestato ufficialmente da Elliott e "caduto dal cielo", se cosi` vogliamo dire.
Elliott gli avrebbe dato 3 anni (scadenza del debito 31 Agosto 2025) per sistemare la questione stadio, ma lui e il suo team, vuoi perche` incapaci, vuoi perche` si sono scontrati con la burocrazia italiana, non ne sono in grado.
A questo punto il gellato, per non perdere il versamento iniziale e vedendo la dituazione in cui si trova, avrebbe cercato di vendere il proprio debito ad investitori terzi,
Elliott lo sgama (e qui si vede la pressapochezza e l'impreparazione di Cadinale, che pensava magari di farla franca senza che l'uccellino arrivasse alle orecchie di Elliott) e guarda caso arriva la perquisizione della GF che blocca tutto.

Il 1 Settembre 2025 il club ritorna in mano ad Elliott, che si intasca anche i 200 milioni del gellato.
Questo spiega anche il perche` ogni mossa di Cardinale sia stata bocciata da Elliott: voglio mantenere a livello stabile di bilancio e assett il club, per poterlo rendere piu` appetibile nel 2025. Furlani (insieme a tutto il resto dei delinquenti) e` messo li' proprio a garanzia di questo.

In pratica siamo ostaggio di Elliott, Cardinale e` solo bassa manovalanza (tutte le sue millantazione, conoscenze di VIP, chiacchiere....in concreto non ha nulla) e, stando cosi` le cose, prepariamoci alla nuova cessione a partire da Settembre 2025.

Chissa chi sara` questa volta l'acquirente....
Ed io credo che sia andata proprio così ed ho già scritto qua che non escluderei affatto che l'inchiesta sia stata "voluta" proprio dai Singer per bloccare il gioco di Cardinale così da portare a termine il loro piano di guadagno con l'affare Milan con tanto di stadio e ricavo finale. Il dramma in tutto ciò è che ad oggi non siamo una società di calcio intesa come società che ambisce a risultati che dovrebbero essere il primo fine di una club di tale nome, altrimenti dopo lo scudetto vinto avremmo assistito a qualcosa di ben diverso, ad un tentativo almeno di tornare a primeggiare sul campo, del resto se una società di calcio non ha una vera struttura dirigenziale e se ne fotte se ha una sciagura in panchina che ci fa prendere 5 pappine in casa col cessuolo un motivo ci sarà.
E' vero, siamo veramente ostaggio dei Singer che non hanno minimamente "preso gusto" a vincere dopo lo scudetto a maggio 2022, due anni buttati nel water grazie a sti speculatori.
 

admin

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CorSera: viene a sorpresa proprio dall’uomo dei conti dentro il Milan — il direttore amministrativo Aldo Savi — uno dei principali indizi sulla cui base la Procura di Milano da settimane ipotizza che il Milan non sia davvero del fondo RedBird di Gerry Cardinale (acquirente il 31 agosto 2022 per 1,2 miliardi, metà dei quali prestatigli dal venditore Elliott tramite emissione di prodotti finanziari, il «vendor loan»), ma sia ancora sotto l’influenza appunto del fondo Elliott di Gordon e Paul Singer, non dichiarata all’autorità di vigilanza Federcalcio. La non indagata società rossonera, dove invece sono indagati per l’ipotesi di ostacolo all’autorità di vigilanza l’amministratore delegato dal 2022 Giorgio Furlani e il predecessore 2018-2022 Ivan Gazidis, dal decreto di perquisizione del 12 marzo aveva già appreso che i pm Polizzi e Cavalleri valorizzassero sia la difformità di comunicazioni rese dal fondo RedBird all’autorità di Borsa americana Sec sulla propria catena societaria, tale da sembrare fare «emergere che la maggior parte del capitale usato per la compravendita del Milan» (circa 400 milioni sui 600 versati cash) «venga da un veicolo societario non riferibile» a RedBird, un fondo collocato in Olanda; sia un documento interno al Milan che non si capiva come fosse finito in mano alla Guardia di Finanza, una «presentazione» dell’attuale assetto preparata dalla dirigenza del Milan per i colloqui a fine 2023 con «investitori del mondo arabo», il cui schema faceva pensare agli inquirenti «che il vendor loan», cioè il controverso prestito fatto nel 2022 dal venditore Elliott al compratore RedBird, tutt’oggi «garantisca a Elliott la proprietà di parte del Milan». Adesso si scopre che questo documento era una bozza inviata da una manager del fondo RedBird, Elizabeth Owen, al direttore amministrativo del Milan, Aldo Savi: e che è stato appunto Savi, convocato come teste dagli inquirenti, a darne una interpretazione problematica sulla reale proprietà dei rossoneri. È una circostanza destinata a imbarazzare sia il Milan e RedBird e Elliott (direttamente per ovvie ragioni), sia però indirettamente anche i loro acerrimi avversari del fondo Blue Skye dei raider (e già nel cda del Milan) Salvatore Cerchione e Gianluca D’Avanzo, prima soci di minoranza con Elliott nell’acquisto del Milan dal cinese Yonghong Li, e poi (dopo la vendita del club da Elliott a RedBird) protagonisti contro Elliott di un contenzioso civile e penale senza esclusione di colpi. Se infatti nel Milan ci sono tuttora dirigenti vicini a Elliott (a cominciare da Furlani e dal presidente Paolo Scaroni), Savi era invece entrato nel Milan nel 2018 come consulente del fondo Blue Skye, e, assunto nel Milan nel 2019, vi è rimasto anche dopo la frattura tra Blue Skye e il resto del mondo Milan. Ed è come odierno direttore amministrativo dei rossoneri, uomo dei conti del club e braccio destro del direttore finanziario Stefano Cocirio e del direttore commerciale Roberto Masi, che Savi, una volta interpellato dalla GdF sulla bozza per il tour arabo dei dirigenti rossoneri, l’ha definita «strana» perché a suo avviso prospettava ai potenziali acquirenti non l’eventuale cessione di azioni del Milan detenute da RedBird, ma la cessione di un pezzo del debito di RedBird verso Elliott, senza che in apparenza Elliott fosse interpellato. In più Savi ha riportato agli inquirenti la propria impressione che sulla gestione quotidiana del Milan pesi ancora la «forte influenza» di Elliott attraverso non solo ex uomini Elliott come Scaroni, Furlani e Cocirio, ma anche come il capo dell’area sport Hendrik Almstadt, per Savi «strettissimo collaboratore di Gordon Singer», e la portavoce di Elliott in Italia, Marcella Verini, oggi anche di RedBird.

Repubblica in edicola: il Milan e il giallo della proprietà. Furlani ascoltato in FIGC. Il rischio per il club è di una penalizzazione L’opacità dei fondi divisi tra Olanda e Delaware: esiste una fase due dell’inchiesta della procura di Milano sull’acquisto, vero o presunto che sia, del Milan da parte degli americani di Red Bird. È l’indagine che ha aperto la Figc all’indomani delle perquisizioni disposte dalla Procura di Milano. Che, dopo una prima seppur parziale trasmissione di documenti da parte della procura di Milano — i pm Giovanni Polizzi e Giovanna Cavalleri hanno inviato gli atti già oggetto di discovery, e dunque noti agli indagati e alla società — ha cominciato a vivere di vita propria. Nelle scorse settimane si è presentato, davanti agli investigatori del procuratore federale Giuseppe Chinè, l’ad del Milan, Giorgio Furlani. Indagato (insieme con l’ex ad Ivan Gazidis) per ostacolo alle funzioni di vigilanza, ha spiegato come, dal punto di vista della società, non esista alcun giallo. «Il 99,8% del capitale del Milan è controllato da Red Bird, non c’è alcuna discrepanza rispetto a quanto dichiarato in Italia e quanto invece detto alla Sec, l’organo di controllo americano. E non c’è alcun socio occulto» ha spiegato in sintesi Furlani. Il passaggio è assai delicato perché il Milan — che come società non è coinvolto nell’inchiesta penale — in tema di giustizia sportiva è in una strada stretta. Se infatti l’ipotesi accusatoria della Procura di Milano trovasse conferme, si potrebbe contestare al club la violazione dell’art. 32 comma 5 del Codice di giustizia sportiva sugli obblighi di comunicazione. C’è poi il 20 bis delle Noif che regola le “Acquisizioni e cessioni di partecipazioni societarie in ambito professionistico”. E c’è, ancora, la possibilità di una contestazione di illecito amministrativo, come scritto dall’articolo 31 comma 1. Oltre all’articolo 4 su “lealtà, correttezza e probità” dei soggetti della Federazione. Tradotto: in astratto si potrebbe andare dalla censura alla penalizzazione in classifica. Il Milan, si diceva, è sereno. Furlani è convinto di aver spiegato tutto quello che c’era da spiegare, in attesa di farlo anche con la Procura di Milano. Repubblica ha raccontato ieri, però, come le cose in questi mesi non siano cambiate. Come emerge dai documenti depositati alla Sec, la Securities and Exchange Commission, l’ente federale di vigilanza finanziaria paragonabile alla Consob italiana, il pacchetto di maggioranza del Milan (poco più di 410 milioni di euro) non è negli Usa, ma nelle mani di un fondo privato con sede in Olanda, RB FC Holdings CV. Su richiesta di Repubblica, fonti della società avevano spiegato come la società veicolo facesse riferimento direttamente a Cardinale. E così è. Ma il punto è non confondere la “gestione” con la proprietà del fondo principale: la gestione è sicuramente di Red Bird. Ma di chi sono i soldi? La domanda al momento è senza risposta. Così come restano tutta una serie di stranezze, oggetto non a caso dell’indagine della procura di Milano che vuole chiarire il ruolo del vecchio proprietario, il fondo Elliott: il sospetto è di una vendita fasulla. La circostanza è sempre smentita dal Milan, ma emergono fatti singolari. Lo è il caso dei due direttori, raccontato ieri da Repubblica, della controllante finale del Milan, in cui il ramo che fa capo a RedBird è bloccato dal diritto di veto di una società olandese (Dentaleus, con sede a Voorschoten, nel Sud dell’Olanda) dalla struttura indecifrabile, come quella del fondo d’appoggio che nasconde un unico cliente. E un solo investimento. Il nome è schermato (certo, potrebbe essere Cardinale stesso). Ma pone tutta una serie di domande sulla correttezza di strutture del genere nel calcio: può una squadra essere di proprietà di fondi che triangolano tra il Delaware e l’Olanda, nascondendosi dietro ingegnerie finanziarie? Nella risposta c’è il futuro dell’inchiesta sul Milan. Ma, evidentemente, non solo sul Milan.
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malos

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CorSera: viene a sorpresa proprio dall’uomo dei conti dentro il Milan — il direttore amministrativo Aldo Savi — uno dei principali indizi sulla cui base la Procura di Milano da settimane ipotizza che il Milan non sia davvero del fondo RedBird di Gerry Cardinale (acquirente il 31 agosto 2022 per 1,2 miliardi, metà dei quali prestatigli dal venditore Elliott tramite emissione di prodotti finanziari, il «vendor loan»), ma sia ancora sotto l’influenza appunto del fondo Elliott di Gordon e Paul Singer, non dichiarata all’autorità di vigilanza Federcalcio. La non indagata società rossonera, dove invece sono indagati per l’ipotesi di ostacolo all’autorità di vigilanza l’amministratore delegato dal 2022 Giorgio Furlani e il predecessore 2018-2022 Ivan Gazidis, dal decreto di perquisizione del 12 marzo aveva già appreso che i pm Polizzi e Cavalleri valorizzassero sia la difformità di comunicazioni rese dal fondo RedBird all’autorità di Borsa americana Sec sulla propria catena societaria, tale da sembrare fare «emergere che la maggior parte del capitale usato per la compravendita del Milan» (circa 400 milioni sui 600 versati cash) «venga da un veicolo societario non riferibile» a RedBird, un fondo collocato in Olanda; sia un documento interno al Milan che non si capiva come fosse finito in mano alla Guardia di Finanza, una «presentazione» dell’attuale assetto preparata dalla dirigenza del Milan per i colloqui a fine 2023 con «investitori del mondo arabo», il cui schema faceva pensare agli inquirenti «che il vendor loan», cioè il controverso prestito fatto nel 2022 dal venditore Elliott al compratore RedBird, tutt’oggi «garantisca a Elliott la proprietà di parte del Milan». Adesso si scopre che questo documento era una bozza inviata da una manager del fondo RedBird, Elizabeth Owen, al direttore amministrativo del Milan, Aldo Savi: e che è stato appunto Savi, convocato come teste dagli inquirenti, a darne una interpretazione problematica sulla reale proprietà dei rossoneri. È una circostanza destinata a imbarazzare sia il Milan e RedBird e Elliott (direttamente per ovvie ragioni), sia però indirettamente anche i loro acerrimi avversari del fondo Blue Skye dei raider (e già nel cda del Milan) Salvatore Cerchione e Gianluca D’Avanzo, prima soci di minoranza con Elliott nell’acquisto del Milan dal cinese Yonghong Li, e poi (dopo la vendita del club da Elliott a RedBird) protagonisti contro Elliott di un contenzioso civile e penale senza esclusione di colpi. Se infatti nel Milan ci sono tuttora dirigenti vicini a Elliott (a cominciare da Furlani e dal presidente Paolo Scaroni), Savi era invece entrato nel Milan nel 2018 come consulente del fondo Blue Skye, e, assunto nel Milan nel 2019, vi è rimasto anche dopo la frattura tra Blue Skye e il resto del mondo Milan. Ed è come odierno direttore amministrativo dei rossoneri, uomo dei conti del club e braccio destro del direttore finanziario Stefano Cocirio e del direttore commerciale Roberto Masi, che Savi, una volta interpellato dalla GdF sulla bozza per il tour arabo dei dirigenti rossoneri, l’ha definita «strana» perché a suo avviso prospettava ai potenziali acquirenti non l’eventuale cessione di azioni del Milan detenute da RedBird, ma la cessione di un pezzo del debito di RedBird verso Elliott, senza che in apparenza Elliott fosse interpellato. In più Savi ha riportato agli inquirenti la propria impressione che sulla gestione quotidiana del Milan pesi ancora la «forte influenza» di Elliott attraverso non solo ex uomini Elliott come Scaroni, Furlani e Cocirio, ma anche come il capo dell’area sport Hendrik Almstadt, per Savi «strettissimo collaboratore di Gordon Singer», e la portavoce di Elliott in Italia, Marcella Verini, oggi anche di RedBird.

Repubblica in edicola: il Milan e il giallo della proprietà. Furlani ascoltato in FIGC. Il rischio per il club è di una penalizzazione L’opacità dei fondi divisi tra Olanda e Delaware: esiste una fase due dell’inchiesta della procura di Milano sull’acquisto, vero o presunto che sia, del Milan da parte degli americani di Red Bird. È l’indagine che ha aperto la Figc all’indomani delle perquisizioni disposte dalla Procura di Milano. Che, dopo una prima seppur parziale trasmissione di documenti da parte della procura di Milano — i pm Giovanni Polizzi e Giovanna Cavalleri hanno inviato gli atti già oggetto di discovery, e dunque noti agli indagati e alla società — ha cominciato a vivere di vita propria. Nelle scorse settimane si è presentato, davanti agli investigatori del procuratore federale Giuseppe Chinè, l’ad del Milan, Giorgio Furlani. Indagato (insieme con l’ex ad Ivan Gazidis) per ostacolo alle funzioni di vigilanza, ha spiegato come, dal punto di vista della società, non esista alcun giallo. «Il 99,8% del capitale del Milan è controllato da Red Bird, non c’è alcuna discrepanza rispetto a quanto dichiarato in Italia e quanto invece detto alla Sec, l’organo di controllo americano. E non c’è alcun socio occulto» ha spiegato in sintesi Furlani. Il passaggio è assai delicato perché il Milan — che come società non è coinvolto nell’inchiesta penale — in tema di giustizia sportiva è in una strada stretta. Se infatti l’ipotesi accusatoria della Procura di Milano trovasse conferme, si potrebbe contestare al club la violazione dell’art. 32 comma 5 del Codice di giustizia sportiva sugli obblighi di comunicazione. C’è poi il 20 bis delle Noif che regola le “Acquisizioni e cessioni di partecipazioni societarie in ambito professionistico”. E c’è, ancora, la possibilità di una contestazione di illecito amministrativo, come scritto dall’articolo 31 comma 1. Oltre all’articolo 4 su “lealtà, correttezza e probità” dei soggetti della Federazione. Tradotto: in astratto si potrebbe andare dalla censura alla penalizzazione in classifica. Il Milan, si diceva, è sereno. Furlani è convinto di aver spiegato tutto quello che c’era da spiegare, in attesa di farlo anche con la Procura di Milano. Repubblica ha raccontato ieri, però, come le cose in questi mesi non siano cambiate. Come emerge dai documenti depositati alla Sec, la Securities and Exchange Commission, l’ente federale di vigilanza finanziaria paragonabile alla Consob italiana, il pacchetto di maggioranza del Milan (poco più di 410 milioni di euro) non è negli Usa, ma nelle mani di un fondo privato con sede in Olanda, RB FC Holdings CV. Su richiesta di Repubblica, fonti della società avevano spiegato come la società veicolo facesse riferimento direttamente a Cardinale. E così è. Ma il punto è non confondere la “gestione” con la proprietà del fondo principale: la gestione è sicuramente di Red Bird. Ma di chi sono i soldi? La domanda al momento è senza risposta. Così come restano tutta una serie di stranezze, oggetto non a caso dell’indagine della procura di Milano che vuole chiarire il ruolo del vecchio proprietario, il fondo Elliott: il sospetto è di una vendita fasulla. La circostanza è sempre smentita dal Milan, ma emergono fatti singolari. Lo è il caso dei due direttori, raccontato ieri da Repubblica, della controllante finale del Milan, in cui il ramo che fa capo a RedBird è bloccato dal diritto di veto di una società olandese (Dentaleus, con sede a Voorschoten, nel Sud dell’Olanda) dalla struttura indecifrabile, come quella del fondo d’appoggio che nasconde un unico cliente. E un solo investimento. Il nome è schermato (certo, potrebbe essere Cardinale stesso). Ma pone tutta una serie di domande sulla correttezza di strutture del genere nel calcio: può una squadra essere di proprietà di fondi che triangolano tra il Delaware e l’Olanda, nascondendosi dietro ingegnerie finanziarie? Nella risposta c’è il futuro dell’inchiesta sul Milan. Ma, evidentemente, non solo sul Milan.

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Che partoanale non avesse un soldo bucato si sapeva già dalla due diligence.
Mi sta venendo la pulsione di andare a ricercare vecchie discussioni in cui qualcuno eiaculava per redbird vincitore nei confronti di investcorp (questi ultimi definiti brutti e cattivi che avrebbero indebitato il milan), ma cerco di contenermi.... :sisi:

Per il resto, penalizzazione ed estromissione dalla prossima CL? Magari.
Serie B? Meglio ancora, almeno ci leviamo di dosso tutte queste zecche americane e forse, forse, torneremo liberi sotto un vero proprietario. Forse.

Comunque non ho capito una cosa: per quale motivo quel sorcio di partoanale non potrebbe 'vendere' il debito ad investitori esteri?
 

Brotherhedo

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Che partoanale non avesse un soldo bucato si sapeva già dalla due diligence.
Mi sta venendo la pulsione di andare a ricercare vecchie discussioni in cui qualcuno eiaculava per redbird vincitore nei confronti di investcorp (questi ultimi definiti brutti e cattivi che avrebbero indebitato il milan), ma cerco di contenermi.... :sisi:

Per il resto, penalizzazione ed estromissione dalla prossima CL? Magari.
Serie B? Meglio ancora, almeno ci leviamo di dosso tutte queste zecche americane e forse, forse, torneremo liberi sotto un vero proprietario. Forse.

Comunque non ho capito una cosa: per quale motivo quel sorcio di partoanale non potrebbe 'vendere' il debito ad investitori esteri?
Magari avra` qualche scrittura privata con Elliott e non lo puo` fare...oppure Elliott non vuole cedere quote a investitori reali e seri, che romperebbero il giocattolo....o piu` semplicemente Elliott sa che il gellato non ha un soldo bucato e si vuole riprendere il Milan gratis, mangiandosi in piu` l'acconto versato da Cardinale...

Siamo sempre nel campo delle ipotesi, ma chissa` cosa c'e` sotto....e poi abbiamo imparato che ultimamente, quando si parla di Milan, lo scenario e le ipotesi piu` surreali, complottiste e dannose, sono quelle che diventano realta`.
 

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CorSera: viene a sorpresa proprio dall’uomo dei conti dentro il Milan — il direttore amministrativo Aldo Savi — uno dei principali indizi sulla cui base la Procura di Milano da settimane ipotizza che il Milan non sia davvero del fondo RedBird di Gerry Cardinale (acquirente il 31 agosto 2022 per 1,2 miliardi, metà dei quali prestatigli dal venditore Elliott tramite emissione di prodotti finanziari, il «vendor loan»), ma sia ancora sotto l’influenza appunto del fondo Elliott di Gordon e Paul Singer, non dichiarata all’autorità di vigilanza Federcalcio. La non indagata società rossonera, dove invece sono indagati per l’ipotesi di ostacolo all’autorità di vigilanza l’amministratore delegato dal 2022 Giorgio Furlani e il predecessore 2018-2022 Ivan Gazidis, dal decreto di perquisizione del 12 marzo aveva già appreso che i pm Polizzi e Cavalleri valorizzassero sia la difformità di comunicazioni rese dal fondo RedBird all’autorità di Borsa americana Sec sulla propria catena societaria, tale da sembrare fare «emergere che la maggior parte del capitale usato per la compravendita del Milan» (circa 400 milioni sui 600 versati cash) «venga da un veicolo societario non riferibile» a RedBird, un fondo collocato in Olanda; sia un documento interno al Milan che non si capiva come fosse finito in mano alla Guardia di Finanza, una «presentazione» dell’attuale assetto preparata dalla dirigenza del Milan per i colloqui a fine 2023 con «investitori del mondo arabo», il cui schema faceva pensare agli inquirenti «che il vendor loan», cioè il controverso prestito fatto nel 2022 dal venditore Elliott al compratore RedBird, tutt’oggi «garantisca a Elliott la proprietà di parte del Milan». Adesso si scopre che questo documento era una bozza inviata da una manager del fondo RedBird, Elizabeth Owen, al direttore amministrativo del Milan, Aldo Savi: e che è stato appunto Savi, convocato come teste dagli inquirenti, a darne una interpretazione problematica sulla reale proprietà dei rossoneri. È una circostanza destinata a imbarazzare sia il Milan e RedBird e Elliott (direttamente per ovvie ragioni), sia però indirettamente anche i loro acerrimi avversari del fondo Blue Skye dei raider (e già nel cda del Milan) Salvatore Cerchione e Gianluca D’Avanzo, prima soci di minoranza con Elliott nell’acquisto del Milan dal cinese Yonghong Li, e poi (dopo la vendita del club da Elliott a RedBird) protagonisti contro Elliott di un contenzioso civile e penale senza esclusione di colpi. Se infatti nel Milan ci sono tuttora dirigenti vicini a Elliott (a cominciare da Furlani e dal presidente Paolo Scaroni), Savi era invece entrato nel Milan nel 2018 come consulente del fondo Blue Skye, e, assunto nel Milan nel 2019, vi è rimasto anche dopo la frattura tra Blue Skye e il resto del mondo Milan. Ed è come odierno direttore amministrativo dei rossoneri, uomo dei conti del club e braccio destro del direttore finanziario Stefano Cocirio e del direttore commerciale Roberto Masi, che Savi, una volta interpellato dalla GdF sulla bozza per il tour arabo dei dirigenti rossoneri, l’ha definita «strana» perché a suo avviso prospettava ai potenziali acquirenti non l’eventuale cessione di azioni del Milan detenute da RedBird, ma la cessione di un pezzo del debito di RedBird verso Elliott, senza che in apparenza Elliott fosse interpellato. In più Savi ha riportato agli inquirenti la propria impressione che sulla gestione quotidiana del Milan pesi ancora la «forte influenza» di Elliott attraverso non solo ex uomini Elliott come Scaroni, Furlani e Cocirio, ma anche come il capo dell’area sport Hendrik Almstadt, per Savi «strettissimo collaboratore di Gordon Singer», e la portavoce di Elliott in Italia, Marcella Verini, oggi anche di RedBird.

Repubblica in edicola: il Milan e il giallo della proprietà. Furlani ascoltato in FIGC. Il rischio per il club è di una penalizzazione L’opacità dei fondi divisi tra Olanda e Delaware: esiste una fase due dell’inchiesta della procura di Milano sull’acquisto, vero o presunto che sia, del Milan da parte degli americani di Red Bird. È l’indagine che ha aperto la Figc all’indomani delle perquisizioni disposte dalla Procura di Milano. Che, dopo una prima seppur parziale trasmissione di documenti da parte della procura di Milano — i pm Giovanni Polizzi e Giovanna Cavalleri hanno inviato gli atti già oggetto di discovery, e dunque noti agli indagati e alla società — ha cominciato a vivere di vita propria. Nelle scorse settimane si è presentato, davanti agli investigatori del procuratore federale Giuseppe Chinè, l’ad del Milan, Giorgio Furlani. Indagato (insieme con l’ex ad Ivan Gazidis) per ostacolo alle funzioni di vigilanza, ha spiegato come, dal punto di vista della società, non esista alcun giallo. «Il 99,8% del capitale del Milan è controllato da Red Bird, non c’è alcuna discrepanza rispetto a quanto dichiarato in Italia e quanto invece detto alla Sec, l’organo di controllo americano. E non c’è alcun socio occulto» ha spiegato in sintesi Furlani. Il passaggio è assai delicato perché il Milan — che come società non è coinvolto nell’inchiesta penale — in tema di giustizia sportiva è in una strada stretta. Se infatti l’ipotesi accusatoria della Procura di Milano trovasse conferme, si potrebbe contestare al club la violazione dell’art. 32 comma 5 del Codice di giustizia sportiva sugli obblighi di comunicazione. C’è poi il 20 bis delle Noif che regola le “Acquisizioni e cessioni di partecipazioni societarie in ambito professionistico”. E c’è, ancora, la possibilità di una contestazione di illecito amministrativo, come scritto dall’articolo 31 comma 1. Oltre all’articolo 4 su “lealtà, correttezza e probità” dei soggetti della Federazione. Tradotto: in astratto si potrebbe andare dalla censura alla penalizzazione in classifica. Il Milan, si diceva, è sereno. Furlani è convinto di aver spiegato tutto quello che c’era da spiegare, in attesa di farlo anche con la Procura di Milano. Repubblica ha raccontato ieri, però, come le cose in questi mesi non siano cambiate. Come emerge dai documenti depositati alla Sec, la Securities and Exchange Commission, l’ente federale di vigilanza finanziaria paragonabile alla Consob italiana, il pacchetto di maggioranza del Milan (poco più di 410 milioni di euro) non è negli Usa, ma nelle mani di un fondo privato con sede in Olanda, RB FC Holdings CV. Su richiesta di Repubblica, fonti della società avevano spiegato come la società veicolo facesse riferimento direttamente a Cardinale. E così è. Ma il punto è non confondere la “gestione” con la proprietà del fondo principale: la gestione è sicuramente di Red Bird. Ma di chi sono i soldi? La domanda al momento è senza risposta. Così come restano tutta una serie di stranezze, oggetto non a caso dell’indagine della procura di Milano che vuole chiarire il ruolo del vecchio proprietario, il fondo Elliott: il sospetto è di una vendita fasulla. La circostanza è sempre smentita dal Milan, ma emergono fatti singolari. Lo è il caso dei due direttori, raccontato ieri da Repubblica, della controllante finale del Milan, in cui il ramo che fa capo a RedBird è bloccato dal diritto di veto di una società olandese (Dentaleus, con sede a Voorschoten, nel Sud dell’Olanda) dalla struttura indecifrabile, come quella del fondo d’appoggio che nasconde un unico cliente. E un solo investimento. Il nome è schermato (certo, potrebbe essere Cardinale stesso). Ma pone tutta una serie di domande sulla correttezza di strutture del genere nel calcio: può una squadra essere di proprietà di fondi che triangolano tra il Delaware e l’Olanda, nascondendosi dietro ingegnerie finanziarie? Nella risposta c’è il futuro dell’inchiesta sul Milan. Ma, evidentemente, non solo sul Milan.
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