Il Milan scuote Wall Street. Le reazioni della Finanza

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Repubblica: la notizia di una possibile vendita fittizia del Milan da parte di Elliott a Redbird Capital Partners ha suscitato agitazione nel mondo della finanza a New York, con dubbi sulla credibilità della notizia e sulla trasparenza delle operazioni. Fondi come Elliott, ormai parte dell'establishment, non sono soliti scivolare su questioni formali e rischiano di tradire la fiducia degli investitori.

Le reazioni anonime ma ben informate di alcuni finanzieri a New York evidenziano i rischi e l'opacità delle regole in Italia, scoraggiando gli investimenti esteri. Non è chiaro cosa stiano cercando gli inquirenti, ma i sospetti riguardano la strutturazione della vendita del Milan, con un prestito di circa 560 milioni di euro concesso dal venditore all'acquirente su un costo totale di 1,2 miliardi di euro. Tuttavia, i dubbi sulla congruità dei valori cadono nel momento in cui il mercato è libero di decidere un prezzo comune, e in questo caso esisteva già un'offerta alternativa di un fondo di private equity internazionale in grado di far fronte all'operazione allo stesso prezzo.

Sottoscrivere un prestito al momento dell'acquisizione per un private equity è normale e consigliato per aumentare la leva sull'investimento, e l'offerta del fondo straniero è stata declinata perché Redbird ed Elliott avevano trovato l'accordo su un vendor's loan che consentiva a Cardinale di comprare allo stesso prezzo. Il cambio di CEO nel management e il fatto che Giorgio Furlani avesse lavorato con Elliott per oltre un decennio alimentano sospetti di una dipendenza da Elliott, ma alcuni ritengono che si tratti di una questione semantica e soggettiva, confondendo il ruolo del debito rispetto al capitale.


Un finanziere di New York:"C’è’ qualcosa che non quadra. Se le autorità non dimostreranno di avere la pistola fumante, ne va di mezzo la credibilità dell’Italia nell’attirare investimenti esteri. l’invasione della Guardia di Finanza per sequestrare documenti in un’azienda che resta privata non dà molta sicurezza. Prima la minaccia di tassare gli eccessi nei profitti bancari, come se quei profitti non sostenessero fondi pensione e dunque i cittadini, poi modifiche mai sentite a vantaggio degli azionisti di minoranza. Poi le difficoltà di KKR con il suo investimento in comunicazione e infine oggi questo attacco a due fondi che godono di prestigio”.


Un altro soggetto interpellato:“Mi sembra una questione semantica e soggettiva sospettare che una proprietà permanga vuol dire confondere il ruolo del debito rispetto al capitale. E se Elliott ha già detto pubblicamente di aver venduto, dubito che menta esponendosi a guai ben più gravi”.

l-amministratore-delegato-del-milan-giorgio-furlani-a-sinistra-e-la-sede-della-societa.webp
Paperoga vestito da finanziere non sarebbe arrivato a tanto.
Spero qualcuno pagherà.
 

Marilson

Milano vende moda
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Ripeto, sta roba l'hanno fatta saltare fuori o gli arabi per comprarci a saldo o il marmotta per far spaventare possibili investitori interessati nel milan, perchè se il Milan lo prende una proprietà ambiziosa lui e la sua inter da strapazzo sono finiti.
Se incidentalmente questa situazione scoraggia gli americani a investire nel calcio italiano, tanto meglio! Sono una manica di rimbecilliti arroganti di cui possiamo fare a meno alla grande

Pero' questa storia rischia, se non lo e' gia', di diventare molto piu' grossa del semplice destino di una squadra di calcio, si parla della credibilita' di un fondo di investimenti come Elliott. Per estensione, uno potrebbe dire.. se fanno magagne in progettino del cavolo di una squadra di calcio che vale meno di una miliardata, cosa potrebbero fare per cose piu' serie? Metteranno giu' le truppe corazzate di avvocati coi contro c..i e spazzeranno via tutto per una questione di principio. Io dormo tranquillo e mi godo l'uscita dell'inter di ieri, e' questo l'argomento principale oggi
 

bobbylukr

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Repubblica: la notizia di una possibile vendita fittizia del Milan da parte di Elliott a Redbird Capital Partners ha suscitato agitazione nel mondo della finanza a New York, con dubbi sulla credibilità della notizia e sulla trasparenza delle operazioni. Fondi come Elliott, ormai parte dell'establishment, non sono soliti scivolare su questioni formali e rischiano di tradire la fiducia degli investitori.

Le reazioni anonime ma ben informate di alcuni finanzieri a New York evidenziano i rischi e l'opacità delle regole in Italia, scoraggiando gli investimenti esteri. Non è chiaro cosa stiano cercando gli inquirenti, ma i sospetti riguardano la strutturazione della vendita del Milan, con un prestito di circa 560 milioni di euro concesso dal venditore all'acquirente su un costo totale di 1,2 miliardi di euro. Tuttavia, i dubbi sulla congruità dei valori cadono nel momento in cui il mercato è libero di decidere un prezzo comune, e in questo caso esisteva già un'offerta alternativa di un fondo di private equity internazionale in grado di far fronte all'operazione allo stesso prezzo.

Sottoscrivere un prestito al momento dell'acquisizione per un private equity è normale e consigliato per aumentare la leva sull'investimento, e l'offerta del fondo straniero è stata declinata perché Redbird ed Elliott avevano trovato l'accordo su un vendor's loan che consentiva a Cardinale di comprare allo stesso prezzo. Il cambio di CEO nel management e il fatto che Giorgio Furlani avesse lavorato con Elliott per oltre un decennio alimentano sospetti di una dipendenza da Elliott, ma alcuni ritengono che si tratti di una questione semantica e soggettiva, confondendo il ruolo del debito rispetto al capitale.


Un finanziere di New York:"C’è’ qualcosa che non quadra. Se le autorità non dimostreranno di avere la pistola fumante, ne va di mezzo la credibilità dell’Italia nell’attirare investimenti esteri. l’invasione della Guardia di Finanza per sequestrare documenti in un’azienda che resta privata non dà molta sicurezza. Prima la minaccia di tassare gli eccessi nei profitti bancari, come se quei profitti non sostenessero fondi pensione e dunque i cittadini, poi modifiche mai sentite a vantaggio degli azionisti di minoranza. Poi le difficoltà di KKR con il suo investimento in comunicazione e infine oggi questo attacco a due fondi che godono di prestigio”.


Un altro soggetto interpellato:“Mi sembra una questione semantica e soggettiva sospettare che una proprietà permanga vuol dire confondere il ruolo del debito rispetto al capitale. E se Elliott ha già detto pubblicamente di aver venduto, dubito che menta esponendosi a guai ben più gravi”.

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La finanza ammerigana in cui il 90% delle società hanno sede in uno stato, il Delaware, che è, di fatto, un paradiso fiscale alla luce del sole sará sconvolta e si porrá 1000 domande sul Milan e sulla procura milanese, certo come no...
 
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gabri65

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Repubblica: la notizia di una possibile vendita fittizia del Milan da parte di Elliott a Redbird Capital Partners ha suscitato agitazione nel mondo della finanza a New York, con dubbi sulla credibilità della notizia e sulla trasparenza delle operazioni. Fondi come Elliott, ormai parte dell'establishment, non sono soliti scivolare su questioni formali e rischiano di tradire la fiducia degli investitori.

Le reazioni anonime ma ben informate di alcuni finanzieri a New York evidenziano i rischi e l'opacità delle regole in Italia, scoraggiando gli investimenti esteri. Non è chiaro cosa stiano cercando gli inquirenti, ma i sospetti riguardano la strutturazione della vendita del Milan, con un prestito di circa 560 milioni di euro concesso dal venditore all'acquirente su un costo totale di 1,2 miliardi di euro. Tuttavia, i dubbi sulla congruità dei valori cadono nel momento in cui il mercato è libero di decidere un prezzo comune, e in questo caso esisteva già un'offerta alternativa di un fondo di private equity internazionale in grado di far fronte all'operazione allo stesso prezzo.

Sottoscrivere un prestito al momento dell'acquisizione per un private equity è normale e consigliato per aumentare la leva sull'investimento, e l'offerta del fondo straniero è stata declinata perché Redbird ed Elliott avevano trovato l'accordo su un vendor's loan che consentiva a Cardinale di comprare allo stesso prezzo. Il cambio di CEO nel management e il fatto che Giorgio Furlani avesse lavorato con Elliott per oltre un decennio alimentano sospetti di una dipendenza da Elliott, ma alcuni ritengono che si tratti di una questione semantica e soggettiva, confondendo il ruolo del debito rispetto al capitale.


Un finanziere di New York:"C’è’ qualcosa che non quadra. Se le autorità non dimostreranno di avere la pistola fumante, ne va di mezzo la credibilità dell’Italia nell’attirare investimenti esteri. l’invasione della Guardia di Finanza per sequestrare documenti in un’azienda che resta privata non dà molta sicurezza. Prima la minaccia di tassare gli eccessi nei profitti bancari, come se quei profitti non sostenessero fondi pensione e dunque i cittadini, poi modifiche mai sentite a vantaggio degli azionisti di minoranza. Poi le difficoltà di KKR con il suo investimento in comunicazione e infine oggi questo attacco a due fondi che godono di prestigio”.


Un altro soggetto interpellato:“Mi sembra una questione semantica e soggettiva sospettare che una proprietà permanga vuol dire confondere il ruolo del debito rispetto al capitale. E se Elliott ha già detto pubblicamente di aver venduto, dubito che menta esponendosi a guai ben più gravi”.

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Torto o ragione, come siamo ridotti ...

Un tempo famosi per le CL e il calcio spaziale dei tre olandesi, adesso per le tutine rosa, i libri Smail, le magliette inclusive LGBTXDCV e le cialtronate dell'alta finanza.

Se veniamo bollati, questa è la pietra tombale.
 

Mauricio

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Ripeto, sta roba l'hanno fatta saltare fuori o gli arabi per comprarci a saldo o il marmotta per far spaventare possibili investitori interessati nel milan, perchè se il Milan lo prende una proprietà ambiziosa lui e la sua inter da strapazzo sono finiti.
Se incidentalmente questa situazione scoraggia gli americani a investire nel calcio italiano, tanto meglio! Sono una manica di rimbecilliti arroganti di cui possiamo fare a meno alla grande
Invece gli arabi… Di norma siamo sempre d’accordo, ma su questo punto non proprio. Puoi dire quello che vuoi degli americani, ma sulle capacità di fare business sono ancora i migliori al mondo. Ci sono i cialtroni anche da loro ovviamente, ma tra un americano o un arabo non avrei dubbi su chi scegliere.
 

RSMilan

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Invece gli arabi… Di norma siamo sempre d’accordo, ma su questo punto non proprio. Puoi dire quello che vuoi degli americani, ma sulle capacità di fare business sono ancora i migliori al mondo. Ci sono i cialtroni anche da loro ovviamente, ma tra un americano o un arabo non avrei dubbi su chi scegliere.
Arabi tutta la vita. Basta guardare le proprietà arabe cosa hanno combinato nel calcio e le proprieta3 yankee veramente penose
 
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Invece gli arabi… Di norma siamo sempre d’accordo, ma su questo punto non proprio. Puoi dire quello che vuoi degli americani, ma sulle capacità di fare business sono ancora i migliori al mondo. Ci sono i cialtroni anche da loro ovviamente, ma tra un americano o un arabo non avrei dubbi su chi scegliere.
Parlo ovviamente solo ed esclusivamente di settore calcio, ci mancherebbe.
Si approcciano a ciò che non conoscono con enorme arroganza e supponenza. Falliscono e levano le tende.
Visti e rivisti
 

mil77

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La finanza ammerigana in cui il 90% delle società hanno sede uno stato, il Delaware, che è, di fatto, un paradiso fiscale alla luce del sole sará sconvolta e si porrá 1000 domande sul Milan e sulla procura milanese, certo come no...
Sul Milan no di certo, ma, come c'è scritto nell'articolo, sulle possibilità di investire in Italia si di sicuro.
 
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