Ibra: sì al Milan. Ma vuole affiancare Pioli.

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Stanis La Rochelle

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Considerato l'ego di Ibra, non penso farà solo la figurina, anzi per me sarà tipo Berlusconi con Pippo Inzaghi.

Soluzione trash, ma la meno peggio vista la nostra situazione.

Se Ibra avesse davvero tutta sta influenza si sarebbe visto qualcosa anche l'anno scorso, cosa che non c'è stata. E' vero anche che aveva mollato del tutto di testa ormai e si faceva i cavoli suoi.

Ibra può motivare i compagni, ma i problemi del Milan vanno oltre le motivazioni. Onestamente preferisco davvero Abate + Ibra, rispetto a Pinoli + Ibra.

Anche se arrivassimo 15esimi non mi interessa, non avere più pinoli vale quanto una vittoria della champion
 

Swaitak

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Mediaser conferma le news ampiamente riportate in mattinata (di seguito) e aggunge: Ibra sta pensando seriamente di di tornare al Milan, ma ad una condizione: vuole un ruolo operativo. Ovvero, affiancare Pioli nella gestione del gruppo.

News precedenti

GDS in edicola: Stefano Pioli oggi ha due spalle larghe così: vanno da New York a Milanello, passando per via Aldo Rossi e i grattacieli di Porta Nuova, dove Zlatan Ibrahimovic presto scioglierà le riserve sulla sua terza vita rossonera, sempre più vicina. Tutti per Pioli, Pioli per tutti: perché la settimana appena andata in archivio non passerà certo alla storia come tra le più brillanti del Milan, ma non è questo il caso di drammatizzare. Anzi. Il Milan è una squadra viva – lo si è visto nello show dei primi 45’ del Maradona — e soprattutto è in piena corsa per gli obiettivi stagionali: lo scudetto al momen- to dista 3 punti e il calendario ini- zia a sorridere, gli ottavi di Champions sono in salita ma non impossibili. Un successo il 7 novembre con il Psg cambierebbe prospettive e percezioni. Le percezioni su Pioli invece, al Milan non sono mai cambiate: più i social lo bersagliano — i cambi, l’atteggiamento tattico, gli infortuni —, più il club lo sostiene.



Per la proprietà Pioli resta on fire, un gentiluomo che sa valorizzare il capitale tecnico a disposizione e ottenere risultati. Lo dicono le scelte societarie di questa estate, che hanno messo Pioli al centro del progetto come e più di prima: non è mai stato coinvolto nelle strategie di mercato come in questa stagione, e la sintonia con l’a.d. Furlani, il capo dell’area tecnica Moncada e il d.s. D’Ottavio è stata pressoché totale. Pioli si è speso in prima persona per l’ingaggio dei nuovi, da Pulisic a Loftus-Cheek, da Reijnders a Chukwueze, ha chiesto e ottenuto profili funzionali al Milan che aveva in mente. Alle scelte di mercato, poi, sono seguite quelle di campo, e qui Pioli ha stupito in positivo i vertici del club: con una rosa così profondamente rinnovata, un periodo di rodaggio era uno scenario da mettere in conto e invece il Milan è partito subito forte. Ha sbandato nel derby, vero, ma si è rimesso a correre arrampicandosi fino al primo posto in solitaria, poi perso dopo il ko con la Juve: Pioli insomma ha guadagnato tempo sulle previ- sioni iniziali, le frenate nei big match — Juve appunto, ma anche Psg e il pari di Napoli — non impediscono al Milan di guardare al resto della stagione con la stessa fiducia di agosto. Gerry Cardinale, numero uno di RedBird proprietario del Milan, non ha mai fatto mancare il suo sostegno all’allenatore: sarà a San Siro per il ritorno con il Psg di martedì prossimo. Allora, magari, il Milan avrà ripreso a vincere, perché sabato arriva l’Udinese: partita delicata ma assolutamente abbordabile e non è l’unica. Dopo essersi messi alle spalle tutti gli scontri diretti (manca l’Atalanta), da qui alla fine del girone di andata i rossoneri giocheranno 6 gare su 9 contro avversarie di me- dia-bassa classifica: è la grande occasione e chiama punti da scudetto.

Il ritorno di Cardinale a Milano potrebbe offrire l’assist per un nuovo incontro con Ibrahimovic, dopo gli appuntamenti di metà settembre, quando Mr. RedBird e l’ex attaccante si erano visti per due giorni di fila tra Milanello e un hotel in centro a Milano. Da allora a oggi, i contatti tra la proprietà a Zlatan sono rimasti vivi, vivissimi: Ibra ha parlato del possibile ritorno anche con l’a.d. Furlani e le riflessioni sono in corso, anche se chi conosce Zlatan racconta di un Ibra intrigato. La fumata bianca potrebbe essere molto più vicina di quanto non lascino intendere le parti in causa. E un Ibrahimovic di nuovo a Milanello, magari nelle vesti di collaboratore di Pioli, a stretto contatto quotidiano con la squadra, farebbe tutti contenti: l’allenatore, che con Zlatan ha saldato un asse determinante per riportare il Milan al successo in Italia, e lo stesso Ibrahimovic, coinvolto in un progetto che lo vedrebbe operativo.

Con Zlatan al suo fianco nello spogliatoio, Pioli ritroverebbe la leadership inimitabile (parole sue) di un campione che fino a pochi mesi fa ha dato l’esempio ai compagni. Ma la gestione del gruppo, per l’allenatore rossonero, non è mai stata un problema e non lo è nemmeno adesso: tra Parigi e Napoli non sono mancati momenti di tensione, dalle frasi di Calabria al Parco dei Principi alle reazioni di Leao e Giroud dopo i cambi del Maradona, ma tutto è rientrato velocemente, diciamo nel giro di un viaggio aereo. Una cosa però è sicura: Pioli, in quei post partita, non è stato l’unico a non aver gradito. Per quanto istintive, certe esternazioni non sono piaciute nemmeno alla società, e la squadra ha ricevuto il messaggio. Perché per decollare, questo Milan dovrà essere compatto.
Se però continueremo a giocare allo stesso modo, e con gli stessi interpreti, farà solo una grossa figura di megda.
Dovrebbe cercare di far ragionare l'asino..
Grande rischio per Ibra
 

Dexter

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Mediaser conferma le news ampiamente riportate in mattinata (di seguito) e aggunge: Ibra sta pensando seriamente di di tornare al Milan, ma ad una condizione: vuole un ruolo operativo. Ovvero, affiancare Pioli nella gestione del gruppo.

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GDS in edicola: Stefano Pioli oggi ha due spalle larghe così: vanno da New York a Milanello, passando per via Aldo Rossi e i grattacieli di Porta Nuova, dove Zlatan Ibrahimovic presto scioglierà le riserve sulla sua terza vita rossonera, sempre più vicina. Tutti per Pioli, Pioli per tutti: perché la settimana appena andata in archivio non passerà certo alla storia come tra le più brillanti del Milan, ma non è questo il caso di drammatizzare. Anzi. Il Milan è una squadra viva – lo si è visto nello show dei primi 45’ del Maradona — e soprattutto è in piena corsa per gli obiettivi stagionali: lo scudetto al momen- to dista 3 punti e il calendario ini- zia a sorridere, gli ottavi di Champions sono in salita ma non impossibili. Un successo il 7 novembre con il Psg cambierebbe prospettive e percezioni. Le percezioni su Pioli invece, al Milan non sono mai cambiate: più i social lo bersagliano — i cambi, l’atteggiamento tattico, gli infortuni —, più il club lo sostiene.



Per la proprietà Pioli resta on fire, un gentiluomo che sa valorizzare il capitale tecnico a disposizione e ottenere risultati. Lo dicono le scelte societarie di questa estate, che hanno messo Pioli al centro del progetto come e più di prima: non è mai stato coinvolto nelle strategie di mercato come in questa stagione, e la sintonia con l’a.d. Furlani, il capo dell’area tecnica Moncada e il d.s. D’Ottavio è stata pressoché totale. Pioli si è speso in prima persona per l’ingaggio dei nuovi, da Pulisic a Loftus-Cheek, da Reijnders a Chukwueze, ha chiesto e ottenuto profili funzionali al Milan che aveva in mente. Alle scelte di mercato, poi, sono seguite quelle di campo, e qui Pioli ha stupito in positivo i vertici del club: con una rosa così profondamente rinnovata, un periodo di rodaggio era uno scenario da mettere in conto e invece il Milan è partito subito forte. Ha sbandato nel derby, vero, ma si è rimesso a correre arrampicandosi fino al primo posto in solitaria, poi perso dopo il ko con la Juve: Pioli insomma ha guadagnato tempo sulle previ- sioni iniziali, le frenate nei big match — Juve appunto, ma anche Psg e il pari di Napoli — non impediscono al Milan di guardare al resto della stagione con la stessa fiducia di agosto. Gerry Cardinale, numero uno di RedBird proprietario del Milan, non ha mai fatto mancare il suo sostegno all’allenatore: sarà a San Siro per il ritorno con il Psg di martedì prossimo. Allora, magari, il Milan avrà ripreso a vincere, perché sabato arriva l’Udinese: partita delicata ma assolutamente abbordabile e non è l’unica. Dopo essersi messi alle spalle tutti gli scontri diretti (manca l’Atalanta), da qui alla fine del girone di andata i rossoneri giocheranno 6 gare su 9 contro avversarie di me- dia-bassa classifica: è la grande occasione e chiama punti da scudetto.

Il ritorno di Cardinale a Milano potrebbe offrire l’assist per un nuovo incontro con Ibrahimovic, dopo gli appuntamenti di metà settembre, quando Mr. RedBird e l’ex attaccante si erano visti per due giorni di fila tra Milanello e un hotel in centro a Milano. Da allora a oggi, i contatti tra la proprietà a Zlatan sono rimasti vivi, vivissimi: Ibra ha parlato del possibile ritorno anche con l’a.d. Furlani e le riflessioni sono in corso, anche se chi conosce Zlatan racconta di un Ibra intrigato. La fumata bianca potrebbe essere molto più vicina di quanto non lascino intendere le parti in causa. E un Ibrahimovic di nuovo a Milanello, magari nelle vesti di collaboratore di Pioli, a stretto contatto quotidiano con la squadra, farebbe tutti contenti: l’allenatore, che con Zlatan ha saldato un asse determinante per riportare il Milan al successo in Italia, e lo stesso Ibrahimovic, coinvolto in un progetto che lo vedrebbe operativo.

Con Zlatan al suo fianco nello spogliatoio, Pioli ritroverebbe la leadership inimitabile (parole sue) di un campione che fino a pochi mesi fa ha dato l’esempio ai compagni. Ma la gestione del gruppo, per l’allenatore rossonero, non è mai stata un problema e non lo è nemmeno adesso: tra Parigi e Napoli non sono mancati momenti di tensione, dalle frasi di Calabria al Parco dei Principi alle reazioni di Leao e Giroud dopo i cambi del Maradona, ma tutto è rientrato velocemente, diciamo nel giro di un viaggio aereo. Una cosa però è sicura: Pioli, in quei post partita, non è stato l’unico a non aver gradito. Per quanto istintive, certe esternazioni non sono piaciute nemmeno alla società, e la squadra ha ricevuto il messaggio. Perché per decollare, questo Milan dovrà essere compatto.
Sono curioso di vedere cosa cambierà tatticamente con Ibra badante del clown. Krunic continuerà ad essere inamovibile? Vedremo Okafor prima punta? Continueremo a giocare con Calabria alla Cancelo e la difesa a centrocampo? Chissà
 

gabri65

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Ultima occasione, auguri a tutti.

Dopo, le scuse e le cadute dal pero staranno a zero. Nessuna pietà contro questi maledetti.
 

mandraghe

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Per la proprietà Pioli resta on fire, un gentiluomo che sa valorizzare il capitale tecnico a disposizione e ottenere risultati. Lo dicono le scelte societarie di questa estate, che hanno messo Pioli al centro del progetto come e più di prima: non è mai stato coinvolto nelle strategie di mercato come in questa stagione, e la sintonia con l’a.d. Furlani, il capo dell’area tecnica Moncada e il d.s. D’Ottavio è stata pressoché totale. Pioli si è speso in prima persona per l’ingaggio dei nuovi, da Pulisic a Loftus-Cheek, da Reijnders a Chukwueze, ha chiesto e ottenuto profili funzionali al Milan che aveva in mente. Alle scelte di mercato, poi, sono seguite quelle di campo, e qui Pioli ha stupito in positivo i vertici del club: con una rosa così profondamente rinnovata, un periodo di rodaggio era uno scenario da mettere in conto e invece il Milan è partito subito forte. Ha sbandato nel derby, vero, ma si è rimesso a correre arrampicandosi fino al primo posto in solitaria, poi perso dopo il ko con la Juve: Pioli insomma ha guadagnato tempo sulle previ- sioni iniziali, le frenate nei big match — Juve appunto, ma anche Psg e il pari di Napoli — non impediscono al Milan di guardare al resto della stagione con la stessa fiducia di agosto. Gerry Cardinale, numero uno di RedBird proprietario del Milan, non ha mai fatto mancare il suo sostegno all’allenatore: sarà a San Siro per il ritorno con il Psg di martedì prossimo. Allora, magari, il Milan avrà ripreso a vincere, perché sabato arriva l’Udinese: partita delicata ma assolutamente abbordabile e non è l’unica. Dopo essersi messi alle spalle tutti gli scontri diretti (manca l’Atalanta), da qui alla fine del girone di andata i rossoneri giocheranno 6 gare su 9 contro avversarie di me- dia-bassa classifica: è la grande occasione e chiama punti da scudetto.

Il ritorno di Cardinale a Milano potrebbe offrire l’assist per un nuovo incontro con Ibrahimovic, dopo gli appuntamenti di metà settembre, quando Mr. RedBird e l’ex attaccante si erano visti per due giorni di fila tra Milanello e un hotel in centro a Milano. Da allora a oggi, i contatti tra la proprietà a Zlatan sono rimasti vivi, vivissimi: Ibra ha parlato del possibile ritorno anche con l’a.d. Furlani e le riflessioni sono in corso, anche se chi conosce Zlatan racconta di un Ibra intrigato. La fumata bianca potrebbe essere molto più vicina di quanto non lascino intendere le parti in causa. E un Ibrahimovic di nuovo a Milanello, magari nelle vesti di collaboratore di Pioli, a stretto contatto quotidiano con la squadra, farebbe tutti contenti: l’allenatore, che con Zlatan ha saldato un asse determinante per riportare il Milan al successo in Italia, e lo stesso Ibrahimovic, coinvolto in un progetto che lo vedrebbe operativo.

Con Zlatan al suo fianco nello spogliatoio, Pioli ritroverebbe la leadership inimitabile (parole sue) di un campione che fino a pochi mesi fa ha dato l’esempio ai compagni. Ma la gestione del gruppo, per l’allenatore rossonero, non è mai stata un problema e non lo è nemmeno adesso: tra Parigi e Napoli non sono mancati momenti di tensione, dalle frasi di Calabria al Parco dei Principi alle reazioni di Leao e Giroud dopo i cambi del Maradona, ma tutto è rientrato velocemente, diciamo nel giro di un viaggio aereo. Una cosa però è sicura: Pioli, in quei post partita, non è stato l’unico a non aver gradito. Per quanto istintive, certe esternazioni non sono piaciute nemmeno alla società, e la squadra ha ricevuto il messaggio. Perché per decollare, questo Milan dovrà essere compatto.

In pratica Cardinale, come molti avevano immaginato, certifica che Furlano è un minchione, Moncada buono solo a giocare a FM e D’Ottavio un manichino.

Certo che Gerry è proprio sveglio, in molti se n’erano resi conto da subito che quei tre erano tre fessi inadatti a gestire una stagione calcistica.


Infatti ora parla il campo e purtroppo non ci sono veline che tengano.

Comunque Ibra è insufficiente: serve un vero ds, cioè un uomo di campo e scrivania, cosa che Ibra non è. Il che mi puzza che questi cialtroni stanno cercando un nuovo parafulmine. Schifosi.
 

Zenos

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Per la proprietà Pioli resta on fire, un gentiluomo che sa valorizzare il capitale tecnico a disposizione e ottenere risultati. Lo dicono le scelte societarie di questa estate, che hanno messo Pioli al centro del progetto come e più di prima: non è mai stato coinvolto nelle strategie di mercato come in questa stagione, e la sintonia con l’a.d. Furlani, il capo dell’area tecnica Moncada e il d.s. D’Ottavio è stata pressoché totale. Pioli si è speso in prima persona per l’ingaggio dei nuovi, da Pulisic a Loftus-Cheek, da Reijnders a Chukwueze, ha chiesto e ottenuto profili funzionali al Milan che aveva in mente. Alle scelte di mercato, poi, sono seguite quelle di campo, e qui Pioli ha stupito in positivo i vertici del club: con una rosa così profondamente rinnovata, un periodo di rodaggio era uno scenario da mettere in conto e invece il Milan è partito subito forte. Ha sbandato nel derby, vero, ma si è rimesso a correre arrampicandosi fino al primo posto in solitaria, poi perso dopo il ko con la Juve: Pioli insomma ha guadagnato tempo sulle previ- sioni iniziali, le frenate nei big match — Juve appunto, ma anche Psg e il pari di Napoli — non impediscono al Milan di guardare al resto della stagione con la stessa fiducia di agosto. Gerry Cardinale, numero uno di RedBird proprietario del Milan, non ha mai fatto mancare il suo sostegno all’allenatore: sarà a San Siro per il ritorno con il Psg di martedì prossimo. Allora, magari, il Milan avrà ripreso a vincere, perché sabato arriva l’Udinese: partita delicata ma assolutamente abbordabile e non è l’unica. Dopo essersi messi alle spalle tutti gli scontri diretti (manca l’Atalanta), da qui alla fine del girone di andata i rossoneri giocheranno 6 gare su 9 contro avversarie di me- dia-bassa classifica: è la grande occasione e chiama punti da scudetto.

Il ritorno di Cardinale a Milano potrebbe offrire l’assist per un nuovo incontro con Ibrahimovic, dopo gli appuntamenti di metà settembre, quando Mr. RedBird e l’ex attaccante si erano visti per due giorni di fila tra Milanello e un hotel in centro a Milano. Da allora a oggi, i contatti tra la proprietà a Zlatan sono rimasti vivi, vivissimi: Ibra ha parlato del possibile ritorno anche con l’a.d. Furlani e le riflessioni sono in corso, anche se chi conosce Zlatan racconta di un Ibra intrigato. La fumata bianca potrebbe essere molto più vicina di quanto non lascino intendere le parti in causa. E un Ibrahimovic di nuovo a Milanello, magari nelle vesti di collaboratore di Pioli, a stretto contatto quotidiano con la squadra, farebbe tutti contenti: l’allenatore, che con Zlatan ha saldato un asse determinante per riportare il Milan al successo in Italia, e lo stesso Ibrahimovic, coinvolto in un progetto che lo vedrebbe operativo.

Con Zlatan al suo fianco nello spogliatoio, Pioli ritroverebbe la leadership inimitabile (parole sue) di un campione che fino a pochi mesi fa ha dato l’esempio ai compagni. Ma la gestione del gruppo, per l’allenatore rossonero, non è mai stata un problema e non lo è nemmeno adesso: tra Parigi e Napoli non sono mancati momenti di tensione, dalle frasi di Calabria al Parco dei Principi alle reazioni di Leao e Giroud dopo i cambi del Maradona, ma tutto è rientrato velocemente, diciamo nel giro di un viaggio aereo. Una cosa però è sicura: Pioli, in quei post partita, non è stato l’unico a non aver gradito. Per quanto istintive, certe esternazioni non sono piaciute nemmeno alla società, e la squadra ha ricevuto il messaggio. Perché per decollare, questo Milan dovrà essere compatto.
Si si Ibra vuole affiancare Pioli. E lo scemo pelato che ci crede.
 

Ruuddil23

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In pratica Cardinale, come molti avevano immaginato, certifica che Furlano è un minchione, Moncada buono solo a giocare a FM e D’Ottavio un manichino.

Certo che Gerry è proprio sveglio, in molti se n’erano resi conto da subito che quei tre erano tre fessi inadatti a gestire una stagione calcistica.


Infatti ora parla il campo e purtroppo non ci sono veline che tengano.

Comunque Ibra è insufficiente: serve un vero ds, cioè un uomo di campo e scrivania, cosa che Ibra non è. Il che mi puzza che questi cialtroni stanno cercando un nuovo parafulmine. Schifosi.
Mica così tanti poi...ce n'erano e ce ne sono ancora che ritengono Furlani un "vero dirigente che sa il fatto suo"
 

mandraghe

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Mica così tanti poi...ce n'erano e ce ne sono ancora che ritengono Furlani un "vero dirigente che sa il fatto suo"


Comunque dopo due mesi un buon numero ha cambiato idea. Poi vabbé ci sono casi patologici, ma, specie su Twitter, ho letto molti furlaniani sfegatati fare inversione ad U.


Che poi chi se ne frega di Maldini, Furlano o Gerry, si tifa Milan, non per questo o quel personaggio.

All'epoca di Berlusconi tantissimi tifosi di sinistra, odiavano Berlusconi per altri motivi, ma come presidente del Milan si scappellavano.

Invece leggo ancora gente che rosica per lo scudetto vinto con Maldini. Ma se domani una dirigenza composta da Cicciolina, Andrea di Pré e Mattarella con Ad Furlano e Gerry proprietario mi facesse vincere 5 champions non mi sognerei di dirgli nulla, anzi!

Tu dirai che vaneggio, probabile, ma essere tifosi spesso vuol dire vaneggiare, l'importante è tifare Milan e non rosicare se un personaggio sgradito ci fa vincere.
 
Stato
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