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Renegade
Guest
Dopo l'intervista rilasciata stamattina... E' ormai chiaro che lui non ci sia più. Ma non voglio che venga rovinata anche la sua memoria. Non voglio che ci costringano ad odiare anche lui. Ma ormai ci sono riusciti. Ormai non è più lui. E' completamente andato. Per questo motivo non lo giudicherò più. Non me lo voglio ricordare così. Nonostante io sia un tifoso atipico, un po' distaccato dai propri colori e più aperto al calcio in generale, su quelli che hanno fatto parte della squadra che mi ha fatto innamorare del calcio, il Milan, io divento passionale. Ed è per questo motivo che una parte di me muore ogni volta che legge determinate cose. Non voglio arrivare ad odiarlo. Per cui preferirò rifugiarmi in un angolo nostalgico. Perché colui che siede su quella panchina non è lo stesso che ha segnato in ogni parte del mondo togliendoci tantissime soddisfazioni. Per cui io lo commemoro, e se volete, invece di provare disgusto ed odio per l'ennesima bandiera milanista che ci stanno distruggendo ed affossando, potete farlo anche voi.
Sei desolante, Filippo. Mi tocca chiamarti per nome, perché la tua precedente identità è troppo nobile per essere scomodata e dunque è meglio rivolgersi all'impostore che siede al suo posto. Non è ironico? Tu che non sbagliavi mai i tempi in campo, il tempo di agire, il tempo di metterla dentro. Ora invece come l'ultimo dei dilettanti sbagli ogni tempistica nel parlare, nel rilasciare dichiarazioni, nel dialogare.
Tu che hai deciso di coprire il nove disegnato sulla tua schiena con una giacca di tutto lustro. Tu, che gioivi come un bambino a Natale quando ricevevi il pallone da Pirlo, Rui Costa, Kakà, sotto porta, ora continui a gioire come un bimbo dinanzi alle leccornie, ma per il semplice gusto ferroso di una panchina. E questo è tutt'altro che caramelloso, che appagante.
Tu che vedevi arrivare il Gol dalla giusta direzione, pur senza guardare, ora sei completamente cieco. Hai preferito strapparti gli occhi pur di non guardare, pur di tastare ancor di più il solo tatto della preziosa poltrona di ferro su cui siedi.
Tu sei diventato tutto ciò che hai sempre odiato. Sottomissione, obbedienza, accondiscendenza. Tu che una volta quella panchina la odiavi così tanto, tu che avresti preferito sederti in mezzo ai tifosi, o su campi erbosi, pur di non sederti lì, ora ti ritrovi ad amarla, senza logica, senza scopo alcuno.
Tu che avresti venduto l'anima al Diavolo pur di non finire in panchina ed obbedire a chi ti diceva che non importava se Raùl ti superava nella classifica dei marcatori europei. Che era solo un tuo capriccio. Proprio tu accetti tutto questo. Accetti di perdere e la cosa più dannosa e dannata è che lo fai nel fumo, senza la minima classe, senza eleganza.
Scelgo di non criticarti perché dovrei coprire con un panno nero le tante immagini che mi hai lasciato di te e che ora mi lasciano rivivere quelle memorie semplicemente toccandone le cornici. Ma scelgo anche di non seguirti in questa corsa. In questa nuova ''avventura''.
Per la prima volta in vita tua hai sbagliato la porta dove segnare.