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Come riportato dalla GDS, dopo aver presentato Conceicao (che stima da tempo) e dopo aver chiesto scusa a Fonseca per averlo mandato in conferenza, Ibra ieri è sbarcato in Arabia. Lo svedese vuol fare sentire la vicinanza della proprietà. Ibra spera che Conceicao faccia come nel 2020, quando col suo Porto eliminò la Juventus dalla Champions. O come nel 1998 quando con una sua doppietta la Lazio superò la Juve in Supercoppa.
Tuttosport in edicola: ci sono diverse letture e interpretazioni sul monologo di Zlatan Ibrahimovic nell’introdurre la conferenza stampa di presentazione di Sergio Conceiçao. Quella immediata è stata quella dello stupore, perché il dirigente svedese ha spiazzato tutti pronunciando le seguenti parole: «La decisione dell’esonero l’abbiamo presa dopo la partita e abbiamo fatto un errore a mandarlo in conferenza: chiedo scusa a Paulo e ai tifosi. Capiamo i tifosi e abbiamo rispetto, siamo i primi a non essere soddisfatti e non lo saremo finché non raggiungiamo i nostri obiettivi». Un’uscita che non era pronosticabile nei momenti antecedenti la conferenza, con il messaggio di mea culpa che è passato forte e chiaro così come le scuse, sia a Fonseca sia ai tifosi per i risultati che il Milan non ha ottenuto. Un Ibrahimovic apparso diverso nei toni e nei modi, meno aggressivo e più consapevole ma, soprattutto, un Ibra che ci ha messo la faccia – in rappresentanza di club e proprietà – come chiedevano da tempo immemore i tifosi. È lui la voce sportiva di questo Milan e si è preso una responsabilità nuova, inedita, che è andata oltre gli obblighi contrattuali con le televisioni. Ibra ha parlato a tutti e ha toccato tanti punti che sarebbero stati chiesti dai giornalisti presenti in sala stampa a Milanello, ma l’assenza di contraddittorio non è stata presa come una difesa, bensì come la volontà di lasciare il focus su Conceiçao, evitando di far diventare quell’occasione un tiro al bersaglio del solo Zlatan. E sull’allenatore ha poi detto: «E’ una persona molto diretta, porta carattere, è un vincente. Ha avuto esperienza di entrare a metà campionato e ha fatto molto bene. Ha fatto grandi risultati al Porto. Ieri è arrivato e ha voluto subito la squadra in campo a lavorare. Il nostro lavoro è metterlo nella condizione di fare il meglio possibile». Adesso, dopo questo sussulto, in molti si chiedono se ci sarà anche una svolta nell’interpretazione del ruolo dirigenziale. Conceiçao ha fatto capire che vorrà avere un confronto aperto con l’area sport quando sarà necessario, ma in questa fase sarà importante che Zlatan – unitamente a Moncada – diano una presenza visiva ai giocatori, che hanno ben accolto il nuovo allenatore. Intanto Ibrahimovic è arrivato ieri sera a Riad per raggiungere la squadra e da oggi sarà operativo accanto al nuovo tecnico. Il core business del Milan è il calcio e questo aspetto è nelle corde di Ibra, che magari non si vedrà mai in Lega Serie A nelle riunioni dove si decide la politica del pallone, ma certamente potrà evolversi positivamente in quel punto di riferimento che spesso i gioca loro quotidianità. Zlatan, poi, dovrà anche provare a metter mano alla situazione non di certo esaltante di Milan Futuro. La seconda squadra rossonera, oggi sotto la gestione unica di Jovan Kirovski (che è uomo di Ibrahimovic) dopo l’esonero dall’incarico del direttore sportivo Antonio D’Ottavio, è terzultima nel girone B di Serie C con tante difficoltà di risultati. Anche qui le cose dovranno essere messe su una linea diversa, poiché la squadra deve arrivare a salvarsi e non a caso ci sono i primi movimenti di mercato. I rossoneri, infatti, stanno per chiudere l’arrivo di Andrea Magrassi, attaccante che farà 32 anni il prossimo 6 febbraio, che arriverà dal Cittadella. Insomma, con l’arrivo del nuovo anno, molti guardano all’evoluzione dirigenziale di Zlatan Ibrahimovic, chiamato ad essere un front man in grado anche di parlare alla piazza in maniera concreta e non più con degli slogan che, in questo momento, non attaccano con i tifosi. Il focus ora è sulla Supercoppa e sul cammino del Milan con Sergio Conceiçao in panchina
Tuttosport in edicola: ci sono diverse letture e interpretazioni sul monologo di Zlatan Ibrahimovic nell’introdurre la conferenza stampa di presentazione di Sergio Conceiçao. Quella immediata è stata quella dello stupore, perché il dirigente svedese ha spiazzato tutti pronunciando le seguenti parole: «La decisione dell’esonero l’abbiamo presa dopo la partita e abbiamo fatto un errore a mandarlo in conferenza: chiedo scusa a Paulo e ai tifosi. Capiamo i tifosi e abbiamo rispetto, siamo i primi a non essere soddisfatti e non lo saremo finché non raggiungiamo i nostri obiettivi». Un’uscita che non era pronosticabile nei momenti antecedenti la conferenza, con il messaggio di mea culpa che è passato forte e chiaro così come le scuse, sia a Fonseca sia ai tifosi per i risultati che il Milan non ha ottenuto. Un Ibrahimovic apparso diverso nei toni e nei modi, meno aggressivo e più consapevole ma, soprattutto, un Ibra che ci ha messo la faccia – in rappresentanza di club e proprietà – come chiedevano da tempo immemore i tifosi. È lui la voce sportiva di questo Milan e si è preso una responsabilità nuova, inedita, che è andata oltre gli obblighi contrattuali con le televisioni. Ibra ha parlato a tutti e ha toccato tanti punti che sarebbero stati chiesti dai giornalisti presenti in sala stampa a Milanello, ma l’assenza di contraddittorio non è stata presa come una difesa, bensì come la volontà di lasciare il focus su Conceiçao, evitando di far diventare quell’occasione un tiro al bersaglio del solo Zlatan. E sull’allenatore ha poi detto: «E’ una persona molto diretta, porta carattere, è un vincente. Ha avuto esperienza di entrare a metà campionato e ha fatto molto bene. Ha fatto grandi risultati al Porto. Ieri è arrivato e ha voluto subito la squadra in campo a lavorare. Il nostro lavoro è metterlo nella condizione di fare il meglio possibile». Adesso, dopo questo sussulto, in molti si chiedono se ci sarà anche una svolta nell’interpretazione del ruolo dirigenziale. Conceiçao ha fatto capire che vorrà avere un confronto aperto con l’area sport quando sarà necessario, ma in questa fase sarà importante che Zlatan – unitamente a Moncada – diano una presenza visiva ai giocatori, che hanno ben accolto il nuovo allenatore. Intanto Ibrahimovic è arrivato ieri sera a Riad per raggiungere la squadra e da oggi sarà operativo accanto al nuovo tecnico. Il core business del Milan è il calcio e questo aspetto è nelle corde di Ibra, che magari non si vedrà mai in Lega Serie A nelle riunioni dove si decide la politica del pallone, ma certamente potrà evolversi positivamente in quel punto di riferimento che spesso i gioca loro quotidianità. Zlatan, poi, dovrà anche provare a metter mano alla situazione non di certo esaltante di Milan Futuro. La seconda squadra rossonera, oggi sotto la gestione unica di Jovan Kirovski (che è uomo di Ibrahimovic) dopo l’esonero dall’incarico del direttore sportivo Antonio D’Ottavio, è terzultima nel girone B di Serie C con tante difficoltà di risultati. Anche qui le cose dovranno essere messe su una linea diversa, poiché la squadra deve arrivare a salvarsi e non a caso ci sono i primi movimenti di mercato. I rossoneri, infatti, stanno per chiudere l’arrivo di Andrea Magrassi, attaccante che farà 32 anni il prossimo 6 febbraio, che arriverà dal Cittadella. Insomma, con l’arrivo del nuovo anno, molti guardano all’evoluzione dirigenziale di Zlatan Ibrahimovic, chiamato ad essere un front man in grado anche di parlare alla piazza in maniera concreta e non più con degli slogan che, in questo momento, non attaccano con i tifosi. Il focus ora è sulla Supercoppa e sul cammino del Milan con Sergio Conceiçao in panchina
